Quando Enzo Tortora, tornò in televisione per presentare la
trasmissione Portobello, dopo le amare vicende giudiziarie, le prime parole,
rivolgendosi ai telespettatori, furono: “Dove eravamo rimasti ?”.
In questa analisi
della situazione politica romana, riparto
da dove ero rimasto, perché considero, il periodo Marino, una sospensione della
politica, un periodo difficile da analizzare in merito all’operato dei partiti,
in questi 20 mesi hanno predominato la scena politica più i singoli che non i partiti, che sembrano
essere spariti dalla vita politica, quindi, dall’analisi del voto del maggio 2013 alla
luce di oggi.
Dall’urne
sono uscite quattro realtà politiche ben distinte, tre possono in fondo dichiararsi soddisfatte
del risultano una no…
Abbiamo:
centro
sinistra con l’alleanza intorno a Marino e il PD con il 42% di voti
centro
destra con l’alleanza intorno ad Alemanno e il PDL con il 31%
il Movimento
5 stelle con 12,82 %
lista
Marchini con il 7.81%
Centro Sinistra
Parto in questa mia analisi dal centro
sinistra e il PD, il partito che ha non ha governato Roma, in questi mesi, ma
ha subito passivamente la gestione istrionica di Marino.
Il successo di
Marino e del suo 42 %dei voti all’interno dell’alleanza è cosi composto:
il PD con il
26.26 %
lista civica
Marino con il 7.41
SEL con il 6.25%
Centro
Democratico con il 1.45.
Totale 42%
Il Pd dunque,
in questa nuova tornata elettorale, parte con il 26.25% di voti dei romani,
voti che ne fa il primo partito di Roma.
Questo è il
risultato da qui parte il nuovo candidato del PD alla carica di Sindaco. A
questo 26% dovrà unire i voti che riuscire a legare alla sua persona e non al
partito, voti che arrivano dalle liste civiche.
La lista
Civica di Marino ottenne un buon 7, 41%, se la lista civica legata al nuovo candidato
ottenesse lo stesso risultato gli permettere di superare la quota 33% che gli
garantirebbe il ballottaggio..
Per avere
una garanzia di ballottaggio il Pd l’avrebbe con i voti di Sel (forti di un
6.25%)… ma questi non sembra avere voglia di correre insieme al PD.
Prima di
avere la certezza di essere candidati, bisogna
passare per le forche caudine delle primarie.
Ora il PD,
l’asso per la carica di sindaco l’ha calato, Roberto Giachetti, il quale partecipa
alle primarie, con la benedizione solenne di Renzi, con alle spalle la macchina
da guerra del PD.
Però prima
bisogna trovargli almeno due candidati per fare le primarie, è fingere che la
sua non sia una candidatura imposta dall’alto, due figure importanti, che devono sacrificarsi alla sceneggiata delle
primarie, poi saranno ben ricompensate.
Bisogna
trovare anche figure di spicco di partiti eventualmente alleati, come fu in
passato, per fare alleanze elettorali.
Allora ecco
Giachetti invitare Sel e Marino a scendere in campo per sfidarsi nelle primarie.
Personalmente,
non credo che Fassina scelga come luogo di confronto con il Pd di renzi le
primarie. Non credo che accetti di farsi massacrare dalla macchina da guerra
del PD.
Giachetti
potrà contare su elettorato di oltre 300.000 voti, quelli che votano PD, Fassina potrà
contare sul pacchetto di voti di SEL, di qualche fuoriuscito dal PD e qualche
infiltrato che tenta di squilibrare il voto. La base di voti da cui parte è di
60.000 di SEL più gli altri potrà arrivare ad avere un bacino di voti di
100.00, poca roba.
Credo che
Fassina non ha nessun interesse di andare allo scontro con il PD alle primarie,
dove in caso di sconfitta il risultato peserebbe su tutto il suo futuro
politico, perderebbe prestigio all’interno di Sinistra Italiana a scapito di
Vendola.
Meglio
sfidare il PD alle urne, perché partendo da un base del 6.25, unendo i fuoriusciti del PD entrati n Sinistra
Italiana, potrebbe ottenere un 7/8% di voti e quindi cantare vittoria e rilanciare
la sua immagine personale.
Marino, se
lui, accettasse di fare le primarie su quali voti potrebbe contare? Su quelli
della sua lista civica? Quanti dei 70.000 voti della lista andrebbero a votare
Marino alle primarie?
Saprebbe da
solo resistere alla propaganda contraria che metterà in campo il PD?
Partecipare
solo per farsi vedere, perché senza fondi del PD, senza altri partiti alle
spalle difficilmente otterrà un risultato soddisfacente e potrebbe concludere
la sua carriera politica. Più conveniente sfidare il PD e il suo candidato alle
urne dove un risultato dal 5% in su sarebbe un grande risultato, lo
rilancerebbe e lo potrebbe poi vendere
al futuro sindaco di sinistra, per poltrone di
prestigio in altri luoghi.
Alle urne a
giugno la sinistra potrebbe avere tre candidati autonomi alla poltrona di
sindaco… Giachetti, Fassina e Marino, tutte e tre del PD.
CENTRO DESTRA
La
situazione è molto più complicata.
Il PDL romano si è frantumato in diverse liste,
movimenti, partiti, e tra loro non scorre
molto amicizia.
In questo
momento l’unico partito che da una certa garanzia a destra è Fratelli d’Italia,
forte di un discreto risultato all’elezioni del 2013, ma che in questi mesi non ha saputo mettere in piedi un progetto
inclusivo per problemi legati nel bene e nel male al suo leader, troppo brava e
troppo giovane.
Allargare la
base, vuol dire anche allargare i vertici e la sua dirigenza non sembra molto
propensa ad aprire le porte, specialmente dopo l’attacco duro Alemanno-Fini,
respinto con molta fatica.
Nel centro
destra adesso oltre Fratelli DI abbiamo
i resti di Forza I., senza più nerbo, idee e presenza sul territorio, poi il
NCD, un ameba nel panorama romano… i Riformisti e conservatori di Fitto, il
movimento di Alemanno, la Destra di Storace, quelli di Sveva Belviso…
La destra
romana sta diventando sempre più un arcipelago di partitini.
È difficile
che un esponente forte di uno dei tanti partiti trovi l’appoggio degli altri,
ne sono previste le primarie del centro destra… dove un candidato potrebbe
avere l’elezione e benedizione del popolo di centrodestra..
Bisognerà
trovare un candidato esterno alle logiche di partito, ma che sia credibile e
votabile.
Il centro
destra così come è oggi difficilmente potrebbe eleggere un sindaco, rischia anzi
di trovarsi fuori dal ballottaggio ed avere una presenza scarna nell’assemblea
capitolina.
IL MOVIMENTO 5 Stelle
I consiglieri del M5Stelle sono stati gli autori, non so quanto
consapevoli della caduta di Marino. Di fatto, con il loro operato in questi 20
mesi, non sembrano essere all’altezza di
guidare una grande città. Specialmente la capitale.
Non basta avere un sindaco e qualche consigliere per governare, serve
una classe dirigente, un forte e bravo gruppo di amministratori per governare e
ottenere buoni risultati.
La giunta Alemanno ha avuto il suo punto debole proprio nella mancanza
di una classe dirigente di destra all’altezza, il PCI; DS E poi PD che hanno
governato per 19 anni Roma, hanno creato una classe dirigente di sinistra inamovibile.
Quindi mi pongo una domanda: Ma al sig. Beppe Grillo interessa la
poltrona del sindaco di Roma, vuole che un suo fedayn diventi sindaco della
capitale?
Secondo me
no.
Altrimenti
come si spiegherebbe la perdita di voti nel 2013 tra le politiche e le
amministrative?
Nelle
politiche il M5S ottenne il 27% però
alle amministrative ottenne un misero 12,82% perdendo ben 14% di punti, se avesse ottenuto il punteggio delle
politiche sicuramente avrebbe partecipato al ballottaggio.
Quindi il
vero problema è: per cosa concorre il
M5Stelle? Per avere dei consiglieri
dento l’assemblea capitolina o veramente per la poltrona di sindaco ? Quanto si
impegnerà Grillo nella campagna di Roma?
Intanto deve
trovare il modo di scegliere un candidato credibile, capace e votabile.
LISTA MARCHINI.
Quale
sarà l’operazione geniale di Alessandro
Onorato questa volta? Uscito dal PD, entrato nell’UDC dal quale ne uscito per
unirsi con Marchini.
Il risultato
del 7% della lista è stato un grande
risultato, considerato che sono solo due i veri esponenti di questa lista:
Onorato e Marchini.
Adesso è geniale l’idea di Marchini di
organizzare delle primarie del centro, un tentativo di accorpare i desaparecidos
del centro, i veri moderati. Un tentativo di allargare la base del loro
consenso.
Per aspirare
a diventare una realtà più forte nel consiglio o di poter aspirare alla
poltrona di sindaco deve aumentare il proprio consenso.
È difficile
per la lista Marchini trovare alleanze con altri partiti, per due motivi:
-
Marchini è interessato solo alla poltrona di
sindaco, la sua politica è finalizzata solo a quel successo.
-
Onorato è un cavallo che corre da solo fuori da
ogni logica d partito, lui è l’inizio e la fine della sua politica, dà poche
sponde agli alleanti e non riesce a stare all’interno di un partito fortemente
strutturato, però è un genio della politica ed ha un grande successo personale
.
Cosa farà
Onorato questa volta?
Inizia il
giro delle carte al tavolo…..