Essere presenti là dove si è scomodi con una testimonianza vera

venerdì 29 novembre 2013

i danni dello spinello





Nell’opuscolo “Cannabis & Spinello. Dieci consigli per non perdere la testa e a volte la vita” dello psicanalista Claudio Risé sono stati sintetizzati in dieci punti i danni causati dalla cannabis: 
 


1. Non è una droga leggera e produce dipendenza
2.  Nuoce al corpo con disturbi seri a tutti gli apparati
3.  Danneggia il cervello
4. Causa disturbi mentali
5. Può portare all’overdose e uccidere
6. 6. Deteriora le relazioni con gli altri
7. È pericolosa alla guida
8. Favorisce le organizzazioni criminali dedite al guadagno
9. Rovina la carriera scolastica e professionale
10. Ci costa economicamente per cure e trattamento.

giovedì 28 novembre 2013

Primavalle o Balduina



In un comunicato, di un assessore municipale,  leggo:  Gruppo Vigili Urbani – Balduina.
Il mio primo pensiero è,  che oltre il vecchio gruppo abbiamo un nuovo gruppo di vigili urbani nel municipio.
Allora domando ad un mio amico vigile: “dove è collocato il nuovo gruppo?”
Lui mi risponde: “quale nuovo gruppo?”
“Il gruppo Vigili Urbani  Balduina”, insisto io.
È sempre il nostro di via Borromeo, solo che adesso si chiama Gruppo Balduina.

Allora il Municipio si chiama: Roma XIV Monte Mario;  il gruppo è collocato nel cuore dello storico e forse più antico nucleo abitativo del municipio, ossia Primavalle… ma il gruppo si chiama Balduina?
Il gruppo è inserito in una realtà storica particolare, ma prende il nome di un altro quartiere che dista dalla sede almeno 5 km in linea d’aria
Quale logica in tutto ciò.

Il nome non rispecchia il municipio con il quale si identifica, non s’identifica con il quartiere nel quale è inserito.. ma allora perché chiamarsi Balduina..
È più fico?
E più chic?
E più snob?
Non si identifica con un quartiere non proprio “in”?
Non ci sono parole davanti a questa scelta…. come cittadino di Primavalle mi sento offeso da questa scelta che prende le distanze….

lunedì 11 novembre 2013

Vita da disabile... Budapest



Scrivo molto delle mie disavventure da disabile nei miei viaggi.. oggi vi voglio parlare del mio viaggio in Ungheria… precisamente a Budapest, un dramma per un povero disabile come me.
All’aeroporto tutto facile, tutto in piano, comodo e largo. Anche prendere il bus, il 200E, come bere un bicchiere d’acqua, il gradino del marciapiede è al livello del bus… incredibile.
Il problema nasce quando si scende dal bus per andare a prendere la metro.. ops..   l’Underground. Sali e scendi per le scale, perché la stazione non è provvista di scale mobile e neanche di ascensori.
Dopo fatta una bella rampa di scale in salita, perché il treno al suo capolinea è al primo piano, un addetto ci dice che la linea è sospesa, e allora scendi, sali e riscendi per andare a prendere un bus, che sostituisce temporaneamente l’underground chiuso non so per quale motivo.
Ma giunto in albergo, scopro che non ci sono stanze il cui bagno è attrezzato per disabile, ma questo conta poco, ma in altri alberghi mi è sempre stato chiesto se necessitavo di una stanza con il bagno attrezzato, ma questo per me conta poco.
I problemi nascono quando vado a passeggio o alla scoperta della città  di Budapest. La maggior parte delle stazioni della metro o dell’Underground, come la chiamano da questi parti, sono sprovviste sia di scale mobile, ma anche del semplice ascensore, per un disabile in carrozzella l’underground è tabù.
In quelle poche stazioni attrezzate di scale mobile il problema è salirci, visto che girano a grande velocità. Anche i normodotati hanno qualche timore nel prenderle, figurarsi un disabile.
Così per salire su di esse  in sicurezza ho dovuto mettere in atto con i figli e moglie una strategia particolare, i figli davanti a creare il vuoto, poi, io mi poggiavo sul corrimano, mi facevo trasportare per un breve tratto   fino a scendere delicatamente sul gradino in movimento, mentre la mia povera moglie bloccava il traffico dietro di me…
Abbiamo chiesto visto che no ci sono ascensori, come faceva un carrozzato a prendere la il treno dell’underground, la risposta è stata semplice giù per la scala mobile.
Prendere il tram è ancora è più difficile, la porta d’accesso era stretta sia in larghezza che in profondità, il gradino stretto o mettevo il piedi o ci poggiavo le stampelle un impresa… 
Per non parlare dei bagni pubblici, nei vari bagni che ho utilizzato non c’è ne uno attrezzati per disabili.
Anche visitare i musei è stata un impresa. Tranne il parlamento anche se per scendere ho utilizzato un montacarichi di servizio, utilizzato dagli addetti che lavorano nello stabile, che lo utilizzano per il trasporto merci per gli altri è sempre stata un impresa.

Per visitare il Museo Storico Ungherese, per arrivare alla biglietteria, ho dovuto scalare un bella rampa di scale di un trentina di gradini, poi una volta dentro fatto il biglietto, un gentilissima ragazza mi ha accompagnato a prendere un ascensore  per salire al piano del museo, peccato che per prendere l’ascensore bisognava  superare altre due piccole rampe di scalini (due o tre gradini). Per un disabile in carrozzella impossibile entrare. Per scendere poi.... non c'era nessuno a cui chiedere come prendere l'ascensore, e allora giù per un bel scalone ottocentesco.

La stessa cosa per visitare la Basilica di Santo Stefano o per potere prendere il vaporetto e vedere la città dal Danubio… tutti posti tabù per chi è disabile…

Però la città è bella, piacevole e per certi aspetti molto romantica… e poi tutte le volte, ma dico tutte le volte che ho preso ho l’underground o il tram un ungherese si è alzato per lascarmi il suo posto… grande segno civiltà.. in un città difficile per i disabili.


Accidenti Roma mia… come sei avanti per certi aspetti….




mercoledì 30 ottobre 2013

Avanti tutta.. verso un nuovo centro destra

Un fine settimana di riflessione politica

Un fine settimana all’insegna delle grandi manovre politiche.
Tanti leader si sono mossi per mettere in moto le loro macchine elettorali, in vista delle prossime elezioni sicure, quelle per Europa 2014.Ma no solo, sappiamo bene che tutto il mondo politico italiano è con il fiato sospeso in attesa del giudizio su Berlusconi… dovrà lasciare la sua poltrona in Senato? Cadrà il governo? Andremo alle elezioni.
C’è da preparare una campagna elettorale in vista delle
consultazioni europee, ma c’è da pensare ad un futuro prossimo, il post Berlusconi.
Mentre i leader della sinistra italiana sono impegnati in quello che sarà il dopo Epifani, nella sfida tra i vari candidati alla poltrona di Segretario dei PD.
Così Renzi a Firenze inizia il suo cammino di avvicinamento alla leadership del partito, con il convegno alla Leopolda, e gli altri candidati rossi, rosa e sbiaditi  mettono a fuoco le loro strategie a destra si muovono i vari leader alla ricerca di una nuove strategie, alleanze e progetti…
A Castelunuvo di Farfa si è tenuto un incontro tra vari leader della destra impegnati in quello che è chiamato “Officina Italia”. Progetto, lanciato dalla Meloni occasione della manifestazioni giovanile dei ragazzi di Atreju.
Un progetto ambizioso, riunire in un unico SOGGETTO POLITICO, le varie realtà della destra italiana, per una politica di rilancio in antitesi alla sinistra, in una politica nazionale bipolare, in cui due realtà politiche forti si contrappongono democraticamente alla guida del paese.
In un ambiente carico di storia, nell’Abbazia di Farfa, si è tenuto un convegno animato da “Idee + Popolari” che è idealmente una delle tappe di transizione il cui fine è la  realizzazione del nuovo “progetto politico”  che dovrebbe prendere vita nei prossimi mesi.
Tre, sono state a mio avviso, le linee forti di questo convegno che mi piace sottolineare e condividere:
·        Un centro destra autonomo da Berlusconi.
·        Un centro destra alla ricerca di una nuova ricetta economica per l’Italia.
·        Un Italia che sappia stare a testa alta nei confronti dell’Europa.
Un centro destra autonomo da Berlusconi.
Pur nominato poco, il fantasma del cavaliere aleggiava sull’assemblea, più volte è stato più volte criticato, nei due giorni di convegno,  non per i suoi problemi giudiziari o di stile di vita personale, ma esclusivamente sul piano politico, sulle scelte fatte in passato che non sono risultate vincenti alla prova dei fatti e del tempo.
Quello che Berlusconi poteva rappresentare agli inizi della sua vita politica, ma anche in tempi più recenti era una speranza di cambiamento, che purtroppo non c’è stata, promessa sfiorita tragicamente in questi ultimi due anni. Oggi più di ieri, c’è bisogno di un cambiamento a destra, nel centro-destra.
È impellente trovare un nuovo leader, un nuovo programma di cambiamento politico e sociale. Ridare fiducia e speranza a tutto il popolo italiano, sia che siano giovani, o anziani, operai o imprenditori, l’Italia ha bisogno di qualcosa di  nuovo che sappia dare nuova speranza.
La destra ha bisogno di ringiovanimento. Riportare l’entusiasmo politico nei giovani dandogli al giusta responsabilità sapendogli indicare una strada precisa e onesta da seguire.


Un centro destra alla ricerca di una nuova ricetta economica per l’Italia.
Come il “Mondo pesa sulle spalle di Atlante”, il titano mitologico sulle cui spalle si poggia il mondo, così il pesante fardello della crisi italiana era presente negli animi di chi era al convegno.
Non si può parlare di futuro se non si affronta il problema della crisi economica, una crisi che si sta facendo ogni giorno più pressante e pesante. Una crisi che toglie speranza e futuro.
Molti hanno ricette per uscire da questa crisi, e se ne è parlato in questa fase: rilanciare il mondo del lavoro trovare il modo di portare soldi nelle tasche dei lavoratori, ma principalmente c’è bisogno di difendere il lavoro italiano, le fabbriche italiane, gli imprenditori italiani. La crisi mondiali spinge gli squali del mondo della finanza e del mondo del lavoro mondiale, ad andare a sbranare chi tentenna, chi è in sofferenza, il motto “morte tua vita mia”, per loro è vangelo. Non c’è più tempo di attese, c’è bisogno di mettere in piedi politiche di difesa del lavoro italiano. Non è tempo di svendere è tempo di rilanciare l’attività del mondo del lavoro con politiche forti e decise.

Un Italia che sappia stare a testa alta nei confronti dell’Europa
Un tema molto sentito e molto applauditi sono stati i vari passaggi sul rapporto Italia -  Europa.
Chiaramente, l’assemblea ha fatto sentire il suo umore, ai vari relatori che si sono avvicendati sul palco, particolarmente nei confronti dell’Europa.
Per certi aspetti, l’assemblea considera l’Europa co-responsabile, con altri fattori e realtà, della crisi economica italiana, l’assemblea ha manifestato di non gradire un Italia asservita all’Europa e nello specifico alla Germania.
Applauditissimi sono stati, sia Rampelli che Crosetto, nei loro passaggi in cui attaccavano la politica europea nei confronti dell’Italia, ma anche l’atteggiamento da “servo della gleba” di alcuni politici italiani nei confronti dell’istituzioni di Bruxells.
L’ Europa è nata dal sogno di grandi politici: l’italiano De Gasperi, il tedesco Adenauer, e il francese Schuman. Un progetto iniziato all’indomani della guerra mondiale, il cui sogno era più nessuna guerra in EUROPA.
Il loro sogno, era la pace, l’armonia e la fratellanza dei popoli europei, un società di nazioni capaci di mettere in piedi politiche di auto sostegno e collaborazione, l’abbattimento delle frontiere affinché ci sia libertà di circolazioni di popoli e ricchezze.
Non credo che sia questa l’Europa odierna che sognavano i padri fondatori.   Dove gli stati sono prigionieri dei conti dello stato, delle politiche finanziarie e dei poteri forti quali: banche, assicurazioni e borse.
Ma… prima dovremmo ripartire da un punto: ricostruire il senso di appartenenza ad uno stato, poi la ricerca di pace e armonia e fratellanza tra i popoli … e solo come ultimo atto una finanza comune.

Nel convegno, che per sommi capi, ho avuto l’impressione che c’ erano chiari degli imput, delle indicazioni programmatiche molto forti.

 I fantasmi aleggiano nell'Abbazia
Ci sono però dei fantasmi da esorcizzare, il fantasma di Berlusconi, il fantasma di Casini e di Fini.
Del primo dobbiamo aspettare cosa deciderà il parlamento, degli altri due è necessario prendere coscienza che il loro spirito aleggia su un probabile centro-destra.
Bisogna prendere bene le distanze, da personaggio che si pone come l’unico propositore o interlocutore del centro, colui che vuol far  credere che in quella zona del parlamento nulla si muove che lui non voglia, bisognerà scalzarlo da quella posizione preminente o almeno sapersi mettere la suo fianco per una nuova proposta di centro. Portare i centristi a ragionare in considerazione del suo fallimento politico, della sua sconfitta elettorale e della pessima fine della “Lista Civica Monti”.
L’elettorato di centro in questo momento è disorientato, ed è tirato di qua e la per la manica all’interno di schieramenti dei quali non ne condivide appieno l’  idee  i progetti, ma non riesce neanche più a identificarsi con quelli che sono stati i leader storici del centro, i vari Casini, Buttiglione e altri.
Ci vuole coraggio di rimettere in piedi una politica sociale, economica e di amministrazione locale, che abbia al suo centro il valore puro del cristianesimo.
Poi c’è l’altro grande fantasma della destra, Gianfranco Fini, il quale dovrebbe essere recuperato in vista dei nostalgici di An e Msi, ma anche per il suo merito di aver preso una posizione anti Berlusconi, in tempi non sospetti, che ha pagato sulla pelle. Un uomo di una correttezza politica, non priva di errori, ma per certi aspetti corretta e onesta. Inoltre il suo recupero politico di grande saggio metterebbe in mostra un bel programma inclusivo per un grande e forte onesto centro destra.

La strada è ancora lunga.. ma un bel pezzo di strada è già stato fatto.


martedì 29 ottobre 2013

Contraddizioni a sinistra....



Spaparanzato in poltrona vedo la tv.


Al telegiornale viene data notizia, che il capo del governo, Letta, ha dato lettura al Camera dei Deputati, la tanta attesa legge finanziaria, la legge di stabilità. È un primo passaggio per essere approvata dai due rami del parlamento.

Dopo la notizia, nei tg, come è consuetudine viene data la parola ai vari esponenti dei partiti, dei sindacati, delle parti sociali, della stampa, dei partecipanti ai vari talkshow politici. Ognuno ha la sua idea sulla legge in discussione.

Siamo ormai nell’era del “chiacchiericcio mediatico”, ogni notizia entra nel trituratore mediatico delle televisioni e delle radio, dove ad un ritmo forsennato si alterano nei loro commenti  centinaia di personaggi più o meno credibili.
Ogni notizia di una certa rilevanza, che sia di politica o sportiva, sindacale o di semplice cronaca, qualora attiri l’attenzione dei media, diventa l’argomento principale del momento e tutti ne parlano, tutti ci tengono a dare il loro commento, triturando l’argomento in un “chiacchiericcio mediatico” che dà l’impressione dell’approfondimento, ma tutto invece rimane racchiuso nella superficialità della semplice notizia ri-commentata centinaia di volte da voci diverse.
Tra i vari esponenti politici apparsi in successione a commentare la legge di stabilità c’è ne sono stati due che mi hanno colpito particolarmente.
Il primo è stato Epifani e l’altro è stata la Camusso.
Un piccolo excursus, Epifani prima di diventare un leader politico è stato a capo della CGIL, della quale era segretario generale. Dopo tanti anni di appartenenza ad una lobby potente come quella del sindacato, che si prefigge come obiettivo primario la difesa della classe operaia, si dimesso, ed è stato eletto successivamente: Segretario del PD.
Quindi, dopo tanti anni di militanza nel sindacato, dove da semplice iscritto è arrivato fino in cima, alla poltrona più prestigiosa quella del Segretario Generale, dovrebbe avere una “forma mentis”, tale che leggere una finanziaria,  in cui le parti sociali più deboli, tra le quali la classe operaia, non vi sono tutelate, anzi sono subissate di nuove tasse e vessazioni dovrebbe far si che scattano dei meccanismi automatici di protesta, e non accettare la legge in questione.Dopo anni di militanza e di governo come “leader maximo”, Epifani,  lascia il suo posto alla Camusso, donna sindacalista che come il suo predecessore, dalla semplice militanza arriva sulla poltrona del Segretario Generale, dopo aver occupato le varie poltrone delle varie segreterie di governo del sindacato.
Così io semplice popolano e poco popolare, mi aspetto da questi due esponenti della sinistra, che hanno la stessa formazione e cultura sindacale e politica, un risposta univoca, specialmente nei confronti  della “legge di stabilità” in discussione che penalizza ancora una volta i lavoratori, con tasse e poco sviluppo.
Ascolto Epifani che si congratula con l’operato del governo, affermando che è una buona legge, anche se nella discussione nelle camere può essere ancora migliorata, il senso delle sue parole: “Credo che sia una manovra che vada apprezzata e credo che possa essere migliorata nel passaggio parlamentare e anche nel corso dell'anno”.
Dopo di lui appare in tv la Camusso la quale afferma il contrario del suo predecessore, che è una pessima legge, e a va oltre, affermando che il sindacato scenderà il piazza contro la “legge di stabilità”.

OH cavolo!!!

Due atteggiamenti discordanti. Come è possibile che due esponenti della sinistra che dovrebbero avere lo stesso ruolo di difesa della classe operaia, che dovrebbero avere una sintonia di pensiero, grazie alla formazione politica-sindacale della stessa estrazione, abbiano due pareri cosi discordanti?

Qui non si parla di interpretare una legge, ma di capire quale impatto può avere questa legge di stabilita nei confronti dei lavoratori, e allora come si possono avere due pareri così cotrastanti?

Rimango e sono tuttora allibito!!!

Ma come può un lavoratore avere fiducia in un sinistra i ci esponenti principali non parlano più la stessa lingua? Che non riesce più ad esprimersi con un sola voce, intorno ad un idea forte e non contrattabile?


Quanto sono lontano questi uomini della sinistra italiana, questi politici di oggi, dai Togliatti, Berlinguer, Paglietta e altri grandi della sinistra italiana, dei quali l’ultimo esponente è Napolitano.
Quando ero ragazzo, mai due esponenti della sinistra, del vecchio PCI e del CGIL avrebbero espresso pareri contrastanti in tale misura. C’era un uniformità di pensiero e di azione. E questo non deve essere visto come una mancanza di democrazia, ma un “modus operandi” che dava indicazioni precise.
Ma quale è la posizione della sinistra nei confronti lavoratori della classe operaia.
Questa sinistra in cui la mano destra non sa cosa fa la sinistra ed entrambe sono staccate dal corpo, sa ancora parlare alla classe operaia? Una classe operaia che nella sua maggioranza non parla più italiano, ma rumeno, polacco, hindi, swahili e chissà quale altra lingua straniera. Una classe operaia che vive da anni uno stato di abbandono e di desolazione da parte dei sindacati.

Ormai oggi i sindacati vivono di luce propria, lontano dai problemi dei lavoratori e del mondo del lavoro. Non è un caso che molte volte gli operai prendano iniziative al di fuori delle realtà sindacali, arrivando a ripudiare i sindacalisti di settore.
La sinistra oggi ha abbandonato la lotta di classe, la lotta operaia e si avventurata sulla strada delle battaglie ideologiche e di etica sociale, cose che poco hanno a che fare con le classi più deboli, il cui problema è ancora oggi sopravvivere.
La sinistra deve tornare al parlare un linguaggio antico, con parole moderne.. ma fondamentalmente ad una sola voce.