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lunedì 4 aprile 2016

Facciamo un parco inclusivo

Voglio raccontarvi una storia, una storia di quelle strane, che quando c’è un buon Re, un buon governante, intelligente e capace, non dovrebbero accadere. Perché un buon, Re, si circonda di governati che hanno cuore i suoi sudditi.

In un paese lontano, lontano, oltre gli incroci pericolosi e proibiti della vita, al di là di valli e colline fiorenti, al di là del paesaggio contadino e rustico, dove le antiche strade tufacee scorrono sotto pochi centimetri di terra, c’è una capitale tutta nuova gagliarda e bella.

I cittadini della capitale erano felici, avevano quasi tutto di quello che loro necessitava, una chiesa provvisoria, un bel centro commerciale comprensiva di posta, di un banca, il capolinea dell’autobus, purtroppo mancava una farmacia, si perché la più vicina era a solo meno di un km, troppo lontana, però c’erano tre bar e tre pizzerie e anche una sala scommesse. Avevano un problema l’antenna della radiofonia, che presto l’avrebbero montata, ma non sapevano bene dove metterla ancora se a nord o a sud della capitale, il problema era ma le onde elettromagnetiche  sono più pericolosi se vengono da un lato o dal altro? Sono più pericolose, se vengono dal tetto del centro commerciale o da costruzione messa in mezzo al prato? A questo ancora non si riesce a rispondere, ma presto anche loro avranno la loro antenna per la onde elettromagnetiche.

 
Ma il fiore all’occhiello della capitale era il parco. Un bellissimo parco pieno di sole, con un immenso prato dove i bambini scorrazzavano felici. C’erano pochi alberi, però erano stati piantati e presto il vialetto con fondo sterrato sarebbe stato un bel viale alberato. Nel parco c’era un bellissimo gazebo, vi facevano tante cose riunioni dei cittadini, convegni, sagre, feste pubbliche e private e poi cene e pranzi tante cose belle. C’era pure una cabina telefonica del tipo inglese, ma non serviva per telefona, oh no! Serviva per scambiare libri, una cosa fichissima. Poi si faceva sport, c’era un campo di basket e calcetto, anche se era sempre chiuso, però c’erano tanti pei giochi per bambini, scivoli, altalene ed anche una fontanella con acqua fresca.
L’ingresso però era “esclusivo”, perché non tutti potevano entrare, neanche i cani, i  migliori amici dell’uomo poteva entrare. L’imperatore che governa dal Campidoglio, aveva scritto in suo editto che potevano entrare  condizione che fossero al guinzaglio, con la museruola se erano di grossa taglia e i padroni fossero educati e civili da raccogliere le “feci” in caso “fecessero”  passeggiando.
E con i cani, tanti altri erano esclusi dal splendido parco, tante altre cose e persone perché questo era un parco “ESCLUSIVO”.


Allora i governanti della città, bravi e intelligenti, pensarono di fare un parco “inclusivo” ossia un parco per tutti. Ma tutti, tutti, esclusi i cani.. loro no. Già perché anche questo parco non è aperto agli amici a 4 zampe, chissene frega del legame affettivo che ci può essere tra un bambino e il suo amico pelosetto, purtroppo questi sono esclusi anche dall’ “inclusivo”.

Dove hanno realizzato il parco “INCLUSIVO”?
Proprio davanti il parco “ESCLUSIVO”, cosi questi diventa più “ESCLUSIVO” di prima.
Quindi in questa capitale lontano, lontano, c’è viale con due parchi uno di fronte all’altro, su un lato abbiamo  uno “esclusivo”, di fronte sull’altro lato abbiamo quello “inclusivo”. Così l’esclusivo  ha un motivo in più per essere ancor più “ESCLUSIVO” ossia “esclusivissimo”.
Ma in tutto questo non c’è un velo di discriminazione, una velate ma violenta discriminazione. Non c’è in questo un qui si e lì no?
None più onesto, più giusto, più corretto rendere il parco pubblico “esclusivo”.. “inclusivo”?
Adeso abbiamo due parchi uno di fronte all’altro uno al pregio di essere “inclusivo” e uno di essere l’altro, abbiamo una sottile barriere mentale, una sottile discriminazione s’infiltra nel pensiero collettivo: ti abbiamo fatto un parco tutto per te, per favore non chiedere altro e non venire nel nostro.

Però è un bel paese felice, a buon intenditore poche parole.


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