Essere presenti là dove si è scomodi con una testimonianza vera

lunedì 28 dicembre 2015

una domanda: Chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo ?


Tutta l’umanità.
Tutti gli uomini e le donne di qualunque popolo, nazione, razza, tribù o lingua appartengono si dividono in due grandi gruppi.

Ogni singolo uomo, ogni singola donna  si trova all’interno di  uno dei due grandi ed enormi gruppi.
Tutta l’umanità di si divide in “non credenti” e “credenti”.
In colo ro che non credono in nessun dio e color che credono in Dio.
In coloro che ritengono che non c’è nessuna divinità ultraterrena e coloro che ritengono che c’è una certa divinità ultraterrena.
Coloro che non credono si trovano dentro al loro gigantesco gruppo degli atei, tutti uniti nella negazione, o meglio nella affermazione che non c’è un mondo divino spirituale ultraterreno.

Il gruppo degli atei sono dentro a questa definizione: Si definisce ateo o atea chi non crede in alcuna divinità o ne nega l'esistenza.

Gli atei quindi, tutti insieme ritengono che non c’è nessuna divinità a cui credere, prostrarsi, pregare o semplicemente rivolgersi nel bene o nel male.
Non c’è nulla al di fuori dell’uomo.
L’uomo è il centro di se stesso
L’uomo è il fine stesso della sua vita.
L’uomo è il signore della sua vita.
L’uomo è padrone del suo destino.

Non c’è nulla al di fuori dell’uomo e del suo mondo.

Mi è sempre riuscito difficile dialogare con i non credenti o atei essi dicono: “non c’è nulla oltre noi… punto”.   Andare oltre non è possibile.

C’è una domanda che io pongo spesso ai miei amici atei, alla quale essi non sanno dare una risposta, o si rifiutano di dare risposte perché non ne trovano una soddisfacente  che possa  giustificare,  accreditare, confutare e rafforzare il loro ateismo.

La domanda è: Chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo.



                                                                                  Chi siamo, cosa siamo?
                                                        Siamo qui per sbaglio?
                    La vita è sorta per una strana combinazione degli amminoacidi?
                                 Ci siamo evoluti per errori della natura?
Qual è senso ha l’uomo sulla terra, è solo l’animale all’apice della scala della natura?
                      Dove va l’uomo?
                         Qual’è il senso della sua filosofia, della sua storia, della sua conoscenza?
       Dove va l’umanità ?
A che serve tutto quello che facciamo se tutto finsce con noi?
     
 Semplici domande… ma così difficile dare delle risposte

Gli atei vivono aggrappati all’unica vita che hanno, con l’angoscia della morte, del dissolversi della loro esistenza.
Vivono una vita senza futuro,
senza la speranza che qualcosa non finisca con la loro vita terrena,
vivono una lunga attesa della morte senza futuro.

Chiudo questo periodo con le parole della Bibbia che racchiude tutto il pensiero degli atei:

"La nostra vita è breve e triste;
non c'è rimedio quando l'uomo muore,
e non si conosce nessuno che liberi dal regno dei morti.
Siamo nati per caso
e dopo saremo come se non fossimo stati:
è un fumo il soffio delle nostre narici,
il pensiero è una scintilla nel palpito del nostro cuore,
spenta la quale, il corpo diventerà cenere
e lo spirito svanirà come aria sottile.
Il nostro nome cadrà, con il tempo, nell'oblio
e nessuno ricorderà le nostre opere.
La nostra vita passerà come traccia di nuvola,
si dissolverà come nebbia
messa in fuga dai raggi del sole
e abbattuta dal suo calore.
Passaggio di un'ombra è infatti la nostra esistenza
e non c'è ritorno quando viene la nostra fine,
poiché il sigillo è posto e nessuno torna indietro.
Venite dunque e godiamo dei beni presenti,
gustiamo delle creature come nel tempo della giovinezza!
Saziamoci di vino pregiato e di profumi,
non ci sfugga alcun fiore di primavera,
coroniamoci di boccioli di rosa prima che avvizziscano;
nessuno di noi sia escluso dalle nostre dissolutezze.
Lasciamo dappertutto i segni del nostro piacere,
perché questo ci spetta, questa è la nostra parte.

(Sapienza 2,2.9)


martedì 3 novembre 2015

03 Partito politico cristiano

Papa Francesco in un intervista ha dichiarato: non è necessario un partito cristiano. Ma è necessario essere politici cristiani.

Sicuramente il Papa,  nel chiamare o richiamare i cristiani all’ impegno in politica ha il timore che Lui venga preso come bandiera aggregante di un movimento politico di estrazione o fondamento cristiano.

Il Papa non credo che abbia la voglia di essere tirato per la tonaca all’ interno di un movimento o partito politico, specialmente a livello locale.
Il Papa non desidera essere un campione della politica, ma ben altro.
Il papa vuole essere un profeta della fede e della misericordia.

Lui vuole parlare alle coscienze su un piano internazionale non legandosi alle specifiche territoriali o nazionali, specialmente alle problematiche politiche italiane.
Il suo invito ai cristiani di impegnarsi in politica è un invito agli uomini e donne di ogni nazione, tribù e lingua.
I cristiani cattolici che si trovano in ogni latitudine e longitudine sono chiamati ad impegnarsi anche in politica.

Il Papa parla sempre alle coscienze e vuole risvegliare i cristiani assopiti, intiepiditi da troppo tempo.
Il Papa parla ai cuori e alle menti dei cristiani senza vuol essere l’eroe,  il leader, il capo di un movimento politico, tanto meno di un partito sia direttamente che indirettamente.

Di certo questo suo concetto di non creare un partito cristiano contrasta con il mio concetto della necessità di un partito cristiano.
La mia logica è frutto del aver militato anche se per marginalmente nella Democrazia Cristiana, di aver votato la Dc per anni prima e poi il CCD nato da una sua costola e poi i discendenti di quest’ultimo.
Ho sempre votato un partito di tradizione cristiana-cattolica.

Ma forse..!!!

Il Papa parla al mondo ed ha un concetto più internazionale dell’impegno cattolico in politica.
Sappiamo bene come in certe nazioni sia impossibile creare un partito cristiano e questo non esonera il cristiano dall’ impegnarsi in politica.
Non è necessario un partito cristiano per fare politica.  

Noi in Italia per decenni abbiamo avuto un forte partito di tradizione e fondamento cristiano. La DC, erede del Partito Popolare di don Sturzo, che per quanto bistrattata, combattuta, denigrata è stata l’artefice del rilancio dell’Italia nel mondo nel dopo guerra, del suo inserimento tra le grandi del mondo con una rinnovata dignità, del boom economico, di un welfare più garantista del mondo.
Ma ormati tutto ciò appartiene al passato, Con la triste fine dell’UDC, l’esperienza del partito di fondamento cristiano è definitamente concluso, ed è chiaro chele premesse di un nuovo partito cristiano non ci sono.
La ricostruzione di un partito cattolico non ci sono più.

Mi rendo conto, che le parole di Papa Francesco assumono un profilo “profetico”.

Inutile perdere tempo, risorse, energie, e sinergie nella ricostruzione di un partito politico, destinato ai margini della vita politica senza avere un ruolo fondamentale.
Creare un partito che si aggiri su dimensioni minuscole, che si aggiri tra 3-5 % , costretto per la sopravvivenza ed essere presenti nelle varie sedi di governo, dalla camera ad un consiglio comunale, a snaturarsi continuamente e ripetutamente ed accettando compromessi più o meno nobili.. non è di nessuna utilità.. anzi sarebbe un continuo depauperare la ricchezza cristiana.

Ed ecco il messaggio “profetico”, trovare per necessità una nuova visione del ruolo politico e in politica dei cristiani.
Il cristiano è chiamato ad essere presente nel panorama politico, forte delle sue idee e valori, senza svendere nulla di ciò che è, di ciò che possiede.

In un mondo politico, quello italiana, che si sta trasformando  sul modello inglese-americano, dove c’è un dualismo politico, di forze contrapposte su idee e programmi.
Il vecchio concetto di partito sta andando lentamente in pensione, ci sono ancora forte resistenze da parte di molti ma ormai il progresso è avviato.. molto avviato.. leggi, normative ecc. ecc. stanno progressivamente andando verso l’eliminazione dei piccoli partiti con la finalità di avere solo due forze politiche contrapposte. Chi vince le elezioni governa.
Non c’è più spazio per i piccoli partitini è prossimi anni. Non c’è più spazio per i partitini che mediavano tra i grandi, realizzando i loro progetti politici a scapito delle maggioranze.
Da anni è finito il tempo in cui i liberali forti del loro 1 o 2 %  tenevano in ostaggio la DC, sono finiti da tempi i pentapartiti e quanto altro … ma non del tutto…
Grazie a leggi con lo sbarramento elettorale al 5%, nelle ultime tornate elettorali alcuni partiti sono rimasti fuori dal parlamento.

Il futuro sarà A contro B,  nero contro bianco (ops rosso), destra contro sinistra, e gli spazi per altri c’è sempre meno.
Il futuro sarà quello delle grandi coalizioni, con dentro varie realtà uniti da un programma di governo.
E dentro a queste coalizioni c’è spazio per tutti.
Quindi creare un partito che raccolga un risultato intorno al 3-5% con il rischio di essere fuori dal Parlamento non ha più senso.
Ormai per i cristiani il futuro è essere presenti dentro le grandi coalizioni, sia aggregati intorno ad un progetto o come singoli politici.  
 




lunedì 2 novembre 2015

I have dream - Io ho molti sogni

Io ho un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per ciò che la loro persona contiene. Ho un sogno, oggi! 

Vorrei poter avere solo un sogno
Un sogno per la mia vita…  per come vorrei essere o cosa vorrei fare.
Ma, davanti questa nostra società così malata, non c’è la faccio a sognare solo per me.
Vorrei un sogno per tutti.
Ma un solo sogno mi limita in questa società dell’ingiustizia.

C’è un sogno, quello di vedere tutti  quelli come me, che debbono continuamente chiedere per favore posso …  non debbono più chiedere il permesso di vivere:
che siano aboliti gli scalini,
che siano abolite le porte non scorrevoli,
che siano abolite le file agli sportelli  di ogni ordine e grado,
che gli ascensori siano comodi per le carrozzelle,
che gli autobus  siano comodi per i disabili,
che le metro siano accessibili per tutti,
che il posto principale in platea di un cinema sia per un disabile,
che nella curva dello stadio, i mezzo agli ultra ci possa andare in carrozzella,
che in chiesa ci possa andare entrando dalla porta principale,
che in un teatro, in prima fila, manchi una poltrona e ci sia spazio per… .

C’è un sogno:
quello di vedere i poveri avere una casa,
quello di vedere tutti che hanno lavoro decente,
che i figli di tutti hanno la possibilità di studiare, di avere la possibilità di arrivare ai livelli più alti degli studi,
che tutti i figli hanno la stessa possibilità di trovare  un lavoro..

C’è un sogno:
quello di vedere le donne camminare libere senza la paura di essere infastidite,
quello di non vedere più le donne vendere il loro corpo nelle strade..
quello di vedere le donne di essere libere di scegliere di lavorare o di dedicarsi ai loro figli,
quello di vedere gli uomini di essere liberi di scegliere di lavorare o di dedicarsi ai loro figli,

C’è un sogno, quello di vedere le carceri vuote perché nessuno abbia più bisogno di rubare
C’è un sogno, quello di vedere le carceri vuote perché nessuno uccide più suo fratello

C’è un sogno
quello che non si costruiscano più armi
che vengano distrutte tutte le armi, anche quelle dei cacciatori
e  la pace regni sovrana


Oddio troppi sogni….. allora vorrei che tanti altri sognino con me… per cambiare il mondo




venerdì 30 ottobre 2015

ci ho pensato..... anzi ci ho ripensato

Ci penso…

Ci penso…

Ci sto pensando…

Ci ho pensato…

Non mi dimetto.

Non mi dimetto!!!!

Ennesima farsa da commedia dell’arte.
Neanche Goldoni avrebbe fatto di meglio.

Ma qual è il senso di questa iniziativa?
La più lampante sembra essere quella di mettere in difficoltà il suo partito.

Cosa ho detto.. il suo partito?
Fa una campagna elettorale basata solo sulla sua persona.
In nessuna foto, manifesto, immagine il suo volto è legato al PD…  chi ha vinto è lui, non il partito.
Lui è la nuova politica, lui è il nuovo che avanza, lui è il futuro, il Pd, la sua lista civica sono solo il contorno, lui è il nuovo Re di Roma.

Così per tutto il mandato il consiglio comunale o meglio l’Assemblea Capitolina è considerata un appendice fastidiosa, con quel Pd che chiede maggior presenza nel governo della città.

Lui è il Re è basta.
Con la Giunta, tira dritto senza ascoltare nessuno.
Quando scoppia il caso di Mafia Capitale lui è innocente, la colpa è del PD e di Alemanno. In fondo la colpa e del partito che è marcio lui non centra nulla.

Lui è il Re è basta
Quando scoppia il caso delle multe, è chiaro che è un caso di lesa maestà, come si può pretendere di far pagare le multe al sovrano, si sa che il Re è al di sopra della legge.
E poi e colpa degli hacker..    

Lui è il Re è basta
Come può una signora rivolgersi al lui, deve avere dei neuroni non sincronizzati.
Come può la destra fare opposizione, deve tornare nelle fogne, deve marcire nelle regie galere.

Lui è il Re è basta.
Come si permettono di non dargli la presidenza dell’Anci e di darla a Fassino, pensare ha trascurato l’emergenza di un diluvio su Roma, per andare a ricevere una corona che non gli è stata data,

Lui è il Re è basta
Come si permette il santo Padre di non riceverlo quando lui si scomoda di andare a Philadelphia e poi come si permette di rispondere a domande sui di lui.

Lui è il Re è basta.
Come si permettono di  andare a controllare con chi stava a cena, chi erano i suoi ospiti, quanto spendeva e chi pagava.
E poi la colpa è dei suoi segretari che non leggono l’agenda.

Lui è il Re è basta.
Non deve essere iscritto ad un partito, neanche a quello a cui dovrebbe fare riferimento, infatti salito al potere non ha rinnovato la tessera.


No sig Marino, lei era semplicemente il Sindaco e

 non il RE.


Doveva avere rispetto:
per il suo partito che lo ha eletto
per i suoi alleati in Assemblea Capitolina che lo appoggiano  
per i suoi avversari politici perché rappresentano l’altra metà di Roma  
per i cittadini romani che pagano salate multe per una viabilità assurda
per i contribuenti romani che pagano le tasse per pagare il suo stipendio
per i cittadini che sono vivono in città invivibile per violenza, per essere i più tassati d’Italia, di  pagare il prezzo di essere la Capitale d’Italia, per le politiche cittadine incompiute da lei e suoi  predecessori, per la crisi economica che ha impoverito le tasche.
per il Santo Padre, è per il suo ruolo di importanza mondiale
per i suoi collaboratori stretti messi alla berlina
per i dipendenti capitoli  che lavorano per lei, per la sua giunta, per la sua maggioranza bistrattati e impoveriti.


Doveva essere SEMPLICEMENTE il Sindaco no il Sovrano.

Adesso il Re pensa, che 4 000 amici interessanti alle loro poltrone siano la volontà popolare, e questo succede solo ai sovrani autocrati che perdono il senso della realtà, che si auto convincono di verità che sono solo bugie, la realtà ahimé e ben altra.

I romani hanno detto basta,  
basta alle bugie,
basta alle comparsate
basta alla mancanza di rispetto
basta all’assenze di governo
basta alle soluzione pasticciate dei problemi 
basta ad una gestione di Roma confusionarie e senza progetti
basta ad una Roma, poco romana 


Roma, ha detto basta, sig. Sindaco…..







martedì 27 ottobre 2015

02 Re, profeta, sacerdote e la città celeste


La funzione della Chiesa, per unzione dello Spirito Santo e di essere Re, Profeta e Sacerdote, come ogni membro ogni suo membro dal semplice credente al Papa.
Ogni cristiano in virtù dell’unzione battesimale è  re, profeta e sacerdote.
Essere Re
Essere Profeta
Essere Sacerdote
 Essere Re,  vuol dire essere costruttori del Regno di Dio e la sua diffusione nel mondo e nella Storia esso è in mezzo a noi e abbiamo il compito di realizzarlo.
La prima manifestazione della regalità si esercita su se stessi, diventando signori delle nostre passioni e dei nostri impulsi, sapendoci orientare verso la santità.
Saper guidare la propria vita, essere padrone e dunque Re di se stessi e quindi pi divenire punto di riferimento per gli altri.

Essere sacerdoti, sinteticamente e fare della propria vita un oblazione vivente per se stessi e per gli altri.

Essere profeti, vuol dire parlare per conto di…. Parlare per conto di Dio.

Ognuno di noi, grazie all’unzione è profeta dell’Altissimo, parla per conto di Lui.
Il profeta in ambito cristiano, non parla mai di cose che accadranno, ma di ciò che dice Dio  al suo popolo.
Non dirà cose che accadranno, non è preveggente o futurista, ma parlando  a nome di Dio dirà sempre parole per l’edificazione, per la conversione, per la crescita spirituale… saranno parole di speranza, di fede, di carità,  ma anche di ammonizione o allarme per il pericolo di una cattiva condotta.

La Chiesa quindi è Re, Profeta e Sacerdote come ogni suo membro.

Già Sant’Agostino nel V secolo ci parla della città terrena e della città celeste.
« L'amore di sé (ego e superbia) portato fino al disprezzo di Dio genera la città terrena; l'amore di Dio portato fino al disprezzo di sé genera la città celeste. Quella aspira alla gloria degli uomini, questa mette al di sopra di tutto la gloria di Dio. [...] I cittadini della città terrena son dominati da una stolta cupidigia di predominio che li induce a soggiogare gli altri; i cittadini della città celeste si offrono l'uno all'altro in servizio con spirito di carità e rispettano docilmente i doveri della disciplina sociale. »(La città di Dio, XIV, 28)


La sua grande intuizione che gli uomini sono chiamati a costruire qui sulla terra la Città Celeste.
La nuova Gerusalemme non è una realtà che cala dall’alto, ma è la nuova città che gli uomini costruiranno seguendo il vangelo. È la nuova città costruita combattendo contro gli istinti sfrenati dell’egoismo e superbia.
Il concetto si società civile che aveva Sant’Agostino e per certi aspetti bel lontana da quella di oggi. Ma per antinomia essa è   vicina alla nostre aspirazioni moderne: Una città di pace e prosperità

A Siena nel Palazzo comunale c’è un grande affresco medioevale grande su due pareti realizzato da Ambrogio Lorenzetti;  in esso c’è raffigurato la città sotto il Buon Governo o il Cattivo Governo.


Il buon governo è frutto di una società sana dove i principi morali sono quelli ispirata dalla vita cristiana.
Al di sopra di tutto c’è la Sapienza Divina a cui l’uomo deve guardare e alla quale deve ispirarsi. Da essa deve lasciarsi guidare  per amministrare la giustizia terrena.
Gli uomini di governo devono essere forti nelle virtù teologali ossia dalla fede, dalla speranza e dalla carità;  si devono ricoprire delle virtù cardinali: la giustizia, la temperanza, la prudenza e la fortezza.

Tale principio  è la forza di un buon governo e il quale genera leggi il scopo imprescindibile è   il dare una casa e un lavoro per tutti , e dare la giusta mercede al lavoratore per il lavoro eseguito, equità del commercio, distribuzione del benessere e della ricchezza,  la garantire la giustizia garantita all’innocente e al colpevole.
Il frutto di un buon governo sono città prosperose, le campagne fertili che producono beni, commerci fiorenti, artigiani laboriosi e agiati,  pace tra vicini.

Al contrario un cattivo governo, ispirato da altri principi, genera altre realtà, sono altri i frutti. 
Nell’allegoria del cattivo governo, nel affresco del Lorenzetti, vi sono raffigurate l’avarizia, la superbia, e la vanagloria e una città da questi principi o valori governata dara frutti cattivi.
I frutti saranno che l’ingiustizia sarà imbavagliata, ci saranno ricchi-ricchissimi e poveri agli angoli della strada a chiedere l’elemosina.
Non ci sarà la casa e il lavoro per tutti, i commerci non saranno equi, il benessere non sara per tutti, l’operaio sarà sfruttato e il diverso messo ai margini.
Il bene comune sara trascurato, le campagne abbandonate, le città fatiscenti, guerra tra vicini e le carceri piene d’innocenti frutto di un assenza di giustizia.

Non possiamo aspettare passivamente la nascita di una città ideale, come un miracolo che scende dal cielo. Dobbiamo rimboccarci le mani e costruire la città celeste.

In virtù della nostra unzione che riceviamo nel giorno del battesimo, questa ci fa divenire tutti re, profeti e sacerdoti.
Essere Re, ci da tutti l’obbligo di governare la nostra vita, la nostra famiglia, la nostra casa, il nostro bene comune, la nostra città, la nostra nazione.
Il buon governare fa di ognuno di noi profeta, per chi ci sta vicino, ma anche per chi è lontano, perché governare con giustizia, essere politici corretti si può e si deve.
Il buon governare è la nostra oblazione sacerdotale da offrire a Dio.