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mercoledì 27 marzo 2019

Quel giorno che la brezza mi accarezzò …


Quel giorno che la brezza mi accarezzò …




Seduto, su una vecchia traversina  ferroviaria poggiata su un paio di sassi, osservavo il dolce panorama che si gusta  dal punto panoramico del Passo della Cisa ; il punto più elevato che si trova davanti ad una piccola cappella che sovrasta il passo.
Vi ero giunto in anticipo sui miei compagni di viaggio,  o meglio dire di pellegrinaggio.
Eravamo partiti dieci giorni prima. Il punto di partenza era il confine tra Italia e Francia. Punto di ritrovo era il cippo che indica il  confine al passo del Moncenisio.
Dieci giorni di cammino e la stanchezza iniziava  a farsi sentire, dormire ogni  notte in un letto diverso non aiuta a smaltire l’acido lattico che  si accumula nei muscoli delle gambe.
Ogni giorno si è sempre un po’ più stanchi.

Perché  avevo  deciso  di fare quel pellegrinaggio?
Un motivo preciso non c’era,  forse per un insieme di cose, di fatti, di realtà.
Un amico  mi invita a fare questa “vacanza  particolare”.
Mi disse: “Vedrai è fantastica”.
“Ma sì!” mi dissi, “proviamo questa avventura particolare, questa vacanza particolare”.

Un mio amico sacerdote,  nello stesso periodo mi consigliò di fare un percorso spirituale, perché più volte gli avevo espresso i miei dubbi su Dio, sulla  sua esistenza, sul senso della fede e lui con la delicatezza che lo contraddistingue mi aveva risposto: “ la fede è un dono, ma bisogna desiderare questo dono”.
Ed io avevo risposto  ironicamente: “ Nel  mio pacchetto di viaggio – quello che Dio dà il giorno della nascita – il dono della fede non c’era”.
“Ma sì!” Una bella passeggiata di centinaia di chilometri mi avrebbe aiutato a meditare.

Inoltre la mia ragazza non ama camminare molto, figuriamoci poi camminare per oltre 20 giorni di seguito, con una media di  30 km al giorno.  Ecco un altro motivo in più per fare questo viaggio, stare lontani per un po’ non avrebbe fatto male alla nostra relazione. Come dice Modugno nella sua canzone : “ la lontananza sai è come il vento,  spegne i fuochi piccoli, ma accende quelli grandi “.
“Ma sì!” una bella passeggiata e 30 giorni lontano da lei, mi avrebbe aiutato a capire i miei sentimenti.

Quella mattina decisi di fare un tratto di strada in solitudine, di lasciare  per un paio d'ore  i miei compagni di strada.
Così mi alzai prima degli altri, e poi  zaino in spalla, borraccia piena di thè freddo, bastone stretto nel pugno e via in cammino. Così mentre i miei compagni si accingevano a fare colazione all’ostello, io mi incamminavo verso il passo. Mentre varcavo la soglia dissi agli altri : “vi aspetto al passo!”



Ero seduto ad osservare il panorama degli Appennini, così dolce e tranquillante. A dire il vero non ero neanche assorto in chissà quale pensiero filosofico o esistenziale, stavo semplicemente osservando un filo di fumo che saliva dai boschi di castagno, e mi domandavo se fosse un inizio di un incendio o fosse un contadino che bruciava erbacce e sterpaglie.
Ero lì assorto ad osservare il fumo salire in cielo, quando sentii una voce di donna dirmi: “Buongiorno”.
La sua voce mi colse di sorpresa, non l’avevo sentita arrivare, una donna dai lineamenti dolci e delicati e dai modi garbati e cordiali  stava seduta dall’altra estremità della traversina.
Superato l’iniziale stupore e imbarazzo, risposi al saluto: “Buongiorno”
La signora riprese a parlare: “ Anche lei è un pellegrino che corre verso non si sa cosa?”
-              “Pellegrino non direi, sto solamente facendo una vacanza camminando”.
-              “Camminando solo?”
-              “Veramente sono con dei compagni di viaggio. Oggi li ho lasciati un po’ indietro, volevo stare un po’ da solo e pensare.. vorrei pormi delle domande e trovare delle risposte.. ma sinceramente non so da dove cominciare, né come fare.”
-              “Lo sa signore che  molte volte quando noi ci poniamo le domande ci diamo sempre le stesse risposte?”
-              “Non ci avevo pensato.”
-              “Dobbiamo fare in modo che siano altri a farci le domande e poi noi trovare le risposte.”

Restai in silenzio a riflettere sulle parole della signora e ripresi ad osservare il sottile filo di fumo che saliva al cielo. Poi la dolce signora riprese a parlare:

-              “Così lei è uno dei tanti pellegrini che corrono, corrono di buon passo per arrivare alla fine della tappa del giorno e non hanno un minuto di tempo, per fermarsi a visitare una cappella e fare una piccola preghiera? “

Mi girai e guardai la cappella che dominava il passo ed aveva la porta aperta, quasi ad invitare il passante ad entrare, ma io non avevo nessuna voglia di entrare e dissi alla signora: “Pregare perché?”
-              “Non pregare perché? “Rispose la signora.
-              “Ho molti dubbi sulla reale esistenza di Dio, sulla sua presenza nel mondo.”
-              “Eppure lei si domanda sul perché di Dio.”
-              “Ecco,  mi domando ma non trovo risposte.”
-              “Perché la risposta non è dentro di lei.”
-              “E' forse nelle parole di altri ? Nelle parole del Papa  ? O forse in quelle di un sacerdote? Mi devo lasciare convincere dalle loro parole? Ma allora non sarà una mia ricerca ma un lasciarsi convincere da altri.”
Tornò il silenzio ed io tornai a guardare il filo di fumo che stava svanendo, qualcuno forse, lo aveva spento.
Dopo qualche istante la signora riprese a parlare:
-              “Mio caro giovane, lei cerca Dio nel modo sbagliato, lei lo cerca nel futuro, mentre va cercato nel passato”.
-              “Cosa vuole dire?”
-              Il Patriarca Mosè chiese a Dio di vederlo in volto, allora Dio gli disse: “Ti metterò in una grotta e quando passerò ti coprirò con la mano, e dopo che sarò passato ritirerò la mia mano e tu mi vedrai di spalle, perché la mia faccia non la puoi vedere”. “ Questo perché noi possiamo vederLo dopo che lui è passato nella nostra vita”.
-              “Ma allora Gesù? Se lui è Dio chi l’ha visto non è morto”.
-              “Gesù è Dio che si è fatto uomo, Gesù è l’umanità che sta in Dio, è la misericordia che si è fatta uomo. Infatti Gesù dice ai suoi amici, chi ha visto me ha visto il Padre, ma il vero volto del Padre ci rimane ancora velato”.
-              “Interessante “– risposi – “e con questo cosa vuole dirmi?”
-              “Che noi chiediamo sempre a Dio di agire, di fare qualcosa nel nostro futuro, vogliamo vederlo all’opera; non lo vediamo agire e rimaniamo delusi, però, dovremmo imparare a vedere nel nostro passato dove lui ha agito. Imparare a vedere come ha agito in noi”.

Restammo alcuni minuti in silenzio,  io avevo lo sguardo fisso al panorama  senza dare attenzione  a cosa facesse la signora. Poi mi voltai verso di lei e le dissi:
-              “Lo sa signora, che non ricordo un evento in cui Dio ha fatto qualcosa di particolare per me o nella mia vita”.
La signora rimase in silenzio, ed io tornai a guardare il profilo dei monti davanti a me e pensai :“Ecco l'ho zittita, non ha una risposta”.
Dopo un paio di minuti la signora riprese a parlare:
-              “Caro ragazzo, ti ho detto  che dobbiamo imparare a vedere come Dio agisce. Il profeta Elia cercava Dio,  allora pensava di trovarlo nel  vento impetuoso ma non trovò Dio nel vento impetuoso, poi pensò di trovarlo nel fuoco, ma scoprì che non era nel fuoco, poi pensò di trovarlo nel terremoto, ma scoprì che non era nel terremoto,  poi si alzò una brezza leggera  ed Elia sentì la voce di Dio”.


-              “Mi vorrebbe dire Signora che non devo cercare Dio nelle cose eclatanti”.
-              “Nelle cose semplici, nei sussurri delle brezze”.
-              “Come dicono gli esegeti nel deserto e nel silenzio!”
-              “Nel silenzio si può ascoltare la voce di Dio, nella brezza si scopre il passaggio di Dio”.
-              “Come il passaggio di Dio?”
-              “Nelle piccole cose si può vedere l’azione di Dio nella nostra vita,  piccole cose che sono grandi per noi”.
-              “Ma lei signora questo Dio l’ha visto all’opera? lo ha incontrato?”
-              “Ero ancora bambina, quando in una sera lo incontrai è il mio cuore fu pieno di gioia”.

Rimasi alcuni istanti ad osservare la signora, stavo cercando in me le parole per formulare ancora una domanda, quando mi sentii chiamare.
Dal fondo della lunga scalinata che saliva alla cappella i miei compagni di viaggio mi chiamavano. Distolsi lo sguardo dalla signora, mi alzai e feci segno ai miei compagni di salire su, mi girai verso la signora e dissi:
-              “I miei amici mi hanno raggiunto, adesso …”
Non completai la frase, perché rimasi sorpreso dalla scomparsa della signora. Preso a invitare i miei compagni di viaggio a salire che non mi ero accorto della signora che si era alzata ed allontanata.
La cercai con lo sguardo su tutto il piazzale, ma lei era scomparsa. La andai a cercare anche dietro la cappella,  andai anche a vedere se si era addentrata nel bosco di abeti.. ma niente,  si era volatilizzata nel nulla.

Mi raggiunsero i compagni sul  sagrato della cappella, erano saliti di corsa ed erano tutti con il fiatone e prima che riprendessero fiato  chiesi a loro:
-              “Avete visto scendere una signora?”
-              “No”. disse uno di loro. Non ricordo chi.
-              “Quale signora? disse un altro.
-              “La signora con cui stavo parlando quando siete arrivati.
-              “Stavi parlando con una signora?” Domandò uno.
-              “Mah” – dissi un po’ spazientito- “non avete visto la signora che era seduta vicino a me”.
-              “Ma non c’era nessuna signora seduta vicino a te”. Affermò qualcuno altro.
-              “Si! Non c’era nessuna donna”.  Rafforzò un  altro.
-              “Ma come? “– dissi loro e indicando la traversina ed insistetti – “era seduta là vicino a me, dal fondo della scalinata  l’avreste dovuta vedere bene”.
-              “Guarda che non abbiamo visto nessuna donna”.
-              “Come era vestita? “mi domandarono.
-              “Aveva un vestito rosso, forse una camicia e un velo celeste.. ma non ricordo bene, non sono stato ad osservarla troppo, ero troppo preso dai discorsi che facevamo e dal panorama”.

Restammo fermi sul piazzale in un silenzio imbarazzante e confuso, ci guardavamo incerti sul da farsi.
Poi qualcuno disse:
-              “Visitiamo la cappella, visto che ormai siamo qui”.
In coro  quasi tutti dissero:
-              “Sì, dai entriamo”.

Entrammo nella chiesetta, non c’era nulla di interessante o particolare da vedere. Sull’altare primeggiava una statua  con Maria  che parla con uomo inginocchiato, opera di un artista poco conosciuto. Mentre uscivo, vidi un tavolino nei pressi della porta con sopra sparsi dei santini. Istintivamente ne presi uno ed uscii dalla chiesetta.
Alla piena luce del sole guardai il santino e rimasi sorpreso, quella Madonna impressa sul santino, con il vestito rosso e un velo celeste, assomigliava straordinariamente …  alla signora con cui avevo chiacchierato pochi minuti prima.

Alzai gli occhi al cielo e alzai anche la mano per ripararmi dai raggi del sole già alto nel cielo e in quel momento si alzò un brezza leggera che mi scompigliò i capelli.
Abbassai la mano e chiudendo gli occhi mi lasciai accarezzare dalla brezza leggera... mentre lacrime d’emozione solcavano le mie guance.