Essere presenti là dove si è scomodi con una testimonianza vera

sabato 14 maggio 2022

I cristiani non cattolici ( le nostre divisioni)





Introduzione

 Siamo arrivati a meditare l’ottava catechesi di Papa Francesco il cui titolo è: i cristiani non cattolici.

Dopo aver parlato della bellezza della Chiesa, Papa Francesco, fa una divagazione e ci parla di questo cancro che c'è nel mondo cristiano: la divisione
Di papa Francesco, mi ha sempre colpito questo suo modo di fare o di essere un po’ diverso dai Papi precedenti.

È
un papa che:
non ama lo sfarzo, il lusso.
non ama le grandi masse oceaniche come piacevano tanto a Papa Giovanni Paolo II

un papa che:
ama l'azione, l’uscire dalle stanze, dalle sacrestie, per andare incontro al popolo, numerose sono le sue azioni di aiuto verso i poveri e i bisognosi, da questo suo guardare verso i poveri è nato il Giubileo della misericordia del 2016.
ha manifestato la sua necessità distare in mezzo alla gente

è un Papa parroco

sia Giovanni Paolo II, che Benedetto XVI erano soliti celebrare la loro messa quotidiana alla mattina presto verso le 7, invitando alcuni prescelti a questa celebrazione privata e poi i fortunati avevano anche l'opportunità di fare colazione con il Papa.
Papa Francesco, diversamente dai suoi predecessori, celebra la sua messa quotidiana non in forma privata, ma con il popolo, in mezzo al popolo, come fa ogni parroco.
Ogni mattina lui parla al suo popolo, ai suoi parrocchiani delle cose spicciole come fa un parroco.
In queste catechesi, il Papa parla alle persone con il cuore in mano.
Molte volte egli esterna delle sue sofferenze o amarezze.

Questa Catechesi che è centrata sulla divisione nel mondo cristiano, fa seguito a quella della settimana precedente dove aveva parlato dell'unità nella diversità.
Quello che esterna il Papa è questo suo malessere non davanti alla divisone ma davanti alla rassegnazione della divisione.
Ci dice che molti ormai sono rassegnati a questa divisione fra cristiani.
Una divisione ormai secolare, ormai forse insormontabile e dire: “ormai è così e noi non possiamo farci niente”.. e questa rassegnazione è per lui motivo di amarezza.
Lui invita la Chiesa a camminare verso in non cattolici, per sanare un giorno queste divisioni con gli altri fratelli…

Papa Francesco è un papà che sente molto questa divisione, in effetti opera all’interno della Chiesa con azioni che tendono sempre all’unità
Ma non all’uniformità piatta, non parla mai di essere tutti uguali,
ma di mantenere il proprio carisma
            la propria vocazione,
                la propria diversità,

in un progetto comune: annunciare il vangelo ed essere misericordiosi.

Per il Papa questa rassegnazione che c’è all’interno della Chiesa cattolica, che la porta ad essere indifferente al problema è per lui motivo di sofferenza e di amarezza

Le divisioni opera del Maligno

Il Papa ci dice inoltre in questa catechesi che le divisioni sono sempre opera del maligno e che lui, “il maligno” da sempre è all’ opera per dividere la Chiesa di Cristo.
Se tutti noi siamo il corpo di Cristo, la divisione è come smembrare il corpo di Cristo.
Infatti, se tutti noi siamo corpo di Cristo, le nostre divisioni non fanno altro che lacerare il corpo di Cristo.
Il Maligno non potendo toccare l'anima, si accanisce sul corpo.
Il Maligno non potendo toccare Dio si accanisce su noi che siamo il corpo di Cristo, noi siamo l’oggetto della rabbia del maligno che cerca continuamente di dividerci.
Potrei concludere qui questa riflessione sulla catechesi di Papa Francesco.

Oppure potrei fanno una divagazione storica sulle motivazioni che hanno portato ai vari scismi nei secoli passati, dalla chiesa ortodossa a quella protestante, con tutte le varie scissione che ci sono state nei secoli, ma non questo non ci aiuterebbe in questo nostro cammino che stiamo facendo-

Le nostre divisioni.


Quindi possiamo attualizzare il tema al nostro cammino.
Le divisioni non è un problema solo di grandi scismi, ma anche dei tanti piccole scismi che offendono feriscono il corpo di Cristo.
Mi è capitato di ascoltare una testimonianza di un mio amico, un certo Tarcisio, un uomo con grandi doni e una grande capacità d’evangelizzazione.
Raccontava che un giorno fu colpito da un infarto e fu operato d'urgenza, durante il periodo di dormiveglia che seguì l'operazione, l’ha vissuto come in un estasi.
In quel momento in cui il suo corpo si stava riequilibrando e lottava per riacquistare la sua sanità, ha vissuto come un estasi in cui parlato con Gesù.

Di quello che lui racconta mi ha colpito una cosa, quello che Gesù gli avrebbe detto:
Dio è immenso amore e quando l'uomo ha peccato il Padre ha provato un immenso dolore. Perché immenso è l'amore del Padre per l'uomo e io sono venuto per alleviare questo grande dolore che ha vissuto il Padre.
Noi neanche lontanamente riusciamo a immaginare quale grande dolore causiamo al Padre con il nostro peccato
Le nostre piccole divisioni anche se sono piccola ferite che noi causiamo al corpo di Cristo diventano un dolore incommensurabile,
            immenso
                immisurabile
                    perché l'amore di Dio è immenso, è incommensurabile.


Scissioni nella Chiesa

Le scissioni all'interno della Chiesa ci sono fin dall'inizio della sua esistenza.
Se pensiamo, che la prima comunità cristiana è quella riunita intorno a Gesù, ci sorprende la preghiera che Gesù rivolge al Padre:
Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.[1]

Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. 23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. [2]
Gesù stesso prega per l'unità di quel piccolo gregge che si è raccolto intorno a Lui perché lui sa che il demonio conosce le nostri debolezze, opererà si di esse per creare divisioni.
Abbiamo letto la lettera ai Corinzi, e Paolo inizia la sua lettera parlando del pericolo della divisione.
Noi non siamo stati riuniti perseguire un uomo,
            un'ideologia,
                un progetto fantastico
noi siamo stati riuniti nel nome di Cristo, per Cristo, con Cristo.

Questo è importante è fondamentale
La nostra unione primaria non è il fare qualcosa ma è l'essere con qualcuno è questa comunione con Cristo è preziosa.
Il Papa nella sua catechesi dice che ottant'anni fa, ha fatto la prima comunione è questa comunione l'unisce a tutti gli altri cristiani,
Non ci unisce parafrasando il Papa solo con i cristiani di questa parrocchia ma con i cristiani di tutto il mondo, questa comunione è una cosa sacra.


Da cosa scaturisce la divisione

Semplificando: è il nostro peccato che genera le divisioni.
La nostra superbia
    il nostro orgoglio
        la nostra permalosità
            la nostra arroganza
                la nostra antipatia
perché ci rendiamo antipatici con la nostra saccenteria,
                    con il nostro essere presuntuosi
tutte cose che andrebbero combattute in un vero cammino di santità mentre vengono alimentate dal nostro essere peccatori.

Molte volte siamo più preoccupati del fare che dimentichiamo l'essere,

Riflettendo sulle divisone voglio condividere questo passo degli atti degli apostoli:
In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove. Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense. Dunque, fratelli, cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della Parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo e scelsero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola, un prosèlito di Antiòchia. Li presentarono agli apostoli e, dopo aver pregato, imposero loro le mani.

E la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente; anche una grande moltitudine di sacerdoti aderiva alla fede.
Interessante questo passo degli atti degli apostoli.
C'è un problema all'interno della comunità.
Coloro che accettavano Gesù Cristo aumentavano di numero, così gli apostoli erano presi nell'evangelizzazione, nella formazione, nell’insegnamento cosicché passavano tutto il loro tempo a parlare coi nuovi e spiegare loro i fondamenti della fede, del loro credere nella salvezza

È questo era un impegno gravoso per loro.

Erano talmente impegnati nella predicazione da trascurare le opere di misericordia.
Così un gruppo cominciò a mormorare, cioè avevano del malessere e cercavano di esternare questo loro malessere, di farsi ascoltare.
In quell'epoca, una donna che rimaneva vedova ed aveva anche dei bambini rischiava la povertà assoluta

Senza più un sostegno maschile, le donne avevano un futuro oscuro.
Nel mondo ebraico una donna che diventava vedova era un po’ protetta dal suo clan familiare, ma rischiava anche di diventare una seconda moglie di un suo cognato, ossia di un fratello del marito morto.
Per le donne vedove non ebraiche le regole di vita erano diverse e quindi la comunità cristiana si faceva carico del loro benessere… perché non vivessero in un regime di povertà.
Quindi c'è una ragione diverso trattamento tra le vedove ebraiche e gentili.
Questa gente non mormorava a torto,
lo faceva con giusta ragione
con una giusta causa
perché vedeva un'ingiustizia sociale.

Il problema che molti divisioni che ci sono in mezzo a noi nascono per giuste ragioni come lo era per le donne ellenisti che venivano trattate diversamente dalle donne ebraiche.
Questi sollevano una questione,
una questione di diritto sociale
una giusta ragione di diritto sociale

Interessante la soluzione.

Molte divisioni nascono dalle nostre ragioni, dal nostro punto di vista, dal modo di vedere le cose.
Non sempre le divisioni nascono da empi desideri, o da cattivi pensieri, molte volte nascono da buoni propositi che hanno ottime finalità e queste sono le nostre ragioni.
Molte volte le nostre ragioni sono più importanti della comunione.
Mi domando: difendere le proprie ragioni a volte è più importanti della comunione?

Questo è quello che domanda don Fabio Rosini in una sua catechesi sugli operatori di pace: le nostre ragioni sono più importanti della vita o della comunione?
Sono proprio le nostre ragioni che alzano i muri di separazione … che allungano le distanze.

Le piccole molestie, i peccati frutto del nostro carattere e del nostro essere peccatori molte volte sono cancellate con semplici scusami, sono gli scontri sulle visioni, sulle cose da fare, da realizzare che alzano i muri.
Le grandi spaccature nascono sempre dalla difesa ad oltranza delle proprie ragioni, delle proprie idee.

Rinunciare alle proprie idee, il non lottare, il non fare guerra unisce e salva l'unità e fa di noi portatori di pace.

Dicevo è interessante la soluzione che leggiamo negli atti degli Apostoli.
Gli apostoli riconoscono il loro torto.
Essi ascoltano cosa hanno da dire gli altri.
Ascoltano quali sono le loro ragioni.
Non si pongono muro contro muro.
Non pongono le ragioni contro le ragioni.
Ascoltano e propongono una soluzione.

Ma prima di tutto riconoscono i propri torti e non insistono sul loro errore.
Riconoscono che se qualcuno ha sollevato la voce per evidenziare un malessere bisogna trovare una soluzione che non passa nel mettersi muro contro muro, ma abbattere i muri, ascoltare e riconoscere le ragioni dell’altro.
Cosa dicono gli apostoli:
è vero non ci siamo preoccupati di una cosa dimenticando un'altra
aiutateci a trovare una soluzione
ed ecco che nascono i diaconi
È la risposta che unisce, mentre molte volte le nostre risposte dividono.


Quindi concludo dicendo:
da una parte abbiamo la voce del Papa che ci invita a pregare per l'unità dei cristiani, ma specificatamente che il desiderio di unità, tra tutti i cristiani all'interno del mondo cattolico, trovi un nuovo impulso, un nuovo entusiasmo.

dall'altra parte dobbiamo cominciare a prendere coscienza che le nostre ragioni non sono più importanti della comunione


Concludo con le parole che:

Mi risuonano nella mente in questo momento le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni: Padre Santo custodisci nel tuo nome quello che mi hai dato, perché siano una cosa sola come noi [3]



La comunione posso tranquillamente affermare è una cosa sacra, perché essa, è frutto dell'azione dello Spirito Santo che è anche la comunione della Trinità che è diffusa nella comunità.

La comunione è una cosa sacra, leggiamo ancora in Giovanni: la gloria che tu mi hai dato io l'ho data a loro perché siano una cosa sola come noi siamo una cosa sola perché il mondo creda [4]

Quindi siamo chiamati a costruire, fortificare e difendere la comunione con un'unità di intenti che non è fare qualcosa insieme, come condividere una preghiera, delle attività di evangelizzazione, una carità cristiana o un percorso di vita, ma ricercare la volontà di Dio per vivere un cammino di santità.








[1] Gv 17, 11

[2] Gv 17,20ss

[3] (Giovanni 17. 10 )

[4] (Giovanni 17, 22)







giovedì 5 maggio 2022

Carismi: unità e diversità



Sostituzione

Ieri pomeriggio, mi arriva un messaggio sul telefonino era di Veruska, che mi diceva: sono con la febbre domani non posso essere presente poi sostituirmi nel fare la catechesi

La mia risposta è stata: sì, però mandami il tema da svolgere.
Dopo pochi minuti arriva la risposta: carismi: diversità e unità
Mi sono detto: Caspita un tema che conosco bene,
Infatti per 22 anni ho fatto parte del mondo carismatico,
Catechesi o relazioni su questo argomento ne ho sentite parecchie e più volte mi sono trovato a parlare gruppi carismatici dei carismi.

Come mi ha detto poi Claudio: questo è pane per i tuoi denti
Parlare di carismi è come :un gradito invito a cena


Introduzione

Nei tre passi che mi sono stati dati, come guida di questa catechesi e che leggeremo come spunti di meditazione durante la preghiera ho notato che c'è un legame sottile che li unisce.

Quindi prima di parlare dei concretamente dei carismi, brevemente voglio sottolineare il legame che unisci tre brani e che ci fa da apripista al nostro tema.

Nel brano di San Paolo[1] noi leggiamo nel versetto secondo:
            Voi sapete infatti che, quando eravate pagani, vi lasciavate trascinare                         senza alcun controllo verso gli idoli muti.

nel Salmo [2] al versetto secondo leggiamo
            Agli idoli del paese,
            agli dèi potenti andava tutto il mio favore
        Moltiplicano le loro pene
        quelli che corrono dietro a un dio straniero.
        Io non spanderò le loro libagioni di sangue,
        né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi


Poi nel Vangelo Di Luca[3] il brano che è stato preso le prime parole sono:
    Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito

mi viene da domandarmi e lo domando anche a voi, dove era stato Gesù prima di tornare in Galilea?

Gesù era stato nel deserto per 40 giorni dove fu tentato da Satana.
Dopo aver respinto le varie tentazioni Gesù, torna in Galilea dove da inizio alla sua predicazione sotto la guida della Spirito Santo
Questo è il punto, prima di iniziare la sua opera di annuncio, Gesù compie una scelta ben precisa : sceglie Dio, rinunciando all'altro, alle sue tentazioni e alle sue opere.

Anche il salmista nel versetto che abbiamo letto ci dice chiaramente: io ho rinunciato di servire gli dei stranieri, i falsi idoli, perché ho detto al mio Signore: sei tu il mio Signore e solo un te trovo il mio bene

San Paolo chiudi questo cerchio dicendo che se qualcuno non riconosce Gesù come il signore ossia non riconosce Gesù come Dio, non parlerà sotto l'azione dello Spirito Santo

Infatti noi leggiamo:

            perciò vi dichiaro che nessuno che parli sotto l'azione dello spirito di Dio                     può dire Gesù è anatema e nessuno può dire Gesù e il signore se non sotto                 l'azione dello Spirito Santo[4]


Questo è il primo punto da mettere:
i carismi sono visibili solo
in coloro che hanno fatto una scelta ben precisa di campo
in coloro che hanno scelto Gesù come il loro Signore
in coloro hanno fatto una scelta di campo definitiva


Ossia:
rinunciare a Satana
rinunciare al mondo
per trovare in Dio ogni bene e in lui confidare
solo allora noi avremo una manifestazione dello Spirito Santo

Questo perché purtroppo i carismi sono scimmiottabili sia dall'uomo che dal demonio
La differenza tra i carismi e le azioni dell’uomo o del demonio sta nei frutti che porta,


Il Concilio Vaticano II

Prima di entrare più a fondo nel discorso sui carismi devo fare una premessa.
Prima del Concilio Vaticano II,, fino metà degli anni 70 le parole carisma, carismatico erano quasi del tutto sconosciute nel linguaggio comune della Chiesa.
Per diversi secoli nella Chiesa non si parlò più dei carismi, come se fossero stati messi dentro un cassetto e dimenticati.
Quindi nella Chiesa non si sviluppò una teologia dei carismi.
Questa amnesia fu talmente grave che durante il Concilio Vaticano II ci fu un aspro confronto sul tema dei carismi.

Si erano create due gruppi, due fazioni.
Un gruppo aveva il suo campione, il suo portavoce nella figura del cardinal Ruffini di Palermo, famoso biblista ed è anche un bravo cardinale.
L'altro gruppo aveva il suo campione nella figura del cardinal Suenens, un belga e teologo, che aveva nel suo stemma curiosamente il motto: nello spirito

Nulla di illecito, nulla di illegale creare gruppo di pensiero, le regole del Concilio prevedevano che i cardinali si potessero riunire in gruppi di pensiero, al fine di esplicare meglio le proprie tesi.
Così durante il Concilio si crearono diversi gruppi per sostenere diverse tesi da mettere nei vari documenti conciliari.

Il gruppo del cardinal Ruffini, sosteneva che i carismi non bisognava più parlarne, perché andavano considerati come un dono particolare per la Chiesa primitiva, affinché potesse con forza affermarsi nel mondo romano e quindi non erano più necessari nella chiesa del XX secolo.
Il gruppo del cardinal Suenens, affermava invece, che i carismi erano ancora presenti nella chiesa e che Dio continuava ad elargirli con generosità alla Chiesa del XX secolo.

Nel Concilio prevalse la linea del secondo gruppo, del cardinale Suenens, così nei vari documenti conciliari, troviamo vari riferimenti hai carismi, all’uso che se ne deve fare, e se parla specialmente nella LUMEN GENTIUM e nell’ APOSTOLICA ACTUOSITATEM.

I Concilio quindi afferma: i carismi sono dati hai cristiani dallo Spirto Santo per le necessita della Chiesa.

Quando nacque il rinnovamento carismatico, che basa la sua spiritualità sulle manifestazione dei carismi ci fu all'interno della Chiesa un ampio dibattito sul senso dei carismi, il loro utilizzo la loro finalità.
Il tema dei carismi creò negli anni 80 una forte scossone all'interno della Chiesa proprio perché mancava una teologia dei carismi.
Questa mancanza di una teologia dei carismi purtroppo ha permesso delle degenerazioni da parte di molti, che hanno turbato il cuore di molti fedeli .

La riscoperta dei carismi, è stato come scoprire una cosa antica ma sconosciuta, da molti mal gestita e vissuta.
Oggi dopo cinquanta anni dal concilio e dalla nascita del rinnovamento carismatico, dopo l'euforia dei primi anni, si hanno idee è molto più chiare sui carismi e sull'essere carismatico.
Molte cose son state ridimensionate.


C’è una teologia dei carismi che ha messo ordine sulla questione.
La Chiesa ha pubblicato molti documenti sul tema eliminando quella concezione protestante della conflittualità tra carisma e gerarchia.
La Chiesa come è nel suo mistero santa e peccatrice insieme, essa è carismatica e gerarchica contemporaneamente.


Carisma


La parola carisma è una parola presente quasi esclusivamente nel Nuovo Testamento.
Raramente è usata in altri testi greci antichi.
Nel Nuovo Testamento è usata 17 volte e ben 16 nelle lettere di San Paolo, tanto che possiamo dire che è una parola prettamente Paolina .
Carisma deriva da charis che vuol dire grazia.
Quando San Paolo parla dell'azione di Dio la chiama karis… tradotto in grazia

Dio riversa su di noi la sua grazia, la sua benedizione, il suo Spirito ossia: la charis
Quindi da charis a carisma il passo è breve.
Con carisma… San Paolo intende dire: manifestazione della grazia.
I carismi sono la manifestazione dello Spirito Santo e nell'azione dell'uomo.
I carismi sono la manifestazione nel battezzato ossia del cristiano dello Spirito Santo

Si parlava un tempo quali fossero il numero di carismi e se fossero permanenti o temporanei.
Ma, mano a mano, che si sviluppava la teologia dei carismi si è preso atto che i carismi non hanno un numero e possono essere sia permanenti o temporanei perché tutto dipende non dalle capacità dell'uomo o della sua personalità ma dall'azione dello Spirito Santo, nella missione dell'uomo.

Bisogna sottolineare con un bel rigo blu:
il carisma non viene dato per la gloria degli uomini, dell'uomo o per una sua personale finalità,
il carisma viene dato esclusivamente per il bene bella comunità cristiana, per la Chiesa.

i carismi:
non sono medaglie,
non sono doni personali da usare a proprio piacimento
                da usare per la propria vanagloria
                da usare per gli interessi personali
essi sono doni per l'assemblea
essi sono dati esclusivamente per l assemblea.


Cosa ci fa uno con un dono di profezia se non c'è nessuno ad ascoltarlo?
Cosa ci fa uno con un dono di guarigione se non c'è nessuno da guarire?
I carismi sono sempre legati alla missione dell’uomo o della sua chiamata.



San Paolo è molto chiaro

Vi sono diverse attività ma uno solo è Dio che opera tutto in tutti a ciascuno è data una manifestazione particolare dello spirito per il bene comune

Non possiamo impadronirci dei carismi,
o vantarci di possederli in quanto essi non ci appartengono e sono solo temporanee manifestazioni dello Spirito Santo
Noi possiamo essere profeti sempre, o una sola volta, secondo l'azione dello Spirito.

I carismi, non sono presenti solo in una persona, essi sono divisi come piace allo Spirito, a sua discrezione all'interno di una comunità.

Dice San Paolo nella lettera ai romani:
così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi.
Ancora nella lettera ai Corinzi: vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. 7 E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune.


Unità nella diversità

Questo dell’unità nella diversità è un tema dei più spinosi.
Alla fine degli anni 70 del secolo scorso si diceva: che il laicato era un gigante dormiente che bisognava svegliarlo
Oggi possiamo dire che questo gigante si è svegliato.

Purtroppo esso dimostra di avere in questo suo ruolo all'interno della Chiesa una grande immaturità.
Tutti noi siamo all'interno del laicato cristiano dove: una presunta conoscenza crea una diffusa ignoranza

Ossia molti all'interno delle parrocchie, dei movimenti e di altre in realtà parlano di cose religiose senza cognizione di causa.
Molti parlano, insegnano, agiscono senza avere solidi fondamenti cristiani alle spalle, diffondendo così perniciose teorie, spiritualità complesse, esagerazioni devozionali creando così confusione e smarrimento nei fedeli.

Diceva il cardinal Suenens,:
che non è elegante parlare delle cose di Dio improvvisando, si può parlare delle cose di Dio sicuramente in modo spontaneo ma dopo una profonda preparazione.

Oggi purtroppo molti cristiani parlano senza una preparazione cristiana teologica alle spalle
e poi noi ne vediamo i danni.

Faccio un esempio:
per fare un buon film, un capolavoro di film serve una troupe di professionisti,
per realizzare una commedia teatrale di successo ci vuole una compagnia di professionisti.

Ci vuole un testo scritto d'autori bravi
ci vogliono attori bravi
ci vuole un bravo regista
ma ci vogliono anche bravi tecnici, costumisti, scenografi, fonici, attrezzisti e quanto altro serve per realizzare un capolavoro

Così le nostre comunità, nostri gruppi, le nostre parrocchie hanno bisogno di professionisti e questi vanno preparati, formati, educati.

Noi abbiamo una marea di persone nelle nostre parrocchie, brave persone, generose, impegnate, ma che non hanno la giusta preparazione a svolgere compiti che gli vengono assegnati.

La maturità sta nella capacità di condividere il nostro sapere, esperienza, la carismaticità.
Condividere e non imporre.

Condividere l’unicità


Una delle prime cose che mi colpì quando iniziai in mio cammino di fede 40 anni fa è quello che disse un catechista: noi siamo unici nell’universo.
Non esiste un altro simile a noi in tutto l'universo né c'è stato né ci sarà mai.
Noi siamo unici
e quindi il carisma che Dio ci dà, è un dono unico perché si innesta sulla nostra unicità.

Anche se Dio ci desse a tutti noi presenti, il dono della profezia non sarebbe lo stesso dono di profezia.
Allora, in questa nostra diversità, questo modo unico in cui lo Spirito si può manifestare in noi va messo in comunione con i fratelli

La maturità cristiana sta nella capacità non di difendere le proprie idee,
le nostre ragioni,
i nostri punti di vista ma di condividere le proprie ragioni per trovare un'unità di intenti per una missione comune.

La missione della Chiesa è : evangelizzare e rendere culto a Dio.
Ognuno di noi in questa missione può trovare il proprio spazio, il suo ruolo nella misura dei doni che abbiamo ricevuto

Siamo tutti profeti?
Siamo tutti apostoli?
Siamo tutti maestri?
Siamo tutti insegnanti?
Siamo tutti catechisti?
No !!
Ognuno di noi può avere il suo posto, il suo ruolo, ma abbiamo bisogno di una preparazione non si può più improvvisare
non è più il tempo delle improvvisazioni.
è il tempo della spontaneità carismatica ma con una formazione cristiana alle spalle.

Tutti noi, pur avendo diversità di carismi, abbiamo un'unità di intenti ossia l'annuncio del Vangelo, il culto comune, la via della santità

Se qualcuno pensa alla propria vanagloria
al proprio successo
al potere
ad essere il più grande è fuoristrada non andrà da nessuna parte

Ma se con tutto il suo essere
la sua intelligenza e la sua azione
ricerca l'unità di intenti per un progetto comune e mette a disposizione le sue capacità umane e carismatiche ecco che chi ne avrà lustro è la chiesa ossia la Sposa di Cristo


Diceva qualcuno, che i carismi sono i doni che lo Spirito dà alla sposa ossia la Chiesa

I carismi non ci appartengono ma appartengono alla Chiesa
Il mio carisma non mi appartiene, appartiene a voi che ascoltate
Io non mi appartengo, io vi appartengo, noi ci apparteniamo

Ed ecco che quello sembra divisione, la diversità dei carismi diventa unità in un progetto comune.


Concludo dicendo
Che, i carismi, sono manifestazione dell’amore di Dio per ognuno di noi che ne veniamo beneficiati.


E come disse Padre Raniero Cantalamessa:
I carismi sono, dunque, per la Chiesa: per la bellezza della Chiesa, per la vitalità e la varietà della Chiesa.








[1] 1 Cor. 12,1ss


[2] Salmo 16 1ss


[3] Luca 4, 14-21


[4] 1 Cor 12,4