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martedì 6 ottobre 2015

il teologo gay

È incredibile come la verità venga falsata e piegata alla propria volontà, per di più molte volte da coloro che con i loro studi dovrebbere difendere la verità.
La dichiarazione del sacerdote polacco e teologo,  Krzysztof Charamsa, lascia molti fedeli interdetti e sbalorditi e crea in loro una certa confusione, specialmente in quelli meno preparati in certe questioni.
Il teologo alla vigilia del Sinodo delle famiglia rivela al mondo che lui ha una famiglia segreta: “Sono gay e sono anni che ho un compagno di vita”.
Un vero attacco mediatico alla chiesa, un attacco alle fondamenta della chiesa, alla visone del sacerdozio a senso della famiglia.
Qual è il vero problema che ha suscitato il teologo polacco… la presenza dei gay nella chiesa? che ci sono sacerdoti gay  ? l’unione uomo con uomo? Il senso della famiglia e delle sue sfaccettature? O altro..?
Tutte queste problematiche che il teologo a cercato di lanciare decadono nel momento stesso che lui lancia  la sua provocazione.. perché le fa decadere il suo sacerdozio.

Nessuno ha obbligato il signor  Krzysztof Charamsa a diventare sacerdote, perché la costrizione farebbe decadere automaticamente il sacerdozio. Il divenire sacerdote è un libera scelta che deve essere compiuta in piena maturità. La vocazione al sacerdozio deve essere provata, comprovata e temprata.
Quello che si richiede al sacerdote lo sappiamo bene, una vita santa, il che comporta una questione morale basata su certi valori quali : la verità  e la castità.
In qualunque momento il sacerdote polacco, che sentiva venire meno la sua vocazione al sacerdozio, che sapeva di non riuscire più a tenere fede ai suoi impegni morali poteva chiedere di tornare al stato laicale, che non vuol dire non essere più parte della Chiesa, ma non era più nelle condizioni di svolgere il suo sacerdozio.
Il problema qui non è la sua omosessualità, è la sua castità, quella che gli viene richiesta in quanto sacerdote, la stessa che viene richiesta agli eterosessuali… è molti sacerdoti etero sessuali che si sono innamorati e che non riescono ad essere fedeli all’impegno i merito alla castità hanno chiesto di tornare allo stato laicale e di vivere il loro amore in piena libertà.
 Non entreremo in merito alla scelta affettiva, quella di amare un uomo, ma in quella del sacerdozio che implica una scelta di vita incentrata su alcuni valori morali tra i quali la castità e contrasta con la sua scelta di amare unicamente e di unirsi con un'altra persona.
Il sacerdozio non è la sola via che conduce alla santità, vi  sono anche tante vie laicali, una su tutte quella del matrimonio via difficile e quindi benedetta anch’essa con un “unzione” sacramentale.
Le due scelte di vita che comportano pesantemente un implicazione personale di una certa rilevanza sono benedette da due sacramenti : l’ordine sacerdotale e il matrimonio.
Se il battesimo fa di  noi tutti sacerdoti, i due sacramenti della scelta benedicono la nostra scelta di vita e  di donazione di essa.
Nell’ ordinazione sacerdotale noi abbiamo un uomo che decide di dedicare la propria vita al servizio della Chiesa, della comunità, del prossimo. Se fra i suoi compiti c’è l’essere sacerdote sacramentale, ossia amministrare i sacramenti, c’è molto di più che è quello di dare la vita per i propri fratelli, ci sono compiti pastorali che nascono dall’ amare, ossia c’è l’andare a cercarli, di pascerli, di educarli, di dare giusti consigli, di insegnare loro, non solo la sana dottrina cristiana ma la conoscenza in genere.
Ma anche nel matrimonio noi abbiamo qualcuno che decide di donare LIBERAMENTE la propria vita, e non solo alla moglie.
Questo donarsi all’altro, fa si che i due siano una cosa sola, e non esiste più il mio o il tuo ma il nostro.
Nostra è la casa, nostri sono i figli, nostro è il lavoro, , nostra è la famiglia.
Quando noi prendiamo moglie o marito, noi prendiamo anche i suoi genitori, i suoi nonni, i suoi parenti con tutto quello che ne comporta. Un volta per rispetto gli sposi usavano chiamare i genitori del coniuge : Papa o mamma. Con il matrimonio la nostra vita non ci appartiene più ma appartiene, all’altro o altra co tutto quello che ne consegue ossia amare tutte quelle persone che ruotano intorno a loro.

La benedizione che il sacerdote dà agli sposi è una benedizione alla vita che verrà, anche se il sacramento del matrimonio lo celebrano liberamente gli sposi, promettendosi l’uno all'altro per la vita intera, accettando tutto quello che ne comporta compresa la castità e la fedeltà.

Il sacramento del matrimonio intende benedire e sacralizzare “l’amore fecondo - l’atto sessuale” che genera vita. La benedizione non è finalizzata agli sposi, ma alla vita che viene generata dall’atto sessuale,  intendendo che la sessualità non è al servizio dei nostri sensi, delle nostri passioni ma della vita.
Il vero problema è la sessualità se essa è la servizio dell’amore o delle passioni sfrenate.
Anche agli sposi nella stessa misura dei sacerdoti viene chiesta una vita sessuale casta.
Qualunque unione che ha al centro l’amore puro e eroico della donazione del noi stesso, che non è centrato sulle sfrenate passioni sessuali, non possono non essere non accettate, ma non possono essere messe sullo stesso livello.
Le unioni basate sul amore, il rispetto e la castità non possono essere condannate.



Quindi il sacerdote polacco e teologo ha buttato un gran sasso nello stagno per fare tanto rumore in dispregio della Chiesa, mentre il primo e unico vero problema è soltanto la sua vocazione.
Non c’è scandalo nell’ammettere che pur provando la sue fede e vocazione, pur tardivamente ha scoperto che il peso del sacerdozio, con i suoi valori non erano per lui.
Tornerà allo stato laicale, senza impegni così pesanti da portare e sopportare, farà il suo cammino da solo o in compagnia e il giudizio appartiene solo a Dio.




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