Introduzione
Siamo arrivati a meditare l’ottava catechesi di Papa Francesco il cui titolo è: i cristiani non cattolici.
Dopo aver parlato della bellezza della Chiesa, Papa Francesco, fa una divagazione e ci parla di questo cancro che c'è nel mondo cristiano: la divisioneDi papa Francesco, mi ha sempre colpito questo suo modo di fare o di essere un po’ diverso dai Papi precedenti.
È
un papa che:
non ama lo sfarzo, il lusso.
non ama le grandi masse oceaniche come piacevano tanto a Papa Giovanni Paolo II
un papa che:
ama l'azione, l’uscire dalle stanze, dalle sacrestie, per andare incontro al popolo, numerose sono le sue azioni di aiuto verso i poveri e i bisognosi, da questo suo guardare verso i poveri è nato il Giubileo della misericordia del 2016.
ha manifestato la sua necessità distare in mezzo alla gente
è un Papa parroco
sia Giovanni Paolo II, che Benedetto XVI erano soliti celebrare la loro messa quotidiana alla mattina presto verso le 7, invitando alcuni prescelti a questa celebrazione privata e poi i fortunati avevano anche l'opportunità di fare colazione con il Papa.
Papa Francesco, diversamente dai suoi predecessori, celebra la sua messa quotidiana non in forma privata, ma con il popolo, in mezzo al popolo, come fa ogni parroco.
Ogni mattina lui parla al suo popolo, ai suoi parrocchiani delle cose spicciole come fa un parroco.
In queste catechesi, il Papa parla alle persone con il cuore in mano.
Molte volte egli esterna delle sue sofferenze o amarezze.
Questa Catechesi che è centrata sulla divisione nel mondo cristiano, fa seguito a quella della settimana precedente dove aveva parlato dell'unità nella diversità.
Quello che esterna il Papa è questo suo malessere non davanti alla divisone ma davanti alla rassegnazione della divisione.
Ci dice che molti ormai sono rassegnati a questa divisione fra cristiani.
Una divisione ormai secolare, ormai forse insormontabile e dire: “ormai è così e noi non possiamo farci niente”.. e questa rassegnazione è per lui motivo di amarezza.
Lui invita la Chiesa a camminare verso in non cattolici, per sanare un giorno queste divisioni con gli altri fratelli…
Papa Francesco è un papà che sente molto questa divisione, in effetti opera all’interno della Chiesa con azioni che tendono sempre all’unità
Ma non all’uniformità piatta, non parla mai di essere tutti uguali,
ma di mantenere il proprio carisma
la propria vocazione,
la propria diversità,
in un progetto comune: annunciare il vangelo ed essere misericordiosi.
Per il Papa questa rassegnazione che c’è all’interno della Chiesa cattolica, che la porta ad essere indifferente al problema è per lui motivo di sofferenza e di amarezza
Le divisioni opera del Maligno
Il Papa ci dice inoltre in questa catechesi che le divisioni sono sempre opera del maligno e che lui, “il maligno” da sempre è all’ opera per dividere la Chiesa di Cristo.
Se tutti noi siamo il corpo di Cristo, la divisione è come smembrare il corpo di Cristo.
Infatti, se tutti noi siamo corpo di Cristo, le nostre divisioni non fanno altro che lacerare il corpo di Cristo.
Il Maligno non potendo toccare l'anima, si accanisce sul corpo.
Il Maligno non potendo toccare Dio si accanisce su noi che siamo il corpo di Cristo, noi siamo l’oggetto della rabbia del maligno che cerca continuamente di dividerci.
Potrei concludere qui questa riflessione sulla catechesi di Papa Francesco.
Oppure potrei fanno una divagazione storica sulle motivazioni che hanno portato ai vari scismi nei secoli passati, dalla chiesa ortodossa a quella protestante, con tutte le varie scissione che ci sono state nei secoli, ma non questo non ci aiuterebbe in questo nostro cammino che stiamo facendo-
Le nostre divisioni.
Quindi possiamo attualizzare il tema al nostro cammino.
Le divisioni non è un problema solo di grandi scismi, ma anche dei tanti piccole scismi che offendono feriscono il corpo di Cristo.
Mi è capitato di ascoltare una testimonianza di un mio amico, un certo Tarcisio, un uomo con grandi doni e una grande capacità d’evangelizzazione.
Raccontava che un giorno fu colpito da un infarto e fu operato d'urgenza, durante il periodo di dormiveglia che seguì l'operazione, l’ha vissuto come in un estasi.
In quel momento in cui il suo corpo si stava riequilibrando e lottava per riacquistare la sua sanità, ha vissuto come un estasi in cui parlato con Gesù.
Di quello che lui racconta mi ha colpito una cosa, quello che Gesù gli avrebbe detto:
Dio è immenso amore e quando l'uomo ha peccato il Padre ha provato un immenso dolore. Perché immenso è l'amore del Padre per l'uomo e io sono venuto per alleviare questo grande dolore che ha vissuto il Padre.
Noi neanche lontanamente riusciamo a immaginare quale grande dolore causiamo al Padre con il nostro peccato
Le nostre piccole divisioni anche se sono piccola ferite che noi causiamo al corpo di Cristo diventano un dolore incommensurabile,
immenso
immisurabile
perché l'amore di Dio è immenso, è incommensurabile.
Scissioni nella Chiesa
Se pensiamo, che la prima comunità cristiana è quella riunita intorno a Gesù, ci sorprende la preghiera che Gesù rivolge al Padre:
Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.[1]
Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. 23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. [2]
Gesù stesso prega per l'unità di quel piccolo gregge che si è raccolto intorno a Lui perché lui sa che il demonio conosce le nostri debolezze, opererà si di esse per creare divisioni.
Abbiamo letto la lettera ai Corinzi, e Paolo inizia la sua lettera parlando del pericolo della divisione.
Noi non siamo stati riuniti perseguire un uomo,
un'ideologia,
un progetto fantastico
noi siamo stati riuniti nel nome di Cristo, per Cristo, con Cristo.
Questo è importante è fondamentale
La nostra unione primaria non è il fare qualcosa ma è l'essere con qualcuno è questa comunione con Cristo è preziosa.
Il Papa nella sua catechesi dice che ottant'anni fa, ha fatto la prima comunione è questa comunione l'unisce a tutti gli altri cristiani,
Non ci unisce parafrasando il Papa solo con i cristiani di questa parrocchia ma con i cristiani di tutto il mondo, questa comunione è una cosa sacra.
Semplificando: è il nostro peccato che genera le divisioni.
La nostra superbia
il nostro orgoglio
la nostra permalosità
la nostra arroganza
la nostra antipatia
perché ci rendiamo antipatici con la nostra saccenteria,
con il nostro essere presuntuosi
tutte cose che andrebbero combattute in un vero cammino di santità mentre vengono alimentate dal nostro essere peccatori.
Molte volte siamo più preoccupati del fare che dimentichiamo l'essere,
Riflettendo sulle divisone voglio condividere questo passo degli atti degli apostoli:
In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.
Interessante questo passo degli atti degli apostoli.
C'è un problema all'interno della comunità.
Coloro che accettavano Gesù Cristo aumentavano di numero, così gli apostoli erano presi nell'evangelizzazione, nella formazione, nell’insegnamento cosicché passavano tutto il loro tempo a parlare coi nuovi e spiegare loro i fondamenti della fede, del loro credere nella salvezza
È questo era un impegno gravoso per loro.
Erano talmente impegnati nella predicazione da trascurare le opere di misericordia.
Così un gruppo cominciò a mormorare, cioè avevano del malessere e cercavano di esternare questo loro malessere, di farsi ascoltare.
In quell'epoca, una donna che rimaneva vedova ed aveva anche dei bambini rischiava la povertà assoluta
Senza più un sostegno maschile, le donne avevano un futuro oscuro.
Nel mondo ebraico una donna che diventava vedova era un po’ protetta dal suo clan familiare, ma rischiava anche di diventare una seconda moglie di un suo cognato, ossia di un fratello del marito morto.
Per le donne vedove non ebraiche le regole di vita erano diverse e quindi la comunità cristiana si faceva carico del loro benessere… perché non vivessero in un regime di povertà.
Quindi c'è una ragione diverso trattamento tra le vedove ebraiche e gentili.
Questa gente non mormorava a torto,
lo faceva con giusta ragione
con una giusta causa
perché vedeva un'ingiustizia sociale.
Il problema che molti divisioni che ci sono in mezzo a noi nascono per giuste ragioni come lo era per le donne ellenisti che venivano trattate diversamente dalle donne ebraiche.
Interessante la soluzione.
Molte divisioni nascono dalle nostre ragioni, dal nostro punto di vista, dal modo di vedere le cose.
Non sempre le divisioni nascono da empi desideri, o da cattivi pensieri, molte volte nascono da buoni propositi che hanno ottime finalità e queste sono le nostre ragioni.
Molte volte le nostre ragioni sono più importanti della comunione.
Mi domando: difendere le proprie ragioni a volte è più importanti della comunione?
Questo è quello che domanda don Fabio Rosini in una sua catechesi sugli operatori di pace: le nostre ragioni sono più importanti della vita o della comunione?
Sono proprio le nostre ragioni che alzano i muri di separazione … che allungano le distanze.
Le piccole molestie, i peccati frutto del nostro carattere e del nostro essere peccatori molte volte sono cancellate con semplici scusami, sono gli scontri sulle visioni, sulle cose da fare, da realizzare che alzano i muri.
Le grandi spaccature nascono sempre dalla difesa ad oltranza delle proprie ragioni, delle proprie idee.
Rinunciare alle proprie idee, il non lottare, il non fare guerra unisce e salva l'unità e fa di noi portatori di pace.
Dicevo è interessante la soluzione che leggiamo negli atti degli Apostoli.
Ma prima di tutto riconoscono i propri torti e non insistono sul loro errore.
Riconoscono che se qualcuno ha sollevato la voce per evidenziare un malessere bisogna trovare una soluzione che non passa nel mettersi muro contro muro, ma abbattere i muri, ascoltare e riconoscere le ragioni dell’altro.
Cosa dicono gli apostoli:
è vero non ci siamo preoccupati di una cosa dimenticando un'altra
aiutateci a trovare una soluzione
ed ecco che nascono i diaconi
È la risposta che unisce, mentre molte volte le nostre risposte dividono.
Quindi concludo dicendo:
da una parte abbiamo la voce del Papa che ci invita a pregare per l'unità dei cristiani, ma specificatamente che il desiderio di unità, tra tutti i cristiani all'interno del mondo cattolico, trovi un nuovo impulso, un nuovo entusiasmo.
dall'altra parte dobbiamo cominciare a prendere coscienza che le nostre ragioni non sono più importanti della comunione
Concludo con le parole che:
Mi risuonano nella mente in questo momento le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni: Padre Santo custodisci nel tuo nome quello che mi hai dato, perché siano una cosa sola come noi [3]
La comunione posso tranquillamente affermare è una cosa sacra, perché essa, è frutto dell'azione dello Spirito Santo che è anche la comunione della Trinità che è diffusa nella comunità.
La comunione è una cosa sacra, leggiamo ancora in Giovanni: la gloria che tu mi hai dato io l'ho data a loro perché siano una cosa sola come noi siamo una cosa sola perché il mondo creda [4]
Quindi siamo chiamati a costruire, fortificare e difendere la comunione con un'unità di intenti che non è fare qualcosa insieme, come condividere una preghiera, delle attività di evangelizzazione, una carità cristiana o un percorso di vita, ma ricercare la volontà di Dio per vivere un cammino di santità.
[1] Gv 17, 11
[2] Gv 17,20ss
[3] (Giovanni 17. 10 )
[4] (Giovanni 17, 22)
Gesù stesso prega per l'unità di quel piccolo gregge che si è raccolto intorno a Lui perché lui sa che il demonio conosce le nostri debolezze, opererà si di esse per creare divisioni.
Abbiamo letto la lettera ai Corinzi, e Paolo inizia la sua lettera parlando del pericolo della divisione.
Noi non siamo stati riuniti perseguire un uomo,
un'ideologia,
un progetto fantastico
noi siamo stati riuniti nel nome di Cristo, per Cristo, con Cristo.
Questo è importante è fondamentale
La nostra unione primaria non è il fare qualcosa ma è l'essere con qualcuno è questa comunione con Cristo è preziosa.
Il Papa nella sua catechesi dice che ottant'anni fa, ha fatto la prima comunione è questa comunione l'unisce a tutti gli altri cristiani,
Non ci unisce parafrasando il Papa solo con i cristiani di questa parrocchia ma con i cristiani di tutto il mondo, questa comunione è una cosa sacra.
Da cosa scaturisce la divisione
Semplificando: è il nostro peccato che genera le divisioni.
La nostra superbia
il nostro orgoglio
la nostra permalosità
la nostra arroganza
la nostra antipatia
perché ci rendiamo antipatici con la nostra saccenteria,
con il nostro essere presuntuosi
tutte cose che andrebbero combattute in un vero cammino di santità mentre vengono alimentate dal nostro essere peccatori.
Molte volte siamo più preoccupati del fare che dimentichiamo l'essere,
Riflettendo sulle divisone voglio condividere questo passo degli atti degli apostoli:
In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.
Interessante questo passo degli atti degli apostoli.
C'è un problema all'interno della comunità.
Coloro che accettavano Gesù Cristo aumentavano di numero, così gli apostoli erano presi nell'evangelizzazione, nella formazione, nell’insegnamento cosicché passavano tutto il loro tempo a parlare coi nuovi e spiegare loro i fondamenti della fede, del loro credere nella salvezza
È questo era un impegno gravoso per loro.
Erano talmente impegnati nella predicazione da trascurare le opere di misericordia.
Così un gruppo cominciò a mormorare, cioè avevano del malessere e cercavano di esternare questo loro malessere, di farsi ascoltare.
In quell'epoca, una donna che rimaneva vedova ed aveva anche dei bambini rischiava la povertà assoluta
Senza più un sostegno maschile, le donne avevano un futuro oscuro.
Nel mondo ebraico una donna che diventava vedova era un po’ protetta dal suo clan familiare, ma rischiava anche di diventare una seconda moglie di un suo cognato, ossia di un fratello del marito morto.
Per le donne vedove non ebraiche le regole di vita erano diverse e quindi la comunità cristiana si faceva carico del loro benessere… perché non vivessero in un regime di povertà.
Quindi c'è una ragione diverso trattamento tra le vedove ebraiche e gentili.
Questa gente non mormorava a torto,
lo faceva con giusta ragione
con una giusta causa
perché vedeva un'ingiustizia sociale.
Il problema che molti divisioni che ci sono in mezzo a noi nascono per giuste ragioni come lo era per le donne ellenisti che venivano trattate diversamente dalle donne ebraiche.
Questi sollevano una questione,
una questione di diritto sociale
una giusta ragione di diritto sociale
Interessante la soluzione.
Molte divisioni nascono dalle nostre ragioni, dal nostro punto di vista, dal modo di vedere le cose.
Non sempre le divisioni nascono da empi desideri, o da cattivi pensieri, molte volte nascono da buoni propositi che hanno ottime finalità e queste sono le nostre ragioni.
Molte volte le nostre ragioni sono più importanti della comunione.
Mi domando: difendere le proprie ragioni a volte è più importanti della comunione?
Questo è quello che domanda don Fabio Rosini in una sua catechesi sugli operatori di pace: le nostre ragioni sono più importanti della vita o della comunione?
Sono proprio le nostre ragioni che alzano i muri di separazione … che allungano le distanze.
Le piccole molestie, i peccati frutto del nostro carattere e del nostro essere peccatori molte volte sono cancellate con semplici scusami, sono gli scontri sulle visioni, sulle cose da fare, da realizzare che alzano i muri.
Le grandi spaccature nascono sempre dalla difesa ad oltranza delle proprie ragioni, delle proprie idee.
Rinunciare alle proprie idee, il non lottare, il non fare guerra unisce e salva l'unità e fa di noi portatori di pace.
Dicevo è interessante la soluzione che leggiamo negli atti degli Apostoli.
Gli apostoli riconoscono il loro torto.
Essi ascoltano cosa hanno da dire gli altri.
Ascoltano quali sono le loro ragioni.
Non si pongono muro contro muro.
Non pongono le ragioni contro le ragioni.
Ascoltano e propongono una soluzione.
Ma prima di tutto riconoscono i propri torti e non insistono sul loro errore.
Riconoscono che se qualcuno ha sollevato la voce per evidenziare un malessere bisogna trovare una soluzione che non passa nel mettersi muro contro muro, ma abbattere i muri, ascoltare e riconoscere le ragioni dell’altro.
Cosa dicono gli apostoli:
è vero non ci siamo preoccupati di una cosa dimenticando un'altra
aiutateci a trovare una soluzione
ed ecco che nascono i diaconi
È la risposta che unisce, mentre molte volte le nostre risposte dividono.
Quindi concludo dicendo:
da una parte abbiamo la voce del Papa che ci invita a pregare per l'unità dei cristiani, ma specificatamente che il desiderio di unità, tra tutti i cristiani all'interno del mondo cattolico, trovi un nuovo impulso, un nuovo entusiasmo.
dall'altra parte dobbiamo cominciare a prendere coscienza che le nostre ragioni non sono più importanti della comunione
Concludo con le parole che:
Mi risuonano nella mente in questo momento le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni: Padre Santo custodisci nel tuo nome quello che mi hai dato, perché siano una cosa sola come noi [3]
La comunione posso tranquillamente affermare è una cosa sacra, perché essa, è frutto dell'azione dello Spirito Santo che è anche la comunione della Trinità che è diffusa nella comunità.
La comunione è una cosa sacra, leggiamo ancora in Giovanni: la gloria che tu mi hai dato io l'ho data a loro perché siano una cosa sola come noi siamo una cosa sola perché il mondo creda [4]
Quindi siamo chiamati a costruire, fortificare e difendere la comunione con un'unità di intenti che non è fare qualcosa insieme, come condividere una preghiera, delle attività di evangelizzazione, una carità cristiana o un percorso di vita, ma ricercare la volontà di Dio per vivere un cammino di santità.
[1] Gv 17, 11
[2] Gv 17,20ss
[3] (Giovanni 17. 10 )
[4] (Giovanni 17, 22)