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venerdì 25 novembre 2022

Bramare, Ricercare, Ascoltare Memorizzare…

Bramare


Dannazione

Chiuso fra cose mortali
(anche il cielo stellato finirà)
Perché bramo Dio?
Mariano, il 29 giugno 1916


Ho chiuso il mio insegnamento la scorsa volta con una mia poesia, stavolta invece inizio con una poesia il grande poeta Ungaretti.
Personalmente considero questa lirica una delle più belle da lui composte, superiore anche alla famosa: Mattina.[1]
In tre sole righe ci parla di un mondo sconfinato.
Siamo nel 1916 e il poeta si trova a Mariano del Friuli
Si trova in questo paesino friulano perché è stato arruolato nell'esercito italiano e si trova al fronte in guerra contro l'Austria.
Il poeta come soldato sta vivendo la dura prova della vita in trincea.
Sta vivendo la paura della morte in agguato.

Il poeta è circondato dalla morte.
Nella sua prima frase lui ci parla di questo essere chiuso nelle cose mortali tutto intorno a me è mortale. Il poeta ci dice: tutti noi siamo destinati a morire, tutto ciò che io conosco è destinato a morire,
Il poeta dice: io sono incastrato dentro le cose mortali.

Poi ci dice anche il cielo stellato, che è l'anticamera dell'infinito, cioè del per sempre in fondo è destinato a scomparire, eppure il poeta si pone una domanda: perché bramo Dio?

Sono circondato da tante cose che finiranno, eppure nel mio cuore, nel mio intimo desidero qualcosa di infinito…
Il poeta si domanda: da dove mi viene questo desiderio di Dio.
Il poeta non ci dà una risposta
Così quella domanda può divenire la nostra domanda: perché bramo Dio.

Bramare vuol dire : Desiderare ardentemente

Faccio mia, faccia nostra la domanda del poeta: bramo Dio?


Cercare e Ascoltare

Michel Quoist era un sacerdote francese, è stato anche un grande scrittore un grande predicatore potremmo die un termine moderno: è stato un divulgatore della fede.
Un ante litteram di don Fabio Rosini.
don Fabio è un divulgatore della fede moderno, padre Michel lui era già dagli anni 50.
Sono particolarmente legato a questo sacerdote, che quando ero ragazzo e facevo il primo superiore lessi un suo libro: il diario di Daniele. che mi segnò profondamente in quello che è la ricerca di Dio.
Vi leggo ora un brano tratto dal suo libro: un tempo per Dio[2], che e una raccolta i suoi omelie e discorsi che ha tenuto nella sua vita.

Il brano che io andrò a leggere è tratto da un'omelia che il padre ha tenuto in una notte di Natale di non so di quale anno, né in quale città della Francia:

Quando ero adolescente cercavo, come molti un senso della mia vita. Perché vivere? Adesso mi ricordo che un giorno mi fermai di colpo davanti alla vetrina di una libreria. Ero affascinato dalla copertina di un libro. Il titolo faceva bella mostra di sé in grossi caratteri: “Voglio vedere Dio”.
Io mi dicevo: “Anch'io, se esiste lo voglio vedere, lo voglio conoscere, gli voglio parlare. Ma dove incontrarlo?”
In seguito sono venuto a sapere che il bambino di cui festeggiamo oggi la nascita, una volta cresciuto diceva un giorno ai suoi amici: “Dio nessuno l'ha mai visto” Ma aggiungeva: Chi vede me, vede il Padre e poi ancora: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo mio”
Allora capii che non si poteva incontrare Dio se non Gesù Cristo. Ma dovevo continuare la mia ricerca: Dio chi era? era semplicemente la Fonte, la “causa prima” come dicono i filosofi?
Da San Giovanni seppi che Dio è amore, l'amore stesso. Ed è per questo che quando venne sulla terra, non apparve come Padrone onnipotente, ma in una stalla piccolo bambino nudo, ricco di una sola ricchezza l'infinito dell'Amore.
Fu per me uno shock straordinario. Dio era amore e Gesù l'Amore incarnato.


Tutti noi vorremmo vedere Dio, così sarebbe più semplice credere.
Tutti noi nella nostra ricerca personale siamo propensi a domandarci dov'è Dio, come posso vedere Dio; ma Dio nessuno può vederlo .

Mose Gli disse: «Mostrami la tua gloria!». Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo». Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere». [3]

Dio nessun può vederlo, ma tutti possiamo ascoltarlo.

Gesù ce lo dice: nessuno può vedere il padre a chi vede me e del padre
a proposito di questo mi viene alla mente : Mosè (il salvato dalle acque)
Tutti noi conosciamo Mosè per quello che ci mostrato i diversi film girati sulla sua vita, ma sono quasi tutti incentrati sull'ultima parte della vita di Mosè.
Gli esegeti, gli studiosi sono concordi nel dire. che la sua vita la si può dividere in tre grandi periodi e qualcuno da un certo numero di anni a questi periodi: quarant'anni.

Ci sono i primi quarant'anni
i secondi quarant'anni
i terzi quarant'anni che fanno 120 sarebbe l'età presunta di Mosè quando sulla montagna e vide il popolo eletto entrare nella terra promessa e lui restarne fuori.

Conosciamo pochissimo dei due primi periodi; eppure, sono importanti per comprendere il terzo grande periodo,
Mosè fu salvato dalle acque dalla figlia del faraone e venne cresciuto a corte come un egiziano, dopo il suo periodo di svezzamento con la madre
Quindi per diversi anni Mosè:
vive da egiziano ricco e benestante.
vive alla corte del faraone, alla pari del figlio del faraone anche se non è il figlio diretto del faraone.
mangia cibi succulenti
veste abiti raffinati
indossa monili preziosi
cavalca cavalli maestosi
davanti a lui ma i servi inchinano e le donne sognano una notte galante
nelle le celebrazioni civili lui in prima fila vicino al faraone
nelle celebrazioni religiose alle varie divinità egiziane lui è in prima fila
Mosè è un egiziano in tutto e per tutto e in questo forse era anche politeista, un adoratore delle divinità egizie.

La scrittura non è parca di parole su questo, forse perché questa vita egiziana di Mosè non è molto gloriosa, ci dice solo che quando crebbe si recò dai suoi fratelli.

Difficile ricostruire la vita di Mose alla corte del Faraone.
Dalla scrittura sappiamo che Mosè si reco un giorno da quella era la famiglia, forse la madre era morta, ma sappiamo con certezza che aveva una sorella e un fratello: Aronne.

Frequentandoli si rende conto delle sofferenze che patiscono i suoi parenti divenuti schiavi del faraone.
Un giorno commette un atto ignobile, uccide un soldato che stava maltrattando un suo parente, e ignobilmente nasconde il cadavere… convinto che nessuno lo ha visto.
Qualche giorno dopo Mosè si reca nuovamente dai suoi parenti e vede due ebrei che litigano eli rimprovera, ma loro lo trattano con disprezzo gli rimproverano il suo omicidio.

Mosè si scopre improvvisamente apolide.
Nulla a che vedere con la sua cultura, con la sua formazione con quel gruppo di persone che il faraone ha reso schiavi.
Cosa c'è in comune tra il viziato Mosè egiziano e quel gruppo di semiti schiavizzati dal faraone?
Mose si rende conto anche il popolo egizio non è il suo popolo.

Mosè è nudo, non è accettato completamente da quella che è il suo popolo ed è rifiutato da quello era il suo popolo d’adozione… ha paura per la sua vita.
Mose fugge nel deserto
Nel deserto entra Mose l'egiziano.
Quando Mosè dopo il suo vagabondare nel deserto, arriva presso un pozzo e va per abbeverarsi e qui incontra le 7 figlie di Reuèl o Ietro, un sacerdote della terra di Madian.
Queste diranno al padre: un egiziano ci ha salvato la vita[4]

Mosè sposerà una figlia di Ietro, Sipporà ed è un gesto che vuol dire unire: la sua vita con quella della tribù che lo ha accolto,
Ma pur restando per anni in quella tribù, Mosè si sentirà sempre: un forestiero in terra straniera.
Qual è la sua terra ?
Mosè passerà molti anni in quel deserto e possiamo immaginare il suo stato d’animo, quello che rimugina nella mente e nel cuore: chi sono io?
Mosè l’egiziano o l ebreo senza terra?

Mosè passerà molti anni a cercare la verità pascolando le greggi di suo suocero, quando Dio si fa trovare da lui.
Mosè vedrà il Roveto che brucia senza consumarsi, si avvicina ma non vede DIO, ma ne ascolta la sua voce e Dio si rivela a lui: Io sono il Dio di tuo Padre, di Abramo, Isacco e Giacobbe….[5]

In questa frase c’è tutta la risposta di Dio ad una è probabile domanda di Mosè: chi sono io… e Dio gli risponde: tu sei un figlio del mio popolo e io sono il tuo Dio.

Dopo l’incontro con Dio, Mosè ritrova se stesso e decide di tornare in Egitto, e vi torna come un ebreo, infatti quando Mosè incontra le figlie di Ietro queste diranno: “un egiziano ci ha salvato[6]”, quando lui torna a casa e saluta il sacerdote dirà: «Lasciami andare, ti prego: voglio tornare dai miei fratelli che sono in Egitto, per vedere se sono ancora vivi!». [7]

Nessuno può vedere Dio, ma tutti possiamo ascoltare la sua parola e comprendere la sua Essenza.

Dio si rivela a Mose e gli mostra la sua essenza
Dio si rivela a Padre Michel e mostra la sua essenza…
Dio si rivelerà a tutti noi e ci mostrerà la sua essenza…

 

Memorizzare

Ma di là cercherai il Signore, tuo Dio, e lo troverai, se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l’anima.[8]
Voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudirò. mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore; mi lascerò trovare da voi. [9]


Dio si lascia trovare da chiunque lo cerca, ma c’è una condizione il cuore sincero.
Il poeta, lo scrittore, Mosè hanno in comune una cosa: la bramosia di Dio
Il desiderio di conoscerLo, di sapere chi è.
Ed è quello che c’è nel cuore di molti di noi: conoscere Dio.
Conoscerlo ogni giorno di più, meglio.
Tutti noi vorremmo conoscere: quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza[10]

Questa conoscenza passa per l’ascolto.
Un ascolto che non si limita al primo incontro ma che prosegue per tutta la nostra vita, Dio ci parla continuamente per una crescita umana e nella santità.

Due sono i rischi:
l’abitudine alla parola di Dio,
la distrazione o essere smemorati.

L’autore della guida che noi usiamo scrive: Non possiamo e non vogliamo essere “ascoltatori smemorati”.
Fate attenzione a come ascoltate.

A questo punto è importante un altro verbo: memorizzare.

Dopo Bramare,
                Ricercare,
                    Ascoltare
                        ecco Memorizzare…


Come ho detto l’altra volta noi ascoltiamo tanta parola di Dio, ma questa rischia di scivolarci addosso come l’acqua su una tovaglia cerata.
Dobbiamo imparare a fermare la parola di Dio
Come fanno gli studenti a lezione: prendere appunti
Scrivere in un nostro quaderno intimo la Parola di Dio che ci colpisce ma anche un pensiero di qualcuno che ci parla di Dio.

Per questo voglio quest’oggi regalarvi un piccolo quaderno dove appuntare le cose che ci colpiscono così possiamo memorizzarle.
Fermarle nella nostra vita affinché non scivolano via ma rimangono fisse nella nostra vita.

Concludo con un pensiero di Sant’Agostino che racchiude i nostri quattro verbi:
                bramare
                cercare
                ascoltare
                memorizzare:



Tardi ti amai,
bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai.
Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo.
Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature.
Eri con me, e non ero con te.
Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te.
Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità;
balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità;
diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete;
mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace.


(Dalle confessione di Sant’Agostino)







Catechesi tenuta presso Parrocchia di Santa Faustina Kowalska

02 novembre 2022















[1] Mattina. M’illumino d’immenso.
[2] Michel Quoist; un tempo per Dio; Queriniana 1998 pag 27
[3] Esodo 33.18
[4] Esodo 3.19
[5] Esodo 3.1
[6] Esodo 3,19
[7] Esodo 4,18
[8] Dt 4,29
[9] Ger 29,13
[10] Ef 3,18