Il nostro
cuore cristiano non può rimanere
insensibile davanti alla tragedia degli immigranti. Non possiamo
chiudere gli occhi davanti alla miseria umana.
Non possiamo
chiudere le porte della nostra casa, davanti a chi fugge dalla fame, dalla
povertà umana ed economica, da chi fugge dalla guerra.
Il
cristianesimo, fa dell’amore la base insostituibile, non negoziabile, non modificabile del proprio credo.
Dio ha tanto
amato il mondo da mandare il suo unico Figlio, (Giov 3,16) In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad
amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio. (1 Giov 4,7)
Siamo in
debito con lui, che per primo ci ha amato, e ci invita a ricambiare il suo
amore.
Carissimi,
se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha
visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è
perfetto in noi. (1 Giov 4,11-12).
Come ha
detto il Papa Francesco più volte, la fede senza le opera è morta, non abbiamo
altra via, non abbiamo altro sentiero, non c’è altro percorso da fare .. per
vivere il nostro Cristianesimo che Amare.
ACCOGLIERE.
Gesù non si
limita a dirci che dobbiamo amarci gl uni gli altri; Egli va oltre, Egli ci dice pure come è l’amore,
cosa è l’amore, quale sono i gesti dell’amore, i suoi limiti, gli estremi confini.
Ci dice che
il Giudizio del Padre, non si basa sulla conoscenza delle Scritture, sulla
conoscenza dei precetti, sul numero della preghiere rivolte al Cielo, su quanti giorni abbiamo fatto penitenza o sul numero dei nostri peccati.
Quel giorno
quando saremo alla presenza del Padre, Egli
ci dirà: Venite, benedetti del Padre mio,
ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché
ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da
bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito,
malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi.
Questa frase,
questo pensiero, questo dire di Gesù stravolge il pensiero di quanti pensavano che bastava conoscere le scritture, pregare e fare
digiuni, stare lontano dal peccato per avere diritto al regno dei cieli.
Gesù
stravolge il pensiero e passa dalla religione del “non fare” alla religione del “fare”.
Non basta
non peccare, bisogna amare.
Gesù traccia
la via… nel suo viaggi da Cafarnao a Gerusalemme in occasione dei suoi
pellegrinaggi come credente, non si è limitato a parlare dei regni dei cieli, ma
si è preso cura della folla che accorreva a lui.
Davanti alle
parole di Gesù che invita i suoi apostoli, i discepoli o i semplici ascoltatori
a cambiare il modo di concepire la religione, qualcuno gli domanda “quando noi abbiamo fatto questo?” Gesù risponde:
“In verità io vi dico: tutto quello che
non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me”
Accogliere lo straniero non è un
optional della fede, è una fondamento dell’amore, un fondamento del nostro
credo, del nostro essere cristiani, dell'essere discepoli di Cristo. Accogliere lo
straniero è uno dei pilastri delle opere di misericordia, specialmente chi fugge da situazioni disperate.
Non ci è
permesso chiudere gli occhi, chiudere le porte, restare insensibili davanti all’ accoglienza.
Il primo gesto dell’accoglienza e ridare la
dignità al profugo.
Vestirlo, sfamarlo, curarlo.
Prendersi cura di lui.
Trovare un abitazione degna, che non
sia una baracca assolata o fredda, una tenda piantata sulla spiaggia, una branda in un capannone.
Accogliere è dare loro, ciò che noi
vorremmo per noi.
Dare loro dal pane al vino, da un
letto comodo e caldo a dei vestiti puliti e anche un assistenza religioso-
spirituale o psicologia.
GESTIRE
Il vero problema è la gestione del
problema.
È come gestire questo dramma che ci
coinvolge nostro malgrado.
Gli egoismo, le paure, le forme di
contestazione razziste non aiutano a risolvere il problema.
Deve essere lo stato che si deve fare
carico della gestione dei profughi, attraverso un sistema chiaro ed efficiente.
La gestione umana dei migranti non
vuol dire accettare passivamente la loro presenza.
Gestire vuol dire mettere in piedi
una struttura, che una volta assolto il compito della prima accoglienza,
risolva il problema della loro situazione in Italia, tra chi ha diritto a restare e chi no.
Non bisogna creare campi di
concentramento.
Ne creare concentrazioni troppo
numerose di profughi e tenere conto delle realtà ambientali locali o territoriali dove collocare i centri d’accoglienza.
Una presenza più forte di operatori
sanitari, psicologi o operatori culturali o interpreti, al fine di impedire sul
nascere contestazioni che nascono da eventuali situazioni di estremo disagio e
di comprendere fino in fondo le situazioni o eventuali problemi
Far capire da subito a questi
cittadini che ci sono delle regole da rispettare, che la violenza non risolve
il loro problema.
Gestione in proprio dell’amministrazione
locale alla quale vanno dati fondi extra bilancio locale.
Concludendo, non dobbiamo chiudere
in nostro cuore davanti all’accoglienza,
ma chiedere all’amministrazione per nostro conto sappia accogliere con giustizia
e carità.