Sappiamo
bene che il contratto di lavoro è un impegno tra le parti.
Ossia il
datore di lavoro e il prestatore d’opera raggiungono un accordo sul lavoro da
effettuare.
Il contratto
di lavoro è l’impegno scritto delle parti.
Il datore
offre un compenso per il lavoro prestato, il prestatore d’opera s’impegna a
svolgere un determinato lavoro dietro uno specifico compenso.
Ma a monte di tutto c’è l’articolo 36 della
Costituzione: Il lavoratore ha diritto ad
una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni
caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e
dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita
dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a
ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.
È chiaro che
la giusta retribuzione deve tenere conto di due fondamenti, di due pilasti
fondamentali che non deve essere sotto pagato il lavoratore e non deve essere
troppo oneroso per il datore di lavoro.
Il contratto
sulla prestazione deve tenere conto delle reali necessità delle parti.
Garante della
corretta “contrattazione” è lo stato che deve tutelare tutti i cittadini che in
teoria sono uguali nei confronti dello stato e delle legge.
Infatti la
costituzione italiana afferma che tutti i cittadini hanno pari diritti e doveri
è in virtù di questo principio che lo Stato è garante di tutte le parti sociali
e lo fa attraverso una corretta legiferazione che tutela i cittadini
indistintamente dalla razza, lingua, religione, classe sociale ecc ecc
Quindi
essendo la repubblica Italiana fondata sul lavoro ed è la prima dichiarazione
sui diritti umani degli italiani è non è
un caso che gli articoli sul lavoro sono contenuti nella prima parte della
costituzione, quella che tratta dei diritti degli italiani.
In sintesi
l’italiano ha diritto al lavoro e al “giusto salario” ed compito della stato
farsi garante di questi due principi.
Cosa succede quando
lo stato diventa contemporaneamente “ garante e datore di lavoro” ?
Ed il caso in cui lo stato si relazionava con i dipendenti
statali, in questo ruolo egli è stato “garante e datore di lavoro”.
Con la costituzione dell’Aran questa anomalia si è
parzialmente sanata… però ..
Il blocco dei salari in effetti è stortura nelle corretta
relazione tra datore e prestatore d’opera, in quanto una delle due parti si
sottrae alla contrattazione decidendo in proprio il valore del “salario”.
In questa operazione di negata contrattazione, lo stato
Italiano viola il 36 articolo della Costituzione, in quanto non garantisce più
: ad
una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro, in quanto la valutazione del “giusto
salario” è frutto di confronto tra le parti.
Con il blocco dei rinnovo dei contratti, e i successivi rinnovi lo stato si sottae ai suoi compiti di
“datore e garante”
La battaglia del salario
accessorio:
Da come si sono messe le cose, è ormai inevitabile che i
lavoratori del Comune di Roma dovranno
restituire parte del salario accessorio se non tutto , di quello
percepito fin dal 2008.. anche se il MEF va a ritroso fino al 1995…
La guerra
sul salario accessorio è una battaglia che si rischia di perdere, perché non è una battaglia tra i capitolini e lo
stato, ma per certe versi tutta la categoria che è sotto il CCNL Enti locali …
Lo stato non ha nessun intenzione di cedere nei confronti dei
capitolini, tale cessione potrebbe
aprire presupposto di cui si potrebbe
avvalere tutte le amministrazioni degli Enti Locali che si trovano nella stessa
situazione dei romani. ..
Lo stato non
ha nessuna intenzione di cedere, in quanto vorrebbe dire un esborso in più per
le sue casse, condonando così 360.000.000 di euro, che sono i soldi che il
sindaco ha richiesto allo stato.
Continuare
un braccio di ferro sul salario accessorio sembra destinato a perdere.
Diritti umani.
Bisogna
spostare lo scontro su un altro livello, quello della violazione dei diritti
umani.
Denunciare
lo stato per un comportamento contro i diritti umani.
Il concetto
del giusto salario, non è specifico della sola nostra costituzione, ma è un
pensiero condiviso anche dalle stesse Nazioni Unite, dico condiviso in quanto
la costituzione italiana e del 1947 e La Dichiarazione
Universale dei Diritti del'Uomo, dell’ONU e del dicmbre 1948 ed essa recita all'art.23:
"1) Ogni persona ha diritto al lavoro,
alla libera scelta del suo lavoro, a condizioni giuste e soddisfacenti di
lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione;
2) Tutti hanno il diritto, senza
discriminazione, ad un salario eguale per un lavoro eguale;
3) Chi
lavora ha diritto ad una retribuzione equa, che assicuri a lui ed alla sua
famiglia un'esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se
opportuno, da ogni altro mezzo di protezione sociale;
Il
comportamento dello stato nell’ essersi riservato il diritto unilaterale di non
“contrattare” per oltre 6 anni dal 2009, (ma in realtà per gli ENTI LOCALI
qualche anno di più) è una violazione dei diritti dell’uomo.
Lo stato
decide da solo qual è “il giusto salario”, venendo meno ai principi di
democrazia, in quanto imposto alle parti sociali, di garante e datore di
lavoro.
Ricorso ad
un super partes
La Corte Costituzionale interpellata si è espressa: In relazione alle questioni di legittimità
costituzionale sollevate con le ordinanze R.O. n. 76/2014 e R.O. n. 125/2014,
ha dichiarato, con decorrenza dalla pubblicazione della sentenza,
l'illegittimità costituzionale sopravvenuta del regime del blocco della
contrattazione collettiva per il lavoro pubblico, quale risultante dalle norme
impugnate e da quelle che lo hanno prorogato. La Corte ha respinto le restanti
censure proposte».
Quindi il
blocco dei contratti è un illecito costituzionale, che a creato diseguaglianza
tra cittadini, tra lavoratori, che ha creato danno economico e impoverendo le
famiglie i cui proventi derivano dallo stipendio di capitolino.
Cosa resta
da fare: ricorso alla corte europea.
Un ricorso che si
basa su due principi:
1.
Quantificare il danno dei dipendenti al erario
statale percependo soldi in esubero.
2.
Quantificare il danno dello stato nel violare i
diritti umani, non rinegoziando il costo del lavoro, negando una contrattazione
sul lavoro tenendo conto del periodo 2006-2015.
Quindi un bella Class
Action presso la corte Europea alla quale si chiede un ruolo super partes nel
contenzioso Enti Locali-Stato.
Silvano
.