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mercoledì 11 giugno 2014

Parco, giardin pubblico o... Paesaggio protetto



Parco o Giardino pubblico.

Se fosse uno o l’altro non smetterebbe di essere a servizio dei cittadini, ma in un caso o nell’altro il suo utilizzo andrebbe gestito diversamente, ma ambedue però non sono corrette come definizioni o destinazione.
Non può essere considerato un parco nel termine stretto o estremista del senso, ma neanche un comune giardino pubblico con gli spazi calpestabili.
Più di un parco o di giardino pubblico dovremmo parlare di : Paesaggio protetto.
Ossia un luogo modificato dalla presenza dell’uomo e dove la natura in cento anni  ha preso un aspetto particolare creando un habitat unico in quanto piante autogene e autoctone vivono insieme dividendo lo stesso spazio.
Un paesaggio protetto è un  aree in cui la natura e la popolazione umana si devono integrare in maniera armonica. Qui la natura l’uomo vivono insieme ma l’integrazione armonica stenta a realizzzarsi.
Questa è l’idea innovativa di questo spazio alle porte di Roma, ma quasi al cuore del Municipio Roma XIV.
Lo sforzo da parte  di tutti, amministrazione comunale, Asl e altri locatori dei padiglioni presenti nel parco.
Bisogna lavorare per  mantenere un habitat per le varie specie floreali presenti e anche le varie specie faunistiche. Ormai tra i rami degli alberi sono presenti non solo passeri, cornacchie, piccioni ma anche i pappagalli parrocchetti e scoiattoli. Se si sta con il naso all’in su non è  difficile vederli saltellare da un ramo all’altro.
Tutti i lavori di mantenimento e bonifica nel parco andrebbero fatti ponendo attenzione sia alla flora che alla fauna presente.
Casella di testo: Figura 1 la linea azzurra è il percorso della navetta e la rossa la strada da realizzareLe operazioni di potatura degli alberi non può essere fatta a caso come avviene in molte volte oggi, dove operai poco esperti tagliano tutto quello che c’è a tiro di motosega, andando a volte a distruggere anche i nidi di uccelli, come non andrebbe fatto il taglio dell’erba in piena fioritura primaverile, ma lasciare che si compia il processo vegetativo per proteggere certe specie caratteristiche della flora romana. Certi spazi verdi andrebbero parzialmente recintati per impedire che siano calpestati dagli uomini e dagli animali.
Alcune cosa fondamentali andrebbero fatte.
1.      Chiudere al traffico veicolare il parco, ma prima bisognerebbe fare un bel anello stradale, con diverse aree parcheggio intorno al comprensorio per permettere ai pedoni di raggiungere facilmente ogni padiglione dall’esterno. Inoltre mettere una navetta elettrica che si limita di percorso di poche centinaia di metri all’interno del parco, ma che però gira intorno al parco.   Non sarebbe un grande lavoro in quanto la strada che dovrebbe circondare il comprensorio è già realizzato per tre quarti, la parte che manca è già in progetto e fa parte della strada di collegamento Quartaccio-Torresina con via Trionfale (che dovrebbe alleggerire il traffico di via Torrevecchia).
2.      Realizzare una zona “amici 4 zampe”, dove possano essere portati per correre in libertà, perché all’interno del parco non è consentito lasciare i cani liberi, ma devono essere portati al guinzaglio. Non consentire l’accesso ai signori che portano a spasso il cane che non sono muniti di sacchetti raccoglie feci.

3.      Recintare la zona parco giochi dei bambini per impedire che i cani, come succede oggi, gli orinano sopra.  

4.      Aumentare la sicurezza installando videocamere lungo i percorsi per individuare eventuali aggressori o molestatori.

5.      Fondare un comitato o un associazioni di cittadini che si prendano cura del parco, nel controllare i danni, situazioni di pericolo, segnalare zone di intervento ma anche per controllare il comprensorio contro eventuali chi commette atti vandalici, raccoglie fiori, frutta e funghi ecc, inoltre dare loro la possibilità di fare piccole interventi manutenzione. Inserire all’interno del comitato del parco studenti di scienze naturali, che hanno già competenze specifiche e nello stesso tempo maturano esperienze sul campo.

Preservare il parco ma conservare il suo paesaggio urbano all’interno recuperare i vari padiglioni dal degrado, ma preoccupandosi che quelli di maggior impatto inquinante a causa della massiccia presenza umana siano più esterni e lasciando quelli interni ad attività di basso impatto o bassa frequenza umana.
Potrebbe essere interessante liberare i padiglioni 29, 30 e 32 del Municipio Roma XIV e portarli verso l’esterno del parco e al loro posto creare un paio di musei da affiancare a quello già presente (Quello della Mente) ad esempio un museo del territorio recuperando immagini, foto, materiali di questa zona di Roma, di questi quartieri e un museo della Natura che abbia al centro proprio la caratteristica dell’habitat della agro-romano e della bassa tuscia, ma che potrebbe essere una casa delle scienze per le scuole della zona.
Mentre il primo potrebbe essere allestito chiedendo ai cittadini di collaborare per il secondo si potrebbe chiedere ai vari musei universitari materiali  che hanno nei magazzini.

Musei gestiti dal municipio con personale proprio e con l’ausilio di volontari del territorio amanti del museo. In fondo alcuni siti archeologici di Roma, oggi sono aperti grazie ai volontari del TCI che offrono la loro assistenza di sorveglianza.

Ripensare il parco, da semplice luogo ideologico a “Paesaggio urbano protetto”, e il segno di una nuova visione della vita, della città che verrà senza rimanere legati a vecchi schemi oggi non più attuali o attuabili.

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