Essere presenti là dove si è scomodi con una testimonianza vera

martedì 28 ottobre 2014

Io sto con i bambini


La mia posizione   non è contro o pro i matrimoni gay
                                                                       
Assolutamente

Ognuno può della sua vita decidere ciò vuole o ciò che è meglio per lui, senza mancare  di rispetto epr l'altro o le norme della civiltà.
Ognuno può vivere la sua vita nel modo che più gli aggrada,se questo suo vivere lo conduce alla felicita, senza limitare la felicità dell'altro.
C'era una frase che mia madre ripeteva spesso: Meglio uno straccio di uomo che niente la sera in casa.
Era un modo di dire che la solitudine è un gran peso da sopportare, specialmente la sera.
La solitudine è un peso pesante frutto  di questi nostri tempi moderni.
Nei tempi passati, con le famiglie patriarcali ed allargate, quando più famiglie per necessità, per condizioni sociali, per stile di vita, quando una famiglia era composta dai nonni, genitori, figli e nipoti.
Quando in una grande casa patriarcale vi vivevano insieme più famiglie la solitudine era meno sentita.
Quando per qualunque motivo, un uomo o una donna rimanevano soli nella vita, tornavano ad abitare con i loro genitori.. era raro che qualcuno vivesse da solo, se non per scelta personale.
Erano poche le persone che vivevano la terribile situazione dell'essere soli,  di sentirsi soli.
Oggi con le nostre famiglie mononucleari, il problema della solitudine è molto sentito.
Oggigiorno molte persone intelligenti affrontano la paura della solitudine inserendosi in gruppi sociali in cui attraverso molteplici attività di gruppo affrontano e superano la paura della solitudine.
Ho conosciuto nella mia vita, fin da quando ero bambino donne sole, che per un motivo o un altro non hanno potuto farsi una famiglia, ossia non hanno potuto sposarsi.
Donne  destinate alla  solitudine  per i motivi più diversi hanno deciso di andare a vivere insieme, di sostenersi vicendevolmente, di scacciare le loro solitudini, di mettere in comune i loro averi, i loro sentimenti, le loro amicizie, i loro parenti, senza essere gay senza essere lesbiche. 
Perché chi è gay
chi non la forza di farsi una famiglia
chi non può  farsene una,
chi dalla società è messo ai margini per i motivi più diversi
deve essere condannato alla solitudine?
Perché si deve impedire a qualcuno di condividere la propria solitudine con qualcun altro, affinché la sua diventi più sopportabile da portare.
Molti si pongono il problema della convivenza dei gay, del loro presunto matrimonio, del loro andare a vivere insieme.

 Ma qual è il vero problema?
Il vivere insieme, condividere un affetto o il peccato contro natura?
Il volersi bene, anche con amore profondo o il desiderio sessuale contro natura?
Il vero problema qual è?
Il peccato o il peccatore.

Non posso, non debbo e non voglio pensare, che due persone che vivono insieme  siano peccatori incalliti e non  meritevoli di salvezza.
 
Come cristiano devo costantemente confrontarmi con la Scrittura, con il Vangelo. La mia forza, la mia aspirazione, il mio essere UOMO, nasce tutto dalle pagine del Vangelo e tutto deve riconfluire in quelle stesse pagine.
Molte volte mi trovo a confrontarmi con una pagina particolare,  con quel passo del Vangelo in cui  portarono davanti a Gesù, che era intento a scrivere in terra,  un’ adultera  colta in flagrante. Davanti all’insistenza degli ebrei su cosa era giusto fare, Gesù disse loro: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”
Molti esegeti si sono domandati, chissà cosa scriveva in terra Gesù.
Se andassi indietro nel tempo e trovassi il mio nome scritto nella polvere…
Chi è senza peccato… non possiamo mettere il peccato davanti al peccatore.
Non possiamo assolutamente etichettare certe categorie come peccatori senza speranza.
Noi non dobbiamo, non possiamo e non dovremmo neanche voler pensare che i gay sono peccatori incalliti senza speranza, condannati all’inferno solo perché gay.

Pensare a loro come immorali , sporchi e peccatori senza speranza vuol dire armarsi di una pietra e scagliarla con forza….
Infatti Papa Francesco durante il viaggio in Brasile disse : Mentre se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo? Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo. Il problema per la Chiesa non è la tendenza. Sono fratelli. Quando uno si trova perso così va aiutato, e si deve distinguere se è una persona per bene.

Se uno è gay non può essere giudicato solo perché e gay, specialmente quando il comportamento è corretto secondo i criteri cristiani.
Quello che dobbiamo condannare è il peccato, ma non solo nei gay, in tutta l’umanità.
Non esiste un peccato gay e un peccato etero.
Non c’è l’aggravante nel peccato  se è fatto da un gay o da un etero.
Il peccato è uguale per tutti. È il peccato che deve essere sconfitto nella vita di ognuno.
Chi vuole scagliare la prima pietra?
Non posso pensare a loro, a uomini e donne, parte dell’umanità, a cui viene tolto il diritto alla felicità o il diritto di avere dei diritti.
Tutti loro hanno il diritto al meglio per se stessi per la loro vita
Hanno il diritto di poter condividere la loro solitudine, così come lo gli etero.
Quindi se due gay, due lesbiche, due uomini, due donne vogliono andare ad abitare insieme non ci trovo nulla di male.
Certo c’è differenza tra una coppia che vive insieme e una coppia che ha dei bambini. Io parlerei di famiglia solo in presenza di bambini.
C’è unione di due soggetti che dividono la vita da adulti,  e l’unione con due soggetti e minori. Ecco io direi che in questo caso c’è la famiglia e lo stato deve tutelare i minori.. gli adulti si tutelano da soli.
Lo stato deve tutelare i minori in tutti i loro aspetti.
I bambini


devono vivere in un ambiente sereno
in un ambiente pulito
con genitori responsabili e onesti
in scuole accoglienti e funzionali
in spazi dove possono crescere armoniosamente
aspettare i tempi naturali della loro sessualità


Hanno il diritto alla felicità
Hanno diritto ad un cibo sano
Hanno diritto al gioco
Hanno diritto allo studio
Hanno diritto allo sport
Hanno il diritto di realizzare i loro sogni
Hanno diritto alle giuste cure
Tutti i bambini hanno diritto alle stesse possibilità di crescere, di sognare, amare.
Hanno il diritto di essere bambini


 Niente in contrario all’unioni tra gay, diverso è il discorso quando si parla di adozioni di minori
Da decenni, si può dire da quando ho l’età di intendere e di  volere, che sento parlare che un bambino per crescere ha bisogno di un ambiente sano, dove sono presenti entrambi i genitori, maschio e femmina,  e che tutte due devono essere modelli positivi.
Ossia che il bambino abbia un padre e una madre.. positivi.
Il bambino (o la bambina) ha bisogno di entrambi genitori, per dinamismi ancestrali, spontanei, inconsci, fondamentali, funzionali alla crescita del bambino.

Da sempre  ho sentito dire che il bambino per crescere ha bisogno di un padre e di una madre.
Vorrei escludere dal concetto di adozioni, quando uno dei due genitori è il genitori genetico, può succedere all’interno di una coppia dello stesso, che il figlio sia naturale, abbia un legame di sangue con uno dei due. In questo caso non è adozione, e solo che anche l’altro convivente possa essere riconosciuto come genitore.  Forse sarebbe corretto dire che gli venga dato un certo riconoscimento nella responsabilità e diritti sul minore. Che ambedue genitori siano equiparati nelle responsabilità, nei diritti e doveri nei confronti del minore.
Se io ho un figlio naturale e decido di andare a vivere con una donna  che non è la madre di mio figlio, e decido che in caso di mia mancanza, sia la mia donna a prendersi cura del minore, nessuno troverebbe a che ridire. Anzi i pedagogisti, gli educatori direbbero che è giusto per il bambino. Che è fondamentale che resti insieme ad  una persona che conosce, con cui a condiviso una parte della sua vita, non essere assegnato ad un estraneo, affinché  il trauma della separazione venga superato e non subisca un ulteriore aggravamento e che non abbia a risentirne lo sviluppo psico-fisico.
È questo perché non può essere valido per una coppia gay?
Perché il figlio di uno dei due coniugi gay non può essere e accudito anche dall’altro?
È il legame genitore –figlio, che va protetto, il minore deve essere al centro della nostra attenzione.
In fondo se uno dei due della coppia è il genitore naturale, può benissimo decidere di condividere l’educazione di suo figlio con il suo partner.
Di fatto non siamo noi che possiamo o dobbiamo intromettersi in rapporto così delicato come quello tra genitore e figlio, tranne per quei casi evidenti di cose o fatti contrari alla decenza o alla legge o altro… in cui quando viene messo a rischio la salute del bambino, allora lo stato deve intervenire.
In ogni caso è il genitore che dovrà rendere conto al figlio delle sue scelte, e lui che dovrà dare le sue risposte alle domande che potrebbero nascere nella testa e nel cuore del minore.
Sarà il genitore che dovrà spiegare a suo figlio perché ha due padri o due madre ed eventualmente chi è l’altro genitore.  
Sarà il genitore a spiegare al figlio  il perché della sua famiglia.
Quello che non condivido assolutamente è l’idea che un figlio che cresce in una famiglia gay diventerà automaticamente gay, forse avrà una visione particolare della sessualità, ma non sarà di certo gay.
Come in tutte le dinamiche familiari, il bambino potrà adeguarsi, conformarsi ai suoi modelli genitoriali  o anche rifiutarli entrando così in conflitto con il genitore e il suo compagno/a.
Ma nel caso di adozione di un figlio geneticamente estraneo alla coppia io dico: NO.

Non sono d’accordo di dare in adozione un bambino ad una coppia di gay o lesbiche che nulla hanno di biologico o genetico  in comune con il minore.
Tutti gli studi fatti da decenni da psicologici, da educatori, da psicopedagogisti ecc ecc  li buttiamo come via carta straccia, come monnezza … di tutto quello che si è detto in tutti questi anni … nulla è più valido.

Tutte le teorie che il bambino
ha
il suo habitat naturale,
il suo luogo ideale,
il giusto contesto
in una famiglia
composta
da due genitori,
di sesso diverso,
da una madre e un padre
che ne  facciamo?

Non riesco neanche ad accettare il discorso che fanno alcuni, quella la banalissima scusa: meglio un bambino in orfanatrofio o in una famiglia gay.. meglio in una famiglia di classica con un padre e una padre.
Non dovrebbero esiste gli orfanatrofi

In una società giusta e corretta, sana, libera e democratica non dovrebbero esistere gli orfanatrofi. I bambini dovrebbero essere adottati nel più breve tempo possibile da momento del loro abbandono.
Ci sono centinaia di coppie che desiderano adottare un bambino, eppure aspettano a lungo e gli orfanatrofi sono pieni… ma dovrebbero essere vuoti.
A chi conviene un orfanatrofio con tanti bambini da adottare?
Non posso accettare
l’idea che dare un bambino in adozione ad una coppia gay è il male minore,
io vorrei il meglio per il bambino
è il meglio non è una coppia gay

ma secondo gli esperti..    una famiglia con un padre e una madre
io sono per chiudere gli orfanatrofi e tutto quello che può somigliargli perché sto dalla parte del Bambino e per lui voglio il meglio..    anzi…

il meglissimo

venerdì 17 ottobre 2014

Hippies e la rivoluzione sessuale





Non si può parlare di questa "rivoluzione culturale", limitandoci a  parlare solo della liberazione della così detta droga leggera, ossia l’hascisc.
Sarebbe come avere una sola gamba,un solo colore  nello spettro o una sola faccia della medaglia.
L' altro grande aspetto di questo grande cambiamento, di questo rovesciamento mentale, di questa trasformazione sociale è stata la “rivoluzione sessuale”.

Specialmente per le donne
Cosa era il sesso per le donne prima del 68?
Un gigantesco tabù
Un divieto assoluto


 
Guai per una donna fare sesso fuori dal matrimonio, figuriamoci prima.
Se una donna aveva una relazione sessuale prima del matrimonio e malauguratamente rimaneva incinta, era un disastro.  Bisognava subito nascondere la prova del colpa, del peccato, della vergogna, si ricorreva alla “mammana”, anche se generalmente erano delle levatrici che aiutavano le donne a partorire in casa, alcune di queste con pochi scrupoli che procuravano aborti. Aborti clandestini.
Provocavano aborti con ferri per fare la maglia, infilzavano il veto,   che veniva poi  espulso.  Ma usavano anche altri strumenti poco medicali, per  procurare l’aborto alle povere donne, le quali correvano dei grandi pericoli per la salute, molte sono anche morte dopo queste pratiche clandestine, senza sorveglianza medica.
Con qualunque mezzo bisognava far  sparire il “frutto del peccato”, perché era fuori del matrimonio, ma che era il frutto dell’amor all’interno del matrimonio.  
Il paradosso  del pensiero perbene.
Non avremmo avuto nessun legge sull’aborto se non ci fosse stato il movimento Hippies, se non ci fosse stata la rivoluzione sessuale.
Non che io sia favorevole o contro l’aborto.
Lo posso essere a priori, ma in questa scelta devo prima ascoltare la voce della donne. Gli uomini non avrebbero dovuto votare nel famoso referendum, non perché non devono essere coinvolti nel problema, ma perché prima dovrebbero prendere coscienza che quando fanno l’amore, quando fanno sesso senza precauzioni, si corrono i rischi di mettere in cinta una donna. Il problema per l'uomo non è, se è giusto o no l'aborto, ma se la donna è l'oggetto del suo desiderio o del suo amore. Prima di porsi la domanda se è giusto o no l'aborto, dovrebbero domandarsi cosa è la donna per me.
La scelta di tenere o no un bambino, a volte, è una terribile scelta che ricade completamente nella coscienza della donna. Quanti uomini alla fine del discorso con la donna, se tenere o no un bambino dicono: in fondo l'ultima decisione aspetta a te, il corpo è tuo, chi rischia sei te.
E così se ne lavano le mani.

Credo che in condizioni ottimali, nessuna donna ricorrerebbe all’aborto.  
Le donne, posso sbagliare nel mio pensiero, ricorrono all’aborto, quando considerano quella scelta la meno dolorosa. Quando il loro futuro è nero, quando non riescono a vedere il proprio futuro con in braccio un bambino.
Quando non hanno una casa, un lavoro, una sicurezza, non hanno una famiglia che le protegga, quando non hanno nulla da dare al loro figlio, quando sentono su di loro il giudizio negativo, quando si sentono condannate, quando vivono la loro gravidanza con un terribile senso di colpa.
Mi rifiuto di credere che una donna getti via una vita per il solo egoismo, una donna getta via una vita quando è disperata,
                sola,     
                       abbandonata,
                                 inconsolabile,
                                            depressa,
                                                    angosciata,
                                                             tradita,
                                                                  ingannata,
                                                                               sfruttata,
                                                                                    spolpata,
                                                                                        impaurita …

quando in  lei  si  è AFFIEVOLITA   lo   spirito   vitale.

Conosco donne che era rimaste incinta in un momento delicato della loro vita e costrette, hanno scelto di abortire, a distanza di anni quando ripensano a quel gesto.. pensano ad un figlio che non hanno mai visto, e ci pensano con tristezza e con rammarico di non aver stretto quel figlio tra le braccia.
Molte donne erano costrette, sono state costrette, non hanno avuto altra scelta se non  abortire per cancellare quello che era per la società la colpa del peccato.
Molte invece, portarono avanti la loro gravidanza, davano alla luce il loro figlio o figlia, anche seno lo desideravano quel figlio.
Ma anche in questo caso, bisognava far sparire tutto, far sparire il figlio,  per ricrearsi un immagine socialmente accettabile.

E così di notte,
furtivamente come ladre
anche se si andavamo a portare
 e non a rubare,
salivamo,
le lunghe scalinate dei conventi o delle cattedrali
e davanti ad anonimi portoni
o maestosi bronzi
lasciavamo il piccolo fagotto
un lungo eterno bacio d'addio
perche sapevamo
che forse non l'avremmo più rivisto.
Con la timore che piangesse
potesse attirare l’attenzione
veniva abbandonato
il frutto del nostro peccato

Quante donne hanno abbandonato il proprio figlio sulle scale di una chiesa o davanti al portone di un convento orfanatrofio.
Una volta ebbi l’occasione di vedere un portone di un orfanatrofio religioso, che aveva una singolarità. Nella parte bassa del portone c’era un sportello abbastanza largo, attraverso di esso si poteva accedere ad un mezzo cilindro, attraverso lo sportello si poteva depositare all'interno del mezzo cilindro qualunque cosa,anche un bimbo di pochi giorni.

Chi aveva intenzioni di abbandonare il proprio figlio, attraverso lo sportello lo poteva depositare all’interno del cilindro, che faceva così da culla, dando un minimo di protezione al bambino all’interno del convento e non rimaneva all’addiaccio sulle scale, o in pericolo all’aperto davanti al portone, in attesa che venisse scoperto.

Per queste povere donne, sedotte e abbandonate, ingannate da uomini di pochi scrupoli, oppure  vittime di amori sfortunati  e vietati, la loro vita diventava una tragedia umana.
Sepolte dal senso di colpa, dal pregiudizio sociale, dalla calunnia e dalla maldicenza, dal pettegolezzo popolare erano costrette ad accettare matrimoni riparatori, quanti matrimoni senza amore.
Sedotte dall’amore, sono state costrette a vivere senza amore per il resto della loro vita.

Quante donne colpevoli dell’amore, sono state costrette a sposare vecchi vedovi, uomini malati che più di una moglie serviva loro un serva o una infermiera, se non qualche volta uomini dementi, eredi di ricche famiglie  ai quali dovevano dare una prole per mantenere la stirpe e il patrimonio.
Quante donne hanno dovuto riacquistare una dignità sociale, attraverso un matrimonio riparatore in una vita di umiliazioni.

Poi sono arrivati gli Hippies, e con loro il movimento femminista.

Le femministe
donne che volevano gestire la propria vita,
                                                               la  propria sessualità  
                                                                              la propria sorca
                                                                                              indipendentemente
non essere più oggetti, schiave, serve, merce di scambio,
moglie silenziose,
fattrice e  forza lavoro gratuita,
investimento economico.


Un uomo sceglieva la sua preda, si presentava alla famiglia e chiedeva la mano della donna. Forse era meglio dire comprava la sua donna.
Bussava, sentendosi  forte del suo capitale, del suo status sociale, del suo presente e del suo futuro.
Bussava e sapeva di poter acquistare quella donna se poteva dare un presente e un futuro alla donna e alla sua famiglia.
Se la famiglia della era ricca, con la sua dote riscattava il prezzo, si guadagnava un certo rispetto ed aveva poi un ruolo prestigioso in società,  se era povera e la sua dote misera, il ruolo della donna era relegato alla camera da letto e alla cucina. 
ma non si comprava l'amore.

Era solo l’uomo che aveva il diritto di amare e scegliere.
Se la donna era bella, o ricca, aveva parecchi spasimanti, corteggiatori, pretendenti, aveva la fortuna che poteva scegliere il meno peggio.
Se non era bella e non era ricca, si doveva beccare quello che capitava specialmente quando  c’era carestia di maschi pretendenti.
Una volta fatto l'accordo pre-matrimoniale  l’uomo aveva il permesso di corteggiare la donna, poteva passeggiare con lei per i viali della città, pubblicamente, così tutti potevano vedere che era fidanzata e che presto si sarebbe sposata. Ma senza toccarsi, neanche mano nella mano.
Però capitava a volte, che un fidanzamento finiva, dopo il corteggiamento, la cosa più importante era, che la purezza della verginità si fosse conservata.
Le parole della mamma, e delle altre donne della famiglia erano: mi raccomando mantiene sempre la tua purezza fino al matrimonio.
In poche parole:
non fare sesso
niente baci appassionati
niente mano nella  mano
non appartarsi
niente di niente

Purezza,
illibatezza,
castità,
verginità.
Niente prima del matrimonio.
Niente!!!!!!

La reputazione era la  cosa più importante, poi la verginità da vendere a un buon partito, ad un marito ricco che potesse mantenere bene la sposa e di riflesso dare prestigio alla sua famiglia.


Poi arrivano le femministe
tornarono le streghe

Agli inizi degli anni settanta esplose sulla scena italiana e nelle piazze delle città dello stivale il movimento femminista.
Non che questo movimento sia nato all'improvviso. No anzi, il movimento femminile molto, ma molti anni prima.  E' cresciuto silenzioso in sordina. Ha avuto  un lungo periodo d'incubazione e di lotta silenziosa avendo dei picchi di popolarità  saltuari qua e la nel mondo occidentali,  a dato vita a delle iniziative  molto forti per ottenere il riconoscimento di particolari diritti. Negli anni ha avuto un lungo processo di crescita  politico e sociale per il riconoscimento dei diritti delle donne.
Non entro nel tema del femminismo, e di tutti i suoi risvolti politici, sociali  mi limito ad un semplice passaggio, per dire che in quegli anni  c'è stata una svolta nelle lotte femminili.
Negli anni settanta, le femministe hanno una travolgente presa di coscienza. Il movimento esce dai salotti, dalle cantine, dai retrobottega dei partiti di sinistra e scende in piazza e urla la sua rabbia e il suo diritto ai diritti.
 Il movimento passa dal "avere dei diritti pari agli uomini" alla "presa di coscienza di essere indipendenti dagli uomini"al grido:

io sono mia

la donna
urla in faccia all'uomo
il suo diritto
di autodeterminazione
di non voler dipendere dall'uomo
di non essere una cosa da acquisire
ne un oggetto da acquistare


il corpo e' mio e lo gestisco io


Ed è proprio il movimento Hippies, con la sua proposta di libertà, di cambiamento sociale, di abbattimento dei luoghi comuni, dei tabù e divieti  che spinge il movimento femminista alla sua presa di coscienza di autodeterminazione, di libertà,  di indipendenza dall'uomo, di autonomia dal maschio.

Hippies invitavano a liberarsi dai tabù sessuali, sdoganano il sesso dal suo consumo dentro il matrimonio.
Il sesso è bello e deve essere vissuto,
                                                                              senza confini,
                                                              senza limiti,
                                                                              senza costrizioni,
                                                                                              senza tabù,                       
                                                              senza veti o divieti,       
                                                                              senza    proibizioni.
               
L'amore deve essere libero,
Libertà di amare chi si vuole, quando si vuole, come si vuole.

L'amore o  meglio il sesso deve essere libero, non può essere relegato al solo concepimento di una prole.
L'amore  non può essere solo all'interno di un unione stabile, non può essere solo tra moglie e marito all'interno del matrimonio.
Io posso fare sesso sempre, ovunque, con chiunque.
io voglio fare sesso in ogni ora, in ogni luogo,   con qualunque persona.

1° evoluzione:
Se due si vogliono bene perché debbono aspettare il matrimonio per fare sesso
2° evoluzione:
Se due si piacciono possono fare sesso senza l'obbligo di  fidanzarsi.
3° evoluzione:
Perche non fare sesso, senza amore.

amore-sesso libero, senza impegno, senza complicazione, senza risvolti sentimentali

Voglio amare
senza amore
voglio amare
senza procreare
voglio amare
per soddisfare
voglio trombare

Voglio amare
chi mi pare
voglio amare
senza vincoli dell'amore
voglio amare
senza vincolo sponsale
Voglio trombare

Do it !!  Fallo !!
I will !!