Quel giorno che la brezza mi
accarezzò …
Seduto, su una vecchia
traversina ferroviaria poggiata su un
paio di sassi, osservavo il dolce panorama che si gusta dal punto panoramico del Passo della Cisa ;
il punto più elevato che si trova davanti ad una piccola cappella che sovrasta
il passo.
Vi ero giunto in anticipo
sui miei compagni di viaggio, o meglio
dire di pellegrinaggio.
Eravamo partiti dieci
giorni prima. Il punto di partenza era il confine tra Italia e Francia. Punto
di ritrovo era il cippo che indica il
confine al passo del Moncenisio.
Dieci giorni di cammino e
la stanchezza iniziava a farsi sentire,
dormire ogni notte in un letto diverso
non aiuta a smaltire l’acido lattico che
si accumula nei muscoli delle gambe.
Ogni giorno si è sempre un
po’ più stanchi.
Perché avevo
deciso di fare quel
pellegrinaggio?
Un
motivo preciso non c’era, forse per un
insieme di cose, di fatti, di realtà.
Un
amico mi invita a fare questa
“vacanza particolare”.
Mi
disse: “Vedrai è fantastica”.
“Ma
sì!” mi dissi, “proviamo questa avventura particolare, questa vacanza
particolare”.
Un mio amico
sacerdote, nello stesso periodo mi
consigliò di fare un percorso spirituale, perché più volte gli avevo espresso i
miei dubbi su Dio, sulla sua esistenza,
sul senso della fede e lui con la delicatezza che lo contraddistingue mi aveva
risposto: “ la fede è un dono, ma bisogna desiderare questo dono”.
Ed io avevo risposto ironicamente: “ Nel mio pacchetto di viaggio – quello che Dio dà
il giorno della nascita – il dono della fede non c’era”.
“Ma sì!” Una bella
passeggiata di centinaia di chilometri mi avrebbe aiutato a meditare.
Inoltre la mia ragazza non
ama camminare molto, figuriamoci poi camminare per oltre 20 giorni di seguito,
con una media di 30 km al giorno. Ecco un altro motivo in più per fare questo
viaggio, stare lontani per un po’ non avrebbe fatto male alla nostra relazione.
Come dice Modugno nella sua canzone : “ la
lontananza
sai è come il vento, spegne i fuochi
piccoli, ma accende quelli grandi “.
“Ma sì!” una bella passeggiata e 30 giorni lontano da lei, mi
avrebbe aiutato a capire i miei sentimenti.
Quella mattina decisi di fare un tratto di strada in solitudine,
di lasciare per un paio d'ore i miei compagni di strada.
Così mi alzai prima degli altri, e poi zaino in spalla, borraccia piena di thè
freddo, bastone stretto nel pugno e via in cammino. Così mentre i miei compagni
si accingevano a fare colazione all’ostello, io mi incamminavo verso il passo.
Mentre varcavo la soglia dissi agli altri : “vi aspetto al passo!”
Ero seduto ad osservare il panorama degli Appennini, così dolce e tranquillante. A dire il vero non ero neanche assorto in chissà quale pensiero filosofico o esistenziale, stavo semplicemente osservando un filo di fumo che saliva dai boschi di castagno, e mi domandavo se fosse un inizio di un incendio o fosse un contadino che bruciava erbacce e sterpaglie.
Ero lì assorto ad osservare il fumo
salire in cielo, quando sentii una voce di donna dirmi: “Buongiorno”.
La sua voce mi colse di sorpresa, non
l’avevo sentita arrivare, una donna dai lineamenti dolci e delicati e dai modi
garbati e cordiali stava seduta
dall’altra estremità della traversina.
Superato l’iniziale stupore e imbarazzo,
risposi al saluto: “Buongiorno”
La signora riprese a parlare: “ Anche
lei è un pellegrino che corre verso non si sa cosa?”
-
“Pellegrino non direi, sto solamente
facendo una vacanza camminando”.
-
“Camminando solo?”
-
“Veramente sono con dei compagni di viaggio.
Oggi li ho lasciati un po’ indietro, volevo stare un po’ da solo e pensare..
vorrei pormi delle domande e trovare delle risposte.. ma sinceramente non so da
dove cominciare, né come fare.”
-
“Lo sa signore che molte volte quando noi ci poniamo le domande
ci diamo sempre le stesse risposte?”
-
“Non ci avevo pensato.”
-
“Dobbiamo fare in modo che siano
altri a farci le domande e poi noi trovare le risposte.”
Restai in silenzio a riflettere sulle
parole della signora e ripresi ad osservare il sottile filo di fumo che saliva
al cielo. Poi la dolce signora riprese a parlare:
-
“Così lei è uno dei tanti pellegrini
che corrono, corrono di buon passo per arrivare alla fine della tappa del
giorno e non hanno un minuto di tempo, per fermarsi a visitare una cappella e
fare una piccola preghiera? “
Mi girai e guardai la cappella che
dominava il passo ed aveva la porta aperta, quasi ad invitare il passante ad
entrare, ma io non avevo nessuna voglia di entrare e dissi alla signora:
“Pregare perché?”
-
“Non pregare perché? “Rispose la
signora.
-
“Ho molti dubbi sulla reale esistenza
di Dio, sulla sua presenza nel mondo.”
-
“Eppure lei si domanda sul perché di
Dio.”
-
“Ecco, mi domando ma non trovo risposte.”
-
“Perché la risposta non è dentro di
lei.”
-
“E' forse nelle parole di altri ?
Nelle parole del Papa ? O forse in
quelle di un sacerdote? Mi devo lasciare convincere dalle loro parole? Ma
allora non sarà una mia ricerca ma un lasciarsi convincere da altri.”
Tornò il silenzio ed io tornai a
guardare il filo di fumo che stava svanendo, qualcuno forse, lo aveva spento.
Dopo qualche istante la signora
riprese a parlare:
-
“Mio caro giovane, lei cerca Dio nel
modo sbagliato, lei lo cerca nel futuro, mentre va cercato nel passato”.
-
“Cosa vuole dire?”
-
Il Patriarca Mosè chiese a Dio di
vederlo in volto, allora Dio gli disse: “Ti metterò in una grotta e quando
passerò ti coprirò con la mano, e dopo che sarò passato ritirerò la mia mano e
tu mi vedrai di spalle, perché la mia faccia non la puoi vedere”. “ Questo
perché noi possiamo vederLo dopo che lui è passato nella nostra vita”.
-
“Ma allora Gesù? Se lui è Dio chi
l’ha visto non è morto”.
-
“Gesù è Dio che si è fatto uomo, Gesù
è l’umanità che sta in Dio, è la misericordia che si è fatta uomo. Infatti Gesù
dice ai suoi amici, chi ha visto me ha visto il Padre, ma il vero volto del
Padre ci rimane ancora velato”.
-
“Interessante “– risposi – “e con
questo cosa vuole dirmi?”
-
“Che noi chiediamo sempre a Dio di
agire, di fare qualcosa nel nostro futuro, vogliamo vederlo all’opera; non lo
vediamo agire e rimaniamo delusi, però, dovremmo imparare a vedere nel nostro
passato dove lui ha agito. Imparare a vedere come ha agito in noi”.
Restammo
alcuni minuti in silenzio, io avevo lo
sguardo fisso al panorama senza dare
attenzione a cosa facesse la signora.
Poi mi voltai verso di lei e le dissi:
-
“Lo sa signora, che non ricordo un
evento in cui Dio ha fatto qualcosa di particolare per me o nella mia vita”.
La
signora rimase in silenzio, ed io tornai a guardare il profilo dei monti
davanti a me e pensai :“Ecco l'ho zittita, non ha una risposta”.
Dopo un
paio di minuti la signora riprese a parlare:
-
“Caro ragazzo, ti ho detto che dobbiamo imparare a vedere come Dio
agisce. Il profeta Elia cercava Dio,
allora pensava di trovarlo nel
vento impetuoso ma non trovò Dio nel vento impetuoso, poi pensò di
trovarlo nel fuoco, ma scoprì che non era nel fuoco, poi pensò di trovarlo nel
terremoto, ma scoprì che non era nel terremoto, poi si alzò una brezza leggera ed Elia sentì la voce di Dio”.
- “Mi vorrebbe dire Signora che non devo cercare Dio nelle cose eclatanti”.
-
“Nelle cose semplici, nei sussurri
delle brezze”.
-
“Come dicono gli esegeti nel deserto
e nel silenzio!”
-
“Nel silenzio si può ascoltare la
voce di Dio, nella brezza si scopre il passaggio di Dio”.
-
“Come il passaggio di Dio?”
-
“Nelle piccole cose si può vedere
l’azione di Dio nella nostra vita,
piccole cose che sono grandi per noi”.
-
“Ma lei signora questo Dio l’ha visto
all’opera? lo ha incontrato?”
-
“Ero ancora bambina, quando in una
sera lo incontrai è il mio cuore fu pieno di gioia”.
Rimasi
alcuni istanti ad osservare la signora, stavo cercando in me le parole per
formulare ancora una domanda, quando mi sentii chiamare.
Dal fondo
della lunga scalinata che saliva alla cappella i miei compagni di viaggio mi
chiamavano. Distolsi lo sguardo dalla signora, mi alzai e feci segno ai miei
compagni di salire su, mi girai verso la signora e dissi:
-
“I miei amici mi hanno raggiunto,
adesso …”
Non
completai la frase, perché rimasi sorpreso dalla scomparsa della signora. Preso
a invitare i miei compagni di viaggio a salire che non mi ero accorto della
signora che si era alzata ed allontanata.
La cercai
con lo sguardo su tutto il piazzale, ma lei era scomparsa. La andai a cercare
anche dietro la cappella, andai anche a
vedere se si era addentrata nel bosco di abeti.. ma niente, si era volatilizzata nel nulla.
Mi
raggiunsero i compagni sul sagrato della
cappella, erano saliti di corsa ed erano tutti con il fiatone e prima che
riprendessero fiato chiesi a loro:
-
“Avete visto scendere una signora?”
-
“Quale signora? disse un altro.
-
“La signora con cui stavo parlando
quando siete arrivati.
-
“Stavi parlando con una signora?”
Domandò uno.
-
“Mah” – dissi un po’ spazientito- “non
avete visto la signora che era seduta vicino a me”.
-
“Ma non c’era nessuna signora seduta
vicino a te”. Affermò qualcuno altro.
-
“Si! Non c’era nessuna donna”. Rafforzò un
altro.
-
“Ma come? “– dissi loro e indicando
la traversina ed insistetti – “era seduta là vicino a me, dal fondo della
scalinata l’avreste dovuta vedere bene”.
-
“Guarda che non abbiamo visto nessuna
donna”.
-
“Come era vestita? “mi domandarono.
-
“Aveva un vestito rosso, forse una
camicia e un velo celeste.. ma non ricordo bene, non sono stato ad osservarla
troppo, ero troppo preso dai discorsi che facevamo e dal panorama”.
Restammo fermi sul piazzale in un
silenzio imbarazzante e confuso, ci guardavamo incerti sul da farsi.
Poi qualcuno disse:
In
coro quasi tutti dissero:
-
“Sì,
dai entriamo”.
Entrammo
nella chiesetta, non c’era nulla di interessante o particolare da vedere. Sull’altare
primeggiava una statua con Maria che parla con uomo inginocchiato, opera di un
artista poco conosciuto. Mentre uscivo, vidi un tavolino nei pressi della porta
con sopra sparsi dei santini. Istintivamente ne presi uno ed uscii dalla
chiesetta.
Alla
piena luce del sole guardai il santino e rimasi sorpreso, quella Madonna
impressa sul santino, con il vestito rosso e un velo celeste, assomigliava
straordinariamente … alla signora con
cui avevo chiacchierato pochi minuti prima.
Alzai gli
occhi al cielo e alzai anche la mano per ripararmi dai raggi del sole già alto
nel cielo e in quel momento si alzò un brezza leggera che mi scompigliò i
capelli.
Abbassai
la mano e chiudendo gli occhi mi lasciai accarezzare dalla brezza leggera... mentre
lacrime d’emozione solcavano le mie guance.