Essere presenti là dove si è scomodi con una testimonianza vera

giovedì 27 gennaio 2022

un solo Dio, il Padre

catechesi tenuta nella parrocchia santa Faustina Kowlaska
26/gennaio/2022

L’insiemistica.

Una volta pensando ad una catechesi per giovani... volevo partire da un punto preciso per spiegare … la nostra religione.
Tutto l' umanità si divide in due grandi gruppi:

atei
credenti

Gli Atei
sono un gruppo solo... e sono molti pochi.
Ci sono molti che si dichiarano non credenti, ma di fatto sono solo non credenti in Gesù Cristo, perché poi credono in tante teorie, ideologie o cose riconducibile a realtà religiose.
Gli atei veri alla fine sono molto pochi.

I credenti
si dividono in tantissimi gruppi che credono in un dio…
Abbiamo gli induisti, i mussulmani, i scintoisti, gli animisti, gli ebrei, i mormoni, i testimoni di Geova
Poi ci sono i grandi gruppi cristiani: ortodossi, le varie chiese protestanti (evangelici, luterani, battisti, pentecostali ecce cc)

E poi ci siamo noi: i cattolici


Credo in un solo Dio


Tutti noi cattolici, che essendo un bel gruppo dovremmo avere un solo Dio.
Credere in un solo Dio, uguale per tutti.
Eppure, molte volte parlando con le persone mi domando se abbiamo lo stesso Dio.
Eppure, la domenica durante la celebrazione eucaristica noi recitiamo la nostra professione di fede, cosa che ci dovrebbe unire in una sola fede… diciamo: Credo in un solo Dio…
Ossia detto così, tutti insieme, vorrebbe dire che noi presenti .. abbiamo tutti lo stesso Dio.

Eppure, parlando con molti scopro che credono in un Dio che è un po’ diverso dal mio per certi aspetti…
Ci sono alcuni, che vedono un Dio nascosto dietro una nube con un pallottoliere tra le mani intento a contare i peccati dell’umanità, perché come arriverà ad un certo numero farà un macello: terremoti, alluvioni, disastri vari, meteoriti da cielo… anzi c’è qualcuno che dietro i terremoti, o vari disastri come le pandemie ci vede i castighi di Dio.
Ci sono alcuni che invece vedono un Dio, eccessivamente misericordioso, che perdona tutti e quindi pensano che sia lecito fare ogni sorta di peccato, intanto Dio è misericordioso e perdona tutti e tutto, conoscendo così il pensiero di Dio e il suo giudizio.
Poi ci sono quelli che hanno chiuso Dio nel tabernacolo, vi hanno messo davanti anche il conopeo, Dio si adora in chiesa fuori possiamo fare come ci pare.
Vi sono quelli che hanno addirittura eliminato il tabernacolo, dicendo che è inutile, in quando il miracolo della transustanziane è un miracolo a tempo, dura il tempo della messa poi svanisce, quindi è inutile il tabernacolo dove conservare le particole..


Ne potrei aggiungere molti altri esempi che indicano come molte volte diamo un aspetto, un’immagine diversa a Dio, da renderlo diverso da persona a persona.


Credo in un solo Dio,
Padre onnipotente.

In questo pericolo di crearci un Dio personale, fatto su misura sulle nostre esigenze, sui nostri desideri, la soluzione è cercare continuamente il volto di Dio, l’essenza di Dio, la verità su Dio e la soluzione e rimanere fedeli alla Parola, al Magistero della Chiesa, senza inseguire dottrine che sono frutto di fantasie di uomini.
Il tema di oggi un solo Dio, un solo Padre.. ci rimanda proprio a questo cercare il volto di Dio, per essere un solo popolo con un solo Dio.

Nel pensiero ebraico, il concetto di Dio-Padre è legato soprattutto al concetto di “Dio creatore di tutto e di tutti, al suo essere creatore dell‘universo”.
Egli è Padre di tutto ciò che vediamo, visibile o invisibile e questo pensiero è trasmigrato nel pensiero di cristiano, però arricchendosi di una paternità filiale sentimentale.
Questo pensiero di un Padre amorevole verso l ‘uomo è già presente nella cultura ebraica, ma è un Padre collettivo, con il cristianesimo diventa un Padre personale.


Lo sforzo di Dio

Nel vangelo di Giovanni c’è un dialogo meraviglioso tra Gesù e Pietro, che ci rivela un’ azione di Dio, quella di arrivare all’uomo nel tentativo di farci comprendere il suo amore per noi.

Gesù «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?».

Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?».
Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene
Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?».
Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene».



Gesù domanda a Pietro, mi ami tu? E Pietro gli dice ti voglio bene.
Finche Gesù gli dice.. mi vuoi bene?
Gesù scende al bene, perché sa che Pietro non è capace di corrispondere in pieno all’amore, Gesù vuole bene rimanendo intatta in lui tutto la capacità dell’amore, Pietro vuole bene ma è incapace della totalità dell’amore.

Così Dio, sapendo che non riusciremo a comprendere appieno il suo amore, usa delle metafore legate alla nostra capacità di amare.

Una delle metafore che egli usa nel vecchio testamento per parlare del suo amore è quella dell’amore filiale, quella che c’è tra Padre e figlio.
Così le pagine dei profeti del vecchio testamento sono pagine piene di Parole di Dio che parlano dell’amore di un Padre.


In Geremia leggiamo:
Io pensavo:
“Come vorrei considerarti tra i miei figli
e darti una terra invidiabile,
un’eredità che sia l’ornamento più prezioso delle genti!”.
Io pensavo: “Voi mi chiamerete: Padre mio,
e non tralascerete di seguirmi”.


Nel salmo 27:
Egli mi ha detto: «Tu sei mio figlio,
io oggi ti ho generato.
Chiedimi e ti darò in eredità le genti
e in tuo dominio le terre più lontane.



In Osea
Quando Israele era fanciullo,
io l’ho amato
e dall’Egitto ho chiamato mio figlio. […]
io insegnavo a camminare
tenendolo per mano, . […]
Io li traevo con legami di bontà,
con vincoli d’amore,
ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia,
mi chinavo su di lui

per dargli da mangiare.

2Sam 7.14
Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio. Se farà il male, lo colpirò con verga d’uomo e con percosse di figli d’uomo, ma non ritirerò da lui il mio amore,

Sono tutti gesti che noi padri compiamo verso i nostri figli, li generiamo, li alleviamo con amore e con cura, li proteggiamo, li svezziamo, li correggiamo, li amiamo.
Tutto quello che noi sappiamo fare con i nostri figli Dio lo fa con noi.
Come noi amiamo i nostri figli, lui ama noi.

E ancora nel salmo 89…( 27-29)
Egli mi invocherà: “Tu sei mio padre,
mio Dio e roccia della mia salvezza”.
Io farò di lui il mio primogenito,
il più alto fra i re della terra.
Gli conserverò sempre il mio amore,
la mia alleanza gli sarà fedele.


Quante volte. ho sentito dire ai padri ai propri i figli che escono di casa: “ricordati che papà c’è sempre per te”


Io e il Padre

Una mia testimonianza

All’età di 18 mesi sono colpito dalla polio, era novembre del 1956, ancora i vaccini antipolio non erano arrivati in Italia.
Quando avevo l’età di 4 anni mio padre muore di Tumore, ricordo ancora una sola cosa di mio padre, e il volto che ricordo di lui e quello delle fotografie.
Dall’età di 5 anni fino ai 18 anni, sono cresciuto in un collegio cattolico.
Sia le suore, che gli educatori (preti o laici), ci parlavano di Dio, del suo amore e sinceramente avevo dei forti dubbi… e quando parlavano che Dio era un padre i miei dubbi aumentavano.

Sono cresciuto con la rabbia verso Dio, perché lo ritenevo responsabile della mia situazione...
Ero arrivato a pensare che Dio l’aveva con me, che chissà quale torto gli avevo fatto.
All’età di 26 anni, ho passato una notte d’agosto a parlare di Dio, con tre ragazzi della mia età essi cercavano di convincermi dell’esistenza di Dio, del suo amore, della sua Grazia, della sua potenza del suo Spirito… cose che io cercavo di negare fortemente.

Andammo a dormire alle 5 di mattino, alle 9 ero in giro per il campeggio in cerca di questi miei amici e fratelli oggi, dicendo loro: eravamo rimasti d’accordo che pregavate su di me con l’imposizione delle mani, eccomi ,allora vediamo”
Organizzarono un piccolo gruppo di preghiera e pregarono su di me con l’imposizione delle mani e la mia vita è stata travolta dalla pienezza della Spirito Santo, dall’amore di Dio e dall’amore di un Padre.

Nei giorni successivi ho cominciato a rivedere tutta la mia vita, e tutto quello che vedevo come maledizione divina ecco aveva una nuova luce... ho cominciato a vedere la benedizione di Dio.
La Polio, la vedovanza di mia madre, il collegio… tutto assumeva una luce nuova, il Padre non mi aveva mai lasciato, si era preso cura di me, mi aveva protetto, mi aveva amato malgrado la mia reticenza.
Dio è amore, ed un padre amorevole, protettivo e severo…


Gesù e il Padre

All’età di 11 anni, Gesù si reca al tempio e all’insaputa di suo padre e sua madre rimane nel tempio a discutere con i dottori o saggi.
Quando i suoi genitori ritornano per prenderlo gli domandano: perché hai fatto questo?

Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?».
E i suoi genitori non capirono. Come molti non lo capivano quando lui parlava del suo rapporto con il Padre che è nei cieli, quando nei suoi discorsi parlava della sua misericordia.
I discorsi di Gesù sono pieni di riferimenti al Padre.
Gesù parla continuamente di questo Padre a loro nascosto, del suo legame con il Padre,
Gesù parlava spesso di come lui sia venuto :
per rendere onore al Padre,
per svelare il volto del Padre,
per far conoscere l’amore del Padre,
per mostrare il piano di salvezza del Padre


Gesù parla continuamente che la sua missione è quella di fare la volontà del Padre, infatti leggiamo in una lettera di San Paolo:
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.



Gesù parla continuamente del padre ai suoi discepoli come quando disse loro: Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono! (Luca 11,13)
Oppure quando disse loro: Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate] invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. (Luca 6, 31ss)

Come non ricordare le sue parole nel momento cruciale sulla croce, poco prima di morire si rivolse ancora al Padre: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». (Luca 23,45)


Il figliol prodigo

Come non andare alla meravigliosa parabola lucana in cui ci parla della immensa misericordia del Padre: “Un uomo, ossia un padre, aveva due figli”,
La parabola del figlio prodigo.

Quanto è meravigliosa la figura di questo padre che lascia andare il figlio e che resta sulla porta di casa in attesa del figlio
Il padre che si strugge di dolore per l’assenza del figlio.
Il padre che si consuma la vista e gli occhi per scrutare lontano, in attesa del ritorno del figlio.
Il padre che non perde la speranza e resta in attesa del figlio.


C’è un pittore Rembrandt, che ha raffigurato questa parabola, questo ritorno in modo sublime.
Questo quadro, questa opera si trova a Leningrado, inutile dire che c’è sempre una lunga fila di visitatori ad ammirare questa tela.
Guardate il vestito del figlio, non è colorato è solamente sporco, se guardiamo attentamente si intravede sotto lo sporco, il colore del vestito, che è bianco,
Il vestito non è lacero, è ancora integro, ma è sporco.

Quel vestito che simbolicamente noi riceviamo il giorno del battesimo, quel vestito bianco è fatto di una stoffa che non si lacera, non si consuma ma si sporca con il nostro peccato, e basta una riconciliazione perché torni del suo colore naturale.


Quando il padre lo riaccoglie nella sua casa gli dà un vestito nuovo, gli toglie quel vestito ormai vecchio, sporco e non lacero per rivestirlo con un vestito nuovo..

Come leggiamo nella lettera ai Sardi di Giovanni: “Il vincitore sarà rivestito di vesti bianche”
Ma la parte più toccante di quest’opera sono gli occhi del Padre, ormai vecchio, che sono chiusi ad indicare una perdita di gradi della vista, ma che sono rimasti aperti nell’attesa.
Il padre si è consumato gli occhi per guardare lontano nell’attesa del figlio.



Gesù e il Padre Nostro

Gesù non si limita a parlarci della misericordia, egli ci dice pure di entrare in confidenza con il Padre e nelle nostre preghiere dobbiamo chiamarlo confidenzialmente Abba.

In una serie israeliana, che ho ascoltato il lingua originale in ebraico, perché non doppiata e quindi sottotitolata, mi colpiva che quando il figlio in privato parlava con il padre, lo chiamava “abba”.. era l’unica parola che capivo di tutto quello che ascoltavo nella serie.

Gesù ci dice, nella vostra preghiera abbiate confidenza e chiamatelo “papino”

A questo fa eco San Paolo che ci dice: E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». (Rom 8, 15

E ancora : che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: «Abbà! Padre!».(Gal 4.6)


Cosa ci dice Gesù, amici miei, quel Padre creatore di tutte le cose, non è un Dio lontano, Egli è vostro Padre, non dovete aver paura perché lui vuole il vostro bene, vuole il meglio per voi.
Quel Padre non è un Dio lontano e qui vicino a voi, e vuole la vostra confidenza perché vuole stare vicino a voi, essere vostro intimo.
E san Paolo ci dice, lo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio, ci fa gridare in noi abbà perché ci rende figli e confidenti in Dio.



Gesù e Filippo

Ad un certo punto, un giorno, mentre Gesù continua a parlare del Padre si alza un apostolo, Filippo e chiede di parlare.

L’evangelista Giovanni è sintetico nel raccontarci quello che dice Filippo.

Comunque il Gesù sta parlando per l’ennesima volta al che Filippo si alza e gli chiede: Signore, mostraci il Padre e ci basta


Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre, è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.

Io e il Padre siamo una cosa sola.