Molti anni fa, quando ero
un piccolo bambino, gli altri parlavano di me e dicevano: Silvano quel bambino sciancato.
Certo era
troppo brutto, troppo violento,
era volgare,
era pesante, era troppo
duro,
era più sensibile chiamarmi lo zoppo.
Ma
considerato che ero un bambino, per addolcire la pillola ero lo zoppetto.
Quando fui più
grande, entrai nella grande schiera degli invalidi,
Ma per
invalidi si intendevano principalmente i mutilati di guerra. Fu così che per differenziare
i reduci della guerra dagli tipi d’invalidità si coniò il termine: grandi invalidi.
Tutti gli altri erano così indirettamente piccoli invalidi!
Gli invalidi
di guerra avevano la corsia preferenziale su tutti i servizi e benefici e tutti
gli altri no.
Gli invalidi
vennero così divisi per categoria.
Invalidi di guerra, invalidi sul lavoro, invalidi civili ecc
ecc..
Per eliminare la grande confusione e
fare ordine su benefici e servizi ad un certo punto gli invalidi rimasero solo quelli
di guerra, tutti gli altri erano handicappati.
Diventai un
portatore di andicap… ma dove lo tenevo
quando lo portavo il mio andicap. In tasca non lo avevo, il
cappello non lo portavo, dove portavo sto andicap?
Ma l’evoluzione
del pensiero e del linguaggio alla ricerca disperata di un lemma adatto in
quanto, il termine “handicappato” non
sembrava politicamente corretto, in fondo uno che ha un andicap non lo porta, non porta una difficolta, ha una
difficoltà.
Allora provarono
con
deficit ( in questo caso mi sentivo un rendiconto economico)
menomazione, ( ma
a me non mancava nulla )
piccola difficoltà
( ma alcune volte era vero… altre volte era grande.. )
carrozzato (come
se uno andasse in giro su una carrozza)
Alla fine inventarono
il termine un nuovo termine disabile?
Ma cosa vuol
dire disabile?
Ma potevano
anche inventare il termine:
dis -valido, dis-pratico, dis-efficiente, dis-competente, dis- valente,.
Se disabile
sta per NON ABILE, si poteva anche dire,
nonvalido, non pratico,
nonefficiente, noncompetente,
nonvalente
Leggiamo da wikipedia:
La disabilità
(precedentemente chiamata anche handicap con significato lievemente
differente, ora omonimi) è la condizione di chi, in seguito a una o più menomazioni,
ha una ridotta capacità d'interazione con l'ambiente sociale rispetto a ciò che
è considerata la norma, pertanto è meno autonomo nello svolgere le attività
quotidiane e spesso in condizioni di svantaggio nel partecipare alla vita
sociale.
E così un giorno divento
disabile, e la domanda è: che disabilità ho? Boh!!
Ma non è finito,
un giorno si scopre che i disabili non esistono, nessuno ha una difficolta,
un limite, un impedimento a svolgere delle normali attività, il fatto è che ci sono
persone che hanno abilità diverse. Come?
Così diventiamo
tutti diversamente
abili.
Così quando
io incontro una rampa di scale, io le salgo con abilità diverse. Se non le
posso salire le aggiro oppure sono
diversamente abile a non salire.
Così quando
arrivo in un palazzo pubblico e non ci sono rampe, ne ascensori, sono
diversamente abile nell’incazzarmi.
Così quando
voglio prendere un autobus e non posso salirci sopra e non c’è l’accesso
facilitato, sono diversamente abile nell’andarmene a piedi.
Così quando
voglio andare allo stadio e non c’è l’accesso facilitato me ne torno diversamente
abile a casa davanti alla tv.
Ma non siamo
alla fine del discorso.. non avendo più termini per noi, per designare o
aggettivare le nostre persone, se ne
sono inventato uno per gli altri i normali… i normodotati.
Ma se loro
sono i normodotati… noi cosa siamo?
Enciclopedia
Treccani :
normodotato agg. e s. m. (f. -a) [comp. di normo- e dotato]. – In psicologia, di
individuo che ha un coefficiente di intelligenza intorno ai valori medî.
Allora se
loro sono normodotati noi siamo.
sub
dotati
in dotati
out dotati
ultra dotati
deficienti puri
geni
Ma alla fine pensate
voi che il nostro problema è come ci chiamate, quale aggettivo mettere a fianco
al nostro nome?
Chiamateci sciancati, zoppi, storpi,
ciechi, andicappati, menomati, disabili, deficitari, diversamente abili, non
normodotati, carrozzati, stampellati.
Chiamateci come
vi pare … ma rispettateci.
Il
nostro problema sono i nostri diritti…
il rispetto…
il
diritto alla vita senza chiedere il permesso di vivere
Poter uscire facilmente dalle
nostre case…
trovare
il posto dell’auto a noi riservato libero
potere entrare comodamente in un cinema,
in un teatro, allo stadio
potere accedere liberamente ad un
supermercato
poter accedere
tranquillamente su una pista ciclabile
poter
utilizzare i giochi pubblici
avere
un giusto lavoro che ci dia dignità e non l’elemosina di stato
vivere
senza dover chiedere
continuamente il diritto alle cose e alla vita.
Non dovere chiedere
continuamente, mi spinge il bottone, mi apre la porta, mi sposta la sedia.
La cosa a cui
più teniamo
è il ris petto.