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mercoledì 1 giugno 2016

E tu splendi, invece, Roma…

Quando ho letto sul manifesto del PD, “E tu splendi, Invece, Roma” mi sono chiesto, cosa volesse dire, quale fosse il suo significato recondito.
Cosa volessero dire gli autori del manifesto. Perché così da sola quella frase non  mi diceva nulla. Come ho già scritto in questo mio blog, questa è una frase cripta dal significato nascosto, specialmente se viene estrapolata dal suo contesto. Al cittadino medio questa frase dice poco, se non nulla.
Sulla pagina web del PD, Orfini, che sembra essere l’ideatore di questo manifesto, spiega il senso della frase, del perché è stata usata e da dove è stata estrapolata, dalle “Pagine Luterane” di Pier Paolo Pasolini. Orfini sul sito web, ci dice che l’idea i questa frase, gli venne leggendo un articolo su un giornale straniero che parlava dell’ incuria e della sporcizia che invadeva le strade romane.
Era il mese di luglio 2015.. era sindaco Marino.

E tu splendi, invece, Roma…

Un peccato di certi pseudo-intellettuali è l’arroganza culturale, cioè “il fatto è che se loro sanno.. tutti devono sapere”. Mi domando quanti sono in Italia che hanno letto : “Lettere Luterane”.
La cultura personale, uno dei pilastri della saggezza, non è fatta di soli libri, ma dalla esperienza di vita giornaliera. Chi può dire che un contadino del Bangladesh, che oggi troviamo comunemente nelle nostre campagne italiane, abbia meno cultura di un distinto impiegato di un ministero della capitale ?  Nessuno.   
Entrambi hanno una cultura, diversa, che nasce dalle loro esperienze di vita, diversa è la conoscenza.

E tu splendi, invece, Roma…



Non potevo restare nell’ignoranza, ossia non conoscere o non capire fino in fondo il senso di questa frase, così sono andato in libreria ed ho comprato Lettere Luterane di Pier Paolo Pasolini.
Inizio a leggere questo saggio pedagogico indirizzato a Gennariello… arrivo a pag. 73… resto fulminato… ecco la frase originale: “E tu splendi, invece, Gennariello”.
Ecco la frase nel suo contesto. Per comprenderla pienamente va letta nel suo contesto. La frase si trova a chiusa di un lungo pensiero. Si trova alla fine di una riflessione molto originale e particolare di Pasolini. Gennariello è un amico immaginario frutto della fantasia a cui lo scrittore si rivolge. Lo descrive bello come il sole, intelligente, furbetto … napoletano.
Nel brano in oggetto lo scrittore pone la questione dei giovani dei suoi tempi, parliamo del 1975, ma che si può adattare benissimo ai giovani di oggi… 41 anni dopo.

Lo scrittore dice che i giovani hanno una capacità di rendersi brutti pur essendo per natura belli. Egli afferma che i giovani hanno dentro di sé una forma di volontà di morire, non c’è in loro il gusto della vita. Molti giovani sono in vita grazie alla medicina moderna, molti giovani erano destinati alla morte ma la medicina lì ha strappati alla morte, lì ha tenuti in vita ma dentro di loro c’è la volontà di morire; non c’è il gusto della vita, del bello, della dolcezza, della tenerezza… c’è la rabbia di essere vivi e la ricerca della morte.


Quindi attraverso il conformismo, l’obbedienza cieca e la mancanza di ideali da vivere in pienezza, il gusto del brutto e dell’horror … vivono come ”strappati alla morte”.
In questo “non vivere” i giovani si rendono brutti, indecenti. La creazione in realtà li ha fatti belli, eleganti, graziosi, dolci, invece di curare la bellezza, essi però fanno tutto il contrario curano la bruttezza,  la disarmonia.
Così mentre molti si rabbuiano, si spengono, si imbruttiscono..  “E tu splendi, invece, Gennariello”
.
E tu splendi, invece, Roma…

Ma questo che c’entra con Roma ?
C’entra, e come se c’entra.
Roma è bella, è maestosa, è elegante, è viva, è imperiale.. ma qualcuno fa di tutto per renderla cupa, buia e zozza.
Come si fa in una città dove la voglia di vivere è più forte della morte a costruire interi quartieri decadenti, grigi, privi di piazze, di centri di aggregazioni, di centri sportivi, di teatri,  privi di vita sociale, di armonia e di amore ?
Quanto sono lontane le piazze barocche e rinascimentali o d’inizio ‘900 dai quartieri senza piazza dai grigi palazzoni, la periferia di Corviale,  Tor Bella Monaca, il Quartaccio…
Negli ultimi 20/30 anni, frutto della visione urbanistica di sinistra, sono stati creati quartieri decadenti, dove vivono gli strappati alla morte. Quartieri sempre più bui, senza quella luce di chi ha voglia di vivere.  
L’urbanistica di sinistra è grigia, senza colore, senza armonia, essa tratta l’uomo alla pari delle formiche. Uomini, donne e bambini ammassati in formicai, senza prospettive. La moderna urbanistica di sinistra ha prodotto anonimi quartieri dormitori, senza la piazza luogo privilegiato dell’incontro, del confronto, dello scambio delle idee.
Quanto sono magnifiche le nostre città italiane medioevali dove al centro c’era la piazza.
Senza più piazza l’uomo si imbruttisce nella piazza virtuale del web, perdendo il contatto umano, dove il dialogo e fatto di slogan.
Negli ultimi 30 anni, c’è stato un accanimento nello svuotare il centro città, per renderlo un luogo di passaggio. Togliere l’umanità, togliere la presenza umana alla città, vuol dire togliere l’anima ad una città, ed è quello che si vuol fare a Roma: togliergli l’anima.
L’ultima opera di imbruttimento fatto a Roma, spacciata per abbellimento turistico è stato la pedonalizzazione dei Fori Imperiali. Quello che era un piccolo capolavoro urbanistico, la via che va da Piazza Venezia al Colosseo, una via di fuga del traffico veicolare che lasciava intatti e protetti i Quartiere Monti, Viminale, Colle Oppio. Facendo divenire pedonale Via dei Fori Imperiale, il traffico veicolare è stato indirizzato all’interno dei borghi complicando così la vita quotidiana, andando ad intaccare le strade del popolo minuto.
Da decenni, gli urbanisti di sinistra, avevano come idea fissa l’eliminazione fisica di via dei Fori Imperiali perché essa rappresentava la via dell’impero mussoliniano o la strada delle parate militari, poco importava il suo ruolo nella vita quotidiana degli abitanti dei vari borghi coinvolti.

Tu splendi, invece, Roma..

Non ti hanno rabbuiato i barbari, i lanzichenecchi, gli stranieri delle corti papali, i piemontesi, i 20 anni del fascio, non ci riusciranno neanche i comunisti. ..  Tu splendi, invece, Roma
                     




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