È incredibile
come la verità venga falsata e piegata alla propria volontà, per di più molte
volte da coloro che con i loro studi dovrebbere difendere la verità.
La dichiarazione del sacerdote polacco e teologo,
Krzysztof Charamsa, lascia molti fedeli
interdetti e sbalorditi e crea in loro una certa confusione, specialmente in
quelli meno preparati in certe questioni.
Il
teologo alla vigilia del Sinodo delle famiglia rivela al mondo che lui ha una
famiglia segreta: “Sono gay e sono anni che ho un compagno di vita”.
Un vero attacco mediatico alla chiesa,
un attacco alle fondamenta della chiesa, alla visone del sacerdozio a senso
della famiglia.
Qual è il vero
problema che ha suscitato il teologo polacco… la presenza dei gay nella chiesa?
che ci sono sacerdoti gay ? l’unione
uomo con uomo? Il senso della famiglia e delle sue sfaccettature? O altro..?
Tutte queste
problematiche che il teologo a cercato di lanciare decadono nel momento stesso
che lui lancia la sua provocazione.. perché
le fa decadere il suo sacerdozio.
Nessuno ha obbligato il signor Krzysztof Charamsa a diventare
sacerdote, perché la costrizione farebbe decadere automaticamente il sacerdozio.
Il divenire sacerdote è un libera scelta che deve essere compiuta in piena
maturità. La vocazione al sacerdozio deve essere provata, comprovata e
temprata.
Quello che si
richiede al sacerdote lo sappiamo bene, una vita santa, il che comporta una
questione morale basata su certi valori quali : la verità e la castità.
In qualunque momento il sacerdote polacco, che sentiva venire
meno la sua vocazione al sacerdozio, che sapeva di non riuscire più a tenere
fede ai suoi impegni morali poteva chiedere di tornare al stato laicale, che non
vuol dire non essere più parte della Chiesa, ma non era più nelle condizioni di
svolgere il suo sacerdozio.
Il problema qui non è la sua omosessualità, è la sua castità,
quella che gli viene richiesta in quanto sacerdote, la stessa che viene
richiesta agli eterosessuali… è molti sacerdoti etero sessuali che si sono innamorati
e che non riescono ad essere fedeli all’impegno i merito alla castità hanno
chiesto di tornare allo stato laicale e di vivere il loro amore in piena libertà.
Non entreremo in
merito alla scelta affettiva, quella di amare un uomo, ma in quella del
sacerdozio che implica una scelta di vita incentrata su alcuni valori morali
tra i quali la castità e contrasta con la sua scelta di amare unicamente e di unirsi
con un'altra persona.
Il sacerdozio
non è la sola via che conduce alla santità, vi
sono anche tante vie laicali, una su tutte quella del matrimonio via
difficile e quindi benedetta anch’essa con un “unzione” sacramentale.
Le due scelte
di vita che comportano pesantemente un implicazione personale di una certa
rilevanza sono benedette da due sacramenti : l’ordine sacerdotale e il
matrimonio.
Se il battesimo
fa di noi tutti sacerdoti, i due
sacramenti della scelta benedicono la nostra scelta di vita e di donazione di essa.
Nell’ ordinazione
sacerdotale noi abbiamo un uomo che decide di dedicare la propria vita al
servizio della Chiesa, della comunità, del prossimo. Se fra i suoi compiti c’è l’essere
sacerdote sacramentale, ossia amministrare i sacramenti, c’è molto di più che è
quello di dare la vita per i propri fratelli, ci sono compiti pastorali che
nascono dall’ amare, ossia c’è l’andare a cercarli, di pascerli, di educarli, di
dare giusti consigli, di insegnare loro, non solo la sana dottrina cristiana ma
la conoscenza in genere.
Ma anche nel matrimonio noi abbiamo
qualcuno che decide di donare LIBERAMENTE la propria vita, e non solo alla
moglie.
Questo donarsi all’altro, fa si che i
due siano una cosa sola, e non esiste più il mio o il tuo ma il nostro.
Nostra è la casa, nostri sono i figli,
nostro è il lavoro, , nostra è la famiglia.
Quando noi prendiamo moglie o marito, noi
prendiamo anche i suoi genitori, i suoi nonni, i suoi parenti con tutto quello
che ne comporta. Un volta per rispetto gli sposi usavano chiamare i genitori
del coniuge : Papa o mamma. Con il matrimonio la nostra vita non ci appartiene
più ma appartiene, all’altro o altra co tutto quello che ne consegue ossia
amare tutte quelle persone che ruotano intorno a loro.
La benedizione che il
sacerdote dà agli sposi è una benedizione alla vita che verrà, anche se il
sacramento del matrimonio lo celebrano liberamente gli sposi, promettendosi l’uno
all'altro per la vita intera, accettando tutto quello che ne comporta compresa
la castità e la fedeltà.
Il sacramento del
matrimonio intende benedire e sacralizzare “l’amore fecondo - l’atto sessuale” che
genera vita. La benedizione non è finalizzata agli sposi, ma alla vita che
viene generata dall’atto sessuale,
intendendo che la sessualità non è al servizio dei nostri sensi, delle
nostri passioni ma della vita.
Il vero problema è la
sessualità se essa è la servizio dell’amore o delle passioni sfrenate.
Anche agli sposi nella
stessa misura dei sacerdoti viene chiesta una vita sessuale casta.
Qualunque unione che ha
al centro l’amore puro e eroico della donazione del noi stesso, che non è
centrato sulle sfrenate passioni sessuali, non possono non essere non
accettate, ma non possono essere messe sullo stesso livello.
Le unioni basate sul
amore, il rispetto e la castità non possono essere condannate.

Non c’è scandalo nell’ammettere
che pur provando la sue fede e vocazione, pur tardivamente ha scoperto che il
peso del sacerdozio, con i suoi valori non erano per lui.
Tornerà allo stato
laicale, senza impegni così pesanti da portare e sopportare, farà il suo cammino
da solo o in compagnia e il giudizio appartiene solo a Dio.
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