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mercoledì 13 aprile 2016

Mancato rinnovo del contratto è UNA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI

Sappiamo bene che il contratto di lavoro è un impegno tra le parti.
Ossia il datore di lavoro e il prestatore d’opera raggiungono un accordo sul lavoro da effettuare.
Il contratto di lavoro è l’impegno scritto delle parti.
Il datore offre un compenso per il lavoro prestato, il prestatore d’opera s’impegna a svolgere un determinato lavoro dietro uno specifico compenso.
 Il compenso che il datore di lavoro si presta a dare al lavoratore è frutto di un contrattazione ed è regolata dal norme contenute nel “Codice Civile” e da leggi dello stato  specifiche.
Ma a monte di tutto c’è l’articolo 36 della Costituzione: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.
È chiaro che la giusta retribuzione deve tenere conto di due fondamenti, di due pilasti fondamentali che non deve essere sotto pagato il lavoratore e non deve essere troppo oneroso per il datore di lavoro.
Il contratto sulla prestazione deve tenere conto delle reali necessità delle parti.
Garante della corretta “contrattazione” è lo stato che deve tutelare tutti i cittadini che in teoria sono uguali nei confronti dello stato e delle legge.
Infatti la costituzione italiana afferma che tutti i cittadini hanno pari diritti e doveri è in virtù di questo principio che lo Stato è garante di tutte le parti sociali e lo fa attraverso una corretta legiferazione che tutela i cittadini indistintamente dalla razza, lingua, religione, classe sociale ecc ecc

Quindi essendo la repubblica Italiana fondata sul lavoro ed è la prima dichiarazione sui diritti umani  degli italiani è non è un caso che gli articoli sul lavoro sono contenuti nella prima parte della costituzione, quella che tratta dei diritti degli italiani.

In sintesi l’italiano ha diritto al lavoro e al “giusto salario” ed compito della stato farsi garante di questi due principi.
Cosa succede quando lo stato diventa contemporaneamente “ garante e datore di lavoro” ?
Ed il caso in cui lo stato si relazionava con i dipendenti statali, in questo ruolo egli è stato “garante e  datore di lavoro”.
Con la costituzione dell’Aran questa anomalia si è parzialmente sanata… però ..
Il blocco dei salari in effetti è stortura nelle corretta relazione tra datore e prestatore d’opera, in quanto una delle due parti si sottrae alla contrattazione decidendo in proprio il valore del “salario”.
In questa operazione di negata contrattazione, lo stato Italiano viola il 36 articolo della Costituzione, in quanto non garantisce più :   ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro,  in quanto la valutazione del “giusto salario” è frutto di confronto tra le parti.
Con il blocco dei rinnovo dei contratti, e  i successivi rinnovi  lo stato si sottae ai suoi compiti di “datore e garante”

La battaglia del salario accessorio:
Da come si sono messe le cose, è ormai inevitabile che i lavoratori del Comune di Roma dovranno  restituire parte del salario accessorio se non tutto , di quello percepito fin dal 2008.. anche se il MEF va a ritroso fino al 1995…
La guerra sul salario accessorio è una battaglia che si rischia di perdere, perché  non è una battaglia tra i capitolini e lo stato, ma per certe versi tutta la categoria che è sotto il CCNL  Enti locali …
Lo stato non ha nessun intenzione di cedere nei confronti dei capitolini,  tale cessione potrebbe aprire  presupposto di cui si potrebbe avvalere tutte le amministrazioni degli Enti Locali che si trovano nella stessa situazione dei romani. ..
Lo stato non ha nessuna intenzione di cedere, in quanto vorrebbe dire un esborso in più per le sue casse, condonando così 360.000.000 di euro, che sono i soldi che il sindaco ha richiesto allo stato.

Continuare un braccio di ferro sul salario accessorio sembra destinato a perdere.

Diritti umani.

Bisogna spostare lo scontro su un altro livello, quello della violazione dei diritti umani.
Denunciare lo stato per un comportamento contro i diritti umani.
Il concetto del giusto salario, non è specifico della sola nostra costituzione, ma è un pensiero condiviso anche dalle stesse Nazioni Unite, dico condiviso in quanto la costituzione italiana e del 1947 e  La  Dichiarazione Universale dei Diritti del'Uomo, dell’ONU  e del dicmbre 1948 ed essa recita all'art.23:
"1) Ogni persona ha diritto al lavoro, alla libera scelta del suo lavoro, a condizioni giuste e soddisfacenti di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione;
2) Tutti hanno il diritto, senza discriminazione, ad un salario eguale per un lavoro eguale;
3) Chi lavora ha diritto ad una retribuzione equa, che assicuri a lui ed alla sua famiglia un'esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se opportuno, da ogni altro mezzo di protezione sociale;

Il comportamento dello stato nell’ essersi riservato il diritto unilaterale di non “contrattare” per oltre 6 anni dal 2009, (ma in realtà per gli ENTI LOCALI qualche anno di più) è una violazione dei diritti dell’uomo.
Lo stato decide da solo qual è “il giusto salario”, venendo meno ai principi di democrazia, in quanto imposto alle parti sociali, di garante e datore di lavoro.

Ricorso ad un super partes

La Corte Costituzionale interpellata si è espressa: In relazione alle questioni di legittimità costituzionale sollevate con le ordinanze R.O. n. 76/2014 e R.O. n. 125/2014, ha dichiarato, con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza, l'illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime del blocco della contrattazione collettiva per il lavoro pubblico, quale risultante dalle norme impugnate e da quelle che lo hanno prorogato. La Corte ha respinto le restanti censure proposte».

Quindi il blocco dei contratti è un illecito costituzionale, che a creato diseguaglianza tra cittadini, tra lavoratori, che ha creato danno economico e impoverendo le famiglie i cui proventi derivano dallo stipendio di capitolino.


Cosa resta da fare: ricorso alla corte europea.

 Un ricorso che si basa su due principi:
1.      Quantificare il danno dei dipendenti al erario statale percependo soldi in esubero.
2.      Quantificare il danno dello stato nel violare i diritti umani, non rinegoziando il costo del lavoro, negando una contrattazione sul lavoro tenendo conto del periodo 2006-2015.

Quindi un bella Class Action presso la corte Europea alla quale si chiede un ruolo super partes nel contenzioso  Enti Locali-Stato.

                                                                                                       Silvano .












lunedì 4 aprile 2016

Facciamo un parco inclusivo

Voglio raccontarvi una storia, una storia di quelle strane, che quando c’è un buon Re, un buon governante, intelligente e capace, non dovrebbero accadere. Perché un buon, Re, si circonda di governati che hanno cuore i suoi sudditi.

In un paese lontano, lontano, oltre gli incroci pericolosi e proibiti della vita, al di là di valli e colline fiorenti, al di là del paesaggio contadino e rustico, dove le antiche strade tufacee scorrono sotto pochi centimetri di terra, c’è una capitale tutta nuova gagliarda e bella.

I cittadini della capitale erano felici, avevano quasi tutto di quello che loro necessitava, una chiesa provvisoria, un bel centro commerciale comprensiva di posta, di un banca, il capolinea dell’autobus, purtroppo mancava una farmacia, si perché la più vicina era a solo meno di un km, troppo lontana, però c’erano tre bar e tre pizzerie e anche una sala scommesse. Avevano un problema l’antenna della radiofonia, che presto l’avrebbero montata, ma non sapevano bene dove metterla ancora se a nord o a sud della capitale, il problema era ma le onde elettromagnetiche  sono più pericolosi se vengono da un lato o dal altro? Sono più pericolose, se vengono dal tetto del centro commerciale o da costruzione messa in mezzo al prato? A questo ancora non si riesce a rispondere, ma presto anche loro avranno la loro antenna per la onde elettromagnetiche.

 
Ma il fiore all’occhiello della capitale era il parco. Un bellissimo parco pieno di sole, con un immenso prato dove i bambini scorrazzavano felici. C’erano pochi alberi, però erano stati piantati e presto il vialetto con fondo sterrato sarebbe stato un bel viale alberato. Nel parco c’era un bellissimo gazebo, vi facevano tante cose riunioni dei cittadini, convegni, sagre, feste pubbliche e private e poi cene e pranzi tante cose belle. C’era pure una cabina telefonica del tipo inglese, ma non serviva per telefona, oh no! Serviva per scambiare libri, una cosa fichissima. Poi si faceva sport, c’era un campo di basket e calcetto, anche se era sempre chiuso, però c’erano tanti pei giochi per bambini, scivoli, altalene ed anche una fontanella con acqua fresca.
L’ingresso però era “esclusivo”, perché non tutti potevano entrare, neanche i cani, i  migliori amici dell’uomo poteva entrare. L’imperatore che governa dal Campidoglio, aveva scritto in suo editto che potevano entrare  condizione che fossero al guinzaglio, con la museruola se erano di grossa taglia e i padroni fossero educati e civili da raccogliere le “feci” in caso “fecessero”  passeggiando.
E con i cani, tanti altri erano esclusi dal splendido parco, tante altre cose e persone perché questo era un parco “ESCLUSIVO”.


Allora i governanti della città, bravi e intelligenti, pensarono di fare un parco “inclusivo” ossia un parco per tutti. Ma tutti, tutti, esclusi i cani.. loro no. Già perché anche questo parco non è aperto agli amici a 4 zampe, chissene frega del legame affettivo che ci può essere tra un bambino e il suo amico pelosetto, purtroppo questi sono esclusi anche dall’ “inclusivo”.

Dove hanno realizzato il parco “INCLUSIVO”?
Proprio davanti il parco “ESCLUSIVO”, cosi questi diventa più “ESCLUSIVO” di prima.
Quindi in questa capitale lontano, lontano, c’è viale con due parchi uno di fronte all’altro, su un lato abbiamo  uno “esclusivo”, di fronte sull’altro lato abbiamo quello “inclusivo”. Così l’esclusivo  ha un motivo in più per essere ancor più “ESCLUSIVO” ossia “esclusivissimo”.
Ma in tutto questo non c’è un velo di discriminazione, una velate ma violenta discriminazione. Non c’è in questo un qui si e lì no?
None più onesto, più giusto, più corretto rendere il parco pubblico “esclusivo”.. “inclusivo”?
Adeso abbiamo due parchi uno di fronte all’altro uno al pregio di essere “inclusivo” e uno di essere l’altro, abbiamo una sottile barriere mentale, una sottile discriminazione s’infiltra nel pensiero collettivo: ti abbiamo fatto un parco tutto per te, per favore non chiedere altro e non venire nel nostro.

Però è un bel paese felice, a buon intenditore poche parole.