Metti, una fresca serata di fine estate.
Metti, una piazza immersa nella penombra per una scarsa illuminazione.
Metti, un palco provvisorio foderato di stoffa blu con un occhio di bue che alternativamente illumina ora un fisarmonicista e un’ anziano attore incommensurabile.
Ecco una semplice serata speciale.
Metti, una piazza immersa nella penombra per una scarsa illuminazione.
Metti, un palco provvisorio foderato di stoffa blu con un occhio di bue che alternativamente illumina ora un fisarmonicista e un’ anziano attore incommensurabile.
Ecco una semplice serata speciale.
Anche se sul palco sono in due, il
protagonista assoluto è lui, uno tra i più grandi attori di questo secolo: Giorgio Albertazzi.
Fa impressione, da impressioni, suscita profonde emozioni con il suo parlare semplice e forbito, con l’ironia di un nonno che racconta ai suoi nipoti aneddoti della sua vita.
Attira o meglio cattura con una facilità sconcertante l’attenzione di una platea emozionata ed affascinata contemporaneamente.
Fa impressione, da impressioni, suscita profonde emozioni con il suo parlare semplice e forbito, con l’ironia di un nonno che racconta ai suoi nipoti aneddoti della sua vita.
Attira o meglio cattura con una facilità sconcertante l’attenzione di una platea emozionata ed affascinata contemporaneamente.
Su un palco provvisorio in una piazza
di periferia, Giorgio Albertazzi, è il
matador assoluto di una magica serata.
Così, tra un ricordo personale e un aneddoto di cari amici, il grande attore delizia il pubblico recitando brani del suo vasto repertorio.
Ora recita una poesia di Trilussa, mentre parla del suo amore per Roma, passa a recitare il lungo brano teatrale della morte di Cesare e il discorso di Marcantonio al popolo romano, per poi incantare il pubblico con sonetti del dolce stil nuovo, per poi passare a Garcia Lorca e la sua “moglie infedele”, per chiudere in bellezza con il V canto dell’Inferno, il sonetto dell’amore.
Così, tra un ricordo personale e un aneddoto di cari amici, il grande attore delizia il pubblico recitando brani del suo vasto repertorio.
Ora recita una poesia di Trilussa, mentre parla del suo amore per Roma, passa a recitare il lungo brano teatrale della morte di Cesare e il discorso di Marcantonio al popolo romano, per poi incantare il pubblico con sonetti del dolce stil nuovo, per poi passare a Garcia Lorca e la sua “moglie infedele”, per chiudere in bellezza con il V canto dell’Inferno, il sonetto dell’amore.
Il pubblico ha riservato un plauso di
diversi minuti per sottolineare la sua
immensa bravura.
La sua performance è strabiliante, un
uomo di 91 anni che ha recitato il suo repertorio serale senza nessun aiuto
cartaceo, ma tutto frutto della sua memoria, esperienza e bravura.
Una serata indimenticabile.
L’unico neo,
la risposta del popolo del quartiere. Non c’è stata molta affluenza, meritava
un pubblico più numeroso e più preparato per un attore della bravura di Giorgio
Albertazzi.
Se ci
fossero stati gli interpreti delle canzonette, avremmo avuto un pubblico più
numeroso.. pazienza.
Comunque, un
grazie agli organizzatori di questa splendida serata, che hanno portato la
cultura in piazza e in periferia, che hanno portato la CULTURA nel municipio e
serbiamo nel cuore la speranza di altre serate di questo valore.