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venerdì 2 agosto 2013

La tabacchina protesta... c'è il bene della collettività



Chi salva una vita, salva l’umanità intera
Con questo concetto l’ebreo considera un giusto della terra, chiunque si prodiga per la salvezza anche di un solo uomo.
Quanto vale una vita umana, quanto quella di tutta l’umanità?
Per il Talmud ebraico si. Questa è un equazione matematica impossibile, il valore numerico di uno, non può essere uguale al valore numerico del tutto.
Eppure l’umanità è un insieme di vite, di anime ed ogni vita è preziosa, ogni singola anima vale come il tutto.
Il tutto, l’intera umanità non può fare a meno di nessuno. L’umanità non è completa se perde anche uno solo dei suoi membri.
Quanto è lontano da questo il concetto che il bene di tutti, può passare per il disagio di uno. Il bene della  collettività può scavalcare, reprimere, non tenere conto del bene del singolo.
Dopo aver visitato i locali municipali, a microfoni spenti perchè non c’era nessun giornalista, e se c’era non ha preso nota e non ha ternuto interessante da pubblicarlo, il Sindaco Marino, ha tenuto il suo discorso d'obbligo ad un centinaio di impiegati comunale e qualche curioso di passaggio.
Il sindaco davanti ad una platea che si aspettava ben altro discorso, che affrontasse le problematiche del personale municipale, dello stress di essere personale di frontiera, della ormai cronica carenza di personale, della mancanza di risorse economiche, di lavorare in ambienti non idonei per essere degli uffici comunali, invece, dopo un breve passaggio sull’importanza di rilanciare il Santa Maria della Pietà, ha parlato ormai del solito discorso, trito e ritrito, quello della pedonalizzazione dei fori imperiali. Sottolineando come il Herald Tribune in prima pagina ha parlato di Roma e della chiusura dei Fori Imperiali.

Nel suo passaggio, comunque ho sentito qualcosa che mi ha dato particolarmente fastidio, cito a memoria: Della protesta del calzolaio o della tabacchina, la quale protesta perchè con la nuova viabilità non si potranno più fermare le macchine  dei clienti che andavano a comprare le sigarette, non ci importa nulla, il bene della collettività è al di sopra delle proteste della tabacchina. La chiusura dei Fori è più importante delle proteste, perché è un bene della collettività.

Questo concetto io lo trovo inquietante. Perché nel nome del bene comune possono fare di tutto, il bene della collettività è superiore al diritto del singolo.
Lo stesso concetto sarà applicato anche all’individuazione del luogo dove aprire la nuova discarica? In fondo se si arreca danno a poche centinaia di persone di fronte ai 4.000.000 della collettività romana, cosa vuoi che contano?
In quale altra situazione sarà applicato lo stesso concetto? 
Il bene della collettività non può tenere conto delle proteste della minoranze.

Per chiudere i Fori Imperiali, poco importa se un calzolaio, una tabacchina rischiano di chiudere la loro attività commerciale. Ma chiuderanno solo  queste due attività o a cascata chiuderanno tante altre attività?
Invece di trasformare le strade del centro, dove ci sono le attività commerciali, in giardini, in zone pedonali sicure,  dove si può passeggiare alla stregua di un centro commerciale, le si trasforma in autostrade cittadine, uccidendo le attività commerciali.
Cosa importa se i cittadini dei Rioni Monti ed Esquilino saranno soffocati dal traffico, dal smog e dal inquinamento acustico… in fondo sono la minoranza in confronto ai milioni di turisti, al bene della collettività.
Il bene della collettività regna sovrano.

Cosa può significare dal punto di vista economico la chiusura di attività commerciale in questo periodo di crisi mondiale. Quale influenza avrà su tutto ciò che ruoterà intorno alla tabacchina.
Tabacchine a lavoro
Apro una parentesi, mi domando come mai il sindaco ha usato questo curioso termine, non certo romano, la tabacchina però non una che vende tabacchi, ma un operaia impiegata in una tabacchificio. Ci sarà una reale tabaccaia che avrà fatto sentire la sua voce al Sindaco di Roma?

Comunque come c’è una tabacchina, c’è una famiglia in bilico, i potrebbe essere una lavorante o forse… quante altre persone saranno coinvolte dalla chiusura del negozio. Sono sempre un inezia, in relazione alla collettività.
Sappiamo se c’è la possibilità di valutare l’impatto economico sulla zona, la chiusura di attività commerciali? La chiusura non è una cosa immediata, sarà un lento e logorante  esaurimento di forze morali ed economiche. Piano, piano gli introiti saranno sempre meno, le spese sempre le stesse, finche non sarà più possibile tenere aperta l’attività commerciale. Allora si chiude, andando ad ingrossare le migliaia di attività che hanno chiuso in tutta Italia per colpa della crisi.
In questo tempo di crisi è più importante difendere con i denti le  attività economiche, commerciali, le aziende e quanto altro produce ricchezza che non affossarle con piani faraonici da imperatore di Roma.
Le casse sono vuote, ma sono stati spesi milioni di euro per pedonalizzare i fori e gli operari del cantiere della metro C, sono mersi che non prendono lo stipendio.. ma questa è un'altra storia.
L’emergenza è sanare il bilancio di Roma, con 8 miliardi di debito, ma il Sindaco pensa a come spendere decine di milioni che andranno ad incrementare il debito.


Chi salva un vita salve l’umanità, chi salva un attività commerciale salva l’economia romana.

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