Essere presenti là dove si è scomodi con una testimonianza vera

mercoledì 15 giugno 2022

La Chiesa un solo popolo di Dio

catechesi tenuta nella parrocchia santa Faustina Kowalska
15/06/2022
 


Papa Giovanni XXIII

San Papa Giovanni XXIII è conosciuto da tutti come il “Papa Buono”, ma se leggiamo una sua biografia scopriamo la grandezza di questo Papa che oltre essere buono era anche una grande mente.
Nato in provincia di Bergamo, cresciuto in una famiglia numerosa, il cui padre era un modesto impiegato. Fu consacrato sacerdote a Roma, dove completò i suoi studi religiosi, ha vissuto lungamente fuori, lontano la Roma, dalla curia papale.
Giovane vescovo, fu mandato in Bulgaria, doveva starci 5 mesi vi resto dieci, vivendo in condizioni di estrema povertà, poi trasferito in Turchia ad Istanbul, dove fece amicizia con il generale tedesco Van Papen ed insieme salvarono la vita a ben 24000 ebrei, poi in Francia per concludere il suo esilio a Venezia dove fu nominato Patriarca e alla sua partenza per Roma lascio un vuoto nel cuore degli veneziani

Professore di storia della Chiesa, aveva una conoscenza profonda sia della Chiesa, che delle sue difficolta nel mondo di frontiera, terra di missione, di incontro con altre religioni.

Il suo segretario di allora, monsignor Loris Capovilla, morto il 2016, che è stato uno degli l'ultimi testimoni di quel Concilio Vaticano II, racconta, che un giorno, poco dopo essere stato eletto Papa, Giovani XXIII dopo un incontro con il card Tardini, si affacciò alla finestra del suo studio e guardò verso piazza San Pietro e gli disse: “Che cosa farà la Chiesa? Deve la mistica navicella di Cristo rimanere in balia dei flutti e essere sospinta alla deriva, o non è piuttosto da essa che si attende non solo un nuovo monito ma anche la luce di un grande esempio?”


Messa preconciliare

Quando sento qualcuno che mi dice com'era bella la messa in latino, mi viene da sorridere, perché:
o non sa di che cosa si parla,
o ha nostalgia di una chiesa che non conosce e che stava morendo.

Parlare della messa in latino, non in vuol dire celebrare una messa con il rito di oggi, parlando in latino invece che in italiano con qualche canto gregoriano.
In fondo, una delle due lingue ufficiali del Vaticano è il latino, quindi oggi si può celebrare la messa in ogni lingua parlata, se andate in trentino le messe sono in tirolese, nel Friuli e facile assistere a messe in ladino, in Vaticano in latino.
Una volta partecipai ad una celebrazione nel santuario di Monte Lussari in tre lingue: sloveno, tedesco e italiano.

Ma se parliamo della messa in latino preconciliare allora è tutta un'altra musica.
In questa foto che vi mostro è tutta sintetizzata la chiesa preconciliare.

Nella foto vediamo il celebrante (che poteva essere il vescovo, un sacerdote) che mentre celebra l’eucaristia volge le spalle al popolo.
Dietro di lui sempre volgendo le spalle al popolo, gli altri presbiteri, i chierichetti poi c'è una balaustra con un cancelletto.

Quello era il limite inviolabile ai laici.
Quel CANCELLETTO impediva l'accesso ai laici, a cui si era vietato entrare nella parte riservata al solo clero.

Da una parte c’era il clero e dall’altra il popolo, escluso dall’area sacra.
E il popolo a sua volta era diviso, in prima fila le religiose, poi i notabili e in fondo la plebe che in alcuni parte d’ Italia erano divisi in maschi e femmine.
Questa disposizione rappresentava la gerarchia ecclesiale e spirituale.
Era una disposizione piramidale.

La messa era molto diversa da come la viviamo noi, forse dovremmo fare l'esperienza di una messa preconciliare per capirne le differenze e il senso.

Il sacerdote entrava recitando una serie di preghiere tutte in latino e a bassa voce.
Celebrava tutta la messa dando le spalle al popolo, tranne momenti in cui si volgeva verso l'assemblea invitandola a pregare e diceva: Dominum vobiscum

Le letture erano due: una epistola e un brano del Vangelo che erano letti rigorosamente dai chierici o dal sacerdote, e l’ambone non era rivolto verso il popolo, ma verso l’altare, cosicché anche lettore dava le spalle al popolo.

Durante la consacrazione il sacerdote si chinava sull'altare recitando le preghiere sottovoce, quasi bisbigliando tanto che neanche i presbiteri o chierichetti vicino a volte riuscivano a capire cosa diceva.

Non c'era la preghiera dei fedeli, non c'era lo scambio della pace, e canti erano rigorosamente gregoriani cantati solo quando c’era un coro preposto.
L’unico momento di partecipazione attiva era, quando c'era lo scampanellio del campanello che indicavano che il sacerdote stava consacrando. allora tutti si inginocchiavano.
Primo scampanellio tutti in ginocchio, scampanellio prolungato il momento delle elevazioni dell'Ostia altro scampanellio prolungato alla elevazione del calice, poi ultimo scampanellio breve indicava che ci si poteva risedere.
A volte non veniva neanche distribuita la comunione.

Racconta in un suo articolo Enzo Bianchi, della comunità di Bose, come viveva la messa feriale preconciliare, frequentata da pochissime persone e mentre il sacerdote celebrava l'eucaristia loro recitavano il Rosario.

Il prete mi spiegava: «La gente non sa il latino, quindi non può capire. Alla gente basta “assistere alla messa” e pregare come sa fare, con il rosario o le altre preghiere».

In verità non si sarebbe nemmeno osato pensare il concetto di «assemblea», tanto meno ritenere che la gente («popolo di Dio» era un’espressione sconveniente) intesa come assemblea fosse soggetto della celebrazione. I fedeli erano di fatto pensati e trattati come «presenti assenti
Racconta, sempre Enzo Bianchi, che molte volte la domenica venivano invitati nella sua parrocchia dei predicatori da conventi vicini, i quali si rivolgevano al popolo parlando un po’ di tutto, mentre il sacerdote proseguiva l'eucarestia indisturbato per conto suo.


Ricordo quando ero ragazzo che un'anziana signora mi disse una cosa curiosa: vado a vedere la messa.
Già perché nella vecchia messa, i laici, erano totalmente esclusi e assistevano quasi passivamente alla celebrazione eucaristica,
La chiesa era questa: due popoli divisi da una balaustra con un cancelletto:
da una parte il clero
dall'altra parte il popolo.


Poi arrivò il Concilio

Questo è stato un momento di grazia immenso, grandioso.
È stato un momento di grande conversione della Chiesa.

2500 tra cardinale, vescovi, abbati dei grandi conventi, generali di ordini religiosi sono stati convocati in Vaticano per partecipare alla grande discussione sulla Chiesa ed hanno scoperto che quel modello di Chiesa non era giusto.
Il Concilio affermò: Il popolo di Dio non era fatto dal solo clero e dei religiosi, ma era fatto da tutti i battezzati che è all'interno del popolo hanno un loro compito, una loro missione.

Il Concilio Vaticano secondo ribalta tutto.
Il rinnovamento della celebrazione eucaristica è il segno di questo cambiamento:
del cuore
della mente
e l'anima della Chiesa.

Se nella vecchia messa preconciliare qualcuno ci vedeva la salita al Monte Calvario e questa salita apparteneva soltanto a pochi eletti e tutti gli altri dovevano rimanere fuori, nella nuova celebrazione eucaristica, che trasforma l'altare in una tavola, tutti siamo seduti in pari dignità ma con compiti diversi.

Mi diceva in una lezione sul ruolo dei sacerdoti mons. Luca Brandolini, nel lontano 1980: nel nuovo testamento il sacerdote diviene colui che raccoglie le preghiere dei fedeli per alzarle al cielo.. offre ciò che il popolo offre e nelle sue mani diviene il corpo e il sangue di Cristo.

La celebrazione dell’eucarestia non è più un atto privato del sacerdote, ma diviene un atto dell’assemblea riunita, dove tutti sono celebranti, ma in maniera diversa secondo:
il proprio stato,
compito,
missione.

Il sacerdote si rivolge alla comunità riunita ed essa risponde attivamente.


I protagonisti siamo tutti noi.
        Via la lingua incomprensibile,
        via il canto gregoriano in latino

Si alla lingua volgare
Si ai canti popolari ma religiosi adeguati e conformi alla celebrazione
Si alla proclamazione della parola di Dio da parte dei laici
Si alla preghiera comune dei fedeli.

l'eucaristia diviene il centro della comunità cristiana


Una vera rivoluzione o meglio un rinnovamento nel passato…


La Lumen Gentium dichiara forte e chiaro:
Cristo, unico mediatore, ha costituito sulla terra e incessantemente sostenta la sua Chiesa santa, comunità di fede, di speranza e di carità, quale organismo visibile, attraverso il quale diffonde per tutti la verità e la grazia.
Ma la società costituita di organi gerarchici e il corpo mistico di Cristo, l'assemblea visibile e la comunità spirituale, la Chiesa terrestre e la Chiesa arricchita di beni celesti, non si devono considerare come due cose diverse; esse formano piuttosto una sola complessa realtà risultante di un duplice elemento, umano e divino.


Frantumato il monopolio di chi pensava di poter gestire lo Spirito di Dio o il suo pensiero, così come noi leggiamo nella lettura dei Numeri dove Dio distribuisce il suo spirito prima sui 72 poi su altri perché tutti possono approfittare e godere dello spirito ed essere profeti dell’altissimo e indica che la pienezza di Dio non è racchiusa in poche persone, ma è diffusa in tutta la comunità secondo la sua volontà.

La chiesa che esce dal Concilio è una Chiesa diversa da quella che vi è entrata.

La Chiesa entra nel “Cenacolo-Vaticano” con un’idea, quella del monopolio religioso di Dio, infatti i laici non sono stati invitati ai lavori, vi sono come solo uditori ed erano pochissimi si potevano contare sul palmo di una mano.

La Chiesa entra nel “Cenacolo-Vaticano” con un'idea… quella che la Chiesa è fatta di religiosi consacrati, il popolo non era adatto a capire i misteri di Dio

Ma la Chiesa che esce dal “Cenacolo-Vaticano” è trasformata e afferma :
che la chiesa di Dio è composta da tutti coloro che sono battezzati e che nessuno è escluso a priori, ma che all'interno di essa ci sono diversità di ministeri, di compiti di lavori, ma che tutti i battezzati hanno una sola chiamata quella è la santità nessuno escluso

La chiesa che entra nel “Cenacolo-Vaticano” che si riunisce intorno al suo Re, Profeta e Sacerdote per eccellenza, torna a Gesù riscopre anche il passo di Luca :
Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto
messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.

La Chiesa che esce dal Vaticano II è una chiesa trasformata radicalmente dall'azione potente e discreta dello Spirito Santo.
Riscopre a sua missione profetica tra le genti.
Cristo, il grande profeta, il quale con la testimonianza della sua vita e con la potenza della sua parola ha proclamato il regno del Padre, adempie il suo ufficio profetico fino alla piena manifestazione della gloria, non solo per mezzo della gerarchia, che insegna in nome e con la potestà di lui, ma anche per mezzo dei laici, che perciò costituisce suoi testimoni provvedendoli del senso della fede e della grazia della parola perché la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale.[1]

La Chiesa annuncia al mondo il suo ruolo di essere Madre e Maestra, di essere Luce delle genti,

Sono passati solo 60 della chiusura del Concilio Vaticano secondo, e il movimento di rinnovamento dello Spirito Santo che è in atto è ancora lontano dal fermarsi.

Dovremmo passare per un momento di grande sconfitta, fallimento e delusione ma la Chiesa risorgerà dalle sue ceneri più bella di prima.

C’è un pensiero di papa Ratzinger che alcuni definiscono profezia per la Chiesa del futuro, infatti, afferma: che la chiesa diventerà più piccola che perderà molti privilegi ma sarà più umile, autentica, e il troverà l'energia per l'essenziale e sarà la chiesa dei convinti…

Tempo fa ho ritrovato uno scritto dl mio primo parroco, uno scritto del 1976 in cui diceva: che è necessario passare da una “fede di eredità” ad una “fede di scelta” attraverso una “ricerca individuale e solitaria che si appoggia sulla Parola di Dio e nell’inizio di conversione al Signore Gesù. Questo sforzo di ricerca può riuscire a condizione di incontrare una piccola comunità di fratelli intorno ad un sacerdote servitore della Parola ed evangelizzatore”. La scelta della “sola cosa necessaria”

La Chiesa del futuro sarà una Chiesa di convinti come dice Papa Raztinger, di convertiti come dice il mio vecchio parroco, come era la prima comunità seduta intorno al tavolo raffigurata nel dipinto.

In Palestina, Gesù un giorno dopo uno dei suoi discorsi un po’ complicati, molti di coloro che stavano ascoltando se ne andarono, e forse anche qualcuno dei discepoli, i 72 che aveva inviato per le città .. ebbe un moto di scoraggiamento, di delusione e disse ai dodici: “volete andarvene anche voi?”

Ed uno di loro disse: “ Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».








[1] Lumen Gentium IT 35