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lunedì 14 marzo 2022

Dalle beatitudini fioriscono le promesse. Promesse nascoste nelle beatitudini. (La povertà)

(riflessione sulle 4 promesse della Comunità Magnificat)

Introduzione

Prenderò in esame in questa mia riflessione soltanto le beatitudini di Matteo.
Anche in Luca vi è un elenco di beatitudini, più breve e poi ci sono altre, circa una ventina, sparse in tutto il Nuovo Testamento.

Devo sottolineare come i due gruppi quelle di Matteo quelle di Luca hanno con taglio diverso:

· quelle matteane, sono più spirituali o meglio hanno un indirizzo più spirituale, è bene sottolineare ed è bene sottolineare a chi sono indirizzate, a gruppi di fedeli di tradizione ebraica.
· invece Luca, scrive il suo Vangelo ai fedeli che venivano dal mondo greco-romano ed hanno un taglio più materiale, più rivolto al sociale.


Le otto beatitudini matteane si possono dividere in due gruppi:

Quelle dell'essere
Quello dello stare

ci tengo a sottolineare che non c'è il fare.

Le beatitudini dello stare sono quelle che indicano una situazione di fatto, uno stato d'animo, una condizione umana o sociale:

Afflitti
Affamati
Perseguitati
Insultati

Chi si trova in queste situazioni di fatto si trova in una scelta non fatta da loro e vi si trovano per motivi a volte non dipendenti dalla loro volontà.

Le beatitudini dell'essere sono quelle che indicano cosa si è o meglio cosa dobbiamo essere e non cosa dobbiamo fare:
Essere poveri di spirito
Miti
Misericordiosi
Operatore di pace

Non è una questione di fare qualcosa ossia fare i miti, fare i misericordiosi ma di essere qualcosa, essere miti, essere misericordiosi...

Le quattro promesse
Povertà
Perdono permanente
Costruzione dell'amore
Servizio

come scopriamo queste promesse nelle beatitudini?

Povertà

Quando si parla di povertà il pensiero va spesso alla povertà francescana, essere come Francesco che dà via tutto per andare a vivere in povertà assoluta, come anche San Rocco ha dato via tutti i suoi i suoi averi per essere povero tra i poveri, prima di iniziare il suo pellegrinaggio verso Roma.

Ma questa povertà non si addice purtroppo ai laici, allora molti trovano un compromesso: basta non attaccare il cuore alle cose.
Ma basta non essere avaro così il cuore non si attacca alle cose.

Certo bisogna andare avanti, oltre il peccato dell'avarizia, per vivere una vita di povertà però se noi decidiamo di vivere da singoli (come Francesco e Rocco), senza legami affettivi, senza vincoli familiari, noi possiamo liberamente vivere in totale povertà, ma se noi desideriamo sposarci, avere dei figli oppure dobbiamo vivere con genitori che dipendono da noi, dal nostro reddito, dal nostro stipendio noi non possiamo a loro imporre la nostra povertà assoluta, noi abbiamo l'obbligo di dare loro una vita dignitosa.

Non possiamo vivere di fame, di nudità, di povertà assoluta, per noi possiamo fare tutte le rinunce che vogliamo, ma … noi abbiamo l'obbligo di dare ai nostri familiari una vita dignitosa: dovremo fare del nostro meglio per dare loro una vita dignitosa senza ricercare la ricchezza, dovremmo fare del nostro meglio e quello che manca lo colmerà il Signore.

Ma!!
Ma!!

Mi sono detto, vivere la promessa della povertà è solo un dare una decima, non ricercare la ricchezza, è un non attaccare il cuore alle cose?

Quando mi hanno chiesto di fare una catechesi sulle beatitudini in particolare sui beati i poveri in spirito, ho scoperto, che questa beatitudine matteana indica non un gesto materiale di distacco dalle cose, ma un cammino spirituale, un processo interiore di svuotamento.

Matteo da un taglio spirituale alle beatitudini, così quando lui ci parla di povertà di cuore, di spirito, lo fa in una dimensione spirituale, allora c'è da domandarci cosa ci impedisce questa povertà di spirito e rovesciando il problema cos'è questa nostra ricchezza di spirito che ci impedisce di essere poveri in spirito.

Questa nostra ricchezza è il nostro ego e la nostra superbia.
Io voglio essere povero, voglio vivere la povertà cosa devo fare?
E se fosse questa dimensione spirituale, la povertà, che Dio ci chiede?
Questa povertà di far morire il mio io per far crescere il noi.
La cosa che più di tutto riempie il nostro cuore è la superbia che è il veleno del nemico antico, che ha nel suo cuore e che l'ha messo nel cuore del nostro progenitore: Adamo.

Il nemico antico ricco di superbia, si innalzò proclamandosi Dio ma non lo era, il suo veleno, la superbia, l’ha inoculata nel cuore dell'uomo che mangiando della mela pensava di divenire simile a dio.

La superbia riempie il nostro cuore illudendoci di essere dei ma siamo piccole e brutte creature.
La nostra superbia acceca il nostro cuore e può arrivare a distruggere la comunità, opera di Dio.
La superbia è il veleno di Satana.

Quindi il cammino di povertà non è solamente un non attaccarsi ai beni materiali, alle ricchezze terrene, ma è un cammino di svuotamento del cuore, svuotarsi della superbia della vita.

È chiaro che il cuore non può rimanere vuoto, esso, svuotandolo, va riempito della vera ricchezza, ossia dello Spirito Santo:

Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù egli pur essendo nella condizione di Dio non ritenne un privilegio l'essere come Dio ma svuotò se stesso assumendo la condizione di servo (Filippesi 2, 5- 7)

Quindi il cammino, alla ricerca della povertà interiore: è uno svuotamento del cuore per riempirlo dell'amore di Dio, per un vero rinnovamento spirituale attraverso l'azione dello Spirito Santo:

perché l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. (Rm 5,5) … per rinnovarvi nello spirito della vostra mente e a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità.


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