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martedì 4 giugno 2013

Il rilancio di Roma passa per i Municipi



In un mese e più di campagna elettorale non ho sentito parole da parte del Candidato a Sindaco Ignazio Marino sul futuro dei municipi. Di cosa pensa Alemanno dei municipi, non c’è bisogna che ne parli, l’abbiamo visto nei fatti in questi ultimi anni.

Io penso che il rilancio di Roma Capitale, il futuro di Roma, il benessere sotto tutti gli aspetti per Roma  passa per il rilancio non della periferia come molti politici dicono, ma dei Municipi.

Parlare della periferia romana vuol dire parlare di piccole realtà, di piccoli quartiere di alcune migliaia di cittadini. Parlare del  Municipio vuol dire parlare di una “città con centinaia di migliaia di cittadini. Ogni Municipio si  può tranquillamente piazzarsi tra le prime venti città più popolose d’Italia. Senza parlare della vastità del territorio di ogni singolo municipio, territori più vasti di alcune grandi città. Esclusi i tre nuovi municipi del centro, tutti gli altri hanno una situazione variegata e complessa, difficilmente da omogeneizzare, con problematiche complesse e articolate. Tutti i municipi di Roma sono grandi città governate come piccoli quartieri di piccole città.


Già nel 2000, quando fu deliberato il primo “Statuto di Roma”, si cominciava ad andare verso un decentramento amministrativo, istituendo i Municipi , che con il tempo avrebbero dovuto raggiungere un  autonomia amministrativa e gestionale.

Con le amministrazioni di sinistra, quelle di Rutelli e Veltroni c’è stato una apertura verso il decentramento e l’autonomia, con Alemanno abbiamo visto un accentrarsi di poteri gestionali e programmatici del Campidoglio, ma con un decentramento di compiti e funzioni verso i municipi, senza essere accompagnate da risorse finanziare e umane.

Oggi giorni i municipi sono sovraccarichi di compente e di servizi ai cittadini. Sono il front-office del Comune nei confronti della cittadinanza romana. Quasi tutto quello che serve al cittadino romano, qualunque servizio, qualunque necessità viene fornito dal Municipio. Il rapporto tra Comune-Campidoglio e cittadino si limita ormai a pochissime cose. Il carico dei servizi alla cittadinanza è tutto sulle spalle dei dipendenti dei Municipi.


Il contrappasso di questa situazione che il maggiore carico di competenze e lavoro non è stato accompagnato con un aumento delle risorse umane e finanziarie. I grandi disservizi che si generano sono causati da un’evidente pochezza di mezzi, sia di risorse finanziarie giungono dal Campidoglio sempre meno fondi e non sempre con logiche totalmente se condivisibili, ma anche di risorse umane nettamente al di sotto delle necessità atte a fornire correttamente e in tempi brevi servizi ai cittadini, frutto di politiche del personale non sempre intelligenti e mirate.


A proposito di personale a Roma Capitale, e ai Municipi servirebbe molto, molto più personale di quanto ne dispone adesso, ma a causa di un bilancio non virtuoso, ossia un debito eccessivo (circa 8 miliardi) l’amministrazione capitolina non può assumere personale.

Eppure il rapporto impiegati-cittadini, emesso dal ministero degli interni nel 2011, prevede per un ente virtuoso circa 37000 dipendenti, mentre oggi sono circa 24000. Un ente virtuoso di 200.000 cittadini come potrebbe essere il Municipio XIV, secondo il Ministero degli Interni potrebbe avere circa 1700 dipendenti, oggi tale Municipio nella sua totalità ha circa 900 impiegati, la metà di quanti ne occorrono.



 La sfida futura per una nuova città moderna, passa inesorabilmente per lo sviluppo e il nuovo governo dei Municipi. Il futuro sta nella piena autonomia dei quindici Municipi, autonomia programmatica, gestionale, finanziaria e politica… per dare servizi migliori ai cittadini.


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