Essere presenti là dove si è scomodi con una testimonianza vera

mercoledì 28 dicembre 2022

L'ascolto avviene nel silenzio


Elia sul monte Oreb


Abbiamo parlato fino adesso, in questo nostro cammino dell’ascolto e accennato all’ esigenza del silenzio.
La prima lettura di oggi ci riposta sul monte Oreb, dove siamo stati all’inizio di questo cammino.
Il monte Oreb è un monte famoso.
Mi sono chiesto dove si trovasse, in quale zona del deserto del Neghev fosse e scopro che è un monte famosissimo, non è altro che il Monte Sinai o Monte di Mosè.
Sono passati diversi secoli da quando Mose sali sul monte Sinai o Oreb ed incontro Dio.
Anche Elia si recò sul monte spinto da un angelo, e cammino per quaranta giorni e quaranta notti nutrendosi del cibo che gli ha portato un angelo.
Qui abbiamo un chiaro riferimento al popolo d’Israele e il suo cammino nel deserto, dove fu nutrito dalla benevolenza di Dio che gli donò la manna e le quaglie, ma anche al Diluvio universale quando piovve per quaranta giorni e quaranta notti.
Questo quaranta indica un tempo di rinnovamento, di purificazione, il tempo che precede il nuovo tempo, una nuova era…

Giunto sul monte Oreb entrò in un caverna, come fece Mose, quando incontro Dio, quando l’Altissimo gli mise una mano sul volto per nascondere il suo passaggio, perché questo Monte è il monte di Dio, il luogo della sua manifestazione.
Elia si nascose in una caverna e Dio lo chiamo a se, senti l ‘invito ad uscire per incontrarlo... sappiamo che ci fu un terremoto, ci fu un fuoco, ci fu un po' di tutto.. ma Dio non c’era in tutto quello.

Poi si alzò una brezza leggera… Dio era nella brezza.
Qualcuno traduce il testo originale in “ci fu un mormorio di vento”
Un sussurro di vento.

Dio si incontra nel silenzio


Nel silenzio s’ incontra Dio.
Nel silenzio ci parla.
Per ascoltare Dio abbiamo bisogno del silenzio.
Fare silenzio in noi.


Il Silenzio è fede:
quando taci perché è Lui che agisce
quando rinunci alle voci del mondo
per stare alla sua presenza
quando non cerchi comprensione
perché ti basta essere capito e usato da Lui
(San Giovanni della Croce)

Il fare silenzio in noi non è una cosa facile, ma non è impossibile.
Questione di pratica, di esercizio, di impegno, di costanza, ma è una cosa necessaria per l’ascolto.

Il luogo privilegiato di questo silenzio... è la preghiera personale.
La preghiera di fatto è un dialogo tra noi e Dio.
La preghiera è un dire e un ascoltare.
Ma mentre noi parliamo ad alta voce e a volte urliamo anche verso Dio il nostro dolore, il nostro disagio, perché pensiamo che lui è sordo, Dio parla sempre in un “mormorio di un vento leggero”.
Anche ascoltare il silenzio è una forma di dialogo.

La preghiera personale è un incontro cuore a cuore con Gesù.
La preghiera personale è il luogo dell’incontro privato.
Ma preghiera personale deve diventare: la preghiera dell’ascolto, perché l’incontro diventi luogo di grazia.

Tutti i santi vivono di questo: di una preghiera intima, personale, segreta... piena d’amore.
Tutti i santi hanno vissuto e vivono dell’incontro nel silenzio, dell’ascolto.


Una proposta di preghiera personale

Non c’è una formula precisa di fare silenzio, se leggete diversi trattati sul silenzio ognuno ha la sua formula.
Una cosa è comune a tutti , non c’è silenzio se non ci si mette alla presenza di Dio,
alla presenza di Gesù.

Ma il SIGNORE è nel suo tempio santo;
tutta la terra faccia silenzio in sua presenza![1]


Quando noi ci mettiamo alla presenza di Dio, quando iniziamo la nostra preghiera ecco che possiamo o dobbiamo entrare nel silenzio, nel silenzio di Dio.
La preghiera personale, la nostra preghiera intima ci porta all’interno di questo silenzio, quando noi tacciamo, quando facciamo tacere le voci che ci sono dentro di noi.

Io vi posso consigliare un modo per vivere la preghiera, se già non lo fate.

Se potete in casa createvi un angolo della preghiera... non un altarino pieno di cose…
Un angolo dove mettere solo tre cose: un’icona, una bibbia e una candela niente di più.
Un’ icona che vi aiuta a rendere visibile Gesù
Una bibbia che vi ricorda l’importanza dell’ascolto
Una candela da accedere quando pregate, che vi ricordi che la Luce di Dio è entrata nella nostra vita.


E poi stare in silenzio.
Dopo che vi siete messi davanti ad icona e avete fatto calare le voci dentro di voi, leggere un passo e nel silenzio della nostra stanza meditare sulle parole che abbiamo letto.
Questo è Ascoltare.
Leggere e rileggere e rileggere ancora quel passo quasi fino a imparalo a memoria e poi meditare quel passo, pensando a cosa vi dice, quale sentimento vi suscita ecc ecc

Un Tempo per Dio

Abbiamo bisogno di trovare nella nostra vita : Il tempo di Dio, il tempo di stare con Gesù… e per noi è il tempo della preghiera.

L’ascolto ha bisogno del tempo.
Dobbiamo dedicare del tempo all’ascolto.
Ci dobbiamo fermare per ascoltare.

Dobbiamo educarci alla preghiera personale.
Molti sacerdoti, evangelizzatori parlano molto di molte cose, anche di pregare molto usando formule o altro…

Ma pochi perdono tempo a parlare della preghiera personale, della preghiera dell’ascolto.
Della necessità di dare un tempo della nostra vita alla preghiera personale.
Dobbiamo imparare a pregare ascoltando nel silenzio della nostra stanza e del nostro cuore.

Ascoltare per diventare discepoli inviati.

Lo scopo della “preghiera personale dell'ascolto” e farci diventare discepoli.
Gesù si trova nei pressi del luogo dove Giovanni Battista sta battezzando quando questi lo vede dice, rivolgendosi ai presenti: Ecco l'agnello di Dio.

Gesù prende la strada per tornare a casa quando nota che due persone lo stanno seguendo, si gira e domanda loro: Che cosa cercate?
Loro rispondono: Maestro dove abiti?
Gesù gli dirà: Venite e credete

La preghiera dell'ascolto è la preghiera del discepolo che ascolta il maestro è la preghiera di colui che si siede davanti al Maestro per ascoltare il suo insegnamento.
Dove troviamo noi l'insegnamento del nostro maestro ? Nella parola di Dio.
Quei due uomini si siederanno ad ascoltare Gesù, e diverranno suoi discepoli.

Trovare il tempo della preghiera dell’ascolto è farsi discepoli di Gesù.
Molti trovano il tempo di andare ad ascoltare questo o quello grande oratore, per diventare suo seguace, entrare nel suo club, nella sua comunità… ecc … ecc

Ma noi siamo chiamati a diventare discepoli di Gesù, non di un uomo.
Non c’è ascolto vero, se quello che ascoltiamo non produce in noi una conversione e non ci spinge a diventare discepoli di Gesù.
Non c’è ascolto vero se questo non ci spinge ad andare alla sequela di Colui che parla.

Sappiamo che il discepolo non resterà per sempre ai piedi del Maestro.. una volta formato egli diventerà lui stesso messaggero della Parola… quella parola che il Maestro gli ha donato.

Il coraggio dell’annuncio ci viene dalla forza della Parola del Maestro.
Non c’è un evangelizzatore vero, che non si sia seduto ai piedi del Maestre ad ascoltare la sua Parola
Non c’è evangelizzatore vero che non si sieda ancora ai piedi del Maestro ad ascoltare la sua Parola.

Ogni discepolo che diventa evangelizzatore dirà ai propri fratelli: “Abbiamo trovato il Messia” e li condurrà da Gesù, così come fece Andrea che andò da Pietro e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia”
Ogni discepolo diventa egli stesso evangelizzatore e porterà colui che incontra a Gesù, perché anch’ esso diventi a sua volta discepolo di Gesù.

Quindi il nostro esercizio è di trovare un tempo, nella frenesia della nostra vita, all’ascolto.
Trovare un tempo per la preghiera dell’ascolto per divenire discepoli.



Riepilogo e conclusione

Abbiamo fatto un percorso oggi:
Imparare e impegnarci nella preghiera dell’ascolto o personale
La preghiera dell’ascolto fa di noi dei discepoli del Maestro.
Il Maestro ci dona la sua parola e fa di noi degli evangelizzatori, degli inviati….

Chiudiamo, chiedendo a Maria di intercedere presso suo Figlio per ognuno di noi qui presente, con le Parole di Papa Francesco:

Maria, donna dell’ascolto,
rendi aperti i nostri orecchi;
fa’ che sappiamo ascoltare la Parola del tuo Figlio Gesù
tra le mille parole di questo mondo;
fa’ che sappiamo ascoltare la realtà in cui viviamo,
ogni persona che incontriamo,
specialmente quella che è povera, bisognosa, in difficoltà.

Maria, donna della decisione,
illumina la nostra mente e il nostro cuore,
perché sappiamo obbedire alla Parola del tuo Figlio Gesù,
senza tentennamenti;
donaci il coraggio della decisione,
di non lasciarci trascinare perché altri orientino la nostra vita.

Maria, donna dell’azione,
fa’ che le nostre mani e i nostri piedi si muovano “in fretta” verso gli altri,
per portare la carità e l’amore del tuo Figlio Gesù,
per portare, come te,
nel mondo la luce del Vangelo.

Amen.




canto/poesia di Padre Jonas Abib
Fondatore della comunità Canto Nuovo (Brasile)


Sempre tacevi, o Maria
Hai tenuto tutto meditando con tanto amore
Gesù che è venuto a portarci la buona novella
L’ Hai generato silenziosamente nel tuo cuore

A Natale ci hai portato, tra una canzone e l'altra
la gioia di Cristo, Verbo Eterno,
che ci è arrivato
con Il tuo Gesù

Vergine silenziosa, insegna anche a me il silenzio
Perché nel silenzio
hai Generato il tuo Ragazzo

Voglio solo meditare con te,





Qualunque cosa mi porti la vita,
nelle mie azioni voglio proclamare
Gesù Cristo.

(Padre Jonas Abib)






[1] Abacuc 2.20

Dall'ascolto nasce la conversione

 Conversione ad U


Oggi vi parlerò di questo

Un cartello di obbligo di conversione a U
U cartello che di fatto non esiste

Sappiamo, se abbiamo preso la patente e studiato bene che esistono cartelli di pericolo, di divieto e di obbligo.
Questo che vi che vi mostro è un cartello di “obbligo di conversione”, che di fatto non troveremo mai sulle nostre strade, mentre questo che è un cartello di divieto di conversione ad U, esiste.
Proprio come secondo il Mondo, in ambito spirituale, esso ci invita a camminare sempre nelle sue logiche e non è mai d'accordo sulla nostra conversione verso ideali che non sono del mondo.

L’invito di Gesù e chiaro:
Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. [1]

Sappiamo che molte volte il cammino del cristiano nasce da una, più o meno forte, conversione
ossia da un incontro con Gesù che cambia le nostre vite, dando vita in noi ad un processo di conversione.

La parola conversione, come ben sappiamo, traduce il termine greco metanoia, e per essere più preciso leggo cosa ci dice la Treccani:
metànoia s. f. [traslitt. del gr. μετάνοια, der. di μετανοέω «cambiar parere», comp. di μετα- «meta-» e νοέω «intendere, pensare»]. – 1. Profondo mutamento nel modo di pensare, di sentire, di giudicare le cose. Nel Nuovo Testamento, il termine indica il totale capovolgimento che si deve operare in chi aderisce al messaggio di Cristo nel modo di considerare i valori etici, culturali, politici e sociali correnti (e le beatitudini evangeliche sono l’espressione della metanoia cristiana)

Praticamente la “metanoia o conversione” è un radicale cambiamento di noi stessi, un ruotare su noi stessi..
Se prima eravamo indirizzati verso un obiettivo seguendo gli ideali del mondo, una metà della quale non sappiamo di preciso dove ci porta... dopo l’incontro questa cambia.
Non è più a stessa, è un'altra.

Dall’ascolto nasce la nostra conversione, che altro non è che girare su noi stessi, fare una conversione a U.

Matteo


Il nostro cammino di quest'anno è basato sull'ascolto, ed abbiamo già visto nei nostri incontri di preghiera alcuni vari aspetti dell’incontro.
Oggi vedremo come dall’ascolto nell'incontro nasce la conversione.
Unendoci all’invito che ci propone oggi la Chiesa, nella seconda domenica d'avvento una riflessione sulla conversione.
Immaginate un signore che si reca all’agenzia dell’entrate, per pagare una sua morosità ed entrando nell’ufficio lo trova vuoto.
Così, qualcuno, duemila anni fa si reca dal pubblicano esattore delle tasse, e trova il banchetto vuoto.
Domanda a qualche passante: “avete visto il pubblicano che riscuote le tasse che di solito è seduto dietro questo banchetto?
E qualcuno gli dirà: “è venuto uno, si è avvicinato, gli ha detto qualcosa, lui si è alzato e se ne andato con lui”
E lui domanderà: “E chi era?”
E il passante che ha visto la scena dirà: “un forestiero, sembrava fosse un galileo, un tale di nome di Gesù”
Non si capisce bene dove accadde questo evento.
I tre evangelisti che ci parlano di questo fatto, sono generici, sappiamo che è in un posto vicino al mare di Galilea, ma di preciso non si capisce.

Gesù passando presso di lui, lo vide, si avvicinò e gli disse: Seguimi
Ed ecco un segno della conversione.
Matteo lascia tutto e se va…

Tutto quello che era importante per lui, diventa nullità, non ha più nessuna importanza.
Domandiamoci : Perché Levi detto Matteo faceva l’ esattore delle tasse?

Un lavoro ignobile, che lo portava ad essere “schifato” dalla popolazione, messo ai margini della società, quasi fosse un appestato.
Lui riscuote le tasse per conto di qualcun all’altro, per conto di Roma, o di Erode... una tassa ignobile.

Per l’ebreo l’unica tassa nobile è quella che lui versa al Tempio, quella verso i romani è ignobile.
L’ esattore, deve riscuotere e sulla riscossione prendere la sua parte, e molte volte esigevano più del dovuto per incassare di più.
E forse molte volte erano anche violenti nel fare il loro lavoro.

Perché Matteo, tra tanti lavori nobili, sceglie un lavoro così poco nobile che lo porta ad essere odiato dalla popolazione?
Io non lo so!
Nessuno lo sa..

Ma di certo non era contento del suo lavoro, della sua vita, dell’odio che circolava intorno alla sua persona… Gesù gli offre una nuova vita.

Non sei infelice dietro quel banchetto?
Non sei stanco di tanto non amore intorno a te?
Non sei stanco di vessare tanta povera gente?
Gesù gli tende la mano … vieni c’è speranza per te?

Matteo lascia tutto e segue Gesù…
Matteo gira su stesso, abbandona tutto e segue Gesù.


Zaccheo
Questa volta l’evangelista è preciso nel dirci dove avviene il fatto.
Siamo a Gerico.
Gesù sta entrando in città.

C’è subbuglio in città.
Gesù è ormai famoso, in tutta la regione si parla di lui, delle cose che ha fatto, delle cose che dice.
La gente corre incontro a Gesù.

C’è un uomo, un tale Zaccheo che vedendo il subbuglio avrà domandato: “che succede?”
Qualcuno avrà risposto: sta arrivando Gesù.
Tutti paesani corrono verso la porta della città dalla quale sta arrivando Gesù.
Anche Zaccheo corre verso la porta, e curioso di vedere questo Gesù.
Anche lui avrà sentito parlare di questo Gesù, che fa cose mirabili e vuole vederlo.
Ma c’è un problema... ce lo dice San Luca: cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura.

San Luca elegantemente ci dice che è un nanetto…
Provate a immaginare la scena, che potrebbe per certi versi essere anche comica.
Il povero Zaccheo arriva tra gli ultimi, la folla è accalcata intorno a Gesù; Zaccheo saltella per vedere qualcosa, ma sono tutti troppo alti, cerca di farsi strada ma viene ricacciato indietro.
Questo uomo arciricco e arcipeccatore come ci dice San Luca, nonostante la ricchezza non riesce a vedere la salvezza.
Questo uomo piccolo di statura, vestito con abiti sontuosi per mostrare la sua ricchezza e chiedere quel rispetto che non ha dalla gente… saltella dietro la folla per vedere Gesù.
Allora ha un’idea: calcola il percorso da dove passerà Gesù e vede sul tragitto un sicomoro.

Sembra che San Luca ci tenga a specificare il tipo di albero per indicare il punto preciso di dove avviene il fatto: sotto un sicomoro nella città di Gerico.
I sicomori sono alberi solitari, che si trovano nelle lande desertiche della Palestina, danno frutti commestibili simili a fichi, infatti appartengono al genere dei ficus, in città non dovevano esserci molti sicomori.
Sono alberi grandi e molto frondosi, ma facili da scalare.
Così Zaccheo ha un’ idea, salire sul sicomoro per vedere passare Gesù.
Avrà pensato: “io salgo sull’albero, lui passa e io lo vedrò benissimo”.

Quindi per far presto ed anticipare il corteo di Gesù che avanza lentamente tra la gente assiepata, si mette a correre, giunto ai piedi dell’albero .. non è difficile da scalare un sicomoro, per via della sua conformazione nodosa… lo scala.
Alessandro Pronzato, un sacerdote scrittore, in suo libro descrive così la scalata di Zaccheo:
Presto detto.” sali sopra un sicomoro”. Ma, prima di iniziare la scalata ha dovuto togliersi la giacca. Voglio dire si è spogliato della propria dignità. Zaccheo ha deciso sfida il ridicolo pur di vedere chi era Gesù.

Zaccheo corre per anticipare tutti, sicuro di avere il tempo di appollaiarsi comodamente tra i rami del sicomoro nella attesa che Gesù passi.
Ma il ricco Zaccheo deve vestire sicuramente abiti lussuosi e pesanti, degni di un uomo ricco e notabile, abiti che sicuramente sono ingombranti per scalare facilmente il sicomoro.
Così lui si spoglia, si spoglia della sua dignità senza pensare che potrebbe rendersi ridicolo, e cosa penserà la gente nel vederlo in mutande salire su un albero.
Non si pone il problema, perché il suo unico problema è vedere Gesù.
A Zaccheo non importa conoscerlo, gli basta vederlo.
Zaccheo non sa cosa accadrà da lì a poco.
Zaccheo si è sistemato tra i rami, è come in agguato.
Gesù si sta avvicinando e il nostro eroe è in trepida attesa, nascosto tra i rami del sicomoro.
Il corteo di avvicina… un corteo composto da Gesù, da altri uomini, da alcune donne e qualche bambino.
Gesù dovrebbe essere quello al centro del corteo, quello che dispensa sorrisi a tutti, e tutti cercano di toccarlo.
Zaccheo pensa in cuor suo… eccolo il famoso Gesù.

Cosa avrà pensato quando lo vede farsi strada tra la folla, staccarsi da corteo e andare verso l’albero.
Forse penserà: è stanco del camminare e verrà a sedersi all’ombra del sicomoro. E se mi vede? Oddio che penserà di me, che sto sull’albero mezzo nudo.

Gesù arriva sotto l’albero lo vede: Zaccheo scendi … che stasera mi fermerò da te.

Zaccheo è la terza persona che Gesù chiama per noi.
Lo fa con Marta, con il fariseo Simone e poi con Simon Pietro e Giuda, questo gesto tradisce una disponibilità particolare di Gesù verso Zaccheo, una confidenza particolare, un amicizia particolare verso di lui.

Zaccheo scende e dà ordine ai suoi servi di preparare una grande cena, tutto il paese è invitato.
Vi ho raccontato tutta la storia, perché è importante cosa accade durante la cena.
Gesù si siede in terra, in una stanza, tanti uomini intorno a Lui, e lui per tutto il tempo della cena spiega le letture, racconta aneddoti e parabole.
Sfrutta il tempo della cena per parlare del Regno di Dio.

Durante la cena, dopo aver ascoltato il maestro, Zaccheo fa memoria di quanto ha compreso, si alza in piedi e a gran voce in modo che tutti possano ascoltarlo dice:

Alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».[2]

Zaccheo ha desiderio di conoscere Gesù, brama di conoscere Gesù… allora va in cerca di Gesù e Lui si fa trovare, anzi fa di più… gli va incontro… lì dove lui si trova.
Dall’incontro nasce l’ascolto e dall’ascolto nasce la conversione.

Zaccheo compie un gesto di conversione e lo fa pubblicamente dimostrando come l ‘incontro con Gesù abbia cambiato la sua vita in modo radicale, in modo violento.
La conversione crea in Zaccheo il concetto e il senso di giustizia che a lui era estraneo, si esprime nella misericordia verso i poveri e nel risarcire i defraudati.
L’incontro con Gesù, con la sua parola genere sempre una conversione, che questa non è mai un atto privato ma è sempre un atto pubblico, ma non per esibizionismo ma solo perché sia manifestata la gloria di Dio, e che la salvezza è entrata in una casa.

Una donna entrò nella sala.. piena di uomini


Questo quadro si trova in un convento in Bassano Romano, dipinto da un certo Welden C. Andersen
Quello che mi ha colpito in questo, tra quelli che stavo selezionando è che i commensali non sono seduti ad un tavolo, come si usa oggi, ma sono seduti in terra, come era in uso in Palestina all’epoca di Gesù.
Ci sono due mondi nei vangeli che vivono il mistero dell’annuncio e della salvezza in modo diverso ma complementare.
C’è un mondo più evidente quello maschile, sembra che tutti i protagonisti dei Vangeli siano quasi tutti uomini.
Gesù è un uomo, Giuseppe, i dodici, i farisei e i dottori del tempio che disputano con Gesù, Ponzio Pilato, Erode, i due briganti sulla croce, il centurione… tranne Maria, sembra che ci siano solo uomini protagonisti.

Eppure, tra le pagine maschiliste dei vangeli traspaiono le donne nella loro missione particolare e nella loro grandezza.
I vangeli sono scritti da uomini che sono inseriti in un’epoca, in una società fortemente maschilista dove le donne sono tenute di poco conto… eppure loro malgrado devono scrivere delle donne.

Maria, una donna, è la prima a ricevere l’annuncio della salvezza.
Elisabetta, una donna, è la prima riconoscere che Maria aspetta un bambino il Salvatore.
È una levatrice e una balia anonime, due donne, a prendere per prime tra le braccia Gesù.
Sarà la Samaritana, una donna, ad ascoltare da Gesù per prima la promessa dello Spirito Santo.

Saranno le donne testimoni silenti della morte di Gesù e delle sue ultime parole, con le quali Gesù ci affida a Maria... ed è una donna a prendere tra le sue braccia l’umanità affidatagli dal Figlio Gesù.
E sarà Maria Maddalena e poi le altre donne a vedere per prima Gesù risorto.

Nessuna persona ha mostrato dando dolore per i propri peccati e tanto amore per Gesù, come quella donna che appare improvvisamente durante un pranzo a Betania forse in casa di Simone il lebbroso o di un altro fariseo.

Questa donna non si sa di preciso chi sia.
Qualcuno pensa che sia la Maria Maddalena, una delle donne più famose del Vangelo della quale noi sappiamo pochissimo, che veniva da Magdala un paese situato sulle sponde del lago di Tiberiade, sappiamo che Gesù operò il lei una grande esorcismo da scacciare sette demoni che la opprimevano, ma non sappiano dove…
Come poteva essere la vita di una donna violentata da sette demoni, quali passioni la trasportavano, quale vita scellerata viveva.
Non sappiamo dove avvenne l’incontro, il loro primo incontro, ma sappiamo che Lei era tra le donne sotto la croce, che era tra le donne andate al sepolcro per ripulire il corpo di Gesù, e fu la prima persona a vederlo Risorto.

La sua vita dopo l’incontro cambio, e lei si uni alle donne che seguivano Gesù da vicino.
Erano donne particolari, che hanno avuto un grande coraggio, stare con Gesù fino alla fine.
Tra le donne che seguivano c’erano donne che avevano trovato il coraggio di violare la legge ebraica. Lasciare tutto, per seguire Gesù, per loro voleva dire lasciare il marito, il clan, la sicurezza materiale, andare contro le regole sociali e morali dell’epoca.

Vi erano alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni. [3]
Di tutte queste donne sappiamo così poco… come di quella donna che irrompe audacemente, velocemente e impetuosamente:

Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.[4]

Di questa donna coraggiosa, non sappiamo nulla..

Non sappiamo il nome
Non sappiamo da dove veniva
Non sappiamo che vita faceva
Sappiamo solo che era una peccatrice pubblica.

Non sappiamo dove ha incontrato Gesù…
Sappiamo che ha un grande coraggio… e sfida tutto e tutti per raggiungere Gesù.

Li nella stanza c’è Gesù seduto in terra, sta mangiando, a davanti a se ha piatti e bicchieri pieni di cibo e bevande, e intorno a lui uomini seduti in terra che stanno mangiando con lui.
Di solito le stanza dove pranzavano erano sempre stracolme di uomini e alle donne non era concesso stare nella stanza dove vi erano gli uomini.
Diverse volte i vangeli ci dicono di questi pranzi affollatissimi.

Come quando i parenti di Gesù cercano di parlargli e non riescono ad entrare, per la troppa folla
Come quella volta che certi uomini aprono il tetto e fanno scendere davanti a lui una barella con sopra un paralitico perché non potevano entrare.

Così questa donna che gli è vietato entrare nella sala pieni di uomini, con coraggio viola le leggi sociali ed entra tra lo stupore dei presenti.
Non solo è una donna, essa è una peccatrice pubblica e tutti dovrebbero evitare ogni contatto per diventare impuri…questa sua entrata è scandalosa, sconcertante e sconveniente …
questa sua entrata turba tutti i presenti…
essi sono scandalizzati,
            sconcertati,
                    stupiti
                        perplessi.
La sua entrata coglie di sorpresa i presenti… lei agisce velocemente perché qualche uomo potrebbe fermarla e impedirgli di realizzare il suo piano: Amare Gesù.
Gli passa dietro per non calpestare e disordinare la tavola che è in terra, si getta ai suoi piedi e inizia a piangere e poi asciuga i piedi con i suoi capelli, e poi li bacia e li profuma.
Li cosparge con un profumo carissimo, frutto dei suoi risparmi.

Quanto amore in questo gesto coraggioso.
Questo nasce dalla sua conversione.

Pensate a quanta differenza c’è tra questa donna-peccatrice che in pieno giorno contro le regole fa un clamoroso gesto d’ Amore verso Gesù al contrario di quell’uomo giusto di nome Nicodemo, che va a parlare con Gesù approfittando del buio della notte per non essere visto.


Tre spunti
Abbiamo visto tre conversioni… da cui prendere spunto per la nostra riflessione
· Matteo il coraggio di lasciare tutto…
· Zaccheo il coraggio spogliarsi delle proprie idee e di cambiare il pensiero… l’obiettivo della propria vita.
· La donna senza nome che ha il coraggio di piangere per i propri peccati e di amare pubblicamente.

Il coraggio della conversione…
cosa che manco al Giovane ricco che disse no,
cosa che manco in Nicodemo che vide Gesù di notte e non ebbe il coraggio di cambiare vita.


Il pericolo di non seguire Gesù

Gesù disse con una parabola: «Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono. Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».

Conosciamo bene questa parabola.
Può succedere che pur accettando Gesù nella nostra vita… ci perdiamo…

I semi caduti lungo la strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza.

Dopo un momento di forte conversione, torniamo ad essere come prima dell’annuncio.
Ci lasciamo prendere dall’affanno delle cose del mondo
Ci lasciamo scoraggiare dalle difficoltà della vita
Abbiamo ottenuto quello che cercavano e prendiamo altre strade

Allora
Come possiamo progredire nella vita spirituale ?
Come possiamo rimanere fedeli alla Parola e salire al monte del Signore ?






Il santo viaggio


Beato chi trova in te la sua forza
e decide nel suo cuore il santo viaggio.
Passando per la valle del pianto
la cambia in una sorgente
anche la prima pioggia l’ammanta di benedizioni.[5]



Molti teologi o maestri spirituali paragonano la vita spirituale ad un cammino.
Ad un andare da un punto generico verso la casa di Dio, la casa del Padre

Disse Papa Giovanni XXIII:
La nostra vita è pellegrinaggio, del cielo siamo fatti: ci soffermiamo un po' qui e poi riprendiamo la nostra strada" [6]

La nostra vita cristiana è un pellegrinaggio verso la casa di Dio,
tornare là dove noi siamo nati
e vi apparteniamo.


Abbiamo fatto inversione ad U, ed abbiamo preso a camminare su una nuova strada
Non possiamo camminare su questa strada improvvisando,
ci dobbiamo dare dei punti precisi di riferimento,
degli obiettivi
delle priorità.

Altrimenti saremo come una nave nell’oceano che senza una meta precisa e succube dei venti ed avanza nel mare a casaccio, senza sapere dove approderà un giorno.
O come un beduino nel deserto che senza un punto di riferimento cammina in circolo senza andare in nessun luogo.


Ci dobbiamo dare delle priorità spirituali nella vita del tipo :
Fedeltà alla messa domenicale
Una confessione ogni certo periodo
Una preghiera personale
Dedicare un tempo alla mia formazione spirituale
Cecare di vivere la comunione con i fratelli e sorelle

Ma anche avere il coraggio di dire No, per rimanere sulla retta via.
La vita del cristiano è fatta anche di scelte coraggiose, che ci fanno dire molte volte NO.. a certe situazioni.
A volte questi NO sono dolorosi … è vero
Ma la via della croce, la via dolorosa percorsa da Gesù, ci insegna questo coraggio del dire NO…

Fuggire le occasioni prossime del peccato..
San Filippo Neri diceva: nelle tentazioni vince chi fugge.
Non dobbiamo cadere nella tentazione: Tanto Dio è buono e mi perdona sempre,
Ma dobbiamo credere che nel dolore del No, Dio mi consola e mi sostiene.

Dio è pronto a sostenerci nel momento della tentazione, della prova.
Dio non permetterà che qualcuno di noi vada perduto, egli è sempre pronto a sostenerci nel momento della prova.

La vita cristiana non è un fare qualcosa di buono o di bello, ma una dichiarata scelta di campo:
Essere nel mondo e non essere del mondo
Stare con Gesù e non stare con il mondo

Dice Gesù nei vangeli a proposito:
chi non è contro di noi è per noi. [7]

La vita cristiana è una dichiarata scelta di campo… essere con Gesù
E questa l’appartenenza a Gesù lo dimostriamo
nel nostro cammino… di fede
il quel cammino di santità che abbiamo intrapreso nel giorno dell’incontro.

In questo cammino di santità, non siamo soli.
Siamo come i discepoli di Emmaus, che camminavano per tornare alla loro casa quando uno straniero si avvicina a loro e comincia a parlargli delle scritture… solo durante la cena, allo spezzare del pane riconoscono Gesù

Nel nostro cammino, Gesù cammina al nostro fianco… passo, passo con noi.
Nei momenti della tentazione,
       della prova
                  della sfiducia e dello scoramento andiamo a leggere il capitolo del  Vangelo di Giovanni:

Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno
Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.

Queste parole di Gesù sono stupende, meravigliose.
Gesù prega per noi … per due cose:
                                essere protetti nelle difficoltà
                                essere nell’unità.

Conclusioni
Riassumendo in tre punti
Ero incerto su questo insegnamento, e cercavo una risposta, alla fine della breve omelia della messa feriale, Don Federico commentando il passo della guarigione di un cieco conclude dicendo: siamo stati guariti, abbiamo visto Gesù, non ci resta che camminare.


1)
Abbiamo visto come per alcuni il percorso di conversione è un pellegrinaggio, è un camminare verso una meta precisa.
Nel nostro andare possiamo attraversare piacevoli prati in una fioritura primaverile
Ma anche dovremmo scalare montagne e ridiscenderle
Attraversare fiumi e mari
Attraversare deserti aridi e assetati
a volte camminare di notte in una selva oscura o in tunnel senza luce del quale non si vede la fine
sono tutti stati d’animo che può attraversare la nostra anima nel suo camminare verso Dio
stati d’animo che ci hanno raccontato tanti mistici e santi che hanno vissuto nel loro cammino verso Dio.

Ho detto: potremmo… non tutti siamo chiamati a fare lo stesso cammino, a vivere gli stessi stati d’animo… ma tutti siamo chiamati a fare: il santo viaggio.

2)
In questo nostro cammino dobbiamo stabilire dei punti fermi, mettere delle priorità non discutibili e non trattabili:
                Una vita sacramentale…
                eucarestia domenicale e confessione frequente
                una preghiera personale quotidiana
                inserirsi in una realtà ecclesiale che ci ancori alla Chiesa
avere il coraggio si testimoniare la nostra appartenenza a Cristo Gesù

3)
Oggi dobbiamo tutti alzarci con una certezza nel cuore: Non saremo soli.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.[8]
Non lascerà vacillare il tuo piede,
non si addormenterà il tuo custode.
Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode d’Israele.
Il Signore è il tuo custode,
il Signore è la tua ombra e sta alla tua destra.
Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte.
Il Signore ti custodirà da ogni male: egli custodirà la tua vita.
Il Signore ti custodirà quando esci e quando entri,
da ora e per sempre.[9]

Il Signore camminerà al nostro fianco ogni giorno, vivrà con noi i momenti lieti e momenti tristi, i momenti di felicità e di dolore e quando saremo troppo stanchi ci prenderà in braccio e camminerà per noi… perché Gesù ci ama e si prende cura di noi.

Amen

Preghiamo:

Signore,
oggi voglio ringraziarti,
per la tua venuta nella mia vita,
ti rendo grazie per la tua presenza.

Sei venuto
e mi hai chiamato per nome,
per donarmi la tua amicizia.

Sei venuto
a cercarmi
là dove mi sono perso,
nel mio peccato,
nei miei pensieri o nelle mie disgressioni mentali.

Grazie Signore,
ti chiedo oggi,
donami
il coraggio, la fedeltà al tuo progetto per me

Rendimi
un uomo diverso,
capace di non vivere secondo il mondo
ma secondo la tua parola.

Donami Signore
un cuore nuovo,
un’anima desiderosa di te
e di una vita santa.

Donami
il tuo Spirito,
che infiammi il mio cuore
e mi faccia innamorare di te,
ogni giorno di più



(canto)
Ti amo Signore ….









[1] Gv 15,19
[2] Luca 19,8
[3] Luca 8, 1
[4] Luca 7, 44
[5] Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie ( sentieri) nel suo cuore. (salmo 84)
[6] Papa Giovanni XXIII (Loreto, 4 ottobre 1962).
[7] Marco 9.38
[8] Salmo 23, 4
[9] Salmo 121, 3ss









venerdì 25 novembre 2022

Bramare, Ricercare, Ascoltare Memorizzare…

Bramare


Dannazione

Chiuso fra cose mortali
(anche il cielo stellato finirà)
Perché bramo Dio?
Mariano, il 29 giugno 1916


Ho chiuso il mio insegnamento la scorsa volta con una mia poesia, stavolta invece inizio con una poesia il grande poeta Ungaretti.
Personalmente considero questa lirica una delle più belle da lui composte, superiore anche alla famosa: Mattina.[1]
In tre sole righe ci parla di un mondo sconfinato.
Siamo nel 1916 e il poeta si trova a Mariano del Friuli
Si trova in questo paesino friulano perché è stato arruolato nell'esercito italiano e si trova al fronte in guerra contro l'Austria.
Il poeta come soldato sta vivendo la dura prova della vita in trincea.
Sta vivendo la paura della morte in agguato.

Il poeta è circondato dalla morte.
Nella sua prima frase lui ci parla di questo essere chiuso nelle cose mortali tutto intorno a me è mortale. Il poeta ci dice: tutti noi siamo destinati a morire, tutto ciò che io conosco è destinato a morire,
Il poeta dice: io sono incastrato dentro le cose mortali.

Poi ci dice anche il cielo stellato, che è l'anticamera dell'infinito, cioè del per sempre in fondo è destinato a scomparire, eppure il poeta si pone una domanda: perché bramo Dio?

Sono circondato da tante cose che finiranno, eppure nel mio cuore, nel mio intimo desidero qualcosa di infinito…
Il poeta si domanda: da dove mi viene questo desiderio di Dio.
Il poeta non ci dà una risposta
Così quella domanda può divenire la nostra domanda: perché bramo Dio.

Bramare vuol dire : Desiderare ardentemente

Faccio mia, faccia nostra la domanda del poeta: bramo Dio?


Cercare e Ascoltare

Michel Quoist era un sacerdote francese, è stato anche un grande scrittore un grande predicatore potremmo die un termine moderno: è stato un divulgatore della fede.
Un ante litteram di don Fabio Rosini.
don Fabio è un divulgatore della fede moderno, padre Michel lui era già dagli anni 50.
Sono particolarmente legato a questo sacerdote, che quando ero ragazzo e facevo il primo superiore lessi un suo libro: il diario di Daniele. che mi segnò profondamente in quello che è la ricerca di Dio.
Vi leggo ora un brano tratto dal suo libro: un tempo per Dio[2], che e una raccolta i suoi omelie e discorsi che ha tenuto nella sua vita.

Il brano che io andrò a leggere è tratto da un'omelia che il padre ha tenuto in una notte di Natale di non so di quale anno, né in quale città della Francia:

Quando ero adolescente cercavo, come molti un senso della mia vita. Perché vivere? Adesso mi ricordo che un giorno mi fermai di colpo davanti alla vetrina di una libreria. Ero affascinato dalla copertina di un libro. Il titolo faceva bella mostra di sé in grossi caratteri: “Voglio vedere Dio”.
Io mi dicevo: “Anch'io, se esiste lo voglio vedere, lo voglio conoscere, gli voglio parlare. Ma dove incontrarlo?”
In seguito sono venuto a sapere che il bambino di cui festeggiamo oggi la nascita, una volta cresciuto diceva un giorno ai suoi amici: “Dio nessuno l'ha mai visto” Ma aggiungeva: Chi vede me, vede il Padre e poi ancora: “Nessuno viene al Padre se non per mezzo mio”
Allora capii che non si poteva incontrare Dio se non Gesù Cristo. Ma dovevo continuare la mia ricerca: Dio chi era? era semplicemente la Fonte, la “causa prima” come dicono i filosofi?
Da San Giovanni seppi che Dio è amore, l'amore stesso. Ed è per questo che quando venne sulla terra, non apparve come Padrone onnipotente, ma in una stalla piccolo bambino nudo, ricco di una sola ricchezza l'infinito dell'Amore.
Fu per me uno shock straordinario. Dio era amore e Gesù l'Amore incarnato.


Tutti noi vorremmo vedere Dio, così sarebbe più semplice credere.
Tutti noi nella nostra ricerca personale siamo propensi a domandarci dov'è Dio, come posso vedere Dio; ma Dio nessuno può vederlo .

Mose Gli disse: «Mostrami la tua gloria!». Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo». Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere». [3]

Dio nessun può vederlo, ma tutti possiamo ascoltarlo.

Gesù ce lo dice: nessuno può vedere il padre a chi vede me e del padre
a proposito di questo mi viene alla mente : Mosè (il salvato dalle acque)
Tutti noi conosciamo Mosè per quello che ci mostrato i diversi film girati sulla sua vita, ma sono quasi tutti incentrati sull'ultima parte della vita di Mosè.
Gli esegeti, gli studiosi sono concordi nel dire. che la sua vita la si può dividere in tre grandi periodi e qualcuno da un certo numero di anni a questi periodi: quarant'anni.

Ci sono i primi quarant'anni
i secondi quarant'anni
i terzi quarant'anni che fanno 120 sarebbe l'età presunta di Mosè quando sulla montagna e vide il popolo eletto entrare nella terra promessa e lui restarne fuori.

Conosciamo pochissimo dei due primi periodi; eppure, sono importanti per comprendere il terzo grande periodo,
Mosè fu salvato dalle acque dalla figlia del faraone e venne cresciuto a corte come un egiziano, dopo il suo periodo di svezzamento con la madre
Quindi per diversi anni Mosè:
vive da egiziano ricco e benestante.
vive alla corte del faraone, alla pari del figlio del faraone anche se non è il figlio diretto del faraone.
mangia cibi succulenti
veste abiti raffinati
indossa monili preziosi
cavalca cavalli maestosi
davanti a lui ma i servi inchinano e le donne sognano una notte galante
nelle le celebrazioni civili lui in prima fila vicino al faraone
nelle celebrazioni religiose alle varie divinità egiziane lui è in prima fila
Mosè è un egiziano in tutto e per tutto e in questo forse era anche politeista, un adoratore delle divinità egizie.

La scrittura non è parca di parole su questo, forse perché questa vita egiziana di Mosè non è molto gloriosa, ci dice solo che quando crebbe si recò dai suoi fratelli.

Difficile ricostruire la vita di Mose alla corte del Faraone.
Dalla scrittura sappiamo che Mosè si reco un giorno da quella era la famiglia, forse la madre era morta, ma sappiamo con certezza che aveva una sorella e un fratello: Aronne.

Frequentandoli si rende conto delle sofferenze che patiscono i suoi parenti divenuti schiavi del faraone.
Un giorno commette un atto ignobile, uccide un soldato che stava maltrattando un suo parente, e ignobilmente nasconde il cadavere… convinto che nessuno lo ha visto.
Qualche giorno dopo Mosè si reca nuovamente dai suoi parenti e vede due ebrei che litigano eli rimprovera, ma loro lo trattano con disprezzo gli rimproverano il suo omicidio.

Mosè si scopre improvvisamente apolide.
Nulla a che vedere con la sua cultura, con la sua formazione con quel gruppo di persone che il faraone ha reso schiavi.
Cosa c'è in comune tra il viziato Mosè egiziano e quel gruppo di semiti schiavizzati dal faraone?
Mose si rende conto anche il popolo egizio non è il suo popolo.

Mosè è nudo, non è accettato completamente da quella che è il suo popolo ed è rifiutato da quello era il suo popolo d’adozione… ha paura per la sua vita.
Mose fugge nel deserto
Nel deserto entra Mose l'egiziano.
Quando Mosè dopo il suo vagabondare nel deserto, arriva presso un pozzo e va per abbeverarsi e qui incontra le 7 figlie di Reuèl o Ietro, un sacerdote della terra di Madian.
Queste diranno al padre: un egiziano ci ha salvato la vita[4]

Mosè sposerà una figlia di Ietro, Sipporà ed è un gesto che vuol dire unire: la sua vita con quella della tribù che lo ha accolto,
Ma pur restando per anni in quella tribù, Mosè si sentirà sempre: un forestiero in terra straniera.
Qual è la sua terra ?
Mosè passerà molti anni in quel deserto e possiamo immaginare il suo stato d’animo, quello che rimugina nella mente e nel cuore: chi sono io?
Mosè l’egiziano o l ebreo senza terra?

Mosè passerà molti anni a cercare la verità pascolando le greggi di suo suocero, quando Dio si fa trovare da lui.
Mosè vedrà il Roveto che brucia senza consumarsi, si avvicina ma non vede DIO, ma ne ascolta la sua voce e Dio si rivela a lui: Io sono il Dio di tuo Padre, di Abramo, Isacco e Giacobbe….[5]

In questa frase c’è tutta la risposta di Dio ad una è probabile domanda di Mosè: chi sono io… e Dio gli risponde: tu sei un figlio del mio popolo e io sono il tuo Dio.

Dopo l’incontro con Dio, Mosè ritrova se stesso e decide di tornare in Egitto, e vi torna come un ebreo, infatti quando Mosè incontra le figlie di Ietro queste diranno: “un egiziano ci ha salvato[6]”, quando lui torna a casa e saluta il sacerdote dirà: «Lasciami andare, ti prego: voglio tornare dai miei fratelli che sono in Egitto, per vedere se sono ancora vivi!». [7]

Nessuno può vedere Dio, ma tutti possiamo ascoltare la sua parola e comprendere la sua Essenza.

Dio si rivela a Mose e gli mostra la sua essenza
Dio si rivela a Padre Michel e mostra la sua essenza…
Dio si rivelerà a tutti noi e ci mostrerà la sua essenza…

 

Memorizzare

Ma di là cercherai il Signore, tuo Dio, e lo troverai, se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l’anima.[8]
Voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudirò. mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore; mi lascerò trovare da voi. [9]


Dio si lascia trovare da chiunque lo cerca, ma c’è una condizione il cuore sincero.
Il poeta, lo scrittore, Mosè hanno in comune una cosa: la bramosia di Dio
Il desiderio di conoscerLo, di sapere chi è.
Ed è quello che c’è nel cuore di molti di noi: conoscere Dio.
Conoscerlo ogni giorno di più, meglio.
Tutti noi vorremmo conoscere: quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza[10]

Questa conoscenza passa per l’ascolto.
Un ascolto che non si limita al primo incontro ma che prosegue per tutta la nostra vita, Dio ci parla continuamente per una crescita umana e nella santità.

Due sono i rischi:
l’abitudine alla parola di Dio,
la distrazione o essere smemorati.

L’autore della guida che noi usiamo scrive: Non possiamo e non vogliamo essere “ascoltatori smemorati”.
Fate attenzione a come ascoltate.

A questo punto è importante un altro verbo: memorizzare.

Dopo Bramare,
                Ricercare,
                    Ascoltare
                        ecco Memorizzare…


Come ho detto l’altra volta noi ascoltiamo tanta parola di Dio, ma questa rischia di scivolarci addosso come l’acqua su una tovaglia cerata.
Dobbiamo imparare a fermare la parola di Dio
Come fanno gli studenti a lezione: prendere appunti
Scrivere in un nostro quaderno intimo la Parola di Dio che ci colpisce ma anche un pensiero di qualcuno che ci parla di Dio.

Per questo voglio quest’oggi regalarvi un piccolo quaderno dove appuntare le cose che ci colpiscono così possiamo memorizzarle.
Fermarle nella nostra vita affinché non scivolano via ma rimangono fisse nella nostra vita.

Concludo con un pensiero di Sant’Agostino che racchiude i nostri quattro verbi:
                bramare
                cercare
                ascoltare
                memorizzare:



Tardi ti amai,
bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai.
Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo.
Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature.
Eri con me, e non ero con te.
Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te.
Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità;
balenasti, e il tuo splendore dissipò la mia cecità;
diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete;
mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace.


(Dalle confessione di Sant’Agostino)







Catechesi tenuta presso Parrocchia di Santa Faustina Kowalska

02 novembre 2022















[1] Mattina. M’illumino d’immenso.
[2] Michel Quoist; un tempo per Dio; Queriniana 1998 pag 27
[3] Esodo 33.18
[4] Esodo 3.19
[5] Esodo 3.1
[6] Esodo 3,19
[7] Esodo 4,18
[8] Dt 4,29
[9] Ger 29,13
[10] Ef 3,18

giovedì 6 ottobre 2022

Ascolta

 



Gli inizi

Agli inizi, all'inizio dell'umanità, noi abbiamo Adamo che parlava con Dio nel giardino dell'Eden, ogni giorno sul far della sera, quando si alzava una brezza leggera, Dio scendeva per parlare con Adamo.

Agli inizi, noi abbiamo Dio che parlava con diversi uomini ad esempio con Noè, Abramo con Giacobbe, ma solo con loro in privato.

Poi, Dio con Mose, inizia a parlare al popolo ed inizia il suo discorso rivolto agli israeliti con una parola: Ascolta

I verbi che utilizziamo uniti al senso dell'udito sono: udire, sentire, ascoltare.

Dio poteva iniziare il suo discorso dicendo:
                                           odi la mia parola!
                     
   oppure : senti la mia parola!
        invece inizia dicendo: Ascolta…

udire: vuol dire percepire un suono
sentire : e un vago percepire qualcosa usato anche con altri sensi quello del tatto o del gusto.
Dio invece usa il verbo ascoltare, una parola precisa: ascolta
che vuol dire: presta bene attenzione

la mia mamma quando voleva dire cose importanti e voleva catturare la mia attenzione mi diceva: siediti e ascolta bene quello che sto per dirti…

Così Dio, inizia un discorso con: Ascolta Israele
Dio dice ad Israele: poni la tua attenzione sulle mie parole, non ti distrarre.
Ascoltare questo è il nostro problema, come ascoltare Dio.

Elia

Leggeremo adesso un brano tratto dal libro primo libro dei Re al capitolo 19:

[Elia] Là entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: «Che cosa fai qui, Elia?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi cercano di togliermi la vita».[1]

Elia, era in fuga dalla regina Gezabele, perché questa aveva dichiarato che voleva ucciderlo.
La regina Gezabele voleva instaurare il culto del dio Baal in Israele per questo aveva ucciso tutti i profeti di Jaweh, ma Elia con l'aiuto del popolo, aveva ucciso lungo un torrente 450 profeti del dio Baal, e la regina voleva la sua vendetta contro di lui.
Impaurito, Elia fugge sul monte OREB, quando ascolta la voce di Dio:

Gli disse: «Esci e férmati sul monte alla presenza del Signore». Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.

Ed ecco, venne a lui una voce che gli diceva: «Che cosa fai qui, Elia?».[2]
Elia si trova così di fronte a Dio.
Quando esce dalla grotta si trova davanti un vento impetuoso ma non c'è Dio.

Sente un terremoto che percuote la terra, ma non c'è Dio.
Poi si accende un fuoco che sembra di bruciare tutto, ma non c'è Dio
Poi si alza una brezza leggera e sente un sussurrare e lì sente la presenza di Dio e allora si copre il volto.

Non ci ricorda l’evento agli inizi dei tempi quando nella brezza della sera Dio scendeva a parlare con la Adamo

Dio non lo urla
                 non strilla
                           non grida..

                         Lui sussurra, mormora, bisbiglia
ecco perché serve il silenzio per ascoltare la sua voce.



Samuele

Leggiamo ora dal libro Samuele:

Il giovane Samuele serviva il Signore alla presenza di Eli. La parola del Signore era rara in quei giorni, le visioni non erano frequenti. E quel giorno avvenne che Eli stava dormendo al suo posto, i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e non riusciva più a vedere. La lampada di Dio non era ancora spenta e Samuele dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio. Allora il Signore chiamò: «Samuele!» ed egli rispose: «Eccomi»[3]


Samuele nella notte, nel silenzio, ode una voce che lo chiama e lui risponde con generico eccomi, perché confonde la voce di Dio con la voce di Eli, per il frastuono che c'è in lui.
C'è rumore dentro di lui e quindi quando ode la voce che lo chiama nella notte non sa distinguere quella voce, ma Eli comprende che quella voce non è la sua, è la voce di Dio e quindi insegna a Samuele il principio del discernimento: ascoltare

Eli disse a Samuele: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuele andò a dormire al suo posto. Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuele, Samuele!». Samuele rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».[4]

Oggi dobbiamo imparare ad ascoltare Dio, abbiamo bisogno di tanti Eli che ci dicono...
quando senti la voce rispondi: eccomi sono pronto ad ascoltarti.


Il silenzio di Dio

Due decenni fa, San Giovanni Paolo II, in una dei suoi tanti discorsi parla del silenzio di Dio, della percezione che Dio non parla.

Domenica riflettevo sulle parole del Santo e di questo silenzio di Dio, Padre Clovis nella sua omelia domenicale commentando la prima lettura tratta dal libro di Abacuc ci chiedeva quanti di noi, come il profeta, molte volte sono scoraggiati e pensano:

                        che Dio non li ascolta
                        che Dio è lontano
                        che Dio non parla

invece oggigiorno come non mai nella storia, Dio parla così tanto.

Oggi noi siamo quasi bombardati giornalmente dalla parola di Dio per quanto il mondo con i suoi falsi profeti

                    falsi messaggi
                          falsi insegnamenti

Per quanto il mondo alzi la voce e cerchi di nascondere la voce di Dio essa come una brezza leggera si diffonde continuamente nel mondo.
Sono tanti i metodi di diffusione della parola di Dio,
                        dalla voce del Papa giornaliera,
                                     la voce dei vescovi e di sacerdoti,
                       la voce di tanti laici impegnati nell'evangelizzazione
abbiamo riviste, libri, cristiani che divulgano la parola di Dio
Canali radio e televisivi dove giornalmente viene diffusa parola di Dio.

Il vero problema non è se Dio parla ma se il popolo ascolta.


Il luogo prediletto dell’ascolto.

Come ho già detto più volte, il luogo per eccellenza dell’incontro con Dio e dell’ascolto è la preghiera.

La preghiera è il luogo dell’incontro, è il luogo dove noi e il nostro Dio ci incontriamo.
È il luogo per eccellenza dell’incontro e dell’ascolto
Papa Francesco disse tempo fa, non pregate a pappagallo.
Ossia ripetendo le cose senza caperne il senso

Anche quando preghiamo con le preghiere degli altri, non leggiamole di corse ma lentamente per capire cose leggiamo e far si che quella preghiera diventi la nostra preghiera
Ma non dobbiamo fare che la nostra preghiera sia a senso unico, ossia che parliamo solo noi.

Quante volte abbiamo sentito dire : bisogna fare silenzio.
Molti predicatori quando parlano della preghiera, parlano del silenzio: dobbiamo fare silenzio, e molti fanno in crisi su questa fare silenzio, si scoraggiano e arrivano a pensare di non saper pregare.

Ci parlano del silenzio dei mistici, quella grazia speciale che poche persone riescono a raggiungere, ma a noi ci basta la brezza…
Per un mistico che vive isolato raggiungere il silenzio non è difficile, ma noi che arriviamo davanti a Dio con le tempeste nel cuore e nella mente, pieni di tante preoccupazioni quel silenzio a volte e irraggiungibile… allora non sappiamo pregare?

Ossia: riuscire a mettere da parte tutti i rumori che ci sono dentro di noi, le nostre preoccupazioni, le ansie, i problemi ecce cc
Non possiamo cancellarle tutto in un istante, queste cose sono dentro di noi, nella nostra mente ci accompagnano finché non si risolvano.

Noi dobbiamo scendere nella brezza.


Scendere nella brezza


Cosa è la brezza? Affidare tutto quello che è in noi a Gesù

Io vengo a casa vostra e vi vedo preoccupati e vi dico: cosa c’è che non va…
Allora se siamo amici, mi raccontate le vostre preoccupazioni, e poi mentre prendiamo un caffè e un dolce passiamo a parlare di altro.
Così deve essere con il Signore… raccontategli le vostre ansie, le vostre preoccupazioni, le vostre paure… questa è una forma di preghiera e ci apre alla confidenza con Dio.

Una volta che abbiamo detto tutto quello che ci preoccupa nel cuore ci sentiremo come svuotati, allora la brezza entrerà nel nostro cuore
Considerato che il dialogo è fatto di due che parlano, dopo che abbiamo parlato lasciamo che Dio parli, ascoltate cosa vuole dirvi.

Come ASCOLTARE Gesù.. leggere la sua lettera d’Amore.
C’è un modo semplice.

Leggere la lettera d’amore che lui ci ha scritto.
La Bibbia è la più grande, lunga, enorme e meravigliosa lettera d’amore che possa essere stata scritta e Dio l’ha scritto ad ognuno di noi.

Dopo che avete raccontato a Gesù tutto ciò che c’è nel vostro cuore, ascoltate tutto ciò che c’è nel cuore di Gesù e come fare: leggere la sua lettera d’Amore.

Quando fra un po' faremo un momento di preghiera silenziosa, aprite il vangelo e leggete un passo, un brano, un pagina… quello è ciò che Gesù vi sta dicendo.
Forniamoci di un piccolo vangelo, un libro piccolo, tascabile, che possiamo portare sempre con noi.

Possiamo leggerlo nella preghiera che facciamo qui, oppure dopo la comunione, mentre facciamo la nostra preghiera personale, durante un momento di pausa della nostra frenetica vita.

Quello che lui ci dice, non è solo quello che lui ha fatto duemila anni fa, ma è quello che lui continua a fare per tutti noi.

Uscirà il passo della moltiplicazione dei pani e dei pesci… il Signore ci potrebbe dire.. donami una cosa piccola ed io lo moltiplicherò…
Uscirà il passo di Gesù che cammina sulle acqua... ecco io farò l’impossibile per arrivare a te,
Uscirà il passo della sua morte sulla croce… io sono morto per te.. perché ti amo.


Se ci abituiamo a leggere la sua lettera d’amore, giorno dopo giorno nascerà in noi un’ amicizia verso Gesù, sempre più profonda.
Piano, piano… entreremo in confidenza con lui.. e arriveremo un giorno a poggiare il nostro capo sul petto ed ascoltare il suo cuore.


Leggiamo in Isaia

Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza,
nell'abbandono confidente sta la vostra forza[5]

L’ascolto giornaliero della Parola di Dio, opera in noi ogni giorno una piccola conversione e ci conduce verso un abbandono confidente in Gesù.

Leggere ogni giorno questa lettera d Amore, ci porterà a dire come il profeta Geremia:


Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre;
mi hai fatto forza e hai prevalso.[6]



Poesia

Chiudo, leggendo una mia poesia che ho scritto alcuni anni fa dopo aver letto un articolo scientifico che parlava della scoperta di un rumore dell’universo, chiamato anche il respiro dell’universo, la cosa è sorprendente perché dicevano che nel vuoto dello spazio il rumore non si diffonde,

Nello spazio dovrebbe esserci il silenzio assoluto invece hanno sentito un rumore…. un respiro...



(La voce di Dio)

Non esiste il silenzio.

Più tacciono le cose intorno a noi,
più si affina il nostro udito.

Più tacciono le cose intorno a noi,
più sentiremo il respiro dell’universo.

Più tacciono le cose dentro di noi,
più sentiremo il suo cuore battere d’amore,

                                                                                             Febbraio 2015






[1] 1 Re 19,9-10
[2] 1 Re 19, 10ss
[3] 1 Samuele 3,1-4
[4] 1 Samuele 3,9ss
[5] Isaia 30.15
[6] Geremia 20,1