La funzione della Chiesa, per unzione dello Spirito Santo e di
essere Re, Profeta e Sacerdote, come ogni membro ogni suo membro dal semplice
credente al Papa.
Ogni cristiano in virtù dell’unzione battesimale è re, profeta e sacerdote.
Essere Re
Essere
Profeta
Essere
Sacerdote
Essere Re, vuol dire essere costruttori del Regno di Dio e la sua diffusione nel mondo e nella Storia esso è in mezzo a noi e abbiamo il compito di realizzarlo.
Essere Re, vuol dire essere costruttori del Regno di Dio e la sua diffusione nel mondo e nella Storia esso è in mezzo a noi e abbiamo il compito di realizzarlo.
La prima
manifestazione della regalità si esercita su se stessi, diventando signori
delle nostre passioni e dei nostri impulsi, sapendoci orientare verso la
santità.
Saper
guidare la propria vita, essere padrone e dunque Re di se stessi e quindi pi
divenire punto di riferimento per gli altri.
Essere
sacerdoti, sinteticamente e fare della propria vita un oblazione vivente per se
stessi e per gli altri.
Essere
profeti, vuol dire parlare per conto di…. Parlare per conto di Dio.
Ognuno di
noi, grazie all’unzione è profeta dell’Altissimo, parla per conto di Lui.
Il
profeta in ambito cristiano, non parla mai di cose che accadranno, ma di ciò
che dice Dio al suo popolo.
Non dirà
cose che accadranno, non è preveggente o futurista, ma parlando a nome di Dio dirà sempre parole per l’edificazione,
per la conversione, per la crescita spirituale… saranno parole di speranza, di
fede, di carità, ma anche di ammonizione
o allarme per il pericolo di una cattiva condotta.
La Chiesa
quindi è Re, Profeta e Sacerdote come ogni suo membro.
Già
Sant’Agostino nel V secolo ci parla della città terrena e della città celeste.

La sua
grande intuizione che gli uomini sono chiamati a costruire qui sulla terra la
Città Celeste.
La nuova
Gerusalemme non è una realtà che cala dall’alto, ma è la nuova città che gli
uomini costruiranno seguendo il vangelo. È la nuova città costruita combattendo
contro gli istinti sfrenati dell’egoismo e superbia.
Il
concetto si società civile che aveva Sant’Agostino e per certi aspetti bel
lontana da quella di oggi. Ma per antinomia essa è vicina
alla nostre aspirazioni moderne: Una città di pace e prosperità
A Siena
nel Palazzo comunale c’è un grande affresco medioevale grande su due pareti
realizzato da Ambrogio Lorenzetti; in
esso c’è raffigurato la città sotto il Buon Governo o il Cattivo Governo.
Il
buon governo è frutto di una società sana dove i principi morali sono quelli
ispirata dalla vita cristiana.
Al di
sopra di tutto c’è la Sapienza Divina a cui l’uomo deve guardare e alla quale
deve ispirarsi. Da essa deve lasciarsi guidare
per amministrare la giustizia terrena.

Tale
principio è la forza di un buon governo
e il quale genera leggi il scopo imprescindibile è il
dare una casa e un lavoro per tutti , e dare la giusta mercede al lavoratore per
il lavoro eseguito, equità del commercio, distribuzione del benessere e della
ricchezza, la garantire la giustizia
garantita all’innocente e al colpevole.
Il frutto
di un buon governo sono città prosperose, le campagne fertili che producono
beni, commerci fiorenti, artigiani laboriosi e agiati, pace tra vicini.
Al
contrario un cattivo governo, ispirato da altri principi, genera altre realtà,
sono altri i frutti.
Nell’allegoria
del cattivo governo, nel affresco del Lorenzetti, vi sono raffigurate
l’avarizia, la superbia, e la vanagloria e una città da questi principi o
valori governata dara frutti cattivi.
I frutti
saranno che l’ingiustizia sarà imbavagliata, ci saranno ricchi-ricchissimi e
poveri agli angoli della strada a chiedere l’elemosina.

Il bene
comune sara trascurato, le campagne abbandonate, le città fatiscenti, guerra
tra vicini e le carceri piene d’innocenti frutto di un assenza di giustizia.
Non
possiamo aspettare passivamente la nascita di una città ideale, come un
miracolo che scende dal cielo. Dobbiamo rimboccarci le mani e costruire la
città celeste.
In virtù
della nostra unzione che riceviamo nel giorno del battesimo, questa ci fa divenire
tutti re, profeti e sacerdoti.
Essere
Re, ci da tutti l’obbligo di governare la nostra vita, la nostra famiglia, la
nostra casa, il nostro bene comune, la nostra città, la nostra nazione.
Il buon
governare fa di ognuno di noi profeta, per chi ci sta vicino, ma anche per chi
è lontano, perché governare con giustizia, essere politici corretti si può e si
deve.
Il buon
governare è la nostra oblazione sacerdotale da offrire a Dio.
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