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martedì 2 luglio 2013

Il Sindaco Marino..cambia bicicletta


Peccato che Goldoni sia nato nel 1707 e non nei nostri giorni. Un vero peccato, chissà quanti spunti avrebbe trovato nei nostri giorni, per le sue commedie.
Ma anche gli autori dell’operetta avrebbero trovati tanti spunti in questo mondo moderno, dove la farsa regna sovrana.
Un vero peccato.
Peccato che i nostri comici moderni, così bravi nei loro monologhi comici –ironici non si impegnano in testi teatrali, ispirandosi al mondo moderno, alle storie farsesche di certi politici italiani.
Attori comici, come Battista, Giuliani,  Brignani e molti altri, capaci di scrivere dei bellissimi monologhi pieni di comicità e ironia, ispirati alla vita di tutti i giorni non si impegnano a scrivere dei testi teatrali dove i protagonisti sono i signori e servi dei nostri giorni, i politici, giornalisti e povera gente. Ma forse lo hanno fatto e io non l' ho saputo.
Comunque veniamo alla farsa del sindaco di Roma e la storia di andare in bicicletta.

Lui, il sindaco Marino, come tanti altri venuti da fuori, credono che noi romani sia tutti dei “minchioni”, degli sciocchi sprovveduti. Sembra come se dice a Roma, che “portiamo tutti l’anello al naso” e quindi vengono a Roma a fare proposte rivoluzionarie, per il fatto che noi romani siamo dei grulli, mentre loro che vengono da fuori la sanno lunga sulla vita, ed hanno delle proposte che cambieranno la vita dei romani. Come il fatto di andare in bicicletta.
Arrivano loro da fuori e dicono bisogna andare in bicicletta. Così il primo giorno di lavoro, il nuovo sindaco, si fa fotografare mentre raggiunge il suo posto di lavoro, il Campidoglio, scortato da due vigili sorridenti, con un bel casco protettivo, in una tenuta o meglio divisa  balneare. 

Nella foto si vede come il sindaco Marino stia facendo un sforzo incredibile, in giacca e cravatta. Pedala in piedi, segno che sta facendo un enorme sforzo in un tratto di salita. Eppure il tratto di strada e breve, forse duecento metri.

Ma se fosse comodo andare in bicicletta, su 4.000.000 di abitanti che siamo a Roma quanti andrebbero a lavora durante la settimana in bicicletta?


Non è che i romani, non amano la bicicletta, anzi al contrario. C‘è molta di gente che sabato e domenica prende la bici e se ne va a passeggio là dove si può andare in bici. Lì trovi in certi posti dove è sicuro andare in bicicletta, all’interno dei parchi, sulle piste ciclabili. In questi luoghi è pieno di romani che pedalano.

I miei stessi figli, quando erano più giovani nei pomeriggi d’estate se andavano in bicicletta per le stradine di campagna della periferia romana. E stavano fuori in bicicletta fino all’ora di cena.

Ma da lunedì a venerdì  andare per Roma, pedalare nel centro di Roma è pura follia. Si rischia la vita.

Pedalare dentro Roma, sopra i sanpietrini, specialmente quando non si più lucidi per la stanchezza del lavoro, specialmente quando è bagnato per la pioggerellina improvvisa, per non parlare di quando piove a dirotto, specialmente in mezzo ad un traffico impazzito, specialmente quando la strada è tutta un saliscendi, è cosa pericolosissima.

Se era conveniente andare in bicicletta, i romani ci sarebbero andati.
Infatti quando era conveniente andare in bicicletta, quando i romani erano obbligati ad andare in bicicletta per recarsi a lavorare, non c’era casa che non aveva una bicicletta appesa davanti alla porta di casa.
Come non ricordare il famoso film di De Sica, pluripremiato, “Ladri di Biciclette” ambientato nella città eterna, in una Roma, dove i romani erano costretti ad andare in bicicletta. Dove la bicicletta era un valore, che voleva significare vita o morte, lavoro o disoccupazione.
Quando ero ragazzino, ricordo di una bellissima gita in bicicletta. Mio zio che la usava regolarmente per andare a lavoro, specialmente quando faceva il turno di notte al molino Pantanella, mi caricò sulla canna della bicicletta e scortato da mio fratello e mio cugino, tutte due in bici, mi portarono al giardino zoologico.
Uno dei miei ricordi più belli di quando ero fanciullo è proprio legato all’andare in bicicletta.

C’era un tempo dove il rischio della vita, del cadere e farsi male era considerato meno importante del spostarsi … si andava in bicicletta per forza.

Oggi giorno, il romano, può fare meno di andare in bicicletta, è troppo pericoloso, poco conveniente ed eccessivamente faticoso.
Comunque il sindaco dopo aver fatto lo “sbruffone”, andare a lavorare in bici, considerata la fatica che ha fatto, ha pensato bene di vendere la sua bella bicicletta rossa fiammante, comprata per l’occasione e di acquistarne una a motore.
Una di quelle che hanno i due vigili sorridenti della scorta, che sembrano pedalare senza fatica su per via della Rupe Tarpea. Una di quelle che all'interno del tubolare c'è un piccolo motore elettrico che aiuta a pedalare.

Solo per la cronaca, comunque il sindaco ha venduto la sua bici all’asta, per 1700 euro, i cui soldi sono andati in beneficio degli “sportelli SOS giustizia dell'Associazione Libera di Don Ciotti”, un’azione assai lodevole. 

Signor Sindaco, noi romani, che conosciamo bene la nostra città, che amiamo la nostra città e sappiamo bene cosa significhi andare in bicicletta per la città, non abbiamo bisogno di queste scene da commedia dell’arte.
 

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