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giovedì 13 giugno 2013

Mentre Renzi sfoglia la Margherita.....



Mentre Matteo Renzi, affacciato al balcone di Palazzo Vecchio che si affaccia su piazza della Signoria, sfoglia la sua Margherita: scendo o non scendo in campo, resto a Firenze o vado a Roma,  mi candidato o non mi candidato.
Mentre lui tentenna, "ora fa un passo avanti, ora fa un passo indietro", il mondo politico va avanti e non sta certo  ad aspettarlo.
Uno dei cavallo di battaglia di Renzi, nella sfida delle primaria contro Bersani e le altre comparse, è stato, la rottamazione della vecchia politica, mandare in pensione i politici ormai obsoleti e vecchi politicamente.
Non si può negare che grazie al sindaco di Firenze, e alla sua richiesta di rottamazione, diversi personaggi della sinistra, politici che da anni calcavano le scene della politica si sono tirati fuori, tra i quali Veltroni, Dalema, Turco e altri…
Ma la base del PD, quella delle sezioni territoriali, almeno a Roma, hanno pienamente recepito questa esigenza di rinnovare la classe politica del PD.
Possiamo tranquillamente parlare di un “laboratorio Roma”  in casa PD. Quello che è stato fatto a Roma in occasione delle politiche comunali e municipale, farà sicuramente da apripista nei prossimi anni nella sinistra italiana, quello che sfugge ai tanti analisti giornalisti politici è la vera natura della vittoria di Marino a Roma e di quanto è stato fatto a sinistra in questa tornata elettorale.
La forza della vittoria sta in principalmente in pochi fattori.
Per i romani, Marino ha rappresentato un volto nuovo, un volto pulito, una persona non mischiata ai vecchi giochi della politica, non immischiata con i vecchi partiti  e i loro personaggi storici della capitale, non mischiato con il cattolicesimo conservatore, anzi si è presentato come un cristiano progressista.
Inoltre, Marino, ha fatto una scelta vincente, scaricando il PD e correndo da solo (infatti nella sua campagna mediatica-visiva, poco appariva il logo del PD), si sono visti poco i leader del PD romani a fianco al candidato sindaco. Anche quando incalzato da Alemanno, nello scontro in piazza del Campidoglio, che gli chiedeva quale fosse la sua squadra di governo, ha evitato  intelligentemente di nominarla per non legare il suo nome a nessun personaggio della sinistra o del PD ai quali qualche poltrona dovrà cedere, ma si è limitato a parlare solo di candidati generici dei quali si sta valutando il curricula personale.
Il secondo punto forte della sua vittoria è stata l’azione di rinnovamento delle sezioni del PD.
Nelle sezioni PD (ex PCI) la preponderanza degli iscritti è quasi esclusivamente ex PCI, sono questi lo zoccolo duro, gli ex-Margherita sono poco inseriti, anzi sono molto assenti sia come idee che come presenza fisica. Gli ex margherita si sono dimostrati in questi anni battitori liberi fuori dalle logiche politiche delle varie sezioni.
Nel momento in cui è stata data voce alle sezioni sulla scelta dei candidati, le quali forti del regolamento interno su come selezionare i vari candidati, in ogni sezione è stata fatta un forte azione di ringiovanimento, ma non solo nei candidati presidenti, ma anche nei consiglieri da eleggere nei vari municipi.
Questa operazione di “rottamazione e ringiovanimento” ha dato una forte vitalità alla campagna elettorale di Marino, un campagna vecchio stile del “porta a porta”,  ossia coinvolgere parenti, amici e amici dei parenti in un progetto politico, in un campagna elettorale fatta di strette mani e guardarsi negli occhi.
Questa possibilità, data alla base di scegliere i suoi candidati, specialmente a livello territoriale nei Municipi, ha dato la spinta verso l’alto. L’ancoraggio territoriale delle sezioni ha dato forza a Marino nella sua corsa a sindaco di Roma Capitale.
Al contrario Alemanno è stato fortemente penalizzato proprio dai candidati dei Municipi, poco graditi e in forte calo di consensi. Sono stati i candidati dei municipi a tirare verso il basso il sindaco uscente.
Quindi mentre le sezioni del PD (ex PCI), che riavuto voce nella scelta dei candidati almeno a livello territoriale, hanno spinto Marino verso la poltrona del Sindaco, sull'altra riva la mancanza di presenza sul territorio, la mancanza di una base attiva che possa decidere i candidati hanno affossato il sindaco uscente.
Molti elettori del centro destra, sono ormai stanchi di essere usati solo per portare voti in occasione delle consultazioni popolari, e poi per il resto del tempo abbandonati. Molti elettori vorrebbero poter aver voce sui candidati, sui programmi, sulle scelte etiche del centro destra.
Così mentre Renzi sfoglia la sua Margherita,  e questa rimane sempre più senza petali, cala la sua presenza all’interno nel PD, quest’ultimo si sta rinnovando presentandosi con un volto nuovo, con una nuova classe dirigente, con nuove idee e forti di un risultato clamoroso.. un cappotto senza precedenti al centrodestra romano.






  

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