In un mese e più di campagna
elettorale non ho sentito parole da parte del Candidato a Sindaco Ignazio
Marino sul futuro dei municipi. Di cosa pensa Alemanno dei municipi, non c’è
bisogna che ne parli, l’abbiamo visto nei fatti in questi ultimi anni.
Io penso che il rilancio di Roma Capitale, il futuro di
Roma, il benessere sotto tutti gli aspetti per Roma passa per il rilancio non della periferia come
molti politici dicono, ma dei Municipi.
Parlare della periferia romana vuol dire parlare di piccole
realtà, di piccoli quartiere di alcune migliaia di cittadini. Parlare del Municipio vuol dire parlare di una “città con
centinaia di migliaia di cittadini. Ogni Municipio si può tranquillamente piazzarsi tra le prime
venti città più popolose d’Italia. Senza parlare della vastità del territorio
di ogni singolo municipio, territori più vasti di alcune grandi città. Esclusi i
tre nuovi municipi del centro, tutti gli altri hanno una situazione variegata e
complessa, difficilmente da omogeneizzare, con problematiche complesse e
articolate. Tutti i municipi di Roma sono grandi città governate come piccoli
quartieri di piccole città.
Già nel 2000, quando fu
deliberato il primo “Statuto di Roma”, si cominciava ad andare verso un
decentramento amministrativo, istituendo i Municipi , che con il tempo avrebbero
dovuto raggiungere un autonomia
amministrativa e gestionale.
Con le amministrazioni di sinistra,
quelle di Rutelli e Veltroni c’è stato una apertura verso il decentramento e l’autonomia,
con Alemanno abbiamo visto un accentrarsi di poteri gestionali e programmatici
del Campidoglio, ma con un decentramento di compiti e funzioni verso i
municipi, senza essere accompagnate da risorse finanziare e umane.
Oggi giorni i municipi sono sovraccarichi
di compente e di servizi ai cittadini. Sono il front-office del Comune nei
confronti della cittadinanza romana. Quasi tutto quello che serve al cittadino
romano, qualunque servizio, qualunque necessità viene fornito dal Municipio. Il
rapporto tra Comune-Campidoglio e cittadino si limita ormai a pochissime cose.
Il carico dei servizi alla cittadinanza è tutto sulle spalle dei dipendenti dei
Municipi.
Il contrappasso di questa
situazione che il maggiore carico di competenze e lavoro non è stato accompagnato
con un aumento delle risorse umane e finanziarie. I grandi disservizi che si
generano sono causati da un’evidente pochezza di mezzi, sia di risorse finanziarie
giungono dal Campidoglio sempre meno fondi e non sempre con logiche totalmente
se condivisibili, ma anche di risorse umane nettamente al di sotto delle
necessità atte a fornire correttamente e in tempi brevi servizi ai cittadini,
frutto di politiche del personale non sempre intelligenti e mirate.
A proposito di personale a Roma
Capitale, e ai Municipi servirebbe molto, molto più personale di quanto ne
dispone adesso, ma a causa di un bilancio non virtuoso, ossia un debito
eccessivo (circa 8 miliardi) l’amministrazione capitolina non può assumere personale.
Eppure il rapporto
impiegati-cittadini, emesso dal ministero degli interni nel 2011, prevede per
un ente virtuoso circa 37000 dipendenti, mentre oggi sono circa 24000. Un ente
virtuoso di 200.000 cittadini come potrebbe essere il Municipio XIV, secondo il Ministero degli Interni potrebbe avere circa 1700 dipendenti, oggi tale
Municipio nella sua totalità ha circa 900 impiegati, la metà di quanti ne
occorrono.
La sfida futura per una nuova
città moderna, passa inesorabilmente per lo sviluppo e il nuovo governo dei Municipi.
Il futuro sta nella piena autonomia dei quindici Municipi, autonomia
programmatica, gestionale, finanziaria e politica… per dare servizi migliori ai cittadini.
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