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giovedì 31 marzo 2022

Credo la Chiesa.. cattolica e apostolica


Chiesa Cattolica

Quando ero ragazzo, ricordo, che nella recita del credo si diceva: credo la Chiesa una Santa Cattolica apostolica romana
Quel “romana” stava ad indicare quale Chiesa eravamo, quella che aveva al vertice della sua struttura il vescovo di Roma.
Era un identificarci dalle altre Chiese cristiani quali… ortodosse, anglicane, luterane ecc. ecc.

Poi la parola romana è stata tolta, così ad indicare la chiesa che fa capo al vescovo di Roma è rimasta la parola, o la denominazione: cattolica

Cosa vuol dire cattolica?

Cattolica deriva dal greco che vuol dire: universale
La prima persona che uso questa parola: cattolica, riferita alla Chiesa fu Sant’Ignazio di Antiochia.
Siamo nel primo secolo D.C.
Sant’Ignazio di Antiochia, sembra fosse il secondo vescovo di questa città, successore di Pietro e si anche dice che la sua conversione fu frutto della predicazione di San Giovanni l'apostolo, quindi era un convertito della prima ora della Chiesa nascente.

Intorno all'anno 100, ( quando San Giovanni forse era ancora vivo), fu arrestato e portato in catene a Roma; durante questo lungo calvario che da Antiochia lo portò nella capitale dell'impero romano per essere processato e condannato e morte, scrisse delle lettere hai cristiani di sette città, si può dire che queste lettere sono il suo “testamento spirituale”.


Nella lettera che scrisse ai cristiani della chiesa di Smirne scrive:
Dove compare il vescovo, là sia la comunità, come là dove c'è Gesù Cristo ivi è la Chiesa cattolica[1]

Possiamo rileggere il brano di Ignazio di Antiochia modificandolo: dove c'è Gesù Cristo ivi è la Chiesa universale.
Interessante che questa idea della “Chiesa universale” è già presente nella chiesa nascente.
In questa breve frase c'è nascosta anche una polemica con la realtà ebraica.

Negli anni del martirio di Ignazio. lo scontro teologico e filosofico tra religione cristiana nascente e la già presente ebraica è ancora molto forte.
Infatti siamo nei primi decenni della Chiesa nascente essa sta prendendo vita, si sta espandendo e i primi fedeli molti vengono dall’ebraismo

Infatti a Gerusalemme e dintorni : la passione, la morte e resurrezione e di tutto ciò che riguardava Gesù era ancora molto fresco nella memoria collettiva della città.

Cosa ci dice Sant’ Ignazio di Antiochia, dove c'è una comunità riunita intorno ad un vescovo nel nome di Gesù Cristo lì c'è la chiesa universale.

Ci dice che dove c'è un'assemblea (chiesa) riunita intorno alla figura di un vescovo c'è la presenza di Gesù Cristo, e questo evento la lega a tutte le altre chiese disperse sulla terra.

Sappiamo che nel mondo ebraico, quello giudeo-galileo, c'era un solo luogo dove si poteva rendere culto a Dio ed era il tempio di Gerusalemme.
Dovremmo ora ricordarci quello che dice Gesù alla samaritana… Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre.
Questa è una delle novità che distinguono il cristianesimo dall’ebraismo che:
la Presenza del divino,
del Padre, legata all’azione dello Spirito Santo , non è più legata ad un luogo preciso e unico, ma al popolo che si raduna in nome di Gesù Cristo: Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro[2].


È interessante notare, come dopo la Resurrezione fino all’Ascensione, Gesù non è stabilmente presente tra gli apostoli, ma appare loro in diversi momenti mostrando la sua presenza, ma le sue apparizioni, sono sempre a gruppi di persone.. riuniti nel suo nome:
        le pie donne nei pressi della tomba
        gli apostoli chiusi nel cenacolo
        i discepoli in cammino verso Emmaus
        gli apostoli sulle sponde del lago di Tiberiade
        e come dice San Paolo: In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una         sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti.[3]


Preghiera comunitaria .. realizza la presenza.
Molte volte quando si parlò di religione, di chiesa, con amici che sono poco o niente frequentanti, mi dicono con una certa saccenza: io non ho bisogno della Chiesa, posso pregare ovunque, in casa, in montagna…
        Certo che se siamo:
                su monte e vediamo la bellezza della montagna
                o in riva al mare accarezzati da una brezza al tramonto
                    o stiamo passeggiando in sentiero di campagna tra biancospini e                                 prugnoli selvatici
           Ci viene facile pregare Dio

Certo davanti alle bellezze di Dio è facile pregare

Chissà se si è in una landa ghiacciata dei poli,
o nella tundra siberiana
o tra le dune di un deserto sabbioso non ci viene fuori la stessa preghiera ma ci verrà da gridare
: Oh Dio viene a salvarmi, vieni presto in mio aiuto.

Molte volte cadiamo nella trappola dei vani ragionamenti[4] (mi sembra di sentire le parole di San Paolo ai Romani) e ci sembra che certe idee siano giuste, come questa che possiamo pregare senza la Chiesa… ma non è così.
Se noi intendiamo come chiesa, le quattro mura che ci sono intorno forse si, ma se intendiamo la Chiesa come ecclesia, come assemblea dei credenti o dei santi, noi non possiamo farne a meno.

Sappiamo che la preghiera è fatta di due dinamismi,
                                        due movimenti,
                                                    due azioni.

    Il primo dinamismo è quello di chi prega: la preghiera ci eleva verso il cielo, ci porta alla presenza di Dio
        Il secondo è quello di Dio: la preghiera richiama la Sua presenza ed Egli diviene Essenza alla nostra presenza.

Questi dinamismi sono frutto dell’azione dello Spirito Santo, che mentre eleva il nostro spirito, ( come San Paolo ci dice che viene in nostro aiuto), Esso porta Dio verso di noi.

Ma la preghiera comunitaria, la preghiera dell’Ecclesia, dell’assemblea, diversamente dalla preghiera personale: mentre noi ci eleviamo verso Dio, rende l’Essenza, Presenza.

Perché quelle parole di Gesù: Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro[5]. Divengono realtà. Diventano vere.
Anche qui, ora, noi che siamo riuniti nel suo nome per lui, Lui è presente.
Adesso Gesù Cristo è qui presente in mezzo a noi, e non è solo, ma è seguito dalla sua corte celeste, il problema non è la sua presenza, ma il nostro scettiscismo… il nostro non credere alla sua presenza tra di noi … ma questo non rende vana la sua presenza.

Infatti quando Gesù apparve agli apostoli li rimproverò per la loro incredulità.

Una parte dell’universalità, del cattolicesimo è la presenza di Gesù nelle nostre riunioni, il nostro essere riuniti nel suo nome che ci accumuna con tutte le altre chiesa riunite nel suo nome.


Cattolica ... perché possiede la stessa verità

Ma c’è un altro aspetto dell’essere Chiesa Cattolica ed è la condivisione in tutti i luoghi della stessa verità.
Tutte le Chiese hanno un unico fondamento, un'unica verità: Gesù, è figlio di Dio, ed è Signore, Salvatore e Messia…
Ciò che unisce tutte le chiese sparse per l’impero romano è che hanno un comune denominatore: la Signoria di Gesù Cristo
Questa fatto è qualcosa di innovativo per i primi secoli Dopo Cristo.

Tutto il mondo conosciuto è sotto Roma, l’impero romano è una specie di villaggio globale, da nord del mar Baltico a sud quasi in Sudan, dalle Colonne d Ercole a al mar Nero

c’è un unico stato: Roma,
si parla un'unica lingua ufficiale: il latino,
c’è una sola legge: diritto romano,
c’è un unico culto; politeismo
in Roma c’erano templi per il culto di tutti gli dei venerati in tutto l impero

Ma anche se c’era un’autorità e una cultura dominante, quella locale era tollerata, ed erano tollerate tutte le divinità locale, ognuna con la sua verità… in questa cultura politeista si inserisce la diffusione del cristianesimo.

La Chiesa è cattolica perché essa è unita da una sola verità.
Tutte le chiese cristiane sparse per l’ impero romano sono unite tutte da una stessa verità
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica noi leggiamo:
La Chiesa è cattolica: essa annunzia la totalità della fede; porta in sé e amministra la pienezza dei mezzi di salvezza; è mandata a tutti i popoli; si rivolge a tutti gli uomini; abbraccia tutti i tempi; « per sua natura è missionaria ».[6]

Quindi la chiesa è Cattolica (ossia universale) perché ovunque essa sia è la stessa realtà ed è detentrice della stessa verità.

Quindi ovunque:
c’è un’assemblea di fedeli o santi, riuniti nel nome nel di Gesù e quindi c’è la sua presenza
dove viene diffusa con fedeltà quello che è stato trasmesso dall’annunzio degli apostoli è chiesa cattolica


La Chiesa è Apostolica


Papa Francesco, nella sua catechesi che ci guida in questo cammino, ci legge un brano tratto dalle catechesi di Cirillo di Gerusalemme:

Si chiama cattolica perché si diffonde per tutto il mondo da un confine all'altro della terra; perché insegna universalmente e con esattezza tutti i principi che giovano alla conoscenza degli uomini nelle cose visibili ed invisibili, celesti e terrestri; perché è subordinato al suo culto tutto il genere umano, capi e sudditi, dotti e indotti; perché sana e cura da per tutto ogni specie di peccati dell'anima e del corpo che si commettono. Essa ha in sé ogni conclamata virtù nelle opere, nelle parole e in ogni carisma spirituale

San Cirillo scrive le sue catechesi nel IV secolo d.c., lui non conosce tutto il mondo, neppure immagina quanto mondo c’è al di là dell’Impero romano, eppure ha la certezza che l’annuncio del vangelo, della verità andrà lontanissimo da Gerusalemme…

Lui scrive da Gerusalemme lì dove ci fu il Big Bang della Buona Novella,

Lì dove tutto iniziò… per arrivare oltre i confini del mondo… e se la Buona Novella della verità deve giungere oltre i confini del mondo necessità che qualcuno porti l’annuncio… ci dice Papa Francesco nella sua catechesi: E qui vorrei ricordare la vita eroica di tanti, tanti missionari e missionarie che hanno lasciato la loro patria per andare ad annunciare il Vangelo in altri Paesi, in altri Continenti.

Mi vengo alla mente i tanti grandi apostoli del Vangelo in terre lontane… Francesco Saverio, Daniele Comboni, Matteo Ricci, Cardinal Massaia…

Sento l’eco delle parole di San Paolo ai romani:
Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene! [7]

San Paolo ci dice che tutti hanno bisogno dell’annuncio, che a tutti deve arrivare l’annuncio della salvezza ma colui che annuncia ha bisogno del mandato e chi ci da il mandato a tutti noi?

Il giorno dopo il sabato mentre gli apostoli e le donne erano a mensa apparve loro Gesù …. E gli disse: Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura.

Ecco da chi tutti noi riceviamo l’invio… direttamente da Gesù Cristo.

Ma è un invio che deve tenere conto di una cosa fondamentale.. deve tenere conto che deve avere una dimensione apostolica, e cosa vuol dire: che deve essere fondato sull’insegnamento degli Apostoli, fedele al loro insegnamento testimoni e primi mandatari dell’annuncio.

Leggiamo ancora nella catechesi di Papa Francesco: Oggi tutti noi siamo in continuità con quel gruppo di Apostoli che ha ricevuto lo Spirito Santo e poi è andato in “uscita”, a predicare -, è inviato a portare a tutti gli uomini questo annuncio del Vangelo, accompagnandolo con i segni della tenerezza e della potenza di Dio.

L’annuncio del vangelo, della buona novella
della resurrezione di Gesù Cristo
della salvezza e della vita eterna
È la azione primaria
È Il fondamento
È Il senso profondo dell’esistenza
della Chiesa.

Tutti noi
in misura della grazia,
della vocazione
del nostro stato sociale
delle nostre abilità
siamo chiamati
all’annuncio della Buona Novella


E noi come membri di questa Chiesa … siamo chiamati a sentire l’urgenza dell’annuncio.

Chiuso con le parole di Papa Francesco con cui chiude la sua catechesi:

Chiediamo allora al Signore di rinnovare in noi il dono del suo Spirito, perché ogni comunità cristiana e ogni battezzato sia espressione della santa madre Chiesa cattolica e apostolica.




[1] Lettera ai smirnesi Ignazio d Antiochia (107-110 d.c)


[2] Matteo 18, 20


[3]1 Cor 15, 6


[4] perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato né ringraziato come Dio, ma si sono perduti nei loro vani ragionamenti e la loro mente ottusa si è ottenebrata.


[5] Matteo 18, 20


[6] La Chiesa è cattolica, cioè universale, in quanto in essa è presente Cristo: «Là dove è Cristo Gesù, ivi è la Chiesa cattolica» (sant'Ignazio di Antiochia). Essa annunzia la totalità e l'integrità della fede; porta e amministra la pienezza dei mezzi di salvezza; è inviata in missione a tutti i popoli in ogni tempo e a qualsiasi cultura appartengano.


[7] Romani 10, 14- 15

lunedì 14 marzo 2022

Dalle beatitudini fioriscono le promesse. Promesse nascoste nelle beatitudini. (Conclusioni)

Conclusione


Andando a rileggere quanto ho meditato e scritto, mi sembra che il tutto ha due finalità:
La comunione
La volontà di Dio

Mi sembra che io debba sottolineare come le quattro promesse hanno lo scopo di:
Costruire,
fortificare,
difendere,
l'unità e la comunione.

Mi risuonano nella mente in questo momento le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni: Padre Santo custodisci nel tuo nome quello che mi hai dato, perché siano una cosa sola come noi (Giovanni 17. 10 )

La comunione posso tranquillamente affermare è una cosa sacra, perché essa, è frutto dell'azione dello Spirito Santo che è anche la comunione della Trinità che è diffusa nella comunità.

La comunione è una cosa sacra, leggiamo ancora in Giovanni: la gloria che tu mi hai dato io l'ho data a loro perché siano una cosa sola come noi siamo una cosa sola perché il mondo creda (Giovanni 17, 22)

Quindi siamo chiamati a costruire, fortificare e difendere la comunione con un'unità di intenti che non è fare qualcosa insieme, come condividere una preghiera, delle attività di evangelizzazione, una carità cristiana o un percorso di vita, ma ricercare la volontà di Dio per vivere un cammino di santità.

Ad una lettura superficiale sembra che noi dobbiamo annichilirci per bene della comunità, eliminare la nostra personalità, essere uno schiavo, essere uno zero.

Assolutamente no!!!

L'azzeramento della personalità è la peculiarità di una setta dove i membri diventano uno zero dietro l'uno
‘La comunità cristiana non è fatta di tanti zeri dove c'è uno che pensa per tutto e tutti, è fatta di tanti uno che cercano un pensiero comune, una strada comune.
Nella comunità cristiana, ogni membro è libero di entrare e di uscire, di avere il suo pensiero, di migliorare la sua personalità, solo che deve sempre guardare a colui che hanno Crocifisso perché lui è l’unità.

Nella comunità cristiana non siamo schiavi senza volontà, ma servi che liberamente accettiamo di costruire qualcosa… il nostro datore di lavoro non è il leader del gruppo, della comunità, ma Gesù Cristo nostro Signore.

Da lui nasce la comunione,
        in lui cresce la comunione
        in lui si fortifica la comunione
        in lui si trasferisce la comunione: Come tu padre sei in me e io in te siano                     anch'essi in noi
La comunione è il segno della presenza di Dio tra noi, in noi, per noi.


Conclusione della conclusione


So che Dio, non fa nulla per nulla, ogni sua azione anche se per noi è incomprensibile, nel suo pensiero ha sempre una logica.
Mi domando la logica di questa ispirazione e se essa viene da Dio.
Come dice San Giovanni: carissimi non prestate fede ad ogni spirito ma mettete alla prova gli spiriti per saggiare se provengono veramente da Dio perché molti falsi profeti sono venuti nel mondo (1Giovanni 4, 1-2)

a cui fa eco San Paolo: i profeti parlino due o tre e gli altri giudicano … l'ispirazione dei profeti sono sottomessi ai profeti perché Dio non è un Dio di disordine ma di pace ( 1 Cor 14, 9)

Aggiungo questa mia, conclusione della conclusione, che pregando per la comunità più volte ho sentito un dolore nel cuore per qualcosa che mette in pericolo la comunione… ma può essere solo frutto delle mie sensazioni o emozioni.

Ieri durante la messa ho sentito di aprire la Bibbia cosa che non faccio spesso, anzi molto raramente e la parola che ho avuto sono due

Ebrei 7,11-14

(la parola incentrata sul sacerdozio ma che bel potrebbe essere legata un'altra riflessione che sto facendo sul sacerdozio)

Giacomo 4, 1-4
da dove vengono le guerre le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni…

Chiudo sottoponendo tutto a te invitandoti a leggere anche le note della Bibbia di Gerusalemme sui versetti sopra citati quello di Giacomo.
Ti invio questa lunga riflessione mi dispiace che sia un po' prolissa, ma spero che sia di aiuto e di Unione…








Dalle beatitudini fioriscono le promesse. Promesse nascoste nelle beatitudini. (Servizio)

Servizio

Quante cose sono racchiuse in una sola parola.
Il servizio è l'opera che presta chi serve, il servitore.
Il servire è il vaccino contro il veleno del nemico antico e il vaccino contro
     il potere,
        il protagonismo,
            il io vorrei primeggiare,
                il montare in cattedra,
                        essere il primo,
                        il comandare,

e lo strumento per non l’amplificare anzi mortificare la nostra superbia.

Il servo esegui i comandi di colui che governa ed è sottomesso a colui che a cui presta la sua opera.
Il servo non ha i suoi progetti da portare avanti, né gli è consentito modificarli i progetti di colui a cui lui ha deciso di dare il proprio servizio.

C'è diversità grande tra servo e schiavo
Lo schiavo presta la sua opera contro la propria libertà in cambio di un posto dove dormire, ho un pasto per cui nutrirsi.. ma non ha nessuna ricompensa per la sua prestazione.
E non siamo schiavi di nessuno.
Il servo invece liberamente presta la sua opera, la sua manodopera e lo fai in cambio di una mercede più o meno giusta.

La mia mamma quando era giovane lavorava presso alcune famiglie ed era solita dire: “andavo a servizio presso tale famiglia”
Oggi il termine servo, o servizio è desueto, è caduto in disuso, non si usa più nel mondo del lavoro, oggi quasi nessuno usa più il termine servo anzi usarlo sta quasi ad indicare un disprezzare la persona.

Ma a noi non interessa applicare questo termine nel mondo del lavoro, ma nel campo religioso e spirituale e quindi lo possiamo usare perché il nostro pensiero va Gesù quando dice: infatti chi è più grande chi sta tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure gli sto in mezzo a voi come colui che serve

Gesù è il servo di Jhaweh e noi come lui siamo chiamati a servire, il servire è la via della santità.
Servire con cuore puro, con lo sguardo misericordioso ci porta a percorrere vie che Dio ha tracciato per noi.
Molte volte il servizio si confonde con darsi da fare, quindi diventa un mettere cose su cose, impegni su impegni, senza trovare infine il tempo per noi, il servire non è fare tante cose ma trovare il nostro posto all'interno della Chiesa o/e della comunità.

È vero che molte parrocchie ed io prendo di esempio la mia, gli spazi di servizio sono molto limitati a volte quasi nulli un po’ perché le parrocchie sono distributori di sacramenti senza una visione del suo ruolo nel territorio.
Molte parrocchie vivono assediate in una trincea incapace di guardare al territorio.
Non posso generalizzare a tutte le parrocchie, perché alcune sono attive nel territorio, ma molte sono ormai preoccupate più di mantenere un “status quo” che non di andare ad accogliere o cercare lontani.

Se qualcuno bussa alla porta del parroco si ritrova a fare il catechista per i fanciulli o pulire la chiesa o cantare nel coro.
Diverso è trovare un posto di servizio in una comunità, ma non sono oggi l'elemento, la persona adatta su questo argomento.

Le Beatitudini ci invitano ad essere e l'essere ci spinge al fare, ma non il fare secondo le nostre idee o progetti, non come colui che siede a tavola ma colui che serve.
Cosa intende Gesù quando ci dice io sono colui che serve?
Egli è colui che liberamente realizza la volontà del Padre, il servo ha anche i suoi progetti ma è chiamato a servire e realizzare i progetti di colui che lo ha chiamato al suo servizio e che poi gli dà la mercede, lo stipendio, un premio finale.

Gesù è servo perché realizza i progetti del Padre, fa la volontà del Padre facendosi obbediente fino alla morte.
Quindi il nostro fare è un servire, è un mettersi a disposizione di colui che ci ha chiamati, perché il nostro essere è un rispondere ad una chiamata.

il padrone di casa uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna, si accordò con loro per un denaro al giorno, uscito e poi verso le nove ne vide altri che stavano in piazza e disse: loro andate voi nella vigna, quello che è giusto ve lo darò…. uscì di nuovo verso dodici e poi verso le tre.. e poi ancora verso le cinque e tutti quelli che incontro disse: andate nella mia vigna

Il padrone chiama nella sua vigna i servi, ed essi non hanno bisogno di sapere cosa fare perché sanno che loro lavoro e prendersi cura della vigna, delle sue esigenze ed ognuno con le sue mansioni devono prendersi cura di qualcosa che non è loro, ma del padrone.

Anni fa c'era l'abitudine da parte di chi cercava lavoro come muratore, manovale o altro mestiere legato all'edilizia, di recarsi di mattina presto davanti agli smorzi, quei luoghi di rivendita di materiali edili e qui aspettare, e capitava che chi aveva dei lavori in corso e aveva bisogno di manodopera andava davanti ai smorzi a chiamare operai per portarli a lavorare nel suo cantiere, ricordo che una volta dovevo fare dei lavori di muratura, un amico mi disse: vai davanti allo smorzo che li trovi il muratore… un po’ come la parabola del padrone che va a cercare lavoratori per la sua vigna

Così il padrone della vigna si reca nella piazza e chiama operai per la sua vigna ad ognuno dà la giusta Mercedes, indipendentemente da che il lavoro svolge o il tempo del lavoro

Tutti noi siamo stati chiamati da Gesù e lui che è venuto a cercarci uno per uno; qualcuno è stato chiamato che era ancora un ragazzo, qualcuno era un po' più grande, qualcuno era di mezz'età, altri erano molti anziani ma tutti sono chiamati a lavorare nella vigna, ognuno con il suo compito e tutti avranno la stessa mercede, la stessa moneta, lo stesso premio: il Regno dei cieli.

Non c'è un premio diverso per chi ha iniziato prima o dopo, lui è il padrone e ci paga secondo l'accordo che ha fatto con ognuno di noi singolarmente, il premio è uguale per tutti ed è: il Regno dei cieli.

Dalle beatitudini fioriscono le promesse. Promesse nascoste nelle beatitudini. (costruzione dell'amore)

Costruzione dell'amore.


La parola “hesed” è usata nel Vecchio Testamento per indicare la misericordia di Dio, ed ha anche il significato di bontà e di fedeltà.

Ma essa è anche legato il termine viscere e sta ad indicare un amore viscerale, non un amore superficiale o passionale, ma un amore che viene, che emerge, che esce dal profondo dell'essere.
Quando si dice che Dio è Misericordioso, vuol dire che il suo amore e bontà, fedeltà e profondità.
La misericordia di Dio non è un sentimento ma un insieme di sentimenti, un coacervo di sentimenti, racchiusi in “Dio il Misericordioso”.

Quando Dio riversa su di noi la sua Misericordia egli non solo ci ama,
Egli ci in mostra
        anche la sua bontà,
        anche la sua fedeltà e la sua tenerezza,
        la sua forza,
        la sua pazienza,
        la sua Sapienza,
quando ci mostra la sua Misericordia, Lui ci mostra tutto il suo essere.

Nel catechismo di San Pio decimo c'erano nella domanda della quali si doveva rispondere imparando a memoria le risposte:

Chi è Dio?
Dio è l'essere perfettissimo creatore del cielo della terra. Egli è immenso, onnisciente, onnipotente e onnipresente

Quando lui si riversa su di noi, Egli si riversa con tutto il suo essere, con la sua perfezione, la sua scienza, la sua potenza, la sua presenza.

L'invito che Dio ci rivolge è: essere misericordiosi.

È l'invito ad essere come lui ma non nella dimensione della conoscenza, potenza, presenza, ma nella dimensione dei sentimenti che furono di Cristo Gesù: nella dimensione dell'amore.
Noi sappiamo che l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che altro non è che Dio stesso.
Noi recitiamo il credo diciamo:
Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre e dal Figlio.
Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,


Tutto ciò che è del Padre e nel Figlio è nello Spirito Santo, se il Padre è misericordioso anche il Figlio e lo Spirito Santo sono Misericordiosi perché essi sono inseparabili.
Plotino afferma che l'amore di Dio è un livello superiore dell'agapan…
Afferma che l'amore di Dio e l'amore del potente che si china verso il povero per alzarlo al suo pari al suo cospetto.
Conosciamo la concretezza dell'amore attraverso le parole di San Paolo

La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.

La carità non avrà mai fine. (2Cor 4,4-8)

Ora la concretezza dell'amore che ci illustra San Paolo, uniamola al concetto di Plotino ossia riversare in nostro amore verso l'altro per portarlo al nostro pari, ed eccoci nella dimensione di costruire continuamente l'amore all'interno della comunità, ma anche al suo esterno perché se noi siamo misericordiosi, questa misericordia non la si può dispensare alternativamente ora si ora no, divenire misericordiosi ci porta ad azione di misericordia in ogni aspetto della nostra vita, in ogni minuto della nostra vita, per tutta la nostra vita.

Questa è la vera fonte, forza, carburante dell’annuncio di Cristo Gesù.

Papa Francesco nell'Enciclica “Rallegratevi ed esultate” ci dice: nel Vangelo di Luca non troviamo siate perfetti ma siate misericordiosi come il Padre, non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati, perdonate e sarete perdonati, date e vi sarà dato (Luca 6, 3-6)

Questo comporta in noi un cambiamento di mentalità di cuore e di mente.

Questo è un lungo cammino di conversione dove dobbiamo ogni giorno lasciarci rivestire dallo Spirito Santo di lasciarci trasformare nell'uomo nuovo ad immagine di Gesù Cristo.
Svuotarci e riempirci dello spirito per guardare e agire con misericordia questa e santità (papà Francesco).


Dalle beatitudini fioriscono le promesse. Promesse nascoste nelle beatitudini. (perdono permanente)

Perdono permanente

Questa promessa è nascosta dentro la beatitudine: beati gli operatori di pace.

Quando in senso biblico parliamo di pace, non parliamo solo di assenza di guerra ma molto di più.
I portatori di pace non sono coloro che evitano i conflitti ma coloro che abbattono i muri di separazione ossia coloro che costruiscono ponti.

I portatori di pace sono coloro che costruiscono relazioni umane al contrario di coloro che distruggono le relazioni umane.
Ma, costruire relazioni umane diverse da come il mondo propone e il suo modello di relazione umana, la comunità ha bisogno di costruttore di pace che costruiscono relazioni umane in un linguaggio nuovo che ha:

tre colonne
tre valori
tre simboli:
            giustizia, amore e verità.


C'è bisogno di costruire la città di Dio sul monte visibile a tutti, che non ha come fondamenti i valori secondo il mondo, ma secondo il pensiero di Dio dove ognuno propende per la pace
Questa beatitudine, costruttori di pace, è una beatitudine attiva ossia è un movimento del cuore, è un'attività del cuore verso una continua riconciliazione (perdono permanente)
È piaciuto infatti a Dio
che abiti in lui tutta la pienezza
e che per mezzo di lui e in vista di lui

siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.

Il primo portatore di pace è colui che ha riconciliato tutte le cose.
                Ha unito tutte le cose
                Ha riunito in lui tutti noi

Raccontava monsignor Ravasi: che recenti scavi a Gerusalemme hanno portato alla luce una targa su cui era scritto: “pena di morte per chi varca il muro”. Questa targa era la posta sul muro che divideva due cortili nel tempio. Era il muro che divideva lo spazio fin dove era concesso ai gentili di avvicinarsi al tempio oltre non potevano andare. Questo muro separava il cortile concesso ai gentili dal cortile degli ebrei e la targa metteva in guardia i gentili di non oltrepassare il muro altrimenti sarebbero stati uccisi. Inoltre il cortile degli ebrei era anch'esso suddiviso da un muro che divideva gli uomini dalle donne.

Quando andai a Gerusalemme in viaggio di nozze ci recammo io, mia moglie, in visita al muro del pianto. Lo spazio vicino al muro dove i fedeli potevano avvicinarsi, esso era diviso in due: una era l'area destinata agli uomini e l'altra era destinata alle donne e nel mezzo una transenna meglio dire un muro che impediva la promiscuità.

Riconciliare vuol dire abbattere quel muro che separa, che divide, leggiamo nella lettera agli Efesini

Egli infatti è la nostra pace,
                               colui che di due ha fatto una cosa sola,
             abbattendo il muro di separazione che li divideva,
                            cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne.

Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti,
per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo,
facendo la pace,
e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo,
per mezzo della croce,
eliminando in se stesso l’inimicizia.
Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. (Ef 2.14-17)

Il portatore di pace è colui che abbatte i muri per creare una cosa nuova.
Il portatore di pace è colui e che crea un unico cortile abbattendo i muri di separazione, e noi sappiamo bene quanti muri ci dividono, quanti muri sono tra noi.

Tutti noi siamo invitati a due tipi di riconciliazione:
capo quella con Dio
quella con i fratelli

Se dunque presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24 lascia lì il tuo dono davanti all'altare e va' prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. (Matteo 5,23-24)

Leggiamo nel Vangelo di Matteo, come sia importante la riconciliazione verso i fratelli e che essa è una condizione sine qua non per andare al cospetto di Dio.
Non è esiste una riconciliazione con Dio che non passi per una riconciliazione con i fratelli esse sono inseparabili.
Da dove nasce l'incapacità di perdonare i fratelli, che ci porta alla divisione a creare quel muro che dovremmo abbattere?

Nascono dalle nostre ragioni, dal nostro punto di vista, dal modo di vedere le cose.
Non sempre le divisioni nascono da empi desideri, o da cattivi pensieri, molte volte nascono da buoni propositi che hanno ottime finalità e queste sono le nostre ragioni.
Molte volte le nostre ragioni sono più importanti della comunione.
Mi domando: difendere le proprie ragioni a volte e più importanti della comunione?
Questo è quello che domanda don Fabio Rosini in una sua catechesi sugli operatori di pace: le nostre ragioni sono più importanti della vita o della comunione?
Sono proprio le nostre ragioni che alzano i muri di separazione … che allungano le distanze.
Riconciliare l'altro con noi, riavvicinarlo a noi, ci fa “portatore di pace”.

Le piccole molestie, i peccati frutto del nostro carattere e del nostro essere peccatori molte volte sono cancellate con semplici scusami, sono gli scontri sulle visioni, sulle cose da fare, da realizzare che alzano i muri.
Le grandi spaccature nascono sempre dalla difesa ad oltranza delle nostre ragioni, delle nostre idee.
Rinunciare alle proprie idee, il non lottare, il non fare guerra unisce e salva l'unità e fa di noi portatori di pace.

Quante volte ci si nasconde dietro il grido “Dio lo vuole” per difendere ad oltranza le nostri ragioni.
Mi viene in mente la testimonianza di Tarciso che ho ascoltato in un video, su come la comunità ha ricevuto il messaggio di Dio le quattro promesse:

racconta Tarcisio:
Inizialmente sentii una voce che diceva: io vorrei da voi quattro promesse.
Inizialmente io ebbi paura di questo “sentire la voce” che mi diceva voglio le quattro promesse.
Continua Tarcisio dicendo: il Signor iniziò a parlare alla comunità a tutta la comunità che voleva quelle quattro promesse. Quando una parte della comunità andò in campeggio il Signore durante i vari momenti di preghiera comune continuava a parlava delle quattro promesse e quando i campeggiatori tornarono a Perugia e raccontarono i fratelli rimasti in città delle parole che avevano avuto anch'essi dissero di avere avuto le stesse parole.

Non c'era dubbio che il Signore parlava e di cosa diceva,

Non c'è stato bisogno di fare una battaglia sulle ragioni, delle proprie, perché il Signore parla a tutti e se una cosa viene da Dio diventa un sentire comune.

Può capitare che Dio chiami qualcuno fuori da una realtà, dalla comunità e questo avviene per invito dello Spirito Santo come quando lo Spirito disse: riservate per me Barnaba e Saulo per il quale li ho chiamati…. Allora non è una separazione ma è un condividere una missione che Dio dà a qualcuno, in particolare questo deve essere fatto nella pace… non può esserci una guerra sulle ragioni e difendere una finta comunione, mentre l’invio benedicente è una azione di pace.

Così Saulo e Barnaba andarono via nella pace, benedetti dalla comunità d'origine.

Le nostre ragioni non possono essere motivo di divisione, l'unità è più importante di ogni nostra ragione anche se, è buona e giusta appare.


Dalle beatitudini fioriscono le promesse. Promesse nascoste nelle beatitudini. (La povertà)

(riflessione sulle 4 promesse della Comunità Magnificat)

Introduzione

Prenderò in esame in questa mia riflessione soltanto le beatitudini di Matteo.
Anche in Luca vi è un elenco di beatitudini, più breve e poi ci sono altre, circa una ventina, sparse in tutto il Nuovo Testamento.

Devo sottolineare come i due gruppi quelle di Matteo quelle di Luca hanno con taglio diverso:

· quelle matteane, sono più spirituali o meglio hanno un indirizzo più spirituale, è bene sottolineare ed è bene sottolineare a chi sono indirizzate, a gruppi di fedeli di tradizione ebraica.
· invece Luca, scrive il suo Vangelo ai fedeli che venivano dal mondo greco-romano ed hanno un taglio più materiale, più rivolto al sociale.


Le otto beatitudini matteane si possono dividere in due gruppi:

Quelle dell'essere
Quello dello stare

ci tengo a sottolineare che non c'è il fare.

Le beatitudini dello stare sono quelle che indicano una situazione di fatto, uno stato d'animo, una condizione umana o sociale:

Afflitti
Affamati
Perseguitati
Insultati

Chi si trova in queste situazioni di fatto si trova in una scelta non fatta da loro e vi si trovano per motivi a volte non dipendenti dalla loro volontà.

Le beatitudini dell'essere sono quelle che indicano cosa si è o meglio cosa dobbiamo essere e non cosa dobbiamo fare:
Essere poveri di spirito
Miti
Misericordiosi
Operatore di pace

Non è una questione di fare qualcosa ossia fare i miti, fare i misericordiosi ma di essere qualcosa, essere miti, essere misericordiosi...

Le quattro promesse
Povertà
Perdono permanente
Costruzione dell'amore
Servizio

come scopriamo queste promesse nelle beatitudini?

Povertà

Quando si parla di povertà il pensiero va spesso alla povertà francescana, essere come Francesco che dà via tutto per andare a vivere in povertà assoluta, come anche San Rocco ha dato via tutti i suoi i suoi averi per essere povero tra i poveri, prima di iniziare il suo pellegrinaggio verso Roma.

Ma questa povertà non si addice purtroppo ai laici, allora molti trovano un compromesso: basta non attaccare il cuore alle cose.
Ma basta non essere avaro così il cuore non si attacca alle cose.

Certo bisogna andare avanti, oltre il peccato dell'avarizia, per vivere una vita di povertà però se noi decidiamo di vivere da singoli (come Francesco e Rocco), senza legami affettivi, senza vincoli familiari, noi possiamo liberamente vivere in totale povertà, ma se noi desideriamo sposarci, avere dei figli oppure dobbiamo vivere con genitori che dipendono da noi, dal nostro reddito, dal nostro stipendio noi non possiamo a loro imporre la nostra povertà assoluta, noi abbiamo l'obbligo di dare loro una vita dignitosa.

Non possiamo vivere di fame, di nudità, di povertà assoluta, per noi possiamo fare tutte le rinunce che vogliamo, ma … noi abbiamo l'obbligo di dare ai nostri familiari una vita dignitosa: dovremo fare del nostro meglio per dare loro una vita dignitosa senza ricercare la ricchezza, dovremmo fare del nostro meglio e quello che manca lo colmerà il Signore.

Ma!!
Ma!!

Mi sono detto, vivere la promessa della povertà è solo un dare una decima, non ricercare la ricchezza, è un non attaccare il cuore alle cose?

Quando mi hanno chiesto di fare una catechesi sulle beatitudini in particolare sui beati i poveri in spirito, ho scoperto, che questa beatitudine matteana indica non un gesto materiale di distacco dalle cose, ma un cammino spirituale, un processo interiore di svuotamento.

Matteo da un taglio spirituale alle beatitudini, così quando lui ci parla di povertà di cuore, di spirito, lo fa in una dimensione spirituale, allora c'è da domandarci cosa ci impedisce questa povertà di spirito e rovesciando il problema cos'è questa nostra ricchezza di spirito che ci impedisce di essere poveri in spirito.

Questa nostra ricchezza è il nostro ego e la nostra superbia.
Io voglio essere povero, voglio vivere la povertà cosa devo fare?
E se fosse questa dimensione spirituale, la povertà, che Dio ci chiede?
Questa povertà di far morire il mio io per far crescere il noi.
La cosa che più di tutto riempie il nostro cuore è la superbia che è il veleno del nemico antico, che ha nel suo cuore e che l'ha messo nel cuore del nostro progenitore: Adamo.

Il nemico antico ricco di superbia, si innalzò proclamandosi Dio ma non lo era, il suo veleno, la superbia, l’ha inoculata nel cuore dell'uomo che mangiando della mela pensava di divenire simile a dio.

La superbia riempie il nostro cuore illudendoci di essere dei ma siamo piccole e brutte creature.
La nostra superbia acceca il nostro cuore e può arrivare a distruggere la comunità, opera di Dio.
La superbia è il veleno di Satana.

Quindi il cammino di povertà non è solamente un non attaccarsi ai beni materiali, alle ricchezze terrene, ma è un cammino di svuotamento del cuore, svuotarsi della superbia della vita.

È chiaro che il cuore non può rimanere vuoto, esso, svuotandolo, va riempito della vera ricchezza, ossia dello Spirito Santo:

Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù egli pur essendo nella condizione di Dio non ritenne un privilegio l'essere come Dio ma svuotò se stesso assumendo la condizione di servo (Filippesi 2, 5- 7)

Quindi il cammino, alla ricerca della povertà interiore: è uno svuotamento del cuore per riempirlo dell'amore di Dio, per un vero rinnovamento spirituale attraverso l'azione dello Spirito Santo:

perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. (Rm 5,5) … per rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.


venerdì 11 marzo 2022

Le donne nei Vangeli : Sant Agata, Santa Caterina d Alesandria, Ipazia


 Ruota si spezzò

la rivoluzione o cambiamento sociale portato da Gesù nei confronti della donna non è immediato, ma c'è, lentamente in ambito cristiano, le donne prendono sempre più un ruolo importante nella Chiesa e nella società.


Multe donne nei primi secoli di vita della chiesa, rifiutano il ruolo di donna serva dell'uomo, bella donna chiusa in casa utile solo per i compiti casalinghi e per partorire figli.

Le donne escono dalla camera da letto, escono dalla loro casa e vogliono e assumono un ruolo nella società.

La società non è pronta per un loro ruolo nel mondo politico e amministrativo, ma ci sono posti per le donne nella chiesa nascente

Le donne cristiane sono libere di scegliere il loro futuro,

sono libere di dire no ad un matrimonio di comodo e dedicarsi completamente al servizio della chiesa e del Signore

Molte di loro pagheranno con la vita, con il martirio dopo essere state violentemente, torturate.

Il loro “no” a un ruolo di schiava dell'uomo e delle sue passioni come nel caso
di Cristina di Bolsena
Dolcissima di Sutri
Filomena di Corfù
Agnese di Roma molte altre

lo pagheranno con la vita il loro, con il martirio.
Quale giovinetta dell'epoca avrebbe detto di “Si” a sposare un principe, un imperatore, un ricco notabile

Alle giovani cristiane però il loro dire di “no” era perché volevano affermare il loro desiderio di libertà, di essere libere di scegliere il loro destino e di non essere solo un oggetto dedito alle soddisfazioni degli uomini.

Il re-uomo si invaghì di loro, le volle come moglie, senza considerare i loro sentimenti.

Agata

Le donne nella chiesa primitiva avevano luogo di diaconesse o profetesse
Non erano semplici fedeli, ma erano protagoniste nella Chiesa nascente, essi avevano ruolo il profetesse nell'assemblea erano una voce di Dio,

Curioso, come noi abbiamo da un non cristiano, testimonianze di come le donne avessero un ruolo nella Chiesa primitiva, infatti Plinio il Giovane, quando era governatore della Bitinia ci dice in un suo scritto che sono state messe sotto la tortura, due schiave definite ministre, termine latino che indica che le due donne avevano un ruolo rilevante nella Chiesa.

Da queste donne dei primi secoli voglio segnalare Sant'Agata, una delle donne vergine e martire dei primi tempi.
Sant'Agata nacque a Catania, fin da giovanissima si dedicò alla cura della Chiesa; in particolare come Vergine, ossia di non prendere marito, decide di dedicare la sua vita a servizio di Gesù nella Chiesa.

Infatti viene spesso raffigurata con un mantello rosso segno di una consacrazione verginale.

Un giorno viene notata dal proconsole Quinzano, il quale colpito dalla sua bellezza, vuole averla come moglie.
Tante ragazze sarebbero state lusingate dalla richiesta ed avrebbero accettato molto volentieri ma non Agata, per stare fedele al suo voto di fedeltà e verginità al servizio della Chiesa di Gesù respinse il proconsole.

il Quinzano non la prese bene, ordinò ai genitori delle ragazza di consegnarla ad una matrona che aveva fama di essere una prostituta, lo scopo era di costringerla a rompere il suo voto e così rinnegare la sua fede in Gesù e diventare essa stessa una prostituta.

Dopo inutili tentativi di sedurre la ragazza, la matrona la rimando a Quinzano il quale la consegnò ai carnefici affinché la ragazza fosse torturata fino a quando non rinunciasse alla propria fede cristiana

I carnefici torturatori arrivarono a violentare la ragazza nella sua bellezza, nella sua femminilità, ossia gli strapparono il seno.
Alla fine, vista la tenacia, la forza morale, la ragazza fu condannata a morte dopo aver subito il supplizio dei carboni ardenti, per le sue le ferite subite nella notte Agata muori nella sua cella.
Un esempio di donna che decide con forza della sua vita, della sua fede, del suo futuro ed esci dalle logiche delle donne relegate in casa, di ruolo di madre o amante per vivere una vita da protagonista all'interno di una società.

Caterina d’Alessandria

Ma la regina di tutti queste giovani donne martiri, che per secoli la Chiesa ha proposto come modello per la donna è Santa Caterina d'Alessandria
Caterina nasce ad Alessandria d'Egitto, probabilmente in una famiglia nobile, la leggenda aura dice figlia di un re quindi era una principessa.
Dedica la sua vita allo studio, cosa assai rara per donne in quei tempi.
Caterina, era preparatissima in filosofia, religione o teologia, maestra della lingua latina.

Si racconta, che Caterina fece un sogno, in cui vede il bambino Gesù mettergli un anello al dito e lei considero questo segno, simbolo di un matrimonio mistico e quindi consacrò la sua vita alla verginità e alla castità e al servizio del Signore.
Si racconta che passo per Alessandria un figura importante dell’Impero, molto probabilmente l'imperatore Massimiliano Daia, in suo onore ci furono delle feste luculliane, con sacrificio di animali agli dei, sembra che anche alcuni cristiani che servivano nella corte, fossero costretti a sacrificare gli dei contro la loro volontà.

In loro difesa durante, le feste, sopraggiunse Caterina che verbalmente ammoni l'imperatore per i suoi sacrifici di animali verso gli dei.

L'imperatore rimase colpito dall'audacia, dalla bellezza e dall'oratoria della ragazza si invaghi di lei e la chiesa in sposa… per essere educati.

La ragazza respinse la proposta di matrimonio, respinse le avance dell’uomo.
L'imperatore allora mandò 50 saggi perché convincessero la ragazza del suo orrore, del suo errato credere in Gesù Cristo e di tornare alla religione politeista dello Stato
Ma, i 50 saggi fallirono, anzi molti di essi si convertirono al cristianesimo grazia alle eloquenza e alla saggezza della ragazza.
L’Imperatore inferocito dal insuccesso dei 50 saggi condannò a morte tutti quelli che si erano convertiti al cristianesimo e poi infierì contro la ragazza condannando anch'essa a morte.

Legarono Caterina ad una ruota uncinata utilizzata per la cardatura della lana, che avrebbe dovuto fare scempio del corpo della Santa, ma la ruota si spezzò, così allora l'imperatore ordinò che fosse decapitata.

Interessante come la figura di questa Santa, per oltre un millennio fu innalzata modello delle ragazze
Modello di una ragazza che dedica la sua vita allo studio, al sapere, al conoscere in una realtà di verginità e castità.
Modello di donna forte, che si oppone al pensiero maschilista androgino, che vede la donna come colei che deve soddisfare le voglie della carne dell'uomo
Modello di fedeltà a Cristo, modello di evangelizzatrice e modello di coraggio contro i soprusi.

e poi venne Ipazia

Nel famoso affresco la scuola di Atene di Raffaello. che si trova nelle stanze del Vaticano spicca la figura di un giovane vestito di bianco che poi sembra essere una donna e non un ragazzo.

Si tratta forse di Ipazia ?Molti studiosi affermano che sia proprio lei.
Questa Ipazia questa figura femminile è l'unica donna in un mondo di soli uomini.

Tra i 46 uomini presenti sulla scena c'è una sola donna: Ipazia

Chi è Ipazia ?
È paradossalmente la gemella di Santa Caterina.

Nata anch'essa ad Alessandria, ma qualche anno dopo di lei, di famiglia benestante, il padre sembra essere un geometra o un architetto famoso ad Alessandria.
Donna di una certa bellezza.
Vive in nubilato, in quanto sembra abbia voluto non sposarsi, però non sappiamo se come Caterina vivesse una vita di castità e verginità, anzi sembra di no, perché gli attribuiscono delle relazioni affettive con alcuni notabili.

Studiosa, sembra fosse una matematica, un astronoma, una filosofa, capace di tenere testa agli uomini.
Morì martire per opera di un gruppo di cristiani fanatici e intolleranti, che la accusarono di diffondere teorie anticristiane solo perché in uno scontro verbale con alcuni cristiani riuscì a confonderli nella loro fede.

La storia, sembra raccontarci di una donna che abbia conquistato una notorietà sociale, non solo come donna studiosa, ma anche come donna impegnata nella vita politica.
Non sappiamo se fosse politeista o se avesse un culto particolare verso una qualsiasi divinità ma sappiamo che era molto considerata da Oreste prefetto della città.

Un testimone del suo tempo, Socrate Scolastico, la descrive come una donna emancipata, abile nella parola, di rara bellezza, di straordinaria saggezza: il filosofo Damascio, ci dice, che era pronta nella dialettica, accorta nella politica delle azioni, e che aveva influenza su chi governava la città e dava consigli sulle questioni pubbliche.
In breve, era una donna presente nella vita pubblica della città e aveva un ruolo forte nel governo, era consigliera del prefetto Oreste.

Ipazia si trovò così incastrata nella guerra di potere tra il prefetto Oreste e il vescovo Cirillo.
Il vescovo Cirillo tendeva a rendere la città di Alessandria un feudo cristiano da lui governato, in questo trovava l'ostilità del prefetto Oreste.

Siamo del secolo che segue l'editto di Milano, che concedeva al cristianesimo diritto di culto alla pari delle altre religioni, in questa libertà gli fu facile prevaricare tutte le altre religioni da divenire infine la religione di Stato

Ipazia consigliera di Oreste, divenne la mira dei cristiani, in quanti maestra di saggezza e con la sua eloquenza metteva in difficoltà i saggi cristiani, per questo fu accusata di confondere la fede di molti devoti, è im questa accusa c’era inclusa la più infamante, che non gli diede scampo agli occhi degli esagitati ed estremisti, quella di essere definita una strega.

L'accusa di stregoneria non gli lasciò scampo ,fu tragicamente trucidata, probabilmente proprio dai fanatici cristiani che con la loro esecuzione pubblica e violenta pensarono di fare un piacere al loro vescovo Cirillo.

Di fatto fu eliminata una pericolosa avversario politica.
Trovo curioso la storia di Ipazia, sorella di Caterina Alessandria, tra le due le loro storie hanno molte cose in comune.
La cosa che più mi colpisce, è che in più 1000 anni di storia romana-greca, non ci sia una sola donna che sia imposta nella società è l'unica che emerge combinazione è la copia di una santa martire vergine ed eroina cristiana.

La rivoluzione sociale, che porta le donne al centro del mondo, non si ferma al mondo cristiano ma anche nel mondo politeista ne risente, è Ipazia il primo esempio.



Le donne nei vangeli: la pietra rotolo via


 Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto».

Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli.

 Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto».

Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli.

 Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».


Dov’è?

Chi ha rotolato la pietra?


Siamo abituati a vedere Maria di Magdala andare al sepolcro la mattina dopo il sabato.

La settimana giovannea è finita siamo all'inizio di una nuova settimana è il primo giorno della nuova creazione. Qualcuno pensa, che sia sola in questo suo andare verso la tomba, invece in realtà non è sola qual è ci sono altre donne, alcune famose, altre meno.

Attraverso i racconti degli Evangelisti noi abbiamo un quadro preciso, le donne con Maria di Magdala si recano alla tomba e sorprendentemente trova che la pietra è stata spostata, quella pietra pesante che chiudeva la tomba e che loro si domandavano: chi la sposterà per noi.

Quella pesante pietra è rotolata via, la trovano spostata e la tomba è aperta.

Lungo la strada si domandavano: come faremo arrotolare via la pietra, servono degli uomini forti robusti , che ci sposterà la pietra per seppellire degnamente il nostro Signore. Quella pietra è rotolata via.

Quando arrivano, sono sorprese, la pietra è stata spostata, ma nessuna osa entrare appare loro un angelo gli dice, no un attimo, apparve un Angelo che rotolò via la pietra e dice alle donne : cercate Gesù non è qui.

Mentre tornano un pò confuso, un po',sbalordite e piene di dubbi ecco che Gesù appare loro, si avvicinano anzi si inginocchiano ad abbracciare e baciare i suoi piedi, ma questo punto le donne sono nella gioia ,nella confusione, nello sbalordimento e corrono dagli altri subito dagli apostoli.

Arrivano in casa e cominciano a raccontare in modo caotico e confusionario, Gesù è risorto, non è morto, noi l'abbiamo visto, un angelo al tolto via la pietra, Maria gli ha parlato, noi abbiamo gli abbiamo parlato, andate in galilea eccetera eccetera

Immaginiamoci 5 o 6 donne parlare tutti insieme, di cose impossibili, ci dice Marco: quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse

Queste donne arrivano in casa frettolosamente, affannate e confuse, iniziano raccontare cose senza un senso apparente, gli uomini affranti nel loro dolore chi su se stessi, hanno difficolta a capire quello che la le donne stanno dicendo.

Ma Pietro e Giovanni ad un tratto, come svegliandosi improvvisamente da un sogno escono e corrono verso la tomba e la trovano vuota ,con i teli della sepoltura ben piegati in un angolo.

In quel momento Gesù rimane nascosto

Poi nel pomeriggio apparve alloro chiusi in uno stanza e poi in galilea per altri 40 giorni

Incredibile, come ancora una volta sono le donne testimoni dell'azione di Dio, sono le prime testimone della Resurrezione, sono le donne protagonista dell'evento.








Le donne nei vangeli: la pietra sigillo la tomba


 

Venuta la sera, giunse un uomo ricco, di Arimatea, chiamato Giuseppe; anche lui era diventato discepolo di Gesù. Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. Pilato allora ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito e lo depose nel suo sepolcro nuovo, che si era fatto scavare nella roccia; rotolata poi una grande pietra all’entrata del sepolcro, se ne andò. Lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.

Egli allora, comprato un lenzuolo, lo depose dalla croce, lo avvolse con il lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fece rotolare una pietra all’entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses stavano a osservare dove veniva posto. (Marco 15,47)

 

La pietra sigillo la tomba

Gesù è morto, tutti ne sono certi.

I soldati, mandati a controllare se la sua morte è reale lo colpiscono al fianco; per vedere se è realmente morto lo punzecchiano sul fianco, ma il soldato mette così tanta forza da forare il fianco ed arrivare a spaccare il cuore, ed ecco dalla ferita del fianco sgorgare, fluire il sangue.

Non ci sono dubbi Gesù è morto.
Bisogna calarlo in fretta dalla croce.

Se il suo corpo rimane sulla croce nel giorno del sabato rimarrebbe in balia delle intemperie ed anche degli animali, ci sono uccelli affamati che potrebbero aggredire il corpo inerte di Gesù.
Bisogna fare in fretta, prima che inizi il sabato.
Bisogna fare presto come la donna che unse Gesù solo sei giorni prima.

Si fanno avanti due uomini che non fanno parte dei dodici ma sicuramente credono in Gesù e sono Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea che sono della cerchia dei sacerdoti del tempio.

Uno mette a disposizione una tomba nuova, un altro portò una mistura di profumo per ungere la salma così come era in uso presso gli ebrei.

Sicuramente altri uomini aiutano Giuseppe e Nicodemo a calare il corpo di Gesù della Croce e poi riporlo nella tomba.

Del gruppo di Gesù solo le donne assistono al tutto: Gesù, viene staccato e calato dalla croce, portato nel giardino dove c'è la tomba nuova, poi un po’ frettolosamente unto e avvolto con dei teli, come si usava fare all'epoca.
Poi Gesù viene deposto nella tomba e gli uomini fanno rotolare la pietra che la chiude, o meglio la sigilla.

E le donne?

Tutte e tre, gli evangelisti sinottici: Marco Matteo e Luca, ci tengono a precisare che le donne sono presente sulla scena della tumulazione, sono testimoni di tutto quello che avviene dalla croce alla chiusura della tomba.
Sono ancora una volta, loro le donne, testimoni degli eventi.
Addirittura Matteo, ci dice che le donne si siedono davanti alla tomba come in una veglia funebre.

E gli uomini?
Non si sa dove sono.
Le donne sono ancora presenti ed accompagnano fino alla fine Gesù.
Ormai ogni speranza si è spenta, quella speranza che quando era sulla croce un po' resistiva, adesso invece si è spenta del tutto.
C'era una flebile speranza, lui aveva detto molte volte io sono la resurrezione, che viveva nel ricordo di Lazzaro, e forse pensavano adesso riaprirà improvvisamente gli occhi, ma quando la pietra rotolò chiudendo la tomba la speranza era svanita.

Ci dice Matteo li sedute fronte la tomba c'erano le donne, non mollano accompagnano Gesù fino alla fine, fino in fondo e poi il primo giorno dopo il sabato andranno a seppellirlo come si deve.









Donne nei Vangeli: ecco tua madre


 

Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!».

Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

 




Madre, ecco tuo figlio




Siamo alla fine della settimana giovannea.
Siamo nel giorno dopo la Pasqua, il giorno prima del sabato.
In poche ore è successo di tutto.
Nella notte, mentre Gesù era in preghiera nell'orto degli ulivi, soldati armati lo hanno arrestato.

Nella notte fino alle prime luci del giorno Gesù viene condotto dalle varie autorità, per essere ascoltato e processato, più processato che ha ascoltato.
Prima dai sacerdoti e poi da Pilato e poi da Erode e poi da Pilato eccetera eccetera
Poi vieni picchiato, flagellato, bastonato, deriso.

Poi viene messo alla berlina davanti al popolo, per avere un processo pubblico: che debbo fare di quest'uomo; chiederà Pilato al popolo.
Crocifiggilo, crocifiggilo risponderà unito il popolo
Sono circa le nove del mattino quando Gesù viene crocifisso.

Da quando fu arrestato al momento che fu innalzato sulla croce, possano dalle 10 alle 12 ore, accadde tutto molto velocemente.
Quando la croce fu alzata ai suoi piedi c'erano solo tre donne e un giovanetto.

Tutti gli uomini erano fuggiti, nascosti chissà dove.
Ai piedi della Croce c'è Maria la madre di Gesù, Maria di Magdala o Maddalena, famosa perché era stata posseduta da sette spiriti, Maria la madre di Giovanni il minore, uno dei dodici  e Salome; Matteo invece ci dice che c'erano molte donne e nell'elenco aggiunge anche la madre dei figli di Zebedeo, anche Luca ci dice semplicemente che le donne che lo avevano seguito dalla galilea erano nei pressi della Croce. Giovanni ci dice nell'elenco che c'era la sorella della madre probabilmente una cugina o una parente

Tutti gli Evangelisti sono concordi nel dire che le donne sono rimaste fedeli ed hanno seguito Gesù nel suo lungo calvario.
Giovanni ci racconta un particolare nel suo Vangelo
        un momento particolare
        un momento storico unico per l'umanità

Gesù chiama presso di lui, sua Madre e il discepolo che lui amava, Giovanni.
Gesù con le poche forze che aveva, perché erano ormai diverse ore che stava sulla croce, ricordiamo la crocifissione avviene alle 9 e la sua morte alle 03:00 del pomeriggio, quindi la sua agonia sulla croce dura quasi sei ore, nel  momento cruciale trova la forza di affidare tutta l'umanità nelle mani e nel cuore di sua madre: donna ecco tua figlio

Giovanni che rappresenta tutti noi i suoi figli e discepoli amati è invitato a guardare Maria non come la madre di Gesù ma come madre di tutti noi: Ecco tua madre

Ci sono i testimoni in questa scena, di questo fatto, della morte di Gesù sulla croce.
Chi sono i testimoni?
Ci sono dei soldati romani intento a giocare dadi a cui poco importa cosa succede a pochi passi da loro, c'è Longino, c’è il centurione che rimane sbalordito davanti a quello che vede ed esclamerà : veramente questo era figlio di un Dio; ma certamente poco comprende di cosa sta succedendo e forse poco comprende di cosa si dicono Gesù e sua madre

Poi ci sono i sacerdoti preoccupati di assicurarsi che Gesù muoia, ma sono a debita distanza ma sono anche impegnati a denigrare e deridere il Crocifisso, ma i testimoni fondamentali di tutta la scena sono loro: le donne. protagonisti fino alla fine.

La vita terrena di Gesù inizia con la maternità di Maria dopo le parole dell'arcangelo e finisce con la maternità di Maria, madre di tutti noi, dopo le parole di Gesù: Ecco tua madre.







le donne nei Vangeli : Marta e Maria

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

 Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».

 

Marta e Maria


Marta e Maria, sono due donne molto particolari e le incontriamo diverse volte nei vari Vangeli.
Esse, sono le sorelle di Lazzaro, che è un amico particolare di Gesù, infatti lui dirà agli apostoli: il nostro amico, parlando di lui.
Lazzaro è famoso perché Gesù lo ha riportato in vita dopo quattro giorni che era nella tomba.

Maria è quella donna che si distinse bene per un atto memorabile...
Ci dice Giovanni, che mancavano sei giorni alla Pasqua.
Specifica questo, per dirci che è iniziata l'ultima settimana della vita pubblica di Gesù.

Giovanni, inizia il suo Vangelo raccontandoci la prima settimana della vita pubblica di Gesù e lo conclude, raccontandoci l'ultima settimana della vita di Gesù della vita pubblica di Gesù.
Chiaro il rimandarci all'inizio della creazione dove tutto avviene in sette giorni.

l'ultima settimana inizia con una cena in una casa, Giovanni non ci dice in casa di chi, ma ci dice che avvenne a Betania, dove abitava il suo amico Lazzaro e ci dice anche, che l'amico di Gesù era tra i commensali.
Marco e Matteo, parlandoci di una cena a Betania ci dice che si svolse in casa di Simone il lebbroso.

Sicuramente, Simone era soprannominato il lebbroso, perché guarito dalla malattia da Gesù, se lo fosse ancora non avrebbe potuto organizzare quella cena in quanto all'epoca il lebbrosi dovevano stare fuori dalla città, vivere isolati lontano da ogni persona.
Simone era probabilmente uno dei tanti lebbrosi guariti da Gesù

Durante la cena, la protagonista diventa Maria, con un gesto inaspettato, inconsueto quasi rivoluzionario e provocatorio.
Maria è la sorella di Lazzaro quella che quando Gesù arrivò nei pressi della tomba dove lui giaceva, le è corsa incontro e si gettò ai suoi piedi piangendo e quel gesto commosse tutti presenti, che incominciarono a piangere con lei e lo stesso Gesù pianse con lei.

Ci dice Giovanni, che alla cena c’era anche l’altra sorella Marta, ed era tra le donne che servivano, ed anche Lazzaro era tra i commensali e inoltre ci dice che c'era molta gente; tanti erano i curiosi che erano venuti alla cena per vedere Lazzaro, quello che era tornato dai morti.

Poi Giovanni ci racconta del gesto di Maria, che prese 300 grammi di profumo di nardo, una cosa molto preziosa contenuto in un vasetto, entrando nella sala Maria si reca velocemente ai piedi di Gesù rompe il vasetto del profumo ed inizia al lavare i piedi del Messia.

Marco e Matteo che ci parlano della stessa cena, ci dicono che Maria rompe il vasetto, come non avesse il tempo di aspettare l'uscita lenta del profumo, rompe il vasetto come se avesse fretta di compiere quel gesto.
La rottura del vasetto deve aver scioccato i presenti, è un gesto forte e violento.
Maria, con il profumo di nardo, lava i piedi di Gesù e poi gli asciuga con i suoi capelli un gesto anche questo forte, come un pugno nello stomaco per i presenti alla cena.

Un gesto che sconvolge i benpensanti e sono due le cose che essi sottolineano:
            lo spreco di soldi di profumo
            il lavaggio dei piedi
Sappiamo che i piedi erano un tabù, a nessuno era concesso di farsi lavare i piedi da un altro, neanche da uno schiavo
A nessuno ebreo era concesso tale beneficio, i piedi erano intoccabili.
In quell'epoca le calzature, che poi di fatto erano delle solette di cuoio, i sandali di vario materiale che poi non riparavano totalmente il piede, erano lusso per pochi e molti camminavano scalzi.

Quindi i piedi non erano molto igienici, ognuno doveva lavarseli da solo
Il gesto di Maria, di lavare i piedi a Gesù, anticipa il gesto di Gesù di lavare i piedi agli apostoli nella cena pasquale e ricordate lo sgomento e lo stupore di Pietro davanti al gesto di Gesù.

Maria una donna libera e non schiava, una donna forse anche di un certo rango sociale, davanti a tutti gli uomini compie un gesto provocatorio, si china per lavare e poi asciugare con i suoi capelli i piedi di Gesù.

Sia Matteo, che Marco, scrivono di questo evento mentre Luca nel raccontarcelo chi sottolinea un altro aspetto anch'esso provocatorio e rivoluzionario: Maria uditrice ai piedi di Gesù

Tutti ricordiamo la cena in cui Marta si dà da fare nel servire e Maria invece ai piedi di Gesù ad ascoltare.
Marta si lamenta con Gesù di sua sorella che seduta non fa nulla e Gesù gli rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni di troppe cose”

Dov'è il gesto rivoluzionario che ci racconta Luca?

Immaginiamo la scena:
Gesù, seduto in terra, intorno a lui i commensali che lo ascoltano uomini e donne infatti vicino a lui c'è Maria; se fossi una scena dei nostri tempi sarebbe tutto normale ma non siamo nel terzo millennio ma siamo intorno all'anno zero in Palestina, vicino a Gerusalemme, nella società ebraica maschilista e fortemente misogina questa scena è stonata .

Maria non può stare là dove sta.
Per la cultura di quel tempo ha ragione Marta, quello non è il posto di Maria, lei deve stare con le donne a servire e non tra gli uomini seduta ad ascoltare.
Ma Gesù dà ragione a Maria, non c'è un posto per gli uomini o per le donne, entrambi hanno diritto di ascoltare la parola di Dio, non sono gli uomini che hanno diritto di scelta, su cosa credere o come credere anche le donne hanno diritto di scelta e di stare in ascolto della parola di Dio e di stare in prima fila.

Maria ha scelto e non le sarà tolto questo diritto di scelta.
Questo era rivoluzionario.
Maria scelto ha scelto Gesù
  • contro ogni costume sociale
  • contro ogni logica
  • contro ogni regola sociale
ha scelto di stare con Gesù

Ricapitoliamo la scena unendo il racconto di Giovanni e di Luca.
Noi abbiamo una scena con molti commensali, tutti sono seduti in terra secondo l'uso dell'epoca,
si siede Gesù poi il suo amico Lazzaro, poi Simone il lebbroso, poi apostoli e tutti gli uomini e le donne? Lontano, tranne quelle impegnate a servire i commensali, quando irrompe sulla scena un'altra donna, forse anch'essa di nome Maria

Entra, si fa spazio fra i commensali, si getta ai piedi di Gesù, ha fretta perché teme che qualcuno arrivi e la porta via; lei non può stare lì, lei è una donna tra gli uomini, deve muoversi velocemente, quindi rompe con violenza il vasetto e si unge le mani e poi i piedi di Gesù, deve fare presto prima che qualcuno la fermi.
Unge, lava i piedi di Gesù poi si accorge che nella fretta non ha preso qualcosa per asciugare i piedi, allora usa i suoi capelli tra lo stupore e lo sgomento dei commensali.

Poi si ferma… Gesù comincia a parlare ...

La prima che realizza cosa è successo, e sua sorella Marta che è preoccupata perché Maria ha fatto qualcosa che non doveva fare, ossia deve stare tra gli uomini e chiede aiuto a Gesù per riportare Maria al suo posto… Ma Gesù dirà: tranquilla Marta, Maria nel posto giusto vicino al maestro

C’è un altro racconto, simile all'unzione di Betania dove la protagonista è sempre una donna.
Il padrone di casa che da una cena, ha lo stesso nome dell'ospite dell'unzione di Betania anche questo si chiama Simone, deve essere un nome molto diffuso in Palestina
Però Luca ci dice che questo Simone è un fariseo.
Probabilmente Simone è curioso, ha sentito parlare di Gesù e vuole conoscerlo, sentirlo, perché no, magari vedere anche qualche miracolo.

Mentre stanno mangiando, ecco irrompere sulla scena una donna una sconosciuta o meglio è molto conosciuta, come una peccatrice pubblica.

L'evangelista non ci dice di quale peccato pubblico si tratti.
È una peccatrice pubblica, quindi il suo peccato è evidente a tutti, poteva essere un adultera, una prostituta, una ladra non sappiamo di quale peccato si tratti.
Comunque la donna si fa largo tra gli innumerevoli commensali, infatti, sappiamo che questi pranzi erano molto frequentati, ci piace ricordare quando i parenti di Gesù, si recarono da lui mentre stava cenando, per parlargli, e questi non potevano entrare nella casa per la grande folla oppure il racconto di quei quattro giovani Baldi che decidono di portare il loro amico paralitico a Gesù, ma per la troppa folla non riescono ad entrare in casa, così decidono di calare il paralitico dal tetto.

Quindi, Gesù sta mangiando con i suoi ospiti, quando arriva questa donna senza nome che irrompe con forza nella scena.
Non riesci ad arrivare di fronte a Gesù ma si accontenta di arrivargli vicino, arriva da dietro ma vicino a lui.
Questa donna si china sui suoi piedi e con le lacrime lava i suoi piedi e poi li asciuga con i suoi capelli e poi li bacia e li cospargi il profumo.

Quanto avrà pianto, quante lacrime ha versato da riuscire a lavare i suoi piedi.
Quanto desiderio di perdono e d'amore da piangere per lui.
Qui in questo racconto Lucano, c'è il contrapporsi di due mentalità, quella della donna carica di peccato che cerca il perdono che cerca una nuova possibilità di vita è quella del fariseo che si sente un giusto e cerca una giustificazione al suo operato e Gesù che vuol dimostrare la differenza tra l'amore il dovere.


Due scene, due cene, due eventi lontano tra loro, vicine tra loro dove ambedue le protagoniste sono due donne che lasciano sgomenti,
    sbalorditi,
        confusi,
            i presenti sulla scena

Torniamo all'unzione di Betania, il gesto di Maria non è accettabile da tutti, anzi molti non l'accettano lo mettono in discussione, infatti ci dicono sia Matteo, che Marco: i discepoli vedendo ciò si sdegnarono e dissero: perché questo spreco

Questi discepoli, ci lasciano intendere sia Matteo che Marco, mormorano tra di loro lontano dalle orecchie di Gesù, confabulano, ma non contro Gesù ma contro la donna e il suo spreco, perché quel profumo lo potevano vendere per 300 denari.

La donna, non era libera e padrona del suo denaro?
Del suo profumo ?
Perché avrebbe dovuto darlo agli uomini e poi loro avrebbero deciso cosa fare.

I confabulatori, i dissidenti, i mormoratori hanno però un loro portavoce, infatti questo riporta a Gesù quanto dicevano gli altri: potevamo venderlo per 300 denari… questi è Giuda, questo è evento che lo spinse definitivamente al tradimento.

Concludendo, sottolineando, come l'unzione di Betania, da molti esegeti è vista come un annuncio profetico di cosa accadrà da lì a qualche giorno.
Gesù morirà sulla croce il suo corpo sarà frettolosamente unto e sotterrato.
Ma quella non è la fine.

Giovanni ci dice che nel momento in cui Maria rompe il vasetto e inizia ungerli piedi, un profumo intenso riempie la stanza… Gesù muore ma la sua morte è l'inizio di qualcosa di intenso che si espanderà per tutta la terra e tutta l'umanità…. la risurrezione.

Ancora una volta una donna è protagonista nei Vangeli con la sua azione profetica preannuncia i prossimi eventi la morte e la resurrezione di Gesù.