ebraico-romano
Leggevo molti anni fa un articolo di René Laurentin, nel quale affermava i Vangeli vanno letti alla luce in cui sono stati scritti.
Commettiamo un grossolano errore leggerli alla luce del nostro secolo.
Il maschilismo sociale
inquadrati
collocati loro contesto storico preciso per comprenderli meglio.
Innanzitutto essi sono stati scritti nel primo secolo dell'era cristiana in piena epoca romana.
In Palestina (la moderna Israele) vi erano due culture dominanti:
quella locale, ebraica,
quella generale, che si sovrapponeva allora locale che era quella latino-greca o romano-greca.
I romani ovunque arrivavano o conquistavano, imponevano la propria cultura, la quale andava sovrapporsi a quella locale, nello stesso tempo nella sua cultura prendeva aspetti locali.
Infatti a Roma c'era una grande libertà religiosa.
Chiunque poteva adorare il proprio Dio all'interno di una cultura o religiosità politeista, purché non andasse a toccare il culto divino dell'imperatore.
Tutti gli dei erano tollerati purché non andassero contro il culto dell'imperatore.
Ovunque Roma era arrivata, aveva imposto la sua cultura, il suo concetto di potere, di amministrazione ossia aveva creato con i suoi limiti del tempo: il villaggio globale.
Tutti i territori conosciuto erano Roma, avevano la stessa lingua, lo stesso potere, la stessa cultura, la stessa religione politeista dove tutti gli dei erano tollerati.
In questa libertà le culture locali, i poteri locali erano tollerati ma... non dovevano creare problemi al Senato, al potere centrale, all'imperatore, a Roma.
In questa globalizzazione di Roma, quello di creare un immenso impero come un unico villaggio o città, Roma hai impiegato secoli.
In questo lungo processo di diversi secoli, Roma, ha fagocitato numerosi popoli che sono spariti dalla storia, come gli etruschi, i volsci, i sanniti, gli equi, i celti, i liguri, i veneti, i taurini, i Galli, i cartaginesi, gli iberici, i dalmati eccetera eccetera
Ovunque Roma arrivava, imponeva le sue leggi, la sua cultura, il suo mondo e i popoli sparivano dalla storia.
Come mai che, gli ebrei, non si assoggettavano facilmente a Roma, infatti per loro ogni scusa era buona per creare rivolte, sommosse, turbamenti, nel 70 d.C. i romani rasero al suolo Gerusalemme ed altre città ebraiche e dispersero gli abitanti nell'impero.
Per gli ebrei, quel dare gloria e lode ad un uomo, dare adorazione all'imperatore non andava giù, per loro c'era un solo Dio da adorare a cui rendere culto.
Una religione politeista dove Jaweh era uno dei tanti non era accettata dal popolo ebraico.
Quelle feste in onore di altri dei e/o dell'”Imperatore Dio” non era tollerato dal popolo ebraico.
Così nel 70 d.C. il non ancora imperatore, ma generale romano Tito, in piena guerra giudaica, scatenata dopo l'ennesima rivolta degli ebrei, rase al suolo Gerusalemme dopo un lungo assedio.
Guerra giudaica che terminò con la drammatica conquista della fortezza di Masada nel 73 D.C.
Quindi Gesù nacque a Betlemme dove c'era una cultura ebraica, dove c'era un potere locale con un re asservito alla grande Roma.
Nacque in Palestina dov'è il potere di Roma si stava consolidando e stava impiantando anche una cultura greco romana.
Ambedue le culture però avevano un comune di essere due culture
diversamente
fortemente maschilista…
dove le donne avevano un ruolo marginale.
Nella cultura ebraica le donne vivevano un ruolo di inferiorità relegate ad essere serve silenziose degli uomini.
Nella cultura romana, che pur avendo una parvenza di democraticità, di libertà, le donne non avevano diritto alla vita pubblica, erano relegate al solo ruolo di moglie,
Il loro ruolo era relegato alla gestione della casa o degli interessi della famiglia, alla gestione degli affari spiccioli, al governo degli schiavi ecc. ecc.
In più di mille anni di storia romana non abbiamo notizie di donne senatrici, consoli, generali, tribuni censori o di altro ruolo nella amministrazione romana.
Tutte le cariche pubbliche erano destinate agli uomini ed erano precluse alle donne.
In più di dieci secoli di storia, le donne romane non hanno mai avuto spazio nella vita pubblica o amministrativa e di potere, tutte le cariche pubbliche erano a loro sbarrate.
Era impensabile che una donna romana potesse uscire dalla camera da letto, dalla casa e preoccuparsi delle cose degli uomini e delle pubblica amministrazione.
Gli uomini romani erano impegnati nell'esercito, arruolati da ragazzi vi rimanevano per decenni e tornavano a casa dopo molti anni se sopravvivevano alle lunghe battaglie di Roma.
Quindi le donne erano le signore del capitale familiare, gestivano le case i campi, gli schiavi, gli affari mentre gli uomini erano impegnati in chissà quale battaglia o guerra per Roma.
In questa ottica,
In questa luce particolare noi andiamo a leggere i Vangeli e scopriremo un mondo, una realtà nascosta dietro un diffuso maschilismo sociale, un androcentrico statale.
I Vangeli
Ad una lettura provvisoria o superficiale come facciamo spesso si potrebbe avere l'impressione che il Vangelo sia una questione solo maschile.
Gesù è un uomo,
i 12 apostoli sono uomini,
i suoi avversari sono tutti uomini (gli scribi, i dottori del tempio, i farisei,)
i suoi incontri sono tutti con uomini
Zaccheo
Il paralitico della piscina di Siloe
Il giovane ricco
Il centurione
Giuseppe d’Arimatea
Nicodemo
Ponzio Pilato
Erode
Il cieco nato
Lazzaro eccetera eccetera
Invece gli incontri con le donne, sembrano, tutti errori di percorso, furtivi o casuali:
Emorroissa
Il la fanciulla risorta
La donna di Betania
La samaritana
L'adultera
La suocera Di Pietro
eppure tra le pagine del Vangelo c'è tutto un mondo al femminile, pieno di donne che sono tutte testimoni dei momenti salienti della salvezza.
Le donne, nascoste all'ombra degli uomini, sono le vere testimoni oculari dei grandi misteri della salvezza.
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