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venerdì 26 maggio 2023

Vai sulla strada per Gaza .. che è deserta


 Umorismo nella Bibbia

Alcuni autori, in particolare un certo Henri Cormier, sottolineano come noi abbiamo un approccio eccessivamente serio da non cogliere le sfumature umoristiche che sono nascoste nella Bibbia e in particolare nei Vangeli
Ma i bambini più ingenui invece riescono a cogliere queste sfumature umoristiche.
Negli anni 80, maestro napoletano di scuola elementare, raccolse in un libro i temi dei suoi alunni, alcuni di questi erano a tema religioso.

C’è uno che mi rimase particolarmente impresso, che vi voglio leggere, il tema è: Qual è il personaggio storico che preferisci?

[…] Un altro personaggio storico che preferisco è la testa di Giovanni Battista. Giovanni Battista non era pazzo come Caligola, però un poco scemo, perché gridava nel deserto dove nessuno poteva ascoltarlo. Lui digiunava sempre, poi, la domenica mangiava bacche, radici e insetti, Quando gli tagliarono la testa la misero in un piatto.


Il bambino che scrive questo tema rimane impressionato da questo personaggio evangelico, ci vede dell’umorismo.


Sulla via...

L’ultima volta vi ho parlato dei discepoli in cammino verso Emmaus, e anche in questo passo qualcuno ci vede un certo umorismo, questo Gesù che sotto mentite spoglie fa il finto tonto con i due discepoli.

Nel passo che andremo ad analizzare oggi, ci vedo anch’io un certo umorismo:
Un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: «Àlzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta».

Ho sempre trovato curioso questo Filippo, che non è l’Apostolo, ma uno dei sette eletti per gestire la comunità cristiana, però questo si distingue dagli altri sei, per una grande carisma d’evangelizzazione.

Io mi immagino la scena di questo uomo, che prende il suo bastone e la sua bisaccia e parte, qualcuno gli avrà detto: ma dove vai?
e lui avrà risposto: verso Gaza
e l’altro: “cosa fai a fare?”
e Filippo: “Non lo so! Un angelo mi ha detto vai là, anche se ti appare deserta”

il bambino del tema direbbe: “questo Filippo è un poco scemo”

Eppure questo è un passo molto importante in tema di evangelizzazione.



In tanti anni, non ricordo di aver masi sentito una catechesi su questo passo degli Atti degli Apostoli, eppure è molto forte.

Tralascio alcuni aspetti storici di questo brano e mi fermo a sottolineare solo i due personaggi protagonisti di questo episodio.



Filippo

Cosa sappiamo di Filippo?
Filippo, non è uno degli Apostoli, egli è uno dei sette uomini che sono stati scelsi per aiutare i Dodici:

Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani. [1]

Sappiamo dunque che era un diacono, scelto per un compito prestigioso, essere d’aiuto agli Apostoli, e poi era un greco, infatti alcuni lo chiamano Filippo il greco, ma viene soprannominato anche evangelista, per non confonderlo con Filippo l’apostolo.

Viene chiamato evangelista, perché svolse un ruolo importante nella diffusione del Vangelo, prima in Samaria, poi con l’eunuco e poi in tutte le città che ha attraversato nel suo viaggio verso Cesarea che sembra essere la sua città d’origine,

Infatti il capitolo 8 degli Atti degli Apostoli, che lo vede protagonista è chiamato da alcuni esegeti “gli Atti di Filippo”.

Filippo si stabilirà a Cesarea, prenderà moglie e avrà 4 figlie, famose per avere tutte un dono o carisma di profezia, e in questa città avrà un ruolo importante nella comunità paragonabile a quella di un odierno vescovo.

Ci racconta Luca, che quando 20 anni dopo l’incontro con l’eunuco, Paolo passerà per la città di Cesarea dormirà nella casa di Filippo.



L’eunuco


L’altro personaggio protagonista di questa storia non ha un nome.
Luca ci dice la sua origine, etiope, e curiosamente non ci dice come si chiamasse, ma solo il suo stato: è un eunuco.
E in poche righe, per ben 5 volte lo chiama: eunuco.

La scrittura ci dice delle cose interessanti su questo personaggio.
Non è un uomo, non è una donna.
È un uomo che ha subito violenza nella sua persona, per quale motivo non c’ è dato saperlo.
Sappiamo che in passato molti uomini sono stati castrati in certe società per i motivi più diversi, in epoca rinascimentali alcuni uomini venivano amputati per le loro voci bianche.

Ad un eunuco con la castrazione:
            viene tolta la sua mascolinità,
            viene tolta la sua virilità,
            viene tolta la sua fertilità.

Ma non solo, in ambiente ebraico gli viene tolto anche il diritto di far parte della comunità dice il Deuteronomio:
Non entrerà nella comunità del Signore chi ha i testicoli schiacciati o il membro mutilato[2]

Questo uomo a motivo della violenza subita, quella di essere reso meno uomo, avrà il compito di essere un funzionario delle regina Candace, che ha il suo regno in Etiopia.

Ci dice Luca, che, questo uomo particolare è un ebreo di religione pur essendo uno straniero; infatti, è salito a Gerusalemme per il culto.

Durante il suo viaggio di ritorno è in possesso di alcuni rotoli della legge.
Non è che i rotoli della legge, si acquistassero al mercato o in qualche negozio o bancarella specializzata.
Nel Tempio di Gerusalemme, che era l’ unico Tempio dove si poteva dare culto a Dio, c’erano gli scribi il cui compito era quello di trascrivere i vari libri della legge.
Gli scribi dovevano fare copie autenticate della Scritture, copie che venivano poi inviate nelle varie sinagoghe.
Quindi l’eunuco, sale a Gerusalemme per rendere culto a Dio, ma è anche inviato dalla corte della Regina per acquisire nuove copie delle scritture.

Quest’uomo è un funzionario dotto, che conosce anche l’ebraico, infatti sfrutterà il tempo morto seduto sul carretto a leggere i vari rotoli della legge che ha acquisito.


L’incontro

Filippo arriva sulla strada e vede passare questo carretto al cui guida c’è un uomo straniero, che ad alta voce legge da un rotolo di pergamena i passi del profeta Isaia e cosa sta leggendo:

Come una pecora egli fu condotto al macello
e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa,
così egli non apre la sua bocca.
Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato,
la sua discendenza chi potrà descriverla?
Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita. [3]


Filippo si avvicina e gli dice: capisci cosa leggi?

Ma questo brano non si addice perfettamente all’eunuco?
Non potrebbe dire, come un agnello, perché la sua castrazione deve essere avvenuta quando molto probabilmente era giovane, quando era ancora un agnello, mi hanno portato da un macellaio che mi ha violentato togliendomi il diritto alla discendenza.
La mia mia vita è stata recisa sulla terra.

Filippo sale sul carro si siede accanto a lui e gli dirà: questo uomo è Gesù…
Partendo dalle scritture antiche arriverà a fargli conoscere Gesù

Parallelo dei discepoli di Emmaus

Questo incontro sembra ricalcare l’incontro dei discepoli di Emmaus.
Li abbiamo due discepoli scoraggiati che si stanno allontanando e attraverso l ‘incontro con la Parola lungo la strada scoprono Gesù.
Qui abbiamo un uomo che sta andando lontano da Gerusalemme.
Non sappiamo dei suoi sentimenti, ma è incuriosito da quello che sta leggendo, la parola di Dio.
Filippo come Gesù, si avvicina e spiega a lui il senso delle scritture, e attraverso le sue parole l’eunuco scopre il vero volto delle scritture: svelare Gesù

L’eunuco travolto dalle parole di Filippo, travolto dalla scoperta di quel l’uomo che conosce il soffrire:

Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato. [4]


L’eunuco e un uomo che conosce il dolore fisico e morale, che conosce l’umiliazione e il disprezzo scopre l’amore di Dio nell’incontrare il servo di Jhawe: Gesù.
Questo incontro cambia la sua vita, cambia la sua storia, cambia il suo futuro.
Cosa dirà l’eunuco a Filippo? Cosa devo fare?

Fatti battezzare… e la risposta di Filippo
Accetta la nuova vita che Gesù ti propone.

L’eunuco vedrà una pozza d’acqua… e dice: ecco dell’acqua cosa impedisce di essere battezzato?
Non è l’acqua del Giordano, non è l’acqua di Lourdes, non è l’acqua di una fonte miracolosa, non è l acqua benedetta di una acquasantiera speciale è semplicemente l’acqua di una pozza.. perché quello che conta è solo la fede e il desiderio di essere battezzato, di appartenere a Gesù.

L’ eunuco pieno di gioia, proseguiva la sua strada.
Succede come è scritto in Isaia, per l’eunuco inizia una nuova vita :

Non dica lo straniero che ha aderito al Signore:
«Certo, mi escluderà il Signore dal suo popolo!».
Non dica l’eunuco:
«Ecco, io sono un albero secco!».
Poiché così dice il Signore:
«Agli eunuchi che osservano i miei sabati,
preferiscono quello che a me piace
e restano fermi nella mia alleanza,
io concederò nella mia casa
e dentro le mie mura un monumento e un nome
più prezioso che figli e figlie;
darò loro un nome eterno
che non sarà mai cancellato. [5]

Quell’uomo straniero che era salito al monte del Signore, quell’uomo che si sentiva un albero secco senza futuro, quell’uomo che si sentiva escluso dalla comunità ora è accolto da Dio.
Con il Battesimo ricevuto diviene concittadino dei santi, non è più un escluso ma è membro della Chiesa, non è più un albero secco, lui che era sterile diviene fertile da divenire padre di una moltitudine: i cristiani d’ Etiopia.

Quell’eunuco, quel funzionario della regina Candace è il primo cristiano d’Africa.
È colui che porta il cristianesimo in terra d’Etiopia.




Attualizzare il passo

Possiamo attualizzare questo passo per noi in tre punti.

Il primo è :
Che l’evangelizzazione non è frutto di progetti umani … ma dell’azione dello Spirito Santo.
E lui che guida i passi degli evangelizzatori, come in questo passo con Filippo.
Molte volte seguire le vie delle Spirito vuol dire: “essere un poco scemi”.. come ci direbbe quel bambino napoletano del tema dell’inizio.
Non sempre le vie dello Spirito sono subito comprensibili, ci vuole il coraggio “dell’innamorato” per fare certe cose …irrazionali.
Diceva il sacerdote[6] messicano domenica durante l’Omelia: dobbiamo portare il vangelo dove non c’è, dove sembra che ci sia il deserto”.
Ed è quello che ha fatto Filippo è andato dove sembrava fosse deserto, dove agli occhi degli uomini non c’era nulla, invece c’era un uomo che aveva bisogno di conoscere Gesù.


Il secondo è :
L’ annuncio del Vangelo non è prerogativa di una certa categoria di persone.
Gli apostoli non sono i soli annunciatori, essi sono i garanti dell’annuncio; infatti, nel passo che riguarda ciò che fece Filippo in Samaria, noi leggiamo che gli Apostoli scendono in Samaria a controllare e verificare ciò che è stato annunciato.
Gli Apostoli sono i garanti del Vangelo, ma la diffusione avviene per opera di tanta altra gente.
Filippo annuncerà il vangelo all’Eunuco e questi porterà l’annuncio agli ebrei dell’Etiopia.
Nelle sue predicazioni apostoliche a papa Francesco, Il Card. Cantalamessa ebbe a dire:
Qui si vede la necessità di fare sempre più assegnamento sui laici, uomini e donne, per l’evangelizzazione. Essi sono più inseriti nelle maglie della vita in cui si realizzano di solito quelle circostanze. Anche per la scarsità del numero, a noi del clero riesce più facile essere pastori che pescatori di anime: più facile pascere con la parola e i sacramenti quelli che vengono in Chiesa, che andare in alto mare a pescare i lontani. I laici possono supplirci nel compito di pescatori. Molti di essi hanno scoperto cosa significa conoscere un Gesù vivo e sono ansiosi a condividere con altri la loro scoperta.[7]
Tutti noi, dobbiamo, possiamo, vogliamo essere annunciatori del Vangelo.


Terzo è:
Dio ha nel cuore tutti, non solo quelli che stanno dentro un certo recinto, ma anche coloro che sono fuori.
L’ azione dello Spirito spinge Filippo verso i credenti della Samaria, per riportarli dentro al recinto e in quel recinto c’è posto anche per popolo di credenti che sono in terre lontane da Gerusalemme, come i credenti e devoti dell’ Etiopia.
In Gesù, nello Spirito non ci possono essere divisioni.
Di nessun genere.
Quanta divisione c’è oggi all’interno della Chiesa
C’è una divisone visibile e c’è una sottile e invisibile che è molto più perniciosa e pericolosa.
Non basta pregare per l’unita, nel nostro piccolo bisogna gettare ponti di unità.
Allungare la nostra mano verso l’altro.
Come sentii dire a Don Fabio Rosini, in una sua catechesi, l’unità è più importante delle nostre ragioni, e molte volte bisogna mettere da parte le nostre ragioni per il bene dell’unità.


Quarto è ultimo:
Dio non vede quello che vediamo noi.
Dio vede il cuore e non l’aspetto fisico.
Non gli interessa di quello che siamo nell’aspetto ma solo di ciò che c’è nel nostro cuore… come è stato per l’eunuco.
Dio si lascia trovare da chiunque lo cerca… ma dobbiamo avere il coraggio… di fare una scelta decisa e rivoluzionaria nella nostra vita
… ecco dell’acqua battezzami
… imponimi le mani e chiedi per me Lo Spirito Santo

Quando Dio entra nella nostra storia… la nostra storia cambia.
Tutti noi cessiamo di essere stranieri.
Tutti noi cessiamo di essere esclusi.
Tutti cessiamo di essere sterili
ossia
Tutti noi diventiamo connazionali.
Tutti noi diventiamo inclusi.
Tutti noi diventiamo fecondi.








[1] Atti degli Apostoli 6.3-5
[2] Dt 23,2
[3] Isaia 53.7
[4] Isaia 53, 10
[5] Isaia 56,3ss
[6] Sacerdote che ha celebrato la messa della domenica nella mia parrocchia.
[7] Raniero Cantalamessa; Seconda predica quaresimale; 10 marzo 2013

Non ci ardeva forse il cuore



Eravamo rimasti che i due discepoli con lo sconosciuto incontrato lungo la strada, sono arrivati a destinazione, nel villaggio di Emmaus.
Non sappiamo se la loro destinazione fosse la casa di Cleofa o dell'altro discepolo senza nome o forse nella casa di qualche loro parente, anche se qualcuno azzarda la destinazione fosse una locanda.

La scrittura ci dice solamente che sono giunti nei pressi del pese e che era l'ora di cena.


Riassunto
Facciamo un breve riassunto di ciò che ci siamo detti quasi un mese fa.
Siamo nel giorno di Pasqua, il primo giorno dopo il sabato.
I due discepoli scoraggiati,
        amareggiati,
            delusi,
hanno lasciato Gerusalemme e si stanno recando nel villaggio di Emmaus forse la residenza di uno dei due discepoli.

Nei giorni precedenti a Gerusalemme sono successi dei fatti eclatanti che hanno scosso la popolazione.
Il loro maestro, un certo Gesù di Nazareth è stato arrestato,
                        processato,
                                flagellato infine è stato crocifisso
        ed è morto sulla croce.

Però quella mattina, alcune donne hanno iniziato a raccontare di aver visto Gesù risorto
      è questo fatto li ha mandati in confusione.

Lungo la strada mentre i due discepoli parlavano tra di loro di quanto era successo nei giorni precedenti, sono avvicinati da uno sconosciuto che sembrava non sapere nulla dei fatti eclatanti che erano accaduti a Gerusalemme
Questo sconosciuto li ha incalzati, nel farsi raccontare da loro i fatti ma poi lui ha cominciato a spiegargli i fatti accaduti alla luce della scrittura.


Il buon Samaritano

Sappiamo che scendere da Gerusalemme e andare verso un luogo che sta più in basso è una metafora dell’allontanarsi da Dio. Ossia si lascia la città Santa dove c'è la presenza di Dio per andare in altri luoghi dove Dio non c'è.

Ricordate la parabola di buon samaritano, un uomo scendeva da Gerusalemme e incappò nei briganti, i quali lo derubarono malmenandolo, su quella strada scendeva anche un sacerdote, anche un levita scendeva su quella strada e tutti tre si allontanano da Gerusalemme, dalla città Santa, e il non vedere dei due uomini del tempio e frutto del loro allontanarsi da Dio, ma il samaritano che era in viaggio, anche se non sappiamo dove era in viaggio, compì un gesto d'amore, un gesto che lo portava verso la città Santa.


I discepoli smarriti nei loro pensieri,
                    nei loro dubbi,
nelle loro incertezze si stanno allontanando dalla città Santa,
ed incontrano questo sconosciuto che gli parlerà della scrittura, dell’azione di Dio nella Storia.

La cena misteriosa

Sono giunti sulla porta di casa, il loro stato d'animo è diverso da quando sono usciti da Gerusalemme, ancora non hanno preso coscienza di questo cambiamento.
Quell'uomo sta proseguendo nel suo viaggio, ma loro lo hanno ormai accolto nella loro vita e compiono un gesto sacro, quello dell’ospitalità : resta con noi
Ospitalità vuol dire fare spazio a qualcuno nella nostra vita.
Loro compiono questo gesto: resta con noi, aggiungeremo un posto alla nostra tavola.
Non solo lo invitano, ma insistono nel loro invito: continua a stare con noi, continua a parlarci non ci lasciare
Quell'uomo accetta di restare con loro.
Questo atteggiamento di essere restio lo vediamo diverse volte nei vangeli, sembra quasi che Gesù non dia ascolto a inviti estemporanei che nascono dall’emozione de momento, ma vuole che sia qualcosa che venga dal profondo della persona, che sia fortemente desiderato.

Il miracolo.

Il racconto di quello che succede nella casa è molto stringato.
Entrò...
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. [1]

Il racconto della prima Eucarestia nella storia dell’umanità è estremamente sintetico.
Durante la cena succede che improvvisamente i loro occhi si aprono e riconoscono che quello sconosciuto e Gesù.
Non stanno ad una cena di Pasqua, ricca di riti e simbolismi.
Non stanno neanche alla cena del sabato, dello Shabbat, anch’essa piena di riti e simboli
Loro stanno partecipando ad una semplice cena quotidiana, forse anche improvvisata.
Ma in un momento preciso avviene l’imprevedibilità di una rivelazione.

Sappiamo che Luca non è un ebreo, ma un cosiddetto gentile e sicuramente non avrà mai partecipato ad una cena della Pasqua ebraica.
Sappiamo che non era nella famosa ultima cena, chiusa ai soli apostoli e neanche i due discepoli erano presenti a quella cena
Ho cercato in vari testi un’esegesi su queste due righe, tutti tirano dritti danno per scontato l’evento, eppure è un evento particolare.

Luca, sembra non aver molto interesse nel raccontarci cosa è accaduto in quella stanza
Luca sembra invece avere a cuore il raccontarci come sono arrivati all'incontro, infatti i discepoli si diranno l’ un l'altro dopo l'evento: non ci ardeva forse il cuore lungo la via.
Punto cruciale del racconto di Luca sembra essere il cammino, la via.
Luca ci presenta Gesù come colui che si fa incontro a chi sta camminando lungo la via.
Incontrare il Risorto è frutto di un cammino.
                    nella parola
                            con la parola

La rivelazione del volto di Cristo, avviene attraverso l'annuncio della parola, come è stato per due discepoli di Emmaus
Non è un caso che la Santa chiesa nella riforma liturgica del Concilio Vaticano II abbia ridato importanza alla parola di Dio
Abbia ridato lustro alla Parola di Dio
Ricollocandola nel giusto posto, quello che deve avere nelle celebrazioni del Popolo di Dio
Un ruolo centrale affianco alla celebrazione Eucaristica.
Con la riforma conciliare vieni riformata ampliamente la liturgia della parola che era molto scarna ed anche incomprensibile per la maggior parte del popolo

Vieni introdotto una seconda lettura e tra le due letture viene introdotto il Salmo.
Vengono riorganizzati tutte le letture da fare durante le celebrazioni eucaristiche in un ciclo di tre anni in cui vengono letti quasi completamente i tre Vangeli sinottici e il Vangelo di Giovanni viene inserito in momenti salienti del ciclo liturgico.
Tutta la riforma ha lo scopo di dare maggior conoscenza delle scritture al popolo.

Prima del Concilio le letture venivano fatte in Latino lingua incomprensibile alla maggior parte della popolazione mondiale.
Con l'adozione delle lingue locali è qualcosa che tocca tutte le chiese del mondo e tocca tutti i fedeli del mondo, a tutti è andata così la possibilità di comprendere meglio le scritture,
            il Vangelo
                la parola di Dio.

La nostra celebrazione Eucaristica si compone due eventi, di due liturgie:
            la liturgia della parola
                     liturgia Eucaristica.
La prima si svolge in quello che è l'altare della parola l’ambone
La seconda si svolge intorno a quello che è l'altare del sacrificio eucaristico

Le due liturgie non sono separabili.
Anche se il centro di tutto è il sacrificio eucaristico esso perde un po’ il suo valore senza la Liturgia della parola.

È la liturgia della parola che ci accende il cuore per vedere il risorto allo spezzare del pane del pane.
La liturgia della parola sembra prendere spunto da questo passo di Luca.
Essa ci mostra un Gesù che propone ai due discepoli un lungo cammino nella parola, raccontando loro la storia della salvezza.

La nostra liturgia della Parola trova le sue radici nella nostra storia biblica più antica.
Ci rimanda alle grandi assemblee bibliche della storia d’Israele:
- all'assemblea di Sichem quando Giosuè radunò tutto il popolo per dire loro che giunto il momento di costruire una nazione, e lo fa ricordando loro tutto ciò che il Signore ha fatto per loro da quando sono usciti dalla terra d'Egitto fino a quel momento.[2]

- Ci rimanda al tempo di Giosia quando questi raduna il popolo per leggere loro il libro dell'alleanza e proporre un'alleanza con Dio:
Il re salì al tempio del Signore; erano con lui tutti gli uomini di Giuda, tutti gli abitanti di Gerusalemme, i sacerdoti, i profeti e tutto il popolo, dal più piccolo al più grande. Lesse alla loro presenza tutte le parole del libro dell’alleanza, trovato nel tempio del Signore. [3]

- Ci rimanda al tempo del governatore Neemia e dello scriba e sacerdote Esdra che radunarono tutto il popolo e cominciarono a leggere la scrittura.
Allora tutto il popolo si radunò come un solo uomo sulla piazza davanti alla porta delle Acque e disse allo scriba Esdra di portare il libro della Legge di Mosè, che il Signore aveva dato a Israele.
Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza, Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi.
Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore.
Essi leggevano il libro della Legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura
.[4]

Che meraviglia, leggevano il libro a brani per poi spiegarli al popolo.

- Per concludere con il discorso di Pietro nel giorno di Pentecoste ad un'assemblea improvvisata. Pietro iniziò il suo discorso partendo dal vecchio testamento con le parole del profeta Aggeo, e poi con altri fatti del vecchio testamento per arrivare presentare Gesù come il Salvatore, il messia atteso da tempo, per spiegare loro quello che era accaduto e che quello che stavano vivendo era la grande promessa: riceverete lo Spirito Santo


Azione della Parola di Dio

In Neemia noi leggiamo: Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della Legge.[5]

Negli atti degli apostoli:
All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?».[6]


La parola di Dio.

Quanta bellezza e quanta forza c’è nella parola di Dio.
Ci dice San Paolo:
Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.[7]


Ci dice il profeta Isaia:
Così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata.
[8]
San Paolo scrive a Timoteo e gli dice:
Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è anche utile per insegnare, convincere, correggere ed educare nella giustizia, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona. [9]


Il Mistero della Stanza

Concludendo mi piace pensare che quello che è rimasto un mistero segreto, quello che Luca non ci ha raccontato è quello che è successo ognuno di noi e del mistero della nostra conversione.
Il segreto del nostro cuore: allo spezzare del pane ecco il volto del nostro Dio.
In quel momento nel segreto della nostra stanza egli ci appare in tutta la sua bellezza.
Non riusciremo mai a spiegare il momento cui il volto dell'uomo Gesù diventa il volto del nostro Signore Gesù
Gesù ci appare e poi scompare perché ci dice in questo suo scomparire il nostro cammino non è finito, che tutti noi siamo ancora in cammino ma non più verso Emmaus, ma abbiamo fatto una rotazione su noi stessi e abbiamo avuto una metanoia, una conversione totale e adesso siamo in cammino verso la città sa Santa
Siamo in cammino verso Dio.



Riassumendo:
tutti noi siamo molte volte in cammino verso Emmaus
- Siamo chiusi nei nostri pensieri, nelle nostre tristezze, nei nostri scoraggiamenti.
- In questo nostro cammino Gesù si fa prossimo, si fa vicino.
- Gesù si fa a noi vicino e diviene il nostro prossimo attraverso la sua parola, attraverso la scrittura
- Ed era proprio la parola di Dio, che come spada trafigge il nostro cuore arrivando in profondità mettendo a nudo i nostri sentimenti.
- Ed è proprio la parola di Dio, che come pioggia, irriga il nostro cuore rendendolo fertile.
- Ed è proprio la parola di Dio come Balsamo guarisce le nostre ferite.
- Ed è la parola di Dio che nell'interno nel segreto del nostro cuore ci rivela il vero volto di Dio.


















[1] Luca 24, 30-31


[2] Giosue 24,1ss


[3] 2 Re 23,2


[4] Neemia 8,1ss


[5] Neemia 8,9


[6] Atti degli apostoli


[7] Ebrei 4,12


[8] Isaia 55,11


[9] 2 Tm 3, 16-17

giovedì 13 aprile 2023

Dov'è il vostro Dio?



Queste parole le reciteremo tra poco nel salmo: dov’è il vostro Dio?
Abbiamo chiuso una parte del nostro cammino la scorsa settimana parlando di ciò che è accaduto ai piedi della Croce.
Gesù compie il suo ultimo atto rivolgendosi alla Madre e gli dice: “ecco tuo Figlio” e poi rivolgendosi a Giovanni che era anche lui presso la Croce gli dice: “ecco tua Madre”

Poi Gesù muore.
C'è la dispersione degli apostoli e dei discepoli.
Sappiamo che gli apostoli erano 12 ma c'erano anche un certo numero di discepoli, Luca ci dice:
Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. evangelista ci dà un numero di questi discepoli dicendo come ehm poi ne mando 72 nei vari paesi[1]

72 è un numero ipotetico, difatti è un multiplo di 12 e sta quindi, ad indicare che ci sono un certo numero di discepoli oltre gli apostoli.
Anche tutti questi si disperdono dopo la morte di Gesù.

Chissà quanti di loro dopo i fatti accaduti, dopo la morte di Gesù, si sono sentiti dire dai presenti, dai non credenti:
Dov'è il vostro Dio?
Adesso quel Gesù che voi seguivate è morto che ne è di lui ?
Che ne è delle sue parole, delle sue promesse?

Quante volte anche noi ci siamo sentiti dire: dov'è il vostro Dio?
Quando succedono dei grandi cataclismi,
Quando c'è un terremoto,
Un incidente catastrofico,
o un naufragio dove vengono coinvolti tanti bambini come quello di alcuni giorni fa sulle spiagge calabre, allora ci sentiamo dire: dov'è il vostro Dio?

Sicuramente nel cuore di due discepoli che stanno camminando verso Emmaus c'è questa domanda: dov'è Gesù?
Che ne è stato di lui?
C sarà adesso del nostro futuro?
Siamo gli zimbelli dei nostri amici e nemici per aver creduto in Gesù.

Dov'è il nostro Dio?

Ci sono due discepoli che sono in cammino verso Emmaus.
Una premessa, questo racconto di due discepoli lo abbiamo soltanto nel Vangelo di Luca non è presente negli altri Vangeli.
Luca scrive il suo Vangelo per raccontare ha un suo ipotetico amico, un certo Teofilo, i fatti che sono accaduti prima nella sola Gerusalemme e poi nel resto dell'impero romano.
Infatti, il Vangelo di Luca e gli Atti degli Apostoli sono un unico corpo, ossia è un solo libro che contiene due racconti.
Il primo racconto, il vangelo, ruota intorno alla vita di Gesù, infatti l’evangelista inizia il suo Vangelo dicendo:
Così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.[2]

E poi leggiamo negli Atti degli Apostoli

        Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece         e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver         dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito         Santo.[3]


Teofilo non si sa chi è, sappiamo che è un personaggio illustre perché lo dice Luca.
Teofilo vuol dire “amante di Dio”, forse è come che Luca scrivesse a qualcuno che “ama Dio” e come se Luca scrive a tutti noi oggi “amanti di Dio”, e ci dicesse : scrivo a voi “amanti di Dio” per farvi conoscere meglio ciò che lui ha fatto.

È come se il suo Vangelo è scritto per noi oggi “amanti di Dio”.

Mi ricorda in questo San Francesco di Sales che scrive a un ipotetico Filotea che sembra essere l'anagramma di Teofilo.

Filotea vuol dire: amore per Dio.
Luca al suo interlocutore Teofilo, racconta due storie, due racconti:
In una storia il protagonista indiscusso è Gesù,
nell'altra storia anche se non sembra visibile, anche se il protagonista sembra essere Paolo in realtà il protagonista assoluto è lo Spirito Santo.

Quello che accade nel primo libro ha come protagonista Gesù tutto quello che accade negli Atti degli Apostoli il protagonista invisibile, inavvertibile, discreto, potente è Lo Spirito Santo.


Torniamo sulla strada per Emmaus.
Abbiamo due discepoli, che stanno andando verso un paese vicino a Gerusalemme, forse stanno tornando a casa di uno dei due.
Ed è lo stesso giorno in cui le donne hanno visto il risorto, le quali erano andate alla tomba per compiere i riti di imbalsamazione sul corpo di Gesù, ma trovano la tomba vuota e poi sulla strada di ritorno incontrano Gesù risorto.
È lo stesso giorno in cui Giovanni e Pietro corrono verso la tomba e la trovano vuota

Questi due discepoli stanno andando verso Emmaus che dista 11 km da Gerusalemme, ed hanno già percorso un bel pezzo di strada, sono relativamente lontani da Gerusalemme sono forse a metà strada.

Sono depressi,
        scoraggiati,
            sconfortati,
                demoralizzati,
                        avviliti,
                                addolorati
                    per quanto è accaduto nei giorni precedenti.

Avevano riposto tutta la loro fiducia in quel Gesù che compiva grandi cose, eppure era morto sulla croce come un comune mortale.
Tutto era crollato.
Mentre Gesù veniva innalzato tutte le speranze dei discepoli crollavano.

Non devono essere in cammino da molto, 11 km per uomini forti e sani è una passeggiata di alcune ore, sicuramente sono partiti quando iniziava a rinfrescare per essere ad Emmaus per l’ora di cena, prima che facesse notte.

Mentre camminano
                si confidano
                    si raccontano,
si scontrano pure discutendo vivacemente in merito delle cose che sono accadute.

- hai visto cosa ha fatto quel giorno lungo il lago quando ha sfamato 5000 persone
- ricordi quella volta quando al paralitico ha detto alzati e cammina
- e quella volta che con del fango ha aperto gli occhi al cieco
- ricordi le sue parole, ricordi quello che diceva: che verrà il suo Regno
- ma quale Regno? quale Regno?

Chissà quanto pesano nel cuore del due discepoli che camminano verso Emmaus le parole:  dov'è il vostro Dio?

Lo straniero
Ed ecco che mentre sono in cammino e stanno parlando tra di loro si avvicina uno straniero che domanda loro: che sono questi discorsi che fate?
In altre parole: di che state parlando?
In altre parole : cosa sono questi discorsi tristi che riempiono la vostra vita?

Le parole dello straniero li colgono di sorpresa tant'è che loro si fermano di soprassalto incupiti scuri in volto..
Si fermarono, col volto triste;[4]
ci dice Luca
Dei due discepoli uno, del quale ne conosciamo il nome, Cleopa, forse perché era il più conosciuto di due, gli dice: sei forestiero? che non conosci ciò che è accaduto Gerusalemme!

Il discepolo, è sorpreso che il forestiero non sapesse nulla dell’arresto, del processo, della morte sulla croce di Gesù e dei due ladroni, cose che hanno fatto tanto scalpore in Gerusalemme.
È stato un evento così rumoroso, così eclatante, clamoroso e tu ci domandi che cosa è successo?

Gesù incalza e gli dice: quali fatti? cosa è successo? di cosa state parlando?

Gesù vuole tirare fuori dal cuore dei due discepoli tutta l'amarezza che hanno in esso.
Incalzati da Gesù loro gli raccontano tutti i fatti.
Di quello che ha detto, di quello che ha fatto, quello che è successo.
Che è stato arrestato, processato, giustiziato sulla croce.
Ma non si fermano alla morte sulla croce, gli parlano anche di quello che è successo quella mattina, di cui loro certamente sono a conoscenza : hanno trovato la tomba vuota.

Sia le donne del gruppo, sia Pietro e Giovanni e alcuni dicono che sia è risorto ma questo non è possibile.
I due discepoli pur avendo ricevuto l'annuncio della resurrezione fanno fatica a credere alla risurrezione


dov'è il vostro Dio?

Ecco anche noi molte volte facciamo fatica a credere alla resurrezione.
Al Dio risorto.
È un po’ il nostro limite.
Conosciamo i fatti e possiamo anche raccontarli a chi ci chiede cosa è scritto nel Vangelo.
Conosciamo il Vangelo ma facciamo fatica a entrare nel mistero della Risurrezione.
Se Dio è risorto, ed Egli è veramente risorto, tutto il resto è vanità.

Gesù allora parla a loro e partendo dalle scritture fa entrare i due discepoli nella storia del Figlio di Dio, il servo di Jhawe.
Riaccende la speranza nei loro cuori scacciando la amarezza della delusione.
Attraverso il racconto della storia della salvezza Gesù accendi il desiderio di Dio.
Resta con noi, gli diranno nel momento del commiato.
Continua o straniero a parlarci delle scritture, a parlarci di Dio e a farci comprendere Gesù.
Continua a parlarci del nostro Dio, perché attraverso le tue parole abbiamo ritrovato il nostro Dio.
Attraverso le tue parole abbiamo rincontrato il nostro Dio.

Questa è la prima evangelizzazione del tempo che verrà, Gesù non parla a loro di qualcosa che verrà, ma di qualcosa che è avvenuto, della resurrezione.
Ecco perché dico che questo evento, questo racconto e il trait union tra l’annuncio di Gesù e il nuovo annuncio che sarà al centro dell’evangelizzazione degli atti degli Atti degli Apostoli e della Chiesa dei secoli futuri: Gesù è risorto.

dov'è il vostro Dio?

Anche noi molte volte siamo come i due discepoli di Emmaus
smarriti dal peso della vita
dalle preoccupazioni del cuore
dagli affanni quotidiani
perdiamo di vista il nostro Dio.

Cosa impariamo da questo racconto di Luca che fa da trait d'union
fra il primo racconto e il secondo racconto
fra il tempo Di Gesù è il tempo dello Spirito

Che Gesù non ti scorda di noi.
Non siamo meno importanti delle donne che lo servivano o degli Apostoli che lo stavano sempre con lui, in fondo questi due erano due semplici discepoli.
Non facevano parte della cerchia degli amici stretti di Gesù.
Eppure lui in quel pomeriggio di Pasqua lì va ad incontrare sulla strada per Emmaus
Sulla strada che porta lontano.
Sulla strada che li allontana dagli altri.

Tutti noi siamo quei due discepoli che stanno camminando verso Emmaus
                che conosciamo la storia
                che conosciamo i fatti
ma ancora facciamo fatica a dare tutta la nostra vita a Gesù ed è per questo che Gesù ci viene incontro cammina al nostro fianco e con la sua parola riaccende la speranza nel nostro cuore.

Termino con la domanda iniziale:
                                    dov'è il vostro Dio?






[1] Luca 10.1
[2] Luca 1, 2-3
[3] Atti 1, 1-2
[4] Luca 24, 17b

L'ascolto: Non hanno vino



Prologo

 Dopo aver meditato sull'incontro di Maria con sua cugina Elisabetta  oggi andremo a meditare su un altro evento che vede tra i protagonisti la vergine Maria.

Andiamo a Cana che si trova in Galilea

 Questo evento delle nozze di Cana noi lo troviamo solo nel Vangelo di Giovanni.

È un brano apparentemente semplice però è un brano molto complesso che crea un sacco di interrogativi agli esegeti, ai professori della Sacra Scrittura.

 Giovanni ci parla di Maria in solo in due eventi, qui alle nozze di Cana e nel momento della Crocifissione di Gesù e in ambedue casi Maria ha un ruolo rilevante nella scena.

 Di tutta la complessità delle nozze di Cana cercherò chi prendere 2 o 3 spunti necessari per il nostro cammino che stiamo facendo,

 Cerchiamo inizialmente di inquadrare la scena.

Ci dice l'evangelista Giovanni che a Cana di Galilea ci fu una festa per un matrimonio, ma non ci dice chi erano gli sposi, lasciandoli nell'anonimato, però ci dice che c'era Maria.

Giovanni forse ci lascia intendere che il matrimonio e del clan familiare di Maria, di un suo parente, un cugino o uno zio, non sappiamo. ma la presenza di Maria non era quella di un semplice invitato forse era li presente per organizzare e servire durante la festa.

Sappiamo da studi storici che le feste nuziali duravano diversi giorni a volte anche due settimane e che le spese del pranzo non erano tutte a carico degli sposi, ma che parenti e invitati contribuivano al pranzo portando qualcosa.

Ci lascia intendere  dice l'evangelista che Gesù si unisce alla festa in un secondo tempo e che i  infatti il suo invito  non è legato alla presenza della Madre.

Questo evento segui il battesimo di Gesù sulle rive del Giordano, segue la chiamata dei primi discepoli, infatti l’evangelista ci dice: Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 

 Ci racconta Giovanni che durante il banchetto nuziale succede qualcosa di particolare, improvvisamente finisce il vino,

Non sappiamo chi ha notato, ma sappiamo che Maria nota accaduto e agisce.

È facile immaginare che essendo probabilmente Maria in quello che oggi chiameremo “lo staff organizzatore del matrimonio” si preoccupa di quanto è accaduto e di trovare una soluzione.

 Maria va dal figlio e gli dice: “non hanno vino”.

Non dice “non hanno più vino” come viene tradotto in alcune versione,  Maria dice chiaramente “non hanno vino”.

Se confrontiamo le parole di Maria, con la reazione del sommelier si può pensare ad un errore dello scrittore.

Ma non è così, non c’è nessuno errore.

Alcuni esegeti in questa singolare richiesta di Maria, ci vedono una richiesta molto più profonda, essa dice: “non hanno il vino della benedizione divina”

 Maria fa notare al Figlio che in quella festa manca il vino messianico.

E' questo che Maria chiede a Gesù.

Ed è questo che ci dice l'evangelista Giovanni quando fa dire a Maria “non hanno vino”,

Non hanno un particolare tipo di vino: quello che indica il tempo del Messia.

 Quando Isaia descrive il banchetto messianico e ne elenca le portate vi include “vini eccellenti e raffinati (Isaia 25, 6)  e quando il profeta Amos nell'immaginare l’era paradisiaca del  messia ci dici si “piantano vigne e se ne beve il vino” (Amos 9, 13-14)

Maria quindi al Figlio fa una richiesta precisa.

La risposta di Gesù ci lascia perplessi: “donna, che vuoi da me non è giunta la mia ora”.

 Donna

 Non mi soffermo sulla frase, ma su una sola parola: Donna.

Superficialmente sembra che Gesù tratti con distacco e freddezza sua Madre, è che manchi di rispetto perché non la chiama Madre, ma Donna.

Per i tempi in cui avvengono i fatti, chiamarla Donna è una forma di grande rispetto anche se apparentemente sembra il contrario, ed anche mettere una distanza fra lui e la Madre.

Sulla scena, presenti al dialogo, ci sono dei testimoni. quei servi che dovranno poi riempire le giare quindi Gesù non può parlare in modo confidenziale con sua Madre che è una donna davanti ha dei testimoni uomini.

Quindi usa la forma corretta che ogni uomo usa con le donne nell'epoca in cui si svolgono i fatti.

Infatti, alla cananea, alla samaritana, alla donna curva, alla donna adultera, a Maria Maddalena, Gesù si rivolgerà a loro appellandole: Donna.

 

Dal punto di vista simbolico quella parola: Donna stai ad indicare anche perché Gesù compie il miracolo, perché lui prende le distanze affettive.

Il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino non lo fa per soddisfare le richieste di sua madre, ma lo fa per la fede della Donna che crede in lui.

 

È la fede che a Maria fa dire : sia fatta la volontà di Dio, accettando così il piano di Dio.

È la fede che a  Maria gli fa cantare nell’incontro con sua cugina Elisabetta e il suo inno d'amore per Dio

Quella fede

immutabile, irremovibile

salda,

incrollabile, granitica

inossidabile

spinge Gesù compiere il gesto messianico.

 

Non è per l'amore che Gesù ha per la Madre, che compie il miracolo delle nozze di Cana aprendo così l'era messianica, ma è per la fede della Donna che fa dire ai servi: fate quello che lui vi dirà.

 La trasformazione dell'acqua in vino in questo simbolismo giovanneo che ci rimanda ai profeti Isaia ad  Amos,  apre l'era messianica che si concluderà sul Calvario, si concluderà con le parole di Gesù sulla croce che rivolgendosi a sua Madre la chiamerà ancora Donna, affidandogli una missione unica.

 Le ultime parole di Maria.

 Ci soffermiamo ancora sull’ultima frase che sono le ultime parole di Maria nei Vangeli: qualsiasi cosa vi dica fatelo.

Le sue ultime parole sono rivolte ai servi, ma sono anche rivolte a tutte noi, sempre ci dice: fate quello che vi dirà

 Maria quando chiede al Figlio, “non hanno vino, fai qualcosa”, non sa cosa farà suo Figlio.

Poteva dare 10 sesterzi ai servi e dire andate a comprare del vino, oppure andate da quel mio amico e fatevi dare del vino,  invece chiede di riempire sei giare il cui uso era “contenere dell'acqua per la purificazione”.

Sei giare enormi,  da contenere ognuna mediamente 100 litri per un totale di oltre 600 litri d'acqua che diventeranno del buon vino.

Quando al sommelier gli porteranno ad assaggiare il vino, questo rimane stupito della bontà del vino e non immagina che cosa sta bevendo e chiama lo sposo congratulandosi con lui per l’eccezionalità di quel vino che non è un vino comune non berranno mai più del vino come quello che hanno bevuto in quelle nozze.

Ma Maria, sa che Gesù qualcosa farà, così il suo invito per noi è un invito ad avere fede: fate quello che vi dirà… con la certezza che lui qualcosa farà.

 Giovanni chiude il racconto dicendo : Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. 

Con questo gesto, con questo miracolo inizia l'era messianica secondo l'apostolo Giovanni.


 
Il Bignami della devozione mariana

 Voglio soffermarmi e riflettere su un’altra cosa che io ho notato preparando questa riflessione,

Noi qui abbiamo la sintesi,  il Bignami[1]  di una devozione mariana.

 La Chiesa ci invita ad avere una devozione verso i santi, quindi anche a verso Maria essendo una  creatura Santa per eccellenza,   ma verso di Lei, noi dobbiamo una devozione maggiore, chiamata iperdulia, ossia superiore di quella che si deve ai santi comuni, una devozione speciale in quanto lei è una creatura speciale, che ha fatto cose mirabili, e perché è la Madre di Gesù,

In questo brano noi vediamo come siamo chiamati ad accogliere Maria nella nostra vita come gli sposi l’hanno invitata alla loro festa, nella loro vita.

La sua presenza non sarà comune.

Non sarà una presenza banale, vuota.

Non sarà una presenza-assenza cioè come di quelle che entrano nella nostra casa si mettono all'angoletto e non vi accorgete neanche che sono stati con voi per un certo tempo.

La presenza di Maria è una presenza attiva, vigilante, protettiva.

Così come è stata nelle nozze di Cana a cui Lei era invitata, la sua è stata presenza attiva, vigilante, protettiva.

 Lasciamo entrare Maria nella nostra vita è lei sarà presente attiva, vigilante e protettiva verso di noi.

Prima ancora per noi sappiamo di cosa abbiamo bisogno il suo sguardo di Madre ha già visto di cosa abbiamo bisogno è dirà a suo Figlio mentre noi siamo intenti nelle nostre cose “non hanno vino”

Noi ci rivolgeremo a lei per dire di cosa abbiamo bisogno e  lei indicando il figlio ci dira: fate quello che lui vi dirà

Quando andremo davanti al Figlio per chiedere qualcosa, possiamo avere la certezza che Maria che abita con noi ha già chiesto al Figlio, Maria ci ha già anticipato e ha già detto al Figlio “non hanno vino”

 In questo passo delle nozze di Cana io ci leggo la perfezione della devozione mariana.

Accogliere Maria nella nostra vita, come nostra amica, come nostra Madre, come nostra ospite e poi con lei guardare verso il Figlio.

Maria non ama che noi guardiamo lei e non guardiamo il Figlio, Maria ama che noi guardiamo il Figlio con Lei,

Maria ci presenta sempre il Figlio, ci invita a guardare il Figlio  e vuole che noi fissiamo sempre il nostro sguardo verso il Figlio.

Maria modello di fede per noi per imparare ad avere fede nel Figlio.

 


[1] Manualetto che raccoglie in forma semplificata nozioni scolastiche

mercoledì 28 dicembre 2022

L'ascolto avviene nel silenzio


Elia sul monte Oreb


Abbiamo parlato fino adesso, in questo nostro cammino dell’ascolto e accennato all’ esigenza del silenzio.
La prima lettura di oggi ci riposta sul monte Oreb, dove siamo stati all’inizio di questo cammino.
Il monte Oreb è un monte famoso.
Mi sono chiesto dove si trovasse, in quale zona del deserto del Neghev fosse e scopro che è un monte famosissimo, non è altro che il Monte Sinai o Monte di Mosè.
Sono passati diversi secoli da quando Mose sali sul monte Sinai o Oreb ed incontro Dio.
Anche Elia si recò sul monte spinto da un angelo, e cammino per quaranta giorni e quaranta notti nutrendosi del cibo che gli ha portato un angelo.
Qui abbiamo un chiaro riferimento al popolo d’Israele e il suo cammino nel deserto, dove fu nutrito dalla benevolenza di Dio che gli donò la manna e le quaglie, ma anche al Diluvio universale quando piovve per quaranta giorni e quaranta notti.
Questo quaranta indica un tempo di rinnovamento, di purificazione, il tempo che precede il nuovo tempo, una nuova era…

Giunto sul monte Oreb entrò in un caverna, come fece Mose, quando incontro Dio, quando l’Altissimo gli mise una mano sul volto per nascondere il suo passaggio, perché questo Monte è il monte di Dio, il luogo della sua manifestazione.
Elia si nascose in una caverna e Dio lo chiamo a se, senti l ‘invito ad uscire per incontrarlo... sappiamo che ci fu un terremoto, ci fu un fuoco, ci fu un po' di tutto.. ma Dio non c’era in tutto quello.

Poi si alzò una brezza leggera… Dio era nella brezza.
Qualcuno traduce il testo originale in “ci fu un mormorio di vento”
Un sussurro di vento.

Dio si incontra nel silenzio


Nel silenzio s’ incontra Dio.
Nel silenzio ci parla.
Per ascoltare Dio abbiamo bisogno del silenzio.
Fare silenzio in noi.


Il Silenzio è fede:
quando taci perché è Lui che agisce
quando rinunci alle voci del mondo
per stare alla sua presenza
quando non cerchi comprensione
perché ti basta essere capito e usato da Lui
(San Giovanni della Croce)

Il fare silenzio in noi non è una cosa facile, ma non è impossibile.
Questione di pratica, di esercizio, di impegno, di costanza, ma è una cosa necessaria per l’ascolto.

Il luogo privilegiato di questo silenzio... è la preghiera personale.
La preghiera di fatto è un dialogo tra noi e Dio.
La preghiera è un dire e un ascoltare.
Ma mentre noi parliamo ad alta voce e a volte urliamo anche verso Dio il nostro dolore, il nostro disagio, perché pensiamo che lui è sordo, Dio parla sempre in un “mormorio di un vento leggero”.
Anche ascoltare il silenzio è una forma di dialogo.

La preghiera personale è un incontro cuore a cuore con Gesù.
La preghiera personale è il luogo dell’incontro privato.
Ma preghiera personale deve diventare: la preghiera dell’ascolto, perché l’incontro diventi luogo di grazia.

Tutti i santi vivono di questo: di una preghiera intima, personale, segreta... piena d’amore.
Tutti i santi hanno vissuto e vivono dell’incontro nel silenzio, dell’ascolto.


Una proposta di preghiera personale

Non c’è una formula precisa di fare silenzio, se leggete diversi trattati sul silenzio ognuno ha la sua formula.
Una cosa è comune a tutti , non c’è silenzio se non ci si mette alla presenza di Dio,
alla presenza di Gesù.

Ma il SIGNORE è nel suo tempio santo;
tutta la terra faccia silenzio in sua presenza![1]


Quando noi ci mettiamo alla presenza di Dio, quando iniziamo la nostra preghiera ecco che possiamo o dobbiamo entrare nel silenzio, nel silenzio di Dio.
La preghiera personale, la nostra preghiera intima ci porta all’interno di questo silenzio, quando noi tacciamo, quando facciamo tacere le voci che ci sono dentro di noi.

Io vi posso consigliare un modo per vivere la preghiera, se già non lo fate.

Se potete in casa createvi un angolo della preghiera... non un altarino pieno di cose…
Un angolo dove mettere solo tre cose: un’icona, una bibbia e una candela niente di più.
Un’ icona che vi aiuta a rendere visibile Gesù
Una bibbia che vi ricorda l’importanza dell’ascolto
Una candela da accedere quando pregate, che vi ricordi che la Luce di Dio è entrata nella nostra vita.


E poi stare in silenzio.
Dopo che vi siete messi davanti ad icona e avete fatto calare le voci dentro di voi, leggere un passo e nel silenzio della nostra stanza meditare sulle parole che abbiamo letto.
Questo è Ascoltare.
Leggere e rileggere e rileggere ancora quel passo quasi fino a imparalo a memoria e poi meditare quel passo, pensando a cosa vi dice, quale sentimento vi suscita ecc ecc

Un Tempo per Dio

Abbiamo bisogno di trovare nella nostra vita : Il tempo di Dio, il tempo di stare con Gesù… e per noi è il tempo della preghiera.

L’ascolto ha bisogno del tempo.
Dobbiamo dedicare del tempo all’ascolto.
Ci dobbiamo fermare per ascoltare.

Dobbiamo educarci alla preghiera personale.
Molti sacerdoti, evangelizzatori parlano molto di molte cose, anche di pregare molto usando formule o altro…

Ma pochi perdono tempo a parlare della preghiera personale, della preghiera dell’ascolto.
Della necessità di dare un tempo della nostra vita alla preghiera personale.
Dobbiamo imparare a pregare ascoltando nel silenzio della nostra stanza e del nostro cuore.

Ascoltare per diventare discepoli inviati.

Lo scopo della “preghiera personale dell'ascolto” e farci diventare discepoli.
Gesù si trova nei pressi del luogo dove Giovanni Battista sta battezzando quando questi lo vede dice, rivolgendosi ai presenti: Ecco l'agnello di Dio.

Gesù prende la strada per tornare a casa quando nota che due persone lo stanno seguendo, si gira e domanda loro: Che cosa cercate?
Loro rispondono: Maestro dove abiti?
Gesù gli dirà: Venite e credete

La preghiera dell'ascolto è la preghiera del discepolo che ascolta il maestro è la preghiera di colui che si siede davanti al Maestro per ascoltare il suo insegnamento.
Dove troviamo noi l'insegnamento del nostro maestro ? Nella parola di Dio.
Quei due uomini si siederanno ad ascoltare Gesù, e diverranno suoi discepoli.

Trovare il tempo della preghiera dell’ascolto è farsi discepoli di Gesù.
Molti trovano il tempo di andare ad ascoltare questo o quello grande oratore, per diventare suo seguace, entrare nel suo club, nella sua comunità… ecc … ecc

Ma noi siamo chiamati a diventare discepoli di Gesù, non di un uomo.
Non c’è ascolto vero, se quello che ascoltiamo non produce in noi una conversione e non ci spinge a diventare discepoli di Gesù.
Non c’è ascolto vero se questo non ci spinge ad andare alla sequela di Colui che parla.

Sappiamo che il discepolo non resterà per sempre ai piedi del Maestro.. una volta formato egli diventerà lui stesso messaggero della Parola… quella parola che il Maestro gli ha donato.

Il coraggio dell’annuncio ci viene dalla forza della Parola del Maestro.
Non c’è un evangelizzatore vero, che non si sia seduto ai piedi del Maestre ad ascoltare la sua Parola
Non c’è evangelizzatore vero che non si sieda ancora ai piedi del Maestro ad ascoltare la sua Parola.

Ogni discepolo che diventa evangelizzatore dirà ai propri fratelli: “Abbiamo trovato il Messia” e li condurrà da Gesù, così come fece Andrea che andò da Pietro e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia”
Ogni discepolo diventa egli stesso evangelizzatore e porterà colui che incontra a Gesù, perché anch’ esso diventi a sua volta discepolo di Gesù.

Quindi il nostro esercizio è di trovare un tempo, nella frenesia della nostra vita, all’ascolto.
Trovare un tempo per la preghiera dell’ascolto per divenire discepoli.



Riepilogo e conclusione

Abbiamo fatto un percorso oggi:
Imparare e impegnarci nella preghiera dell’ascolto o personale
La preghiera dell’ascolto fa di noi dei discepoli del Maestro.
Il Maestro ci dona la sua parola e fa di noi degli evangelizzatori, degli inviati….

Chiudiamo, chiedendo a Maria di intercedere presso suo Figlio per ognuno di noi qui presente, con le Parole di Papa Francesco:

Maria, donna dell’ascolto,
rendi aperti i nostri orecchi;
fa’ che sappiamo ascoltare la Parola del tuo Figlio Gesù
tra le mille parole di questo mondo;
fa’ che sappiamo ascoltare la realtà in cui viviamo,
ogni persona che incontriamo,
specialmente quella che è povera, bisognosa, in difficoltà.

Maria, donna della decisione,
illumina la nostra mente e il nostro cuore,
perché sappiamo obbedire alla Parola del tuo Figlio Gesù,
senza tentennamenti;
donaci il coraggio della decisione,
di non lasciarci trascinare perché altri orientino la nostra vita.

Maria, donna dell’azione,
fa’ che le nostre mani e i nostri piedi si muovano “in fretta” verso gli altri,
per portare la carità e l’amore del tuo Figlio Gesù,
per portare, come te,
nel mondo la luce del Vangelo.

Amen.




canto/poesia di Padre Jonas Abib
Fondatore della comunità Canto Nuovo (Brasile)


Sempre tacevi, o Maria
Hai tenuto tutto meditando con tanto amore
Gesù che è venuto a portarci la buona novella
L’ Hai generato silenziosamente nel tuo cuore

A Natale ci hai portato, tra una canzone e l'altra
la gioia di Cristo, Verbo Eterno,
che ci è arrivato
con Il tuo Gesù

Vergine silenziosa, insegna anche a me il silenzio
Perché nel silenzio
hai Generato il tuo Ragazzo

Voglio solo meditare con te,





Qualunque cosa mi porti la vita,
nelle mie azioni voglio proclamare
Gesù Cristo.

(Padre Jonas Abib)






[1] Abacuc 2.20