Eravamo quattro amici al bar.
Ma forse eravamo più di quattro in quel bar milanesi e
nei pressi di Porta Romana.
Quando tutti gli studenti delle scuole superiori di
Milano e dintorni, marciavano compatti in fila per dieci o per trenta, per
tutta la larghezza della strada, inneggiando : Viva Marx Viva Lenin viva Ho Ci
Min; noi, ci rifuggivamo in questo
un bar.
Costretti ad uscire da scuola, per partecipare alla manifestazione contro
qualcuno, contro qualcosa contro tutti noi del Don Gnocchi ed alcuni nostri amici di
classe andavamo al bar. Noi non potevamo sfilare, ci era proibito dai superiori
del collegio scioperare, figuriamoci partecipare alle manifestazioni.
Così in occasione degli scioperi d’istituto, noi partecipavamo
per non passare per “crumiri” e non potendo partecipare ai cortei passavamo il nostro
tempo in un bar a chiacchierare, in attesa dell’ora di ritorno in collegio,
dell’ora in cui il pullman privato veniva a riprenderci davanti alla scuola.
Seduti al bar si parlava di scuola, di calcio, di
donne, alcune volte quando c’era qualcuno con la chitarra si cantava pure, e
capitava anche di parlare di politica, ma raramente.
Di politica si parlava negli androni o nei corridoi
della scuola, ma al bar, come dice Venditti nella suo canzone “compagni di scuola”, si parlava d’altro.
Si parlava del mondo che avremmo voluto, un mondo più
libero, più sano, più bello.
Eravamo prettamente tutti compagni di classe e tutti
maschi, le classi miste erano una rarità.
Dieci, venti ragazzotti seduti in un fumoso bar di
Milano, in attesa che il tempo passasse, e tra un cappuccino e una briosche,
tra uno scherzo e un lazzo, si parlava del mondo che avremmo voluto.
Un mondo diverso, noi masturbatori folli come eravamo,
sognavamo il sesso libero, obbligati dai superiori a vuoti riti religiosi o a
sperimentazioni post conciliari aspiravamo alla libertà religiosa, all’ateismo.
La libertà di dire: io non credo e non voglio credere.
Ed io in parte ci riuscii, al terzo anno di frequenza
in collegio, in nome della libertà religiosa, ottenni il permesso di non andare
a messa la domenica, non ero più obbligato al messa di precetto. Fui l’unico
tra oltre 500 ragazzi ospiti del collegio ad ottenere tale privilegio. Così
mentre gli altri compagni di collegio partecipavano alla messa domenicale, io
passeggiava tranquillamente per la grande casa, finche la reazione dei catto-reazionari
dei preti, mi obbligarono nel passare il tempo della messa in camera a
studiare, ed io passavo quell’ora circa a leggere o a sognare di fare
l’amore con l’ultima ragazza di cui mi ero platonicamente innamorato.
Sognavano un mondo fatto di sesso e libertà, in altre
parlo amore libero. Un mondo senza rigide regole e senza obblighi assoluti, un
mondo dove si poteva dire no.
Oggi, di quei quattro amici, non so più nulla, non so
più dove essi siano, che cosa fanno.
Solo uno un giorno mi ha chiamato, una amica comune
(ma non era del gruppo del bar) gli diede il mio numero di telefono. Mi chiamo
un giorno, ma abbiamo scambiato quattro
parole, niente più… gli ho chiesto se aveva notizie degli altri amici o
compagni di collegio, ma mi disse che aveva perso i contatti con tutti.
Di tutte quelle chiacchierate fatte in fumoso bar di
Milano, non è rimasto più nulla.
Di tutti i sogni per cambiare il mondo, del sesso
libero, della liberta civile e religiosa.. la liberta di fumare in classe, in
collegio… non è rimasto più nulla, nessun ricordo.
Ormai frequento i bar solo per un caffe veloce, non
passo più le mie giornate seduto in un bar in attesa che il tempo passi,
aspettando qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere.
Mi piacerebbe un giorno, incontrarmi di nuovo con quei
quattro o più amici, con cui passavo
delle ore al bar, parlare con loro e domandarci.. ma è questo il mondo che
sognavamo.
E questo il mondo che sognavamo di cambiare?
Droga, sesso e rock and roll ci hanno reso più liberi,
ma fondamentalmente ci hanno resi più felici ?
Eravamo quattro amici al bar…. che volevano cambiare
il mondo…