Essere presenti là dove si è scomodi con una testimonianza vera

venerdì 30 ottobre 2015

ci ho pensato..... anzi ci ho ripensato

Ci penso…

Ci penso…

Ci sto pensando…

Ci ho pensato…

Non mi dimetto.

Non mi dimetto!!!!

Ennesima farsa da commedia dell’arte.
Neanche Goldoni avrebbe fatto di meglio.

Ma qual è il senso di questa iniziativa?
La più lampante sembra essere quella di mettere in difficoltà il suo partito.

Cosa ho detto.. il suo partito?
Fa una campagna elettorale basata solo sulla sua persona.
In nessuna foto, manifesto, immagine il suo volto è legato al PD…  chi ha vinto è lui, non il partito.
Lui è la nuova politica, lui è il nuovo che avanza, lui è il futuro, il Pd, la sua lista civica sono solo il contorno, lui è il nuovo Re di Roma.

Così per tutto il mandato il consiglio comunale o meglio l’Assemblea Capitolina è considerata un appendice fastidiosa, con quel Pd che chiede maggior presenza nel governo della città.

Lui è il Re è basta.
Con la Giunta, tira dritto senza ascoltare nessuno.
Quando scoppia il caso di Mafia Capitale lui è innocente, la colpa è del PD e di Alemanno. In fondo la colpa e del partito che è marcio lui non centra nulla.

Lui è il Re è basta
Quando scoppia il caso delle multe, è chiaro che è un caso di lesa maestà, come si può pretendere di far pagare le multe al sovrano, si sa che il Re è al di sopra della legge.
E poi e colpa degli hacker..    

Lui è il Re è basta
Come può una signora rivolgersi al lui, deve avere dei neuroni non sincronizzati.
Come può la destra fare opposizione, deve tornare nelle fogne, deve marcire nelle regie galere.

Lui è il Re è basta.
Come si permettono di non dargli la presidenza dell’Anci e di darla a Fassino, pensare ha trascurato l’emergenza di un diluvio su Roma, per andare a ricevere una corona che non gli è stata data,

Lui è il Re è basta
Come si permette il santo Padre di non riceverlo quando lui si scomoda di andare a Philadelphia e poi come si permette di rispondere a domande sui di lui.

Lui è il Re è basta.
Come si permettono di  andare a controllare con chi stava a cena, chi erano i suoi ospiti, quanto spendeva e chi pagava.
E poi la colpa è dei suoi segretari che non leggono l’agenda.

Lui è il Re è basta.
Non deve essere iscritto ad un partito, neanche a quello a cui dovrebbe fare riferimento, infatti salito al potere non ha rinnovato la tessera.


No sig Marino, lei era semplicemente il Sindaco e

 non il RE.


Doveva avere rispetto:
per il suo partito che lo ha eletto
per i suoi alleati in Assemblea Capitolina che lo appoggiano  
per i suoi avversari politici perché rappresentano l’altra metà di Roma  
per i cittadini romani che pagano salate multe per una viabilità assurda
per i contribuenti romani che pagano le tasse per pagare il suo stipendio
per i cittadini che sono vivono in città invivibile per violenza, per essere i più tassati d’Italia, di  pagare il prezzo di essere la Capitale d’Italia, per le politiche cittadine incompiute da lei e suoi  predecessori, per la crisi economica che ha impoverito le tasche.
per il Santo Padre, è per il suo ruolo di importanza mondiale
per i suoi collaboratori stretti messi alla berlina
per i dipendenti capitoli  che lavorano per lei, per la sua giunta, per la sua maggioranza bistrattati e impoveriti.


Doveva essere SEMPLICEMENTE il Sindaco no il Sovrano.

Adesso il Re pensa, che 4 000 amici interessanti alle loro poltrone siano la volontà popolare, e questo succede solo ai sovrani autocrati che perdono il senso della realtà, che si auto convincono di verità che sono solo bugie, la realtà ahimé e ben altra.

I romani hanno detto basta,  
basta alle bugie,
basta alle comparsate
basta alla mancanza di rispetto
basta all’assenze di governo
basta alle soluzione pasticciate dei problemi 
basta ad una gestione di Roma confusionarie e senza progetti
basta ad una Roma, poco romana 


Roma, ha detto basta, sig. Sindaco…..







martedì 27 ottobre 2015

02 Re, profeta, sacerdote e la città celeste


La funzione della Chiesa, per unzione dello Spirito Santo e di essere Re, Profeta e Sacerdote, come ogni membro ogni suo membro dal semplice credente al Papa.
Ogni cristiano in virtù dell’unzione battesimale è  re, profeta e sacerdote.
Essere Re
Essere Profeta
Essere Sacerdote
 Essere Re,  vuol dire essere costruttori del Regno di Dio e la sua diffusione nel mondo e nella Storia esso è in mezzo a noi e abbiamo il compito di realizzarlo.
La prima manifestazione della regalità si esercita su se stessi, diventando signori delle nostre passioni e dei nostri impulsi, sapendoci orientare verso la santità.
Saper guidare la propria vita, essere padrone e dunque Re di se stessi e quindi pi divenire punto di riferimento per gli altri.

Essere sacerdoti, sinteticamente e fare della propria vita un oblazione vivente per se stessi e per gli altri.

Essere profeti, vuol dire parlare per conto di…. Parlare per conto di Dio.

Ognuno di noi, grazie all’unzione è profeta dell’Altissimo, parla per conto di Lui.
Il profeta in ambito cristiano, non parla mai di cose che accadranno, ma di ciò che dice Dio  al suo popolo.
Non dirà cose che accadranno, non è preveggente o futurista, ma parlando  a nome di Dio dirà sempre parole per l’edificazione, per la conversione, per la crescita spirituale… saranno parole di speranza, di fede, di carità,  ma anche di ammonizione o allarme per il pericolo di una cattiva condotta.

La Chiesa quindi è Re, Profeta e Sacerdote come ogni suo membro.

Già Sant’Agostino nel V secolo ci parla della città terrena e della città celeste.
« L'amore di sé (ego e superbia) portato fino al disprezzo di Dio genera la città terrena; l'amore di Dio portato fino al disprezzo di sé genera la città celeste. Quella aspira alla gloria degli uomini, questa mette al di sopra di tutto la gloria di Dio. [...] I cittadini della città terrena son dominati da una stolta cupidigia di predominio che li induce a soggiogare gli altri; i cittadini della città celeste si offrono l'uno all'altro in servizio con spirito di carità e rispettano docilmente i doveri della disciplina sociale. »(La città di Dio, XIV, 28)


La sua grande intuizione che gli uomini sono chiamati a costruire qui sulla terra la Città Celeste.
La nuova Gerusalemme non è una realtà che cala dall’alto, ma è la nuova città che gli uomini costruiranno seguendo il vangelo. È la nuova città costruita combattendo contro gli istinti sfrenati dell’egoismo e superbia.
Il concetto si società civile che aveva Sant’Agostino e per certi aspetti bel lontana da quella di oggi. Ma per antinomia essa è   vicina alla nostre aspirazioni moderne: Una città di pace e prosperità

A Siena nel Palazzo comunale c’è un grande affresco medioevale grande su due pareti realizzato da Ambrogio Lorenzetti;  in esso c’è raffigurato la città sotto il Buon Governo o il Cattivo Governo.


Il buon governo è frutto di una società sana dove i principi morali sono quelli ispirata dalla vita cristiana.
Al di sopra di tutto c’è la Sapienza Divina a cui l’uomo deve guardare e alla quale deve ispirarsi. Da essa deve lasciarsi guidare  per amministrare la giustizia terrena.
Gli uomini di governo devono essere forti nelle virtù teologali ossia dalla fede, dalla speranza e dalla carità;  si devono ricoprire delle virtù cardinali: la giustizia, la temperanza, la prudenza e la fortezza.

Tale principio  è la forza di un buon governo e il quale genera leggi il scopo imprescindibile è   il dare una casa e un lavoro per tutti , e dare la giusta mercede al lavoratore per il lavoro eseguito, equità del commercio, distribuzione del benessere e della ricchezza,  la garantire la giustizia garantita all’innocente e al colpevole.
Il frutto di un buon governo sono città prosperose, le campagne fertili che producono beni, commerci fiorenti, artigiani laboriosi e agiati,  pace tra vicini.

Al contrario un cattivo governo, ispirato da altri principi, genera altre realtà, sono altri i frutti. 
Nell’allegoria del cattivo governo, nel affresco del Lorenzetti, vi sono raffigurate l’avarizia, la superbia, e la vanagloria e una città da questi principi o valori governata dara frutti cattivi.
I frutti saranno che l’ingiustizia sarà imbavagliata, ci saranno ricchi-ricchissimi e poveri agli angoli della strada a chiedere l’elemosina.
Non ci sarà la casa e il lavoro per tutti, i commerci non saranno equi, il benessere non sara per tutti, l’operaio sarà sfruttato e il diverso messo ai margini.
Il bene comune sara trascurato, le campagne abbandonate, le città fatiscenti, guerra tra vicini e le carceri piene d’innocenti frutto di un assenza di giustizia.

Non possiamo aspettare passivamente la nascita di una città ideale, come un miracolo che scende dal cielo. Dobbiamo rimboccarci le mani e costruire la città celeste.

In virtù della nostra unzione che riceviamo nel giorno del battesimo, questa ci fa divenire tutti re, profeti e sacerdoti.
Essere Re, ci da tutti l’obbligo di governare la nostra vita, la nostra famiglia, la nostra casa, il nostro bene comune, la nostra città, la nostra nazione.
Il buon governare fa di ognuno di noi profeta, per chi ci sta vicino, ma anche per chi è lontano, perché governare con giustizia, essere politici corretti si può e si deve.
Il buon governare è la nostra oblazione sacerdotale da offrire a Dio.

lunedì 26 ottobre 2015

01 L’impegno dei cristiani in politica.


Fin dall’ inizio del suo pontificato Papa Francesco ha sottolineato l’importanza dell’impegno politico dei cristiani.
Il Papa non dice che il cristiano potrebbe impegnarsi, non usa il condizionale, ma è categorico infatti afferma: DEVE.
Quasi  dire che è un obbligo del credente impegnarsi in politica, governare la società, amministrare il territorio e la comunità.
Egli infatti h sottolineato come cercare la santità nella vita politica è la più dura, la più difficile e la più impegnativa.
Il cammino di santità attraverso la politica, è un cammino pieno di ostacoli, di trappole spirituale, un percorso pieno di inside,  dove lo scoraggiamento dell’ insuccesso cammina di pari passo con l’euforia del successo. L’ego e l’orgoglio sono continuamente sollecitati oltre certi limiti, la tentazione del successo a ogni prezzo è ogni giorno alla porta dell’ufficio, la lusinga del guadagno facile è dentro ogni atto amministrativo.
Fare politica oggi è veramente “infilarsi  in un percorso duro e intrigato”, dove bisogna a volte cedere alla mediazione attraverso il dialogo, per la convenienza del bene comune, purtroppo si può cadere nella mediazione della propria coscienza nel continuo scontro bene e male e tocca scegliere tra mali minori, mentre come cristiani dovremmo scegliere tra bene e bene maggiore.
La politica è forse più di tutte le varie forme di vita lavorativa, di impegno sociale e  di presenza pubblica, di vita in genere quella governata dal principe del male.
Sembra anacronistico parlare del “Principe del Male” in questa epoca moderna dove parlare del diavolo ci sente accusati di essere ancorati al medioevo. Ma come cristiano non posso negare la presenza del male come entità pensante che agisce a danno dell’uomo e della società umana.
Mi colpisce molto e mi lascia sempre perplesso il brano della tentazione di Gesù nel deserto, nel vangelo di Luca.  Nell’ ultima tentazione Gesù viene rapito da Satana, e portato sul pinnacolo del tempio e  mostrandogli tutte le nazioni e i popoli della terra, gli dice: “Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo
 
Se tu ti prostri davanti a me tutto sarà tuo.
Il denaro, il potere, il successo da ottenere facilmente sono le opere ammalianti del diavolo. La proposta del diavolo è quella di ottenere tutto ciò con facilita, senza fatica, senza sacrifico, senza il duro lavoro, senza un impegno giornaliero.
Qualcuno potrebbe obiettare: allora osa dice fare politica è servire il diavolo ?
Assolutamente no.
Si può fare benissimo politica senza servire il principe del male.
Si può fare politica senza prostrarsi al principe del male

Rinunciando al successo facile, al successo personale, al potere fine a se stesso, governando amando il popolo.

Governare per il “bene comune”.
Governare ricercando il “bene comune”.
Governare per gli altri con la certezza di essere di passaggio.

Troppi cristiani sono come Ponzio Pilato, si lavano le mani, prendono le distanze dalla politica, delegando ad altri il compito di governare, di prendere decisi

one per gli altri, convinti di fare la cosa giusta come cristiani.
Con la scusa che la politica è sporca ne hanno preso le distanze, ad indicare che è compito di altri non loro preoccuparsene.
Se la politica è governare, non puoi demandare ad altri il governo del bene comune, il governo della tua casa.
La nostra casa non può essere la nostra semplice proprietà privata, non può essere le camere, cucina e
Bagno chiuse da una bella porta blindata, la nostra casa è anche tutto lo spazio comune con gli altri cittadini.. casa nostra è la via, la piazza, il palazzo del comune, la fontana e tutto quello che è bene comune, la nostra casa è abitata da parenti, amici o semplici conoscenti e dobbiamo avere  cuore il benessere di tutti  loro… governando il “bene comune”.

Il bene comune, la ricerca del benessere è per tutti, non per qualcuno si e di altri no.
Se noi non ci preoccupiamo del bene comune,  della nostra casa, lo faranno altri, con le loro idee, con il loro concetto di società, con le loro ideologie più o meno vicine alle nostre, con concetti del bene e del male, del lecito o non lecito che a volte cozzano con i nostri principi cristiani.

Quando il Papa ci invita a fare politica, ad essere presenti in politica ci invita a prenderci cura del “bene comune” e di non lasciare ad altri questo compito.
In una occasione il Papa ha dichiarato: “il comunismo ha preso la nostra bandiera, quella dei poveri”.
Ebbene dobbiamo riprenderci la nostra bandiera cristiana, recuperare il tempo perduto per ricostruire un società cristiana.

Negli anni 90, alcune realtà della Chiesa, alcuni movimenti avevano un slogan che piaceva molto al Papa Giovanni Paolo II: “ creare la civiltà dell’amore”   che è molto lontano alla concetto della civiltà del diritto o del dovere.

Questa civiltà dell’amore, non la si costruisce stando chiusi nelle Sacrestie, ma uscendo nelle vie, nelle piazze, nei mercati, nelle baraccopoli.. uscendo a parlare con la gente, dare speranza, lottare per una nuova giustizia… 

giovedì 22 ottobre 2015

Le barriere architettoniche nel municipio Roma XIV

Mi è capitato di leggere in Facebook, il commento sarcastico di un Assessore in merito al comportamento di un  altra amministrazione nei confronti dei Disabili.
Curioso, molto curioso…
Mi capita di leggere di CONSIGLIERI di questo municipio che sembrano interessati ai problemi dei disabili, postando foto di auto parcheggiate al posto ei disabili.
Tutto bello se…
L’On. Argentin, deputata nella file PD nonché cittadina del Municipio Roma XIV, il nostro o mio, ebbe a dire il 4 ottobre in un comunicato stampa:  Municipio XIV una tragedia per i disabili, gli andrebbe dato il primo premio per l'inaccessibilità .
L’assessore e il consigliere sopra citati sono esponenti politici dello Municipio denunciato dall’On.Argentin.
Già se l’ Onorevole Argentin  volesse andare in visita dal Presidente del Municipio, avrebbe un bel po’ di difficoltà.
Certo c’è la rampa per evitare i pochi gradini, ma poi c’è un porta in ferro abbastanza pesante  e di difficile apertura anche per le persone normodotati, ma superato l’ostacolo della porta d’ingresso rimane il problema di come arrivare al 4° piano dove si trova  l’ufficio del presidente, in quanto una carrozzella per disabili non entra nell’ ascensore, ma si potrebbe alleviare a questo inconveniente allestendo una stanza di rappresentanza al piano terra.. che nessuno ha pensato di allestire, se poi ci dovesse essere una necessità di andare al bagno…. non ci sono bagni attrezzati per disabili…

La stessa situazione c’è negli altri stabili del Municipio, ad esempio al pad 32 dove c’è l’ufficio tecnico,  l’entrata correttamente è stata ricreata su un lato laterale dello stabile e con un rampa è facile accedere allo stabile, però… non c’è l’ascensore per salire al piano superiore, così chi deve recarsi al piano superiore per parlare con il dirigente o con un impiegato deve chiedere all’ interessato di scendere al piano inferiore e anche qui non c’è nessuna stanza adattata per colloqui temporanei e riservati, i disabili devono incontrare gli impiegati in corridoio…
La stessa fatto si ricrea al sede dei Vigili Urbani di Via Borromeo, dove non c’è un ascensore per accedere al piano superiore, inoltre in prossimità dell’ingresso c’è un per parcheggio disabili dove il più delle volte solerti vigili urbani vi parcheggiano i loro scooter personali.
Se invece  andiamo al pad 30 ecco un bella e comoda rampa, peccato che anche qui c’è un bel portone difficile da  aprire in quanto abbastanza pesante…
Se invece andiamo al pad. 29,  non c’è nessuna rampa d' ingresso, c’è invece un bello e comodo ascensore.. ma c’è un però…  il disabile entra  e va tutto bene, poi SE succede un piccolo imprevisto, come banalissimo un guasto all’ ascensore o  un semplice black out elettrico…  il disabile non esce più, come è successo qualche mese fa ad una signora che si muoveva con una pesantissima carrozzella a motore, si è guastato l’ascensore e la signora ha dovuto attendere circa due ore per uscire dallo stabile, eppure basta una piccola rampa alla uscita di sicurezza per scavalcare tre piccoli gradini è uscire …
Queste alcune annotazioni sugli stabili del Municipio Roma XIV, ma se andiamo nei padiglioni della ASL  troviamo gli stessi problemi, ci sono le rampe però poi trovi portoni pesantissimi, pavimenti tirati a bello con cere sdrucciolevoli, ascensori inesistenti o piccoli e perennemente guasti.


 Quando si va all’Asl di piazza Zaccaria Papa, ti trovi una bella rampa di scale e non c’è nessun cartello che indichi dove si trova l’accesso ai disabili…
Se poi andiamo nei supermercati i disabili sono costretti alle forche caudine, con i flussi regolatori che non agevolano certo l’entrata..
Se passeggiamo per le strade del municipio è un vero inferno….
Se vogliamo parcheggiare la macchina in via Torrevecchia sono rari i parcheggi per disabili, nel tratto che va da Piazza Artuto Donaggio a Piazza Millesimo i parcheggi per disabili sono quasi inesistenti, come in Piazza Clemente XI o in Largo Millesimo o in Pietro Maffi, e l’elenco è  molto lungo…. eppure la normativa prevede un posto per disabili ogni 45 posti sia in parcheggi pubblici che privati…. quindi ..
Se poi vogliamo parlare dell’accesso ai parchi pubblici sia quello del Pineto o all’Insugherata… sono territori “off limits” per i disabili….  compreso il “Parco ciclo pedonale”  in alcuni punti anche pericoloso per chi ha difficoltà motoria..

Ormai sono in molti a riempirsi la bocca dell’abbattimento delle barriere, per farsi una bella facciata.. così alla Torresina fanno delle belle feste di piazza e le fanno sul parcheggio pubblico eliminandolo.  Così recintano tutto lo spazio chiudendolo alle auto, impedendo anche l’accesso ai posti per disabili, però mettono dei bei cartelli “se vuoi il mio posto prenditi pure il mio handcap”,… però paradossalmente tolgono i posti per disabili, succede che il disabile che vuol partecipare alla festa non sa dove parcheggiare.. però mettono i cartelli…..

Comunque fatemi la cortesia .. evitate di fare i paladini dei disabili se non conoscete a fondo il problema… cari Assessori e Consiglieri….


martedì 20 ottobre 2015

Conservatori e riformisti


Noi moderati, perché dire democristiani fa scandalo, dobbiamo trovare una nuova collocazione, una dimensione parlamentare ad hoc per il nostro sentire e pensare.
Dopo la morte definitiva del UDC e delle altre aree di ispirazione cattolica è di fondamentale importanza ritrovare un cammino sociale, di ricostruire un progetto politico efficiente ed importante.
Nel mio percorso personale di cristiano e di impegnato nel sociale e sindacale non posso fare a meno di non dare ascolto ai solleciti che pone Papa Francesco.
Due sono gli spunti in campo politico che mi hanno fatto molto riflettere in questo due anni del suo pontificato:
1)      L’importanza del impegno politico, da considerare come una delle forme più alta della carità, è sappiamo bene che una vita cristiana che non è centrata sulla carità cristiana è moneta falsa.
2)      No ad un partito cattolico. Un affermazione che sembra in contradizione con la prima, come si fa politica se ci si identifica con una realtà ben costituita, con dei paletti che pongono i limiti, i confini della dimensione cristiana
Mi soffermo, in particolare su questa seconda affermazione del Papa:  “no al partito politico”.
Se inizialmente mi aveva un po’ destabilizzato nel mio concetto di politica, dove forte è il ricordo della Democrazia Cristiana, e speravo nella rinascita di un partito di estrazione e tradizione cristiana, ma alla luce della politica di oggi, dei fatti di ogni giorno mi rendo conto il pensiero del Papa è quanto meno profetico.
Ormai il percorso della politica italiana è quello di imitare o meglio allinearsi  all’esperienza di certi paesi occidentali e democratici, ossia di avere due sole forze  politiche contrapposte, e all’interno di esse delle realtà più o meno omogenee.
Un politica non più fatta di tanti partiti, ma di tante idee. Gli sbarramenti elettorali portano proprio a questo eliminare i piccoli partiti.
Quindi diventa inutile creare un partito che dovrà necessariamente confrontarsi con eventuali sbarramenti, con alleanze più o meno rispettate.
Diventa profetico il ruolo del politico cristiano, ossia di essere fermento di idee all’interno di contenitore più vasto, più allargato ma che abbia come base la democrazia interna e ci sia dibattito sulle idee e sui programmi e non antagonista militante in un partito.
Comunque analizzando la situazione politica attuale, non c’è spazio per una realtà particolare come la nostra, quelle dei moderati ex democristiani, all’interno di partiti già esistenti e ben collaudati e ben regimentati.
A sinistra abbiamo, o dei partitini di tradizione comunista, con ideologie e valori morali molto lontani dalle nostre, oppure c’è il PD, il cui Signore dei Signori poco spazio lascia al dibattito e al dialogo.
Nel PD, il re Renzi, regna incontrastato, forte del suo successo elettorale (il 42% all’Europee)  comanda con il saltello del finto dialogo, ossia : oggi si parla, ma si parla troppo  e quindi decido io… fine del dialogo.
AL centro c’è di fatto il partito meno democratico del parlamento, dove vi fatto, nascosto dietro il pensiero della rete virtuale del web, c’è il pensiero Grillo-Casaleggio dominante, chi non si adegua è fuori dal movimento.
Ordine del giorno e dei giorni seguenti del Moviemto 5 stelle è : protesta ad oltranza.
Dietro il noi siamo gli onesti, si dà del ladro anche alle tante persone oneste che siedono sui banchi del parlamento.
In un società ormai profondamente segnata dal qualunquismo, dal luogo comune, chi fa più chiasso ha ragione.
Nessuna possibilità di dialogo con il 5stelle, perché non c’è nessun progetto politico, c’è solo l’essere contro i ladri di una classe sociale di cui loro fanno parte.
L’ordine di Grillo è chiaro fin dall’inizio.. nessun dialogo, nessun accordo, nessuna mediazione…

A destra in ordine sparso partiti allergici alla democrazia interna.. sia quelli di derivazione e discendenti di  Alleanza Nazionale, sia quelli di Forza Italia.

Sappiamo bene come all’interno di Forza Italia prima e del PDL poi non ci sia mai stato un dialogo interno; il partito era gestito in proprio dal Padre-padrone: Silvio Berlusconi. Esso era il suo partito, creato da lui, finanziato da lui, con il suo volto e per i suoi progetti. Tutto e tutti vivevano in funzione del padre-padrone del Partito.
Così anche in Alleanza Nazionale, non c’era  democraticità, erano quasi inestinti le correnti interne che erano viste come vere e proprio pestilenze da estirpare. Di fatto il grande problema di Fratelli d’Italia, discendente di AN, è l’incapacità di creare un progetto “includente” che comporterebbe di fatto un dialogo con diverse forze interne a volte poco convergenti. Finora i vari tentativi di apertura fatti da Fratelli d’Italia, sono  naufragati ed hanno avuto come reazione un arretramento e chiusura del partito stesso.

In questa realtà politica.. ci sono milioni di  moderati cristiani che non si riconoscono in queste formazioni parlamentari, è sono quelli che non sono andati a votare nell’ultime tornate elettorali.
C’è un buco al centro dello schieramento politico, un buco da riempire.

C’è una nuova realtà che sta prendendo forma.
Fuoriuscito dal Forza Italia, all’interno della quale ha cercato di portare il dialogo e il confronto interno prima di essere costretto ad uscire, moderato di tradizione democristiana, Raffaele Fitto sta cercando di creare una realtà per occupare quel vuoto parlamentare quindi di richiamare a raccolta quanti non si riconoscono negli schieramenti attuali.
Il suo nuovo movimento politico si chiama: Conservatori e riformisti.
Un paradosso.

Come si fa ad essere conservatori e riformisti ? Questa è la grande sfida.
Ma una sfida che personalmente trovo intrigante… in fondo penso che il nostro stesso Papa Francesco sia un Conservatore e riformista…  riformare essendo conservatori.

Non posso assolutamente buttare via il mio passato, la mia cultura, il mio credo, la mia religione ossia quello che io sono in nome della modernità  e del nuovo, in virtù di una società che cambia.
Nella mia vita ci sono dei valori che non sono negoziabili, ne rigettabili, ma sicuramente aggiornabili.
I miei valori morali rimangono quelli, e la loro attualizzazione che si deve modificare, alla luce di un mondo nuovo che sta nascendo in questi primi decenni del terzo millennio cristiano.
I valori dei moderati cristiano vivono oggi nuove sfide.. dall’accoglienza dei nuovi migranti e rifugiati, ad un mondo del lavoro che sta creando nuova schiavitù con lavoratori sottopagati, dalla lotta alla corruzione morale al valore della famiglia…

Come cristiani siamo chiamati ad essere lievito… e lo possiamo essere all’interno di una realtà che aspiri ad assumere una dimensione nazionale, divenire  non il governo, ma una forza di governo all’interno di una coalizione democratica che si opponga la degrado morale e sociale in cui viene spinta oggi la nostra nazione da certe forse reazionare e pseudo progressisti.