Essere presenti là dove si è scomodi con una testimonianza vera

mercoledì 30 ottobre 2013

Avanti tutta.. verso un nuovo centro destra

Un fine settimana di riflessione politica

Un fine settimana all’insegna delle grandi manovre politiche.
Tanti leader si sono mossi per mettere in moto le loro macchine elettorali, in vista delle prossime elezioni sicure, quelle per Europa 2014.Ma no solo, sappiamo bene che tutto il mondo politico italiano è con il fiato sospeso in attesa del giudizio su Berlusconi… dovrà lasciare la sua poltrona in Senato? Cadrà il governo? Andremo alle elezioni.
C’è da preparare una campagna elettorale in vista delle
consultazioni europee, ma c’è da pensare ad un futuro prossimo, il post Berlusconi.
Mentre i leader della sinistra italiana sono impegnati in quello che sarà il dopo Epifani, nella sfida tra i vari candidati alla poltrona di Segretario dei PD.
Così Renzi a Firenze inizia il suo cammino di avvicinamento alla leadership del partito, con il convegno alla Leopolda, e gli altri candidati rossi, rosa e sbiaditi  mettono a fuoco le loro strategie a destra si muovono i vari leader alla ricerca di una nuove strategie, alleanze e progetti…
A Castelunuvo di Farfa si è tenuto un incontro tra vari leader della destra impegnati in quello che è chiamato “Officina Italia”. Progetto, lanciato dalla Meloni occasione della manifestazioni giovanile dei ragazzi di Atreju.
Un progetto ambizioso, riunire in un unico SOGGETTO POLITICO, le varie realtà della destra italiana, per una politica di rilancio in antitesi alla sinistra, in una politica nazionale bipolare, in cui due realtà politiche forti si contrappongono democraticamente alla guida del paese.
In un ambiente carico di storia, nell’Abbazia di Farfa, si è tenuto un convegno animato da “Idee + Popolari” che è idealmente una delle tappe di transizione il cui fine è la  realizzazione del nuovo “progetto politico”  che dovrebbe prendere vita nei prossimi mesi.
Tre, sono state a mio avviso, le linee forti di questo convegno che mi piace sottolineare e condividere:
·        Un centro destra autonomo da Berlusconi.
·        Un centro destra alla ricerca di una nuova ricetta economica per l’Italia.
·        Un Italia che sappia stare a testa alta nei confronti dell’Europa.
Un centro destra autonomo da Berlusconi.
Pur nominato poco, il fantasma del cavaliere aleggiava sull’assemblea, più volte è stato più volte criticato, nei due giorni di convegno,  non per i suoi problemi giudiziari o di stile di vita personale, ma esclusivamente sul piano politico, sulle scelte fatte in passato che non sono risultate vincenti alla prova dei fatti e del tempo.
Quello che Berlusconi poteva rappresentare agli inizi della sua vita politica, ma anche in tempi più recenti era una speranza di cambiamento, che purtroppo non c’è stata, promessa sfiorita tragicamente in questi ultimi due anni. Oggi più di ieri, c’è bisogno di un cambiamento a destra, nel centro-destra.
È impellente trovare un nuovo leader, un nuovo programma di cambiamento politico e sociale. Ridare fiducia e speranza a tutto il popolo italiano, sia che siano giovani, o anziani, operai o imprenditori, l’Italia ha bisogno di qualcosa di  nuovo che sappia dare nuova speranza.
La destra ha bisogno di ringiovanimento. Riportare l’entusiasmo politico nei giovani dandogli al giusta responsabilità sapendogli indicare una strada precisa e onesta da seguire.


Un centro destra alla ricerca di una nuova ricetta economica per l’Italia.
Come il “Mondo pesa sulle spalle di Atlante”, il titano mitologico sulle cui spalle si poggia il mondo, così il pesante fardello della crisi italiana era presente negli animi di chi era al convegno.
Non si può parlare di futuro se non si affronta il problema della crisi economica, una crisi che si sta facendo ogni giorno più pressante e pesante. Una crisi che toglie speranza e futuro.
Molti hanno ricette per uscire da questa crisi, e se ne è parlato in questa fase: rilanciare il mondo del lavoro trovare il modo di portare soldi nelle tasche dei lavoratori, ma principalmente c’è bisogno di difendere il lavoro italiano, le fabbriche italiane, gli imprenditori italiani. La crisi mondiali spinge gli squali del mondo della finanza e del mondo del lavoro mondiale, ad andare a sbranare chi tentenna, chi è in sofferenza, il motto “morte tua vita mia”, per loro è vangelo. Non c’è più tempo di attese, c’è bisogno di mettere in piedi politiche di difesa del lavoro italiano. Non è tempo di svendere è tempo di rilanciare l’attività del mondo del lavoro con politiche forti e decise.

Un Italia che sappia stare a testa alta nei confronti dell’Europa
Un tema molto sentito e molto applauditi sono stati i vari passaggi sul rapporto Italia -  Europa.
Chiaramente, l’assemblea ha fatto sentire il suo umore, ai vari relatori che si sono avvicendati sul palco, particolarmente nei confronti dell’Europa.
Per certi aspetti, l’assemblea considera l’Europa co-responsabile, con altri fattori e realtà, della crisi economica italiana, l’assemblea ha manifestato di non gradire un Italia asservita all’Europa e nello specifico alla Germania.
Applauditissimi sono stati, sia Rampelli che Crosetto, nei loro passaggi in cui attaccavano la politica europea nei confronti dell’Italia, ma anche l’atteggiamento da “servo della gleba” di alcuni politici italiani nei confronti dell’istituzioni di Bruxells.
L’ Europa è nata dal sogno di grandi politici: l’italiano De Gasperi, il tedesco Adenauer, e il francese Schuman. Un progetto iniziato all’indomani della guerra mondiale, il cui sogno era più nessuna guerra in EUROPA.
Il loro sogno, era la pace, l’armonia e la fratellanza dei popoli europei, un società di nazioni capaci di mettere in piedi politiche di auto sostegno e collaborazione, l’abbattimento delle frontiere affinché ci sia libertà di circolazioni di popoli e ricchezze.
Non credo che sia questa l’Europa odierna che sognavano i padri fondatori.   Dove gli stati sono prigionieri dei conti dello stato, delle politiche finanziarie e dei poteri forti quali: banche, assicurazioni e borse.
Ma… prima dovremmo ripartire da un punto: ricostruire il senso di appartenenza ad uno stato, poi la ricerca di pace e armonia e fratellanza tra i popoli … e solo come ultimo atto una finanza comune.

Nel convegno, che per sommi capi, ho avuto l’impressione che c’ erano chiari degli imput, delle indicazioni programmatiche molto forti.

 I fantasmi aleggiano nell'Abbazia
Ci sono però dei fantasmi da esorcizzare, il fantasma di Berlusconi, il fantasma di Casini e di Fini.
Del primo dobbiamo aspettare cosa deciderà il parlamento, degli altri due è necessario prendere coscienza che il loro spirito aleggia su un probabile centro-destra.
Bisogna prendere bene le distanze, da personaggio che si pone come l’unico propositore o interlocutore del centro, colui che vuol far  credere che in quella zona del parlamento nulla si muove che lui non voglia, bisognerà scalzarlo da quella posizione preminente o almeno sapersi mettere la suo fianco per una nuova proposta di centro. Portare i centristi a ragionare in considerazione del suo fallimento politico, della sua sconfitta elettorale e della pessima fine della “Lista Civica Monti”.
L’elettorato di centro in questo momento è disorientato, ed è tirato di qua e la per la manica all’interno di schieramenti dei quali non ne condivide appieno l’  idee  i progetti, ma non riesce neanche più a identificarsi con quelli che sono stati i leader storici del centro, i vari Casini, Buttiglione e altri.
Ci vuole coraggio di rimettere in piedi una politica sociale, economica e di amministrazione locale, che abbia al suo centro il valore puro del cristianesimo.
Poi c’è l’altro grande fantasma della destra, Gianfranco Fini, il quale dovrebbe essere recuperato in vista dei nostalgici di An e Msi, ma anche per il suo merito di aver preso una posizione anti Berlusconi, in tempi non sospetti, che ha pagato sulla pelle. Un uomo di una correttezza politica, non priva di errori, ma per certi aspetti corretta e onesta. Inoltre il suo recupero politico di grande saggio metterebbe in mostra un bel programma inclusivo per un grande e forte onesto centro destra.

La strada è ancora lunga.. ma un bel pezzo di strada è già stato fatto.


martedì 29 ottobre 2013

Contraddizioni a sinistra....



Spaparanzato in poltrona vedo la tv.


Al telegiornale viene data notizia, che il capo del governo, Letta, ha dato lettura al Camera dei Deputati, la tanta attesa legge finanziaria, la legge di stabilità. È un primo passaggio per essere approvata dai due rami del parlamento.

Dopo la notizia, nei tg, come è consuetudine viene data la parola ai vari esponenti dei partiti, dei sindacati, delle parti sociali, della stampa, dei partecipanti ai vari talkshow politici. Ognuno ha la sua idea sulla legge in discussione.

Siamo ormai nell’era del “chiacchiericcio mediatico”, ogni notizia entra nel trituratore mediatico delle televisioni e delle radio, dove ad un ritmo forsennato si alterano nei loro commenti  centinaia di personaggi più o meno credibili.
Ogni notizia di una certa rilevanza, che sia di politica o sportiva, sindacale o di semplice cronaca, qualora attiri l’attenzione dei media, diventa l’argomento principale del momento e tutti ne parlano, tutti ci tengono a dare il loro commento, triturando l’argomento in un “chiacchiericcio mediatico” che dà l’impressione dell’approfondimento, ma tutto invece rimane racchiuso nella superficialità della semplice notizia ri-commentata centinaia di volte da voci diverse.
Tra i vari esponenti politici apparsi in successione a commentare la legge di stabilità c’è ne sono stati due che mi hanno colpito particolarmente.
Il primo è stato Epifani e l’altro è stata la Camusso.
Un piccolo excursus, Epifani prima di diventare un leader politico è stato a capo della CGIL, della quale era segretario generale. Dopo tanti anni di appartenenza ad una lobby potente come quella del sindacato, che si prefigge come obiettivo primario la difesa della classe operaia, si dimesso, ed è stato eletto successivamente: Segretario del PD.
Quindi, dopo tanti anni di militanza nel sindacato, dove da semplice iscritto è arrivato fino in cima, alla poltrona più prestigiosa quella del Segretario Generale, dovrebbe avere una “forma mentis”, tale che leggere una finanziaria,  in cui le parti sociali più deboli, tra le quali la classe operaia, non vi sono tutelate, anzi sono subissate di nuove tasse e vessazioni dovrebbe far si che scattano dei meccanismi automatici di protesta, e non accettare la legge in questione.Dopo anni di militanza e di governo come “leader maximo”, Epifani,  lascia il suo posto alla Camusso, donna sindacalista che come il suo predecessore, dalla semplice militanza arriva sulla poltrona del Segretario Generale, dopo aver occupato le varie poltrone delle varie segreterie di governo del sindacato.
Così io semplice popolano e poco popolare, mi aspetto da questi due esponenti della sinistra, che hanno la stessa formazione e cultura sindacale e politica, un risposta univoca, specialmente nei confronti  della “legge di stabilità” in discussione che penalizza ancora una volta i lavoratori, con tasse e poco sviluppo.
Ascolto Epifani che si congratula con l’operato del governo, affermando che è una buona legge, anche se nella discussione nelle camere può essere ancora migliorata, il senso delle sue parole: “Credo che sia una manovra che vada apprezzata e credo che possa essere migliorata nel passaggio parlamentare e anche nel corso dell'anno”.
Dopo di lui appare in tv la Camusso la quale afferma il contrario del suo predecessore, che è una pessima legge, e a va oltre, affermando che il sindacato scenderà il piazza contro la “legge di stabilità”.

OH cavolo!!!

Due atteggiamenti discordanti. Come è possibile che due esponenti della sinistra che dovrebbero avere lo stesso ruolo di difesa della classe operaia, che dovrebbero avere una sintonia di pensiero, grazie alla formazione politica-sindacale della stessa estrazione, abbiano due pareri cosi discordanti?

Qui non si parla di interpretare una legge, ma di capire quale impatto può avere questa legge di stabilita nei confronti dei lavoratori, e allora come si possono avere due pareri così cotrastanti?

Rimango e sono tuttora allibito!!!

Ma come può un lavoratore avere fiducia in un sinistra i ci esponenti principali non parlano più la stessa lingua? Che non riesce più ad esprimersi con un sola voce, intorno ad un idea forte e non contrattabile?


Quanto sono lontano questi uomini della sinistra italiana, questi politici di oggi, dai Togliatti, Berlinguer, Paglietta e altri grandi della sinistra italiana, dei quali l’ultimo esponente è Napolitano.
Quando ero ragazzo, mai due esponenti della sinistra, del vecchio PCI e del CGIL avrebbero espresso pareri contrastanti in tale misura. C’era un uniformità di pensiero e di azione. E questo non deve essere visto come una mancanza di democrazia, ma un “modus operandi” che dava indicazioni precise.
Ma quale è la posizione della sinistra nei confronti lavoratori della classe operaia.
Questa sinistra in cui la mano destra non sa cosa fa la sinistra ed entrambe sono staccate dal corpo, sa ancora parlare alla classe operaia? Una classe operaia che nella sua maggioranza non parla più italiano, ma rumeno, polacco, hindi, swahili e chissà quale altra lingua straniera. Una classe operaia che vive da anni uno stato di abbandono e di desolazione da parte dei sindacati.

Ormai oggi i sindacati vivono di luce propria, lontano dai problemi dei lavoratori e del mondo del lavoro. Non è un caso che molte volte gli operai prendano iniziative al di fuori delle realtà sindacali, arrivando a ripudiare i sindacalisti di settore.
La sinistra oggi ha abbandonato la lotta di classe, la lotta operaia e si avventurata sulla strada delle battaglie ideologiche e di etica sociale, cose che poco hanno a che fare con le classi più deboli, il cui problema è ancora oggi sopravvivere.
La sinistra deve tornare al parlare un linguaggio antico, con parole moderne.. ma fondamentalmente ad una sola voce.

giovedì 17 ottobre 2013

Tutto sto baccano per un funerale....



Mi riesce difficile capire un sacco di cose. Non riesco a capire un sacco di cose introno alla morte di Erich Priebke.

Perché ci hanno tenuto tanto, i familiari o chi per loro, a far sapere che era morto?
Cosa si voleva ottenere nell’annunciare la sua morte. Ma dove sono i familiari?
Intervistato il figlio che si trova in Argentina, e che non ha nessuna voglia di venire in Italia per il funerale del padre,  ha detto che poco gli interessa dove sarà sepolto il padre, possono anche seppellirlo in  Israele.
Ma non potevano seppellirlo in forma privata in qualche piccolo paesino, in modo quasi anonimo. C’era bisogno di scatenare tutto questo chiasso mediatico.
Non riesco quindi a capire chi gestisce gli affari di Priebke, tutto questo risalto. Cosa ci guadagna?

La chiesa di Roma, ha detto di no alla funzione funebre con il rito cattolico, e non c’è bisogno di ricordare che il Vescovo di Roma è Papa Francesco.  La chiesa di Roma ha detto che si poteva pregare per lui in forma privata e non pubblica, considerato i suoi gesti esecrabile, in più in questi anni non ha mai dimostrato una certa forma di pentimento, che inviti al perdono. Non ha mai preso le distanze dal nazismo e da cosa a significato, anche nella sua ultima intervista di pochi giorni fa  a riconfermato il suo essere nazista, arrivando a negare l’olocausto e il maltrattamento nei confronti degli ebrei.
  
Poi c’è la congregazione religiosa lefrebriana con residenza in Albano, da poco rientrata nella Chiesa dopo anni di scomunica, la quale da ospitalità ai familiari per officiare il rito funebre.
Pensare che benedire un corpo morto possa ricongiungere a Dio, è un errore materiale e teologico, in quanto manca la volontà e la piena coscienza del defunto per una riconciliazione visibile.
Ma cosa ci guadagna questa congregazione  nel  mettere a disagio la Chiesa di Roma?

Poi ci sono le centinaia di persone con bandiere rosse, appostate  all’entrata della sede della congregazione per impedire le esequie religiose. Passa il carro funebre e giù calci, sputi e quant’altro contro il mezzo per protestare, ma cosa ci guadagnano queste persone?
Certo ci sono i discorsi e le frase di circostanza dei manifestanti: Ha fatto del male.  È stato un criminale. I nazisti hanno fatto del male qui ai castelli romani. Ecc. ecc.
Ma non si dice che la noncuranza  è il maggior disprezzo?
Poi ci sono loro, i nazisti, i quali partono da Roma con il treno. Con il treno!!!!
Cioè  Roma-Albano, mezz’ora di macchina, con pullman di linea che partono  ogni 10 minuti circa, questi nazisti nostalgici (di cosa sono poi nostalgici non riesco  proprio a capirlo) annunciano al mondo intero che stanno arrivando in treno. 
Vedo le foto di questi nazisti e mi domando, ma che ci guadagnano ad essere nazisti. La razza ariana pura che i nazisti degli 30, che loro volevano imporre al mondo era fatta di biondi, alti, occhi azzurri, fisico da atleta. La pura razza ariana, insomma è un bel teutone al meglio della forma. Ma loro sono tutti bassi, neri, occhi non so dire di che colore, alcuni sovrappeso e molti poco atletici.. se ci fosse il Fuhrer oggi questi nazisti nostalgici  sarebbero tutti nelle camere a gas.
Ma come si fa ad essere nostalgici di qualcosa che non si è conosciuto, nella foto vedo ragazzi o uomini che il più anziano avrà avuto 40 anni, quando il Fuhrer morì e il terzo Reich fu sconfitto e cancellato loro dovevano ancora nascere, e poi Italia c’era il fascismo tutt’altra cosa.
Com' è che nessuno fa nulla per nulla… cosa ci guadagna tutta questa gente?

In fondo se c’è una cosa inutile, della quale possiamo farne tranquillamente a meno sono le funzioni funebri, con la benedizione del nulla.
Cosa benedice il prete, un corpo vuoto, una cassa di zinco e legno, benedice ciò che resta dell’uomo dopo la sua morte  solo cellule in via di disfacimento, la parte più preziosa per chi crede è già volata in cielo o perlomeno è già davanti a Dio.
Il rito funebre cattolico è una delle cose più masochiste che possano esserci. C’è un fondo un desiderio di sofferenza spaventoso. 
Ci sono tre momenti terribili che io mi rifiuto di vivere ogni volta che partecipo alle esequie funebri.
Il saluto prima di chiudere la cassa. Vedere l’amico, il parente disteso dentro la bara è una scena che riempie l’ animo di sofferenza e di un ricordo che fa male nel tempo, perché è l’ultima immagine che si fissa nella mente del tuo amato defunto.  Quando si chiude la cassa è il primo segno della fine.  Quel coperchio della bara diventa una barriera invalicabile tra te e il tuo defunto.
Poi c’è la benedizioni finale della bara in chiesa. È un altro di quei momenti  struggenti che indicano che la vita è finita e ci dobbiamo staccare dal defunto, la fine della messa è un segno di distacco che genere disperazione e sofferenza negli animi.
 E poi c’è la sepoltura, quando viene calata la bara nella tomba o chiusa nel fornetto è un momento terribile e il segno del definitivo distacco,  non si torna più in dietro. Quel cumulo di terra o quel piccolo muro di mattoni e cemento sono l’ultima barriera che ci divide per sempre..  per sempre dall’amato.
Ma perché ci dobbiamo flagellare con la sofferenza di questo rito funebre che è contrario ai valori del cristianesimo. Un rito privo di senso, pieno di sofferenza, senza speranza, senza gioia. Senza la gioia di colui che ritorna alla casa del Padre,  di colui che termina di soffrire per vivere nel gaudio, nella gioia di essere in Dio.  

Tutto sto “casino” per un rito funebre, del quale se ne può fare tranquillamente a meno.

Quello che pero lo Stato Italiano deve impedire è la creazione di un monumento che qualche imbecille possa andare a venerare uno che nella vita non si è distinto per opere di bene.
Trovo giusto quello che hanno proposto le comunità ebraiche, che venga cremato e le polveri disperse ai quattro venti che nulla rimanga di chi in passato si erto a giudice di decidere della vita di innocenti civili.



lunedì 14 ottobre 2013

Annotazioni .. di un disabile viaggiatore.

 Recita una vecchia canzone: “Come bella la montagna stasera, bella così…”
Come è bella la montagna sempre dico io.
Quanto è bella sempre, in ogni stagione, in ogni ora del giorno.
In ogni stagione la montagna ha il suo fascino, ora discreto, ora violento, ora nobile e maestoso.
Come in inverno, gelida e innevata, come quando nelle giornate di sole dopo una bella e forte nevicata si sente il gocciolare della neve che ricopre i rami dei faggi.
Come è bella la montagna a primavera, nell’esplosione dei colori dei prati e dei pascoli ripieni di delicati e fragili fiori…
Come bella in estate, specialmente nei chiaro scuri del sotto bosco, e la piccola gioia di trovare delle fragoline…
 Come in autunno, che tutto prende colore del fuoco, e i faggi nel sole del tramonto s’illuminano d’oro.
La montagna è sempre bella.

Passeggiare in autunno nei boschi di faggio o di castagno, in cerca di funghi in una di quelle mite e calde giornate di sole, e ti riempi di pace e d’armonia.
Così capita che mentre girovaghi nel bosco, lasciando il sentiero principale, di  vedere abbandonato qua è la pezzi di carta o buste o bottiglie di plastica, ma anche in vetro resati di picnic o altro. E questo mi riempie di tristezza, perché sono segni del poco amore per la natura e per la montagna.

Così capita, che dopo giorni di pioggia, esca un timido sole in un domenica di ottobre, allora, massa vandaliche arrivano a frotte ad assaltare i boschi i prati della montagna, tutti in cerca di funghi.
Abbandonano il sentiero e si inoltrano per il sotto bosco, come animali famelici alla ricerca del re dei funghi: il porcino.
Mentre passeggio nei boschi  in cerca di soggetti da fotografare, incontro spesso i fungaroli,  quelli veri. S’aggirano silenziosi, con lo sguardo fisso nel sotto  bosco alla ricerca di ogni piccolo indizio che tradisca la presenza del fungo da cogliere, rispettando tutto il resto. Ti passano a fianco, con il loro cesto di vimini ben chiuso a nascondere il bottino, immersi nel loro religioso silenzio, abbozzano un  mezzo sorriso di circostanza e poi scivolano via con lo sguardo  sempre  fisso al sottobosco e con il bastone da fungarolo  mosso con agilità e velocita nel rimuovere delicatamente foglie o altro che possa nascondere un fungo.
Se il fungo non è commestibile, non è un porcino, una mazza di tamburo, o una russola, loro tirano dritto e quel fungo rimane li indisturbato… quel fungo rimani lì tutto per me, e io posso fotografarlo.

Ma quelli della "massa vandalica" arrivano e fanno una strage.
Li riconosci subito, arrivano sempre a frotte quasi avessero paura del silenzio del  bosco. Urlano, strillano e schiamazzano brandendo un bastone (di solito un ramo strappato al primo albero che incontrano). S’aggirano per il bosco con il loro bastone usato ora come una falce, ora come una zappa, per smuovere tutto quello che trovano sul loro cammino.
Quando li incontri, puntualmente ti chiedono cosa hai trovato e dove lo hai trovato quello che hai nel cesto. Mai chiedere ad un fungarolo vero dove trova il suo bottino, perché non ti dirà mai il suo posto di raccolta, specialmente ad uno sconosciuto,  quello è il suo segreto e mai lo svelerà.  Ad uno straniero darà sempre indicazioni a caso.
Loro i vandali della montagna, non hanno amore per la montagna, per loro e solo zona di saccheggio. Calpestano tutto. Capita a volte che trovano sul loro cammino funghi non commestibili,  allora via un bel calcio, che ci sta a fare un fungo non commestibile nel loro bosco.
Molte volte incontro loro i vandali della montagna e ti mostrano il loro bottino, pieno di funghi diversi e poi ti chiedono, mostrandoti un fungo: “che dice è commestibile questo?”
Io puntualmente dico: “non li conosco, io non colgo funghi li fotografo solo”.
Però se qualcuno di quelli che raccolgono gli creasse un bel mal di pancia, non mi dispiacerebbe affatto.

Seduto su masso, in attesa che tornino i miei compagni di caccia, loro si sono inoltrati in profondità nel bosco,  riguardo sul display della mia macchina fotografica, le foto che ho appena scattato, mentre un vero fungarolo mi saluta e si ferma per scambiare due parole con me.
Gli dico che amo fotografare i fungi, allora lui tira fuori il suo tesoro e mi mostra un gran bel porcino, forse del peso di un kilo… la vanità del fungarolo è grande… merita un foto il fungo per quanto è bello, ma anche buono su un buon piatto di fettuccine.

Come è bella la montagna.