Essere presenti là dove si è scomodi con una testimonianza vera

sabato 30 novembre 2019

Maledetta conoscenza o benedetta ignoranza

Andiamo a trovare i miei amici/fratelli di Perugia, mentre sto arrivando alla loro casa, passiamo (io, moglie e figlio) davanti ad una chiesa, alla parrocchia.
E' una struttura nuova e mi colpisce la sua forma, un vasto piazzale o meglio sagrato, lo spazio antistante l'ingresso della chiesa sembra un luogo destinato ad essere piazza luogo d'incontro tra le genti.
Il campanile snello staccato dal corpo della chiesa che sembra vivere di vita propria indipendente dal resto e la forma ottagonale della chiesa con una cupola in vetro.
La trovo bella e inspira in me il desiderio di andarla a visitare. Un colpo di fulmine.
Passeranno mesi prima che io possa visitarla all'interno.

Così a fine novembre, con il fatto che devo partecipare alla messa domenicale vado proprio in questa chiesa per celebrare il culto.
Devo dire che come entro rimango colpito dagli affreschi essi sono stati fatti lungo tutte le pareti in una continuità circolare. Questi affreschi sono lungo tutto il perimetro della chiesa.
Forse perché c'è poca luce esterna, in quanto fuori è già notte l'oro degli affreschi rende tutto più luminoso ed anche bello.

Come entro rimango estasiato, dalla bellezza.

Sarà, che personalmente le icone russe piacciono in modo particolare e vederle tutte insieme mi suscitano un senso di bellezza molto intenso.
Mi siedo e mi viene in mente un pensiero "qui  ci sono i neocatecumenali", allora cerco in torno se c'è la caratteristica icona dipinta da Kiko che è esposta ovunque c'è una presenza di comunità neocatecumenali.
Al lato dell'altare c'è esposta un icona, è un icona ortodossa ma non è quella di dipinta da Kiko.
Passo gran tempo ad osservare gli affreschi sulle pareti... sono tutti riproduzioni di famose icone della tradizione ortodosse... dall'annunciazione, la natività, l'entrata di Gesù in Gerusalemme via, via fino alla Dormizione della Vergine.

Il giorno dopo parlo con mio amico, Mino, che è anche parrocchiano e mi dice che queste sono state disegnate da Kiko e dipinte da altri della comunità


Incuriosito dal fatto faccio delle ricerche su internet e scopro.. che questi affreschi sono del 2006, compiuti da Kiko e da un gruppo di pittori.
Le stesse immagini sono state riprodotte in almeno altre 4 chiese... una a Macerata, una Mestre, una a Cagliari e una in Spagna a Madrid.
L'entusiasmo per questi affreschi scema in me.








Perchè un operazione simile?

Che senso ha  riprodurre icone ortodosse nelle chiese cattoliche?

In un sito a proposito di questi affreschi ho letto una dichiarazione di Kiko: creare un ponte tra la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente
Sembrerebbe una bella intenzione.... ma può essere un ponte verso oriente?

Scopiazzare delle immagini, pur lasciandole nel loro minimalismo, e poi si modificano leggermente i simboli teologici e comunicativi sconvolgendone il senso... è forse un ponte?


Non riesco a capire tutto questo.


Noi abbiamo bisogno di far rinascere un'arte cristiana nuova, esplosiva e non di scopiazzare il vecchio oriente.




Abbiamo tante opere meravigliose 
nel nostro panorama artistico: Giotto, Gaudenzio Ferrari, Signorelli e Beato Angelico, il Ghirlandaio... abbiamo affreschi di bellezza inaudita e dobbiamo scopiazzare ...

Cioè tacitare l'arte di tanti artisti che ci sono in Italia e dare spazio un pseudo pittore che ricalca le opere di altri.

Almeno avesse fatto opere di sua creazione, della sua fantasia, del suo ingegno creativo... invece ecco lo scopiazzatore

Abbiamo bisogno di un risveglio dell'arte cristiana... l'arte del decoro, dell'arredamento sacro, della creazione floreale, del lettorato, della poesia cristiana, della musica cristiana (non della canzonetta) invece è tutto soffocato.... da uno solo.


Amavo il RnS perchè lasciava tanta libertà alla creatività del singolo nel gruppo.


Mi domando meglio essere beatamente ignorante e vedere senza domandarsi il senso delle cose.. o essere maledettamente conoscente delle cose e dei fatti e domandarsi continuamente il senso delle cose e dei fatti...  e come in questo caso non domandarsi?




venerdì 22 novembre 2019

Questo è il Re


L’anno liturgico si conclude  con la Domenica dedicata a Cristo Re.
Re.
Che parola arcaica, antica … noi non siamo abituati al concetto di Re, ma con quale parola possiamo sostituirla per indicare un'autorità superiore: monarca, regnantemaestàimperatoremigliorecampione.

In fondo la parola Re è quella che meglio indica il “capo riconosciuto e legittimo di uno stato” che a differenza di un presidente, non è eletto democraticamente dal popolo, ma riconosciuto con tale.
Ebbene, la Chiesa riconosce in Gesù il suo capo e noi fedeli riconosciamo il ruolo di Gesù, di essere capo della Chiesa, e nostro Re indiscusso.
Se c’è un Re, ci sono dei sudditi.
Se ci sono dei sudditi c’è un regno.
Se c’è  un regno c’è una capitale.
Se c’è una capitale c’è un palazzo reale.


Se c’è un palazzo reale c’è una sala del trono.
Se c’è una sala del trono c’è un trono
e come sarà il trono del re.

Un trono d’oro ?
Un trono tempestato di pietre preziose?
Un trono di cristallo?
Un trono di marmi preziosi?
Un trono di spade?

Il mio Re ha un trono di legno,
due tavole incrociate.
Il trono del mio Re è una croce di legno.

Il Re venne tra i suoi e suoi non l’hanno accolto.

Venne il mio re  e un trono gli hanno dato,
collocato su un alto monte.

Lui venne,
l’hanno catturato, legato, trascinato e spinto.
Interrogato, processato e condannato.
E poi schiaffeggiato, percosso, frustato, colpito e ancora trascinato e spinto.
E poi lo hanno incoronato con una corona di spine,
caricato di una croce e poi spinto e trascinato verso la sua sala del trono, un alto monte,
e poi su di Essa l'hanno inchiodato
Fissato al suo Trono.

Qualcuno inchiodò un cartello al di sopra del sul capo: Ecco il Re degli Giudei

E poi, hanno atteso la sua morte
vedendolo soffrire atrocemente sulla croce.
Qualcuno indifferente alla sofferenza lo derideva.

Poi lo si senti urlare,
dopo ore si sofferenza sul suo trono.
Straziante fu il suo grido di dolore: «Elì, Elì, lemà sabactàni?»,

Non contenti,
non sicuri della sua morte,
gli hanno trafitto il cuore con un colpo di lancia.

Questo è il mio Re.


sabato 16 novembre 2019

Gesù chiama e invia


Non c'è evangelizzazione senza Effusione dello Spirito.
Non c'è effusione dello Spirito senza preghiera.
Non c'è preghiera senza comunità.
Non c'è comunità senza Parola di Dio.

Leggo una serie di frasi messe in fila a formare una certa sequenza, come se fossero una conseguente all’altra, una dipendente dall’altra.
Queste serie di frasi sono state dette da un big religioso esperto di certi argomenti, quindi sicuramente avrà ricevuto un applauso scrosciante, perché in realtà sempre un bel programma per arrivare all'evangelizzazione

Proviamo a rovesciare la sequenza di frasi:
Se c’è la comunità c’è la preghiera
Se c’è la preghiera c’è l’Effusione dello Spirito
Se c’è l’Effusione delle Spirito c’è l’evangelizzazione


Leggendo le due sequenze di frasi mi sembra che manchi qualcosa.
Le leggo in un senso e la leggo nell'altro senso, ma, mi sembra sempre che non siano le sequenze giuste.

Dicono che entrare a far parte di una comunità è una risposta ad una vocazione, cosi come entrare a far parte di un ordine religioso
Alla base di tutto c’è l’incontro con Gesù.
Entrare a far parte di una comunità o  di  ordine religioso e rispondere “SI” a quello che ci invita alla chiamata di Gesù

La prima comunità cristiana prototipo di tutte le comunità (o ordini religiosi) di fonda sulla chiamata… Gesù chiamo uno ad uno coloro che entrano a far parte della sua comunità… quella degli apostoli.
La comunità si stringe intorno alla figura, alla persona di Gesù.
E questo schema si ripete nei secoli.
Leggiamo negli Atti degli Apostoli: Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.
               
Come nella comunità degli apostoli e Gesù che chiama a partecipare, questa chiamata si propaga nel tempo, e l’evangelista Luca ci dice che pur essendoci una grande evangelizzazione l’appartenere o entrare nella comunità è sempre una risposta a Gesù e non agli uomini.
La comunità nasce intorno alla figura di Gesù. Alla sua persona.

La comunità si forma intorno alla persona di Gesù alla sua chiamata e si nutre della Parola di Dio.
Gesù univa la sua comunità quella degli apostoli con la sua Parola.
Ogni giorno la comunità degli apostoli si stringeva intorno a Gesù per ascoltare la sua parola.

C’erano due livelli di nutrimento
. il primo livello era quello di Gesù che parlava in pubblico
. il secondo livello era quando in privato nel cenacolo agli apostoli Gesù approfondiva quello che aveva annunciato in pubblico.

Leggiamo in Luca (4,33-34)  Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa”

                                                                                                                                                                                                      
Dopo la resurrezione Gesù appare alla sua comunità che era riunita in una casa: La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo.>> (Gv 20. 19-22).

Gesù appare ai suoi amici, ai membri della sua comunità e trasmette a loro il suo mandato e dopo aver dato loro il mandato soffia lo spirito Santo su di loro, però non subito….
Per poter iniziare la loro missione devo aspettare che Gesù sale al Padre e questo avviene nel giorno in cui ascende al cielo.
Leggiamo in Luca: Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto».

Gesù sale al cielo e lascia la sua comunità e viene  “assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo”
Gesù sale al cielo, ma dopo aver formato i suoi fratelli di comunità, dopo averli formati alla missione che gli dà: formare altre comunità e per essere adatti a questa missione Gesù pregherà il Padre perché mandi su di loro lo stesso Spirito che lo ha sostenuto nella sua missione terrena.

Infatti leggiamo nel Vangelo di Giovanni :  Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. 33Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell'acqua mi disse: «Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo». 34E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Gesù si reca al fiume Giordano, si reca da Giovanni Battista per essere battezzato e qui mentre viene battezzato lo Spirito Santo scende su Gesù e il cielo si apre e si sente una voce che dice : Ecco il mio figlio prediletto.  E poi inizia la missione di Gesù.

Quindi Gesù chiama a sè i 12 apostoli e altri (donne e uomini) e con loro forma una comunità, dopo averli formati, istruiti e dato disposizioni precise li invia a fare ciò che ha fatto portare la Buona Novella della salvezza e formare nuove comunità, ma non intorno alla loro persona ma intorno all’annuncio di salvezza di Gesù e per fare questo il Padre con l’intercessione del Figlio invia loro lo Spirito Santo.

Quindi:
Gesù annuncia la salvezza e con la chiamata forma la comunità
Gesù forma e invia alla missione: evangelizzazione
Gesù sostiene la missione con l’invio del suo Spirito Santo

Mi sembra così lontana :
Non c'è evangelizzazione senza Effusione dello Spirito.
Non c'è effusione dello Spirito senza preghiera.
Non c'è preghiera senza comunità.
Non c'è comunità sen
za Parola di Dio.
Oppure come ho rovesciato la sequenza:
Se c’è La parola di Dio c’è la comunità
Se c’è la comunità c’è la preghiera
Se c’è la preghiera c’è l’Effusione dello Spirito
Se c’è l’Effusione delle Spirito c’è l’evangelizzazione.

Mi sembra che quanto detto nella sequenza del Big, sia un po’ diverso da quanto cui viene presentato dalla Scrittura e manca essenzialmente il centro, il promotore, l’Alpha e l’Omega, l’inizio e il fine di ogni cosa la figura di Gesù.


mercoledì 6 novembre 2019

Il coraggio di essere una Chiesa profetica

C'è una canzone di Bob Dylan, con il titolo Dio dalla nostra parte... e una canzone contro la guerra in generale,  ma c'è un passaggio che fa riferimento al genocidio degli indiani

Oh, i libri di storia lo dimostrano, raccontandolo così bene
la cavalleria caricava, gli indiani cadevano
la cavalleria caricava, gli indiani morivano
il paese era nato da poco con Dio dalla sua parte


Già, la storia del Stati Uniti è macchiata del genocidio dei popoli nativi americani i comunemente detti "indiani", questi erano in realtà popoli diversi che vivevano sparsi  in tutto il territorio che oggi è gli Stati Uniti d'America.
Una macchia indelebile nella storia più o meno gloriosa degli Stati Uniti.


Interi popoli (o Tribù) sono stati deportati dalle loro terre natie, parliamo dei Choctaw, Cherochee, Seminale, Muscogee, (Creek) Chickasaw  poi i piccoli gruppi  degli  Shawnee, Odawa, Potawatomi, Saukm e Meskwaki .

Una vera  propria pulizia etnica.


Costretti con la forza a firmare trattati di pace, furono forzati a trasferirsi dopo una lunga marcia in territori al centro dell'America, terreni poco fertili ed ostili.
Una lunga marcia, sulla via chiamata "il sentiero delle lacrime" dove migliaia di nativi americani trovarono la morte.

I territori  tolti ai nativi furono dati ai colonizzatori ...yankee s figli di europei...  questa pulizia etnica non riguarda solo gli Stati Uniti, ma in quasi tutto il continente Americano dal Canada al Cile, passando per il Centro America,
Non c'è stato del Continente Americano che non è stato toccato dalla pulizia etnica dei nativi.

Leggendo gli atti del Sinodo dell' Amazzonia, son rimasto colpito nel leggere la volontà di dare un liturgia o rito locale alla PanAmazzonia.
Ma la PanAmazzonia  non è solo l'Amazzonia che si trova in Brasile, è di fatto un vasto territorio che si allarga in ben 9 stati...  e molto di più della sola foresta brasiliana che si trova intorno al Rio delle Amazzoni.
Questo semplice atto di creare un Rito Amazzonico è un gesto politico di una certa rilevanza e importanza, perché di fatto da una identità nazionale a un popolo che è di fatto disperso in nove stati.

Gli indio amazzonici non sono più delle piccole tribù locali per la Chiesa, ma ,diventano un popolo degno di essere considerato come tale.
Tutto ciò è rivoluzionario e profetico.
Non sono più le frontiere a delimitare i popoli, ma i confini naturale della geografia, della storia e delle tradizioni.
Quindi questo popolo disperso nella foresta Amazzonica è di fatto un popolo e li unisce oltre lo stile di vita, una ipotetica lingua,  la vita nella foresta.. anche un unico culto verso l'unico Dio.

Il rito religioso li rende popolo.... degno di dignità alla pari delle altre nazioni e il loro territorio l'Amazzonia è la loro casa, la loro terra e la loro nazione e nessun altro ha diritto di proprietà e potere.

Il gesto rivoluzionario della Chiesa  è quello di dire che la terra è di chi l'abita, la coltiva, la protegge e l'ama e non degli speculatori, affaristi e capitalisti che intendono distruggerla  (come hanno fatto in passato e fanno nel presente ) tutto per fare soldi ad ogni costo.
Questo è un primo gesto riparatore della Chiesa verso i popoli che sono stati violentati in passato.

Studiando la storia dell'Argentina, sono rimasto colpito, come anche loro si sono comportati come gli yankee s del nord.
Migliaia di Indio della Patagonia furono trucidati e spinti verso regioni inospitali è questo lo scoperto leggendo Borges,  il suo libro L'Aleph, un testo del 1949.
Nel suo romanzo Borges parla delle guerre Indio-argentine e di certi suoi eroi o vittime.
Incuriosito sono andato a leggere di queste guerre.... 
Inutile dire che il risultato finale era quella di cacciare via gli indio o nativi americani che vivevano nella Patagonia, togliere loro i territori da ridistribuire ai conquistatori e invasori figli degli europei.
Fu un vero e proprio genocidio di massa, quei pochi che non furono uccisi finirono come schiavi nelle fazenda.

Penso che questa pagina nera, macchiata di sangue innocente degli indio sud americani, viva nella coscienza di Papa Francesco e questo Sinodo dell'Amazzonia voglia : 

  • sia dare giustizia a ciò che resta dei veri padroni dell'America 
  • che salvare un popolo che potrebbe scomparire con l'avanzare della cosiddetta civiltà.
Questo potrebbe essere il prima passo di ridisegnare la geografia dei popoli e dare una "dignità a popolo" ai curdi, ai tirolesi, ai baschi e tanti altri popoli oggi oppressi e dispersi.




martedì 5 novembre 2019

Un prete, un disabile e la donna con l'ombrello

Sono circa le sette, di un fine ottobre.
La messa è finita da alcuni minuti.
Piove a dirotto, come se dice a Roma: l'acqua scende come Dio comanna, ossia piove tantissimo.
Aspetto alcuni minuti sulla porta della Chiesa, la mia macchina è distante una decina di metri.
Aspetto che spiova un po'.
Mi raggiunge sulla porta della chiesa il sacerdote che ha celebrato la messa, scambiamo due parole, scherzando gli dico: "poteva allungare la messa fino alla fine della pioggia?"
Ridendo mi  risponde il sacerdote: era una idea.

Della decina di persone che aspettavano con me sulla porta, alcune decidono di avventurarsi, ormai l'acquazzone è diventata una pioggerellina.
Rimaniamo sulla porta in attesa che spiova del tutto, il sottoscritto (tutti sapete che sono disabile) il prete e un altra signora o forse due.
Ci raggiunge sulla porta una signora che è addetta alla cura dell'altare, ha con se un ombrello, come si accosta a noi alza lo sguardo verso il prete, dico alza, perché la signora è alta un metro e mezzo e il sacerdote quasi un metro e novanta e gli dice: Padre vuole che l'accompagno alla macchina?

Il prete, che mi conosce abbastanza, prima declina, ma visto che la signora insiste, accetta. La signora apre l'ombrello e distendendo il braccio cerca di coprire il sacerdote e via verso la macchina.
E io penso.... passo di là un sacerdote, e poi passo un levita... che faccio aspetto un samaritano o mi avvio versò l'auto?

Come si è rattristato il mio cuore, l'assenza dello sguardo verso il povero, perché il povero non è solo chi è senza soldi, ma anche chi ha la vita difficile.
Ma quello che più mi rattrista è che coloro che parlano di misericordia, di attenzione verso il povero... sono poi i primi ad essere ciechi e non vedere.